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Autore: Shade Owl    04/04/2013    2 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, teatro di disagi e difficoltà per la popolazione. Una storia.
Che parla di un gruppo di persone coraggiose.
Tra aeronavi, pirati, storia antica ed ex militari, l'inizio di una grande avventura.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Ranger del Cielo'
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Il mattino dopo, di buon ora, il professor Fall si fece trovare di fronte all’hangar dove il Liberty Flight attendeva di partire, i motori già in fase di riscaldamento. John e Daz, a terra, aspettavano l’arrivo degli ospiti, che giunsero con i loro bagagli a bordo di un vecchio furgoncino carico di zaini e borsoni.
- Buongiorno, amici.- li salutò il professore, scendendo dal posto di guida. Quel giorno indossava un paio di pantaloncini color cachi, scarponi ed una vecchia camicia, anch’essa abbottonata male - Siamo pronti a partire?-
- Quando vuole, professore.- disse John - Daz ed io vi daremo una mano a caricare.-
- Perfetto. Ah, questo è il mio collega, ve l’avevo accennato…- aggiunse, mentre qualcuno scendeva dal posto del passeggero.
Era un uomo sulla cinquantina o poco più. Aveva folti capelli neri, probabilmente tinti, e tratti piuttosto anonimi, eccezion fatta per i baffetti ingrigiti sotto il naso, corto e sottile.
- John, lui è il dottor Michael Gellar.- lo presentò.
L’accademico gli tese la mano callosa, e lui la strinse.
- Dunque sarete voi ad accompagnarci.- disse l’uomo. Aveva una voce profonda, che veniva tutta dalla gola - Ditemi, quanta esperienza avete con gli Avionatanti?-
- Beh, io ho già volato quando ero nell’esercito, e il mio Primo Ufficiale è un meccanico con molte ore di volo alle spalle.- rispose John, sentendo subito che quell’uomo non gli piaceva - Se volete seguire il dottor Myst, vi mostrerà le vostre cuccette.- aggiunse, rivolgendosi a Fall.
Lui annuì, sorridendo, e passò un voluminoso zaino a Daz, che lo prese un po’ sorpreso.
- Avanti, dottore, faccia strada.- ridacchiò, passandogli un braccio sulle spalle con fare amichevole. Daz non rispose, leggermente sgomento - Ah, John, aiuti tu la mia assistente?- aggiunse.
- Sì, certo.- disse lui, mentre il dottor Gellar lo oltrepassava.
Si diresse verso il retro del furgone, da cui proveniva qualche movimento, e non appena ebbe oltrepassato l’abitacolo venne investito da un borsone lanciato a terra. Colto alla sprovvista cadde lungo disteso sotto il peso del bagaglio, che sembrava contenere qualcosa di simile a un martello pneumatico intero.
- Oddio…- esclamò qualcuno - Oh, mi dispiace… tutto bene?-
Lui si districò dalla cinghia del borsone, aiutato da un paio di mani sconosciute, e quando riemerse si trovò di fronte una ragazza occhialuta che lo guardava mortificata.
- Tutto a posto?- chiese lei.
- Un momento, lo chiedo alle costole…- gemette lui, rialzandosi cautamente.
La ragazza lo aiutò a tirarsi su. Era piuttosto sottile e pallida, e aveva fluenti capelli biondo cenere che le scendevano fino a metà schiena, in piccole onde lucenti. A giudicare da ciò che vedeva, doveva essere poco più giovane di Sky… venticinque, massimo ventisette anni.
- Mi dispiace…- si scusò - Non sapevo che fosse qui. È che si tratta di materiale molto pesante e robusto, ho pensato…-
- Non importa.- rispose John, prendendo il pesante borsone - Ma cosa c’è qui dentro, del ferro grezzo?-
- Sono attrezzi da scavo speciali.- sorrise lei, con aria di scuse - Volevo scaricarli subito, sono le cose più pesanti…-
- D’accordo, non fa niente.- disse - Venga, le mostro la stiva per i bagagli e la sua cuccetta.-
La ragazza prese il proprio zaino e seguì John su per la rampa. In cima ci trovarono Lee, che li guardava con la fronte aggrottata.
- Eccoti!- esclamò, rivolta al capitano - Ah, vedo che non hai perso tempo…- aggiunse, scorgendo la giovane assistente del professore.
- Perdoni Lee, è stata cresciuta dai lupi.- disse John rivolgendosi all’imbarazzata ragazza - Cosa vuoi?- le chiese.
