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Autore: Geid    04/04/2013    3 recensioni
E' da un po' che sto scrivendo questa storia e ora ho deciso di pubblicarla.
Dal capitolo 1:
E per questo sappi che ti terrò d’occhio tutta la serata.
- Ci penserà già mio fratello, grazie, non credo di aver bisogno di un altro babysitter. – Dissi sbuffando. – E poi sarai troppo impegnato con le tue cheerleader per tenermi d’occhio.
Frecciatina. Cavolo, mi stavo comportando proprio come una ragazzina.
- Cos’è sei gelosa? – Disse lui facendo un mezzo sorriso.
- Cosa? Gelosa? Chi, io? – Dissi lasciandomi andare ad una risata. – Ma figurati. Lo so che ti piacerebbe, ma mi dispiace deluderti. Non. Sono. Per. Niente. Gelosa. – dissi sillabando ogni singola parola e riprendendo a camminare verso la mia camera.
- Anderson, ancora un cosa. – Disse seguendomi, a quelle parole mi girai e me lo ritrovai a pochi centimetri da me. – La tua maglia mi piace un sacco. A stasera. – Si voltò e scese le scale.
A quelle parole, sentii le guance colorarsi e in quel momento mi sentii decisamente troppo poco vestita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2
 
“Chi diavolo è che chiama a casa la domenica mattina?” Pensai tra me e me sentendo lo squillo del telefono provenire dal piano di sotto.
Mi alzai dal letto, o almeno credo fosse il letto, troppo velocemente  perché subito dopo sentii una fitta alla testa..
Che diavolo era successo ieri sera? Troppo alcool? Si, direi di si, visto che non ricordavo nulla di ciò che era successo.
Lentamente, quasi come se fosse una scena a rallentatore di un qualsiasi film, mi tirai a sedere sul letto e per cercare maggiore stabilità appoggiai le mani sul materasso.
Lanciai un urlo quando la mia mano destra invece di toccare il lenzuolo che copriva il materasso toccò la schiena di qualcuno.
- Cos’hai da urlare, Anderson? – Disse il ragazzo con ancora la voce roca a causa del sonno.
- Che diavolo ci fai qui nel mio letto? Quasi nudo per di più? – Dissi forse in preda ad una crisi di nervi. – Esci subito dalla mia camera. – Urlai di nuovo scaraventandolo giù dal letto poco delicatamente. C’era solo un ragazzo sulla faccia della terra a chiamarmi Anderson.
- Potresti calmarti e magari farmi svegliare un po’? – Chiese lui sbuffando e alzandosi dal pavimento.
- Cosa diavolo ci fai TU nel mio letto, tra l’altro anche mezzo nudo. – Dissi cercando di non fissare il suo torace scoperto. Oh, andiamo che pretendete da me? Sono pur sempre una ragazza.
- Vuol dire che non ti ricordi nulla? Oh, questo è molto avvilente per me. – Disse guardandomi dritta negli occhi.
- Aspetta. Cosa non ricordo? Non vorrai mica dirmi che io e te… abbiamo… - Dissi lasciando la frase in sospeso e indicando prima me e poi lui, che continuava a guardarmi con la faccia interrogativa. – Dai, hai capito cosa voglio dire. –
- Ah. Intendi dire se io e te abbiamo fatto sesso? – Disse con naturalezza continuando a fissarmi. – Già, ci abbiamo dato dentro tutta la notte. Devo dirtelo, Anderson, sei una gattina focosa. – Disse guardandomi con quel sorriso sghembo che, mi scocciava ammetterlo, ma lo rendeva davvero bello.
Sentii le guance avvampare e, improvvisamente cominciai ad avere caldo, e proprio in quel momento scoppiò a ridere.
- Oddio, sei un’idiota. Un grande idiota, Cory. – Dissi prendendo la prima cosa che avevo sotto mano, ovvero un cuscino e lanciandogliela contro.
Era stato uno scherzo di pessimo gusto, ma in fondo, cosa potevo aspettarmi da un ragazzo diciottenne, giocatore della squadra di football e che pensa solo a sedurre cheerleader?