- Sapere quand’è che sono diventata il tuo Primo Ufficiale.- rispose, incrociando le braccia - Fino a ieri ero solo il meccanico.-
- E ora ti ho promossa. Qualche problema?- rispose lui, oltrepassandola - Vai al furgone e prendi qualcosa, così ti rendi utile.-
Lee annuì e se ne andò.
- Bene… ma ne riparleremo!- gli gridò dietro.
- Mi chiamo John Disen.- disse poco dopo - E quella specie di orchessa era Leeran Gulley, il Primo Ufficiale.-
- Io mi chiamo Lirie Summer.- rispose lei - Sono l’assistente del dottor Fall.-
- Sì, me l’ha accennato.- annuì lui - Ecco, qui è dove dorme lei.- disse, fermandosi davanti a una porta, nella zona notte - Le cabine in fondo al corridoio sono del resto dell’equipaggio. La mia è quella più lontana.- le indicò - Si sistemi con comodo, quando ha fatto le mostro dove teniamo questa roba.-
- Grazie.- disse Lirie, entrando nella cabina.
Quando John raggiunse l’ampio vano di carico del Liberty Flight trovò Daz e Lee, entrambi intenti a sistemare i bagagli dei nuovi arrivati in modo tale che non andassero a spasso durante il volo, bloccandoli con le cinghie apposite agli anelli fissati nel pavimento.
- Allora, quand’è che mi avresti promossa?- sbottò subito lei, appena lo vide.
- Quando ho deciso che volevo farlo. Ora taci o ti degrado.- rispose John - Gli ospiti?-
- A prendere le ultime borse con Sky.- disse Daz, che aveva ignorato la loro conversazione, come se non gli interessasse - Oltre a quelle, non rimane altro.-
- Bene.- disse lui, posando gli attrezzi e fissandoli con delle cinghie al resto della roba - Impressioni da comunicarmi?-
- Sì, quel Gellar è un rompipalle.- rispose subito Lee, raccogliendo i capelli sotto il proprio berretto con un gesto seccato - Non ha fatto altro che chiedermi delle nostre esperienze di volo precedenti… e io che gli dico? Che ci hai assunti ieri? Mi sa che non gli piacciamo, ecco cosa.-
John sospirò.
- Beh, può capitare.- disse, avviandosi fuori dalla stiva con i due compagni.
- Sarà, ma se continua lo butto fuori bordo.- sbuffò - Ora, seriamente… mi spieghi perché mi vuoi come Primo Ufficiale? Daz è entrato nell’equipaggio per primo.-
- Ma non ha esperienza di volo.- rispose John - Scusa, dottore.-
Lui si strinse nelle spalle.
- Perché, ti sembra che sia offeso?- rispose con tranquillità.
 
John fece partire il Liberty verso le coordinate fornitegli dal professor Fall, scoprendo con piacere che il cielo era solo poco meno libero del giorno precedente e che non sembrava esserci troppo vento, per fortuna. Gli unici fastidi che avrebbero potuto avere, al massimo, sarebbero dipesi da eventuali vuoti d’aria. Probabilmente sarebbero arrivati nel giro di un paio di giorni, tempo permettendo.
Stava per impostare il pilota automatico quando notò qualcosa sul radar di bordo: era appena una traccia di segnale, che scomparve subito, ma attirò la sua attenzione.
Cominciò ad armeggiare con gli strumenti e scese leggermente di quota, ritrovando ancora il segnale, che stavolta rimase un po’ più a lungo prima di andarsene nuovamente. Ancora non sapeva di cosa si trattasse, ma ebbe un’idea.
Sollevò un interruttore sul quadro davanti a sé, e uno schermo si accese subito, mandando una serie di coordinate e scritte varie, oltre ad alcune immagini. Diede qualche comando, digitando un po’, fino a che non ottenne l’effetto sperato, identificando di nuovo lo strano fenomeno, ora con un po’ più di chiarezza. Questo gli permise di comprenderne la natura.
Mentre sollevava nuovamente il Liberty Flight oltre le nuvole, prese il microfono della radio per comunicare le novità.
- Qui è il Capitano che vi parla.- annunciò - Vi comunico che il cielo è limpido, l’aria è ferma ed il Liberty fila a meraviglia. Se continua così, arriveremo in due giorni circa. Intanto, chiedo cortesemente al Primo Ufficiale di fare il proprio lavoro ed inserire le coordinate nel pilota automatico.-
L’interfono gracchiò, e la voce di Lee gli rispose stizzita:
- Sei già lì, perché non lo fai tu?- sbottò.