Perché era stato di pessimo gusto? Beh, io ero ancora vergine e, per quel periodo avevo deciso di restarlo. Non mi sarei mai perdonata se avessi perso la mia verginità da ubriaca e con lui. Si, certo, Cory Hudson era un bel ragazzo, nulla da dire, ma io non lo amavo.
Spesso avevo immaginato come sarebbe stata la mia prima volta e me l’ero sempre immaginata con il ragazzo che amavo, in camera mia, tante candele alla vaniglia e tanti petali di rose rosse.
- Era solo uno scherzo, Anderson. – Disse lui mostrando di nuovo quel sorriso. – Insomma non c’era bisogno di fare quella faccia, non sarebbe mica stata la tua prima volta… - Disse lui continuando a sorridere e in quel momento sentii tornare il rossore sulle mie guance.
- Oh, forse no. Sei ancora vergine? – Disse lui guardandomi abbastanza sorpreso.
- Non sono affari tuoi. – Dissi incrociando le braccia sotto al petto.
- Dai, Anderson, siamo amici e gli amici parlano di queste cose. – Disse lui là, immobile e con il suo sorrisino.
- Noi non siamo amici. – Dissi sicura sperando di togliergli quel sorriso dal viso. – E non hai ancora risposto alla mia domanda. Che diavolo ci facevi nel mio letto? – Dissi con un tono deciso e che non ammetteva repliche.
- D’accordo ragazza “sono sessualmente frustrata”. – Disse lui mimandomi le virgolette e io a quelle parole non potei fare almeno che alzare gli occhi al cielo. – Sei stata tu a chiedermelo perché, testuali parole, non volevi dormire da sola. –
- Ok, nemmeno questa è divertente. – Dissi tenendo ancora le braccia incrociate al petto ma dal suo sguardo capivo che non stava scherzando.
Chris me l’aveva sempre detto: “Quando ti ubriachi diventi come quelle donne bisognose d’affetto e ti attacchi a tutti.”
Mi coprì il viso con le mani. Cielo, quella era di sicuro la peggior figura della mia vita.
- Aspetta, tu non ricordi nulla? – Disse lui indicandomi e spegnendo il suo sorriso.
- Te l’ho già detto due minuti fa. Vuoto totale. – Dissi sincera e dispiaciuta. Era stata la più grande festa del secolo e io non ricordavo nulla. Bella fregatura. – Potresti raccontarmi il momento in cui ti ho chiesto di restare? – Chiesi un po’ imbarazzata da quella stessa domanda, il mio era un modo gentile per chiedere come mi ero appiccicata a lui.
- Beh, diciamo che è iniziato tutto con una gara di shottini…
 
Dire che mi sentivo leggera, era solo una minima parte per descrivere come mi sentivo.
- Gara di shottini, chi vuole fare una gara? – Disse mio fratello urlando da sopra il tavolo della cucina.
Abbandonai il mio bicchiere rossa da qualche parte della casa, tanto avrei dovuto pulire io il giorno dopo e mi avvicinai al bancone della cucina pronta a battere tutti a quella stupida gara. Ero una ragazza competitiva, che c’ è di male?
- Avanti, Jus, riempi i bicchierini! – Dissi battendo le mani sul bancone e accorgendomi che di fianco a me si era posizionato Chris..
- Sappi che ti batterò Lea – Disse la voce del ragazzo di fianco a me.
- Oh non ci contare. – Dissi divertita, ero troppo brilla per potermi difendere con qualche battutina. Jus nel frattempo aveva riempito i bicchierini con vodka alla fragola. – Lo sai che perderai, adoro troppo la vodka alla fragola.
Al via di mio fratello, presi il bicchierino e buttai giù tutto il contenuto e appoggiando il bicchierino di nuovo a posto, tutto il più velocemente possibile.
- Ho vinto! – Dissi alzando le braccia in segno di vittoria. – Chris, mi spiace deluderti ma hai perso. Pagherai la scommessa. – Dissi sorridendo e allentandomi verso la pista da ballo, ovvero il centro del salotto.