- Perché io sono il Capitano e ti chiedo di venire qui. Ho bisogno di parlarti.- rispose.
Poco dopo Lee entrò scocciata, pestando il pavimento nella cabina di comando per far capire di essere seccata, e andò al proprio posto per inserire la rotta.
- Che vuoi?- chiese in tono acido, senza guardarlo.
- C’è un’Avionatante che ci segue.- rispose John.
Lee sgranò gli occhi e si voltò di scatto, il dito sollevato a metà della digitazione. Ogni traccia di rancore era sparita.
- Cosa?- chiese - Come? Dove?-
- Beh, quanto al come, credo in volo. Il dove, se non vado errato, è proprio dietro di noi…-
- Piantala!- esclamò l’altra, facendo tuttavia uno sforzo per non ridere - Come fai a saperlo?-
- Fortuna.- rispose cupamente lui - Hai finito con l’automatico?-
Lee si voltò per terminare il lavoro, permettendo al capitano di alzarsi e scendere.
- Poco fa ho notato un piccolo segnale sul radar.- spiegò - Non c’è voluto molto perché scomparisse, ma ho fatto una verifica.-
- Se vola sotto la quota del radar, come sei riuscito a trovarlo?- chiese Lee, appoggiandosi alla propria consolle e incrociando le braccia.
- Un vecchio trucco militare.- rispose lui - Ho usato i fotosensori.-
Lee aggrottò la fronte. Come esperta di meccanica ed ex soldato conosceva di certo quei particolari dispositivi: erano utilizzati dall’Avionatante per riconoscere i luoghi adatti a un atterraggio, sfruttando il fenomeno di rifrazione della luce per determinare la pendenza del terreno rispetto alla verticale del velivolo, se esso era sufficientemente vicino a terra.
- Quando ero di servizio sulle corazzate da battaglia, il mio Comandante mi insegnò a non fidarmi totalmente del radar.- continuò - I fotosensori sono perfetti per riconoscere le forme a terra. Questo permette di identificare anche gli Avionatanti avversari, se li si orienta nel giusto modo.- le lanciò un’occhiata ironica - Non dirmi che tu non lo sapevi?-
- Io ero Tenente!- protestò lei, imbronciandosi ed incrociando le braccia - Cosa conti di fare?- chiese, rilassandosi.
Lui si strinse nelle spalle.
- Per il momento credo che mi limiterò a tenere d’occhio l’Avionatante con le strumentazioni e il binocolo.- rispose - Ma vorrei che tu facessi qualcosa.-
- Dimmi cosa e lo farò.- annuì subito Lee - Dammi un ordine, uno qualsiasi… purché non sia nulla di osceno… e sarò felice di darti una mano.-
- Voglio che tu faccia qualcosa per le difese del Liberty.- rispose John - Gli scudi che ho costruito con Ryan sono ottimi… oh, credimi, saresti sorpresa…- disse, vedendo la sua faccia scettica - Dagli un’occhiata, se non ci credi, così magari puoi cercare di migliorarli, casomai. Voglio essere preparato, in caso di attacco. E accertati che sia tutto in ordine.-
- D’accordo.- annuì lei - Pensi che sia il ladro di cui ha parlato il professore?- chiese, mentre lasciavano il ponte di comando.
- Se è lui, ha una bella ciurma con sé.- rispose John - Perché, dal poco che ho visto, quell’Avionatante ha una stazza non indifferente.-
- Quanto “non indifferente”?-
- Almeno tre volte la nostra.- rispose cupo lui - Se ci abbordassero saremmo finiti. Per questo voglio che gli scudi funzionino al massimo.-
- D’accordo.- disse seria Lee - Allora io scendo in sala macchine…- e fece per voltare a destra, in un altro corridoio - … ci pensi tu a dirlo agli altri, capitano?-
- Ne ho tutte le intenzioni.- annuì, scuro in volto.

Ecco qui, inizia già a delinearsi un'altra importante situazione... e, meraviglia delle meraviglie, sappiate che finalmente sono riuscito a rimettere tutto a posto, tornando al punto in cui ero quando l'antivirus ha deciso di remarmi contro: giusto oggi ho finito di correggere il capitolo 13, e sono proprio all'inizio del 14. Salvo imprevisti, ormai siamo a posto.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla e Kira16, che mi stanno seguendo. A domani!

   
 
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