Arrivata a destinazione, iniziai a muovermi a ritmo della musica cercando di rimanere in piedi su quei trampoli che avevo ai piedi, cadere sarebbe stato troppo imbarazzante.
- Ti muovi bene, per essere completamente ubriaca. – Disse una voce divertita alle mie spalle, sbuffando mi voltai e vidi Cory.
- Io non sono ubriaca. – Dissi continuando a muovermi a ritmo di musica, non curante del fatto che lui fosse pochi passi da me e che ogni mio movimento non faceva che avvicinarci di piì.
- Oh si lo sei e complimenti per la tua vittoria. – Disse divertito e ovviamente  si riferiva alla gara avvenuta poco tempo prima.
- Non comportarti da fratello maggiore protettivo. Ne ho già uno, fidati, basta lui. – Dissi scocciata e fermando il mio ballo. – Stai rovinando la mia festa. –
- È lui che mi manda infatti, credo che per te la festa sia finita. – Disse prendendomi un braccio scoperto e trascinandomi sul sottoscala, completamente deserto. Al contatto con la sua mano, sentii una scossa.
- Lasciami! – Dissi scocciata. – E’ la mia festa, mi sto divertendo. Lasciami stare. – Dissi guardandolo negli occhi. Era la tipica scena da film: io, lui di fronte a me, in un luogo discreto, durante una festa.
- Lo sto facendo per te. – Disse a bassa voce, avvicinandosi al mio viso.
- Domani mattina starò malissimo. – Dissi consapevole di quello che avrei dovuto passare la mattina seguente.
Continuavo a fissare prima le sue labbra e poi tornavo a guardarlo negli occhi.
Che diavolo mi stava succedendo? Ero… Attratta da lui?
“Oh cavolo, Lea! Che diavolo pensi!” Disse una vocina all’interno della mia testa, ero ubriaca di sicuro.
- Oh al diavolo! – Disse lui a bassa voce, come se stesse parlando con se stesso.
- Al diav…- Cominciai a parlare ma non riuscii nemmeno a finire la seconda parola della frase che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Mi stava baciando. Cory Hudson mi stava baciando. Quel ragazzo era ubriaco, si lo era di sicuro.
Quel bacio era tutt’altro che casto e, la cosa che più mi sconvolse, fu che io non lo allontanai anzi praticamente mi spalmai contro il suo corpo.
Mi allontanai da lui per prima, chiusi gli occhi per un attimo e scontrai le mie labbra tra loro. Presi un bel respiro prima di parlare.
- Sei ubriaco e non avresti dovuto baciare la sorella del tuo migliore amico. – Dissi con un mezzo sorriso. Non ero dispiaciuta di quel bacio. Dio, aveva ragione. Ero completamente ubriaca.
- Beh, la sorella del mio migliore amico è tutto il giorno che flirta con me e mi provoca. – Disse sorridendo e compiaciuto.
- La sorella del tuo migliore amico non ha flirtato con te e adesso è completamente ubriaca. – Dissi stando al gioco e appoggiandomi al muro che avevo alle mie spalle.
- Beh, volevo baciarti e l’ho fatto. – Disse divertito, avvicinandosi a me. L’alcool me lo faceva apparire più sexy del dovuto.
- Sai cosa ti dico? – Dissi facendo un passo verso di lui. – Al diavolo! – Dissi sorridendo e scuotendo la testa. Mi avvicinai a lui, avvolsi le braccia intorno al suo collo e appoggiai le mie labbra sulle sue, socchiudendo leggermente le labbra per far incontrare le nostre lingue.
- Resti con me stanotte? – Chiesi una volta lasciato le sue labbra. Solo in quel momento mi resi conto di quanto sembrasse oscura quella frase. – Solo per dormire, cioè io.. – Dissi cercando di spiegarmi.
- Ehi, tranquilla. – Disse divertito. Cavolo, ma dov’era finito il pallone gonfiato che avevo in giro per casa ventiquattro ore su ventiquattro? – Ok, va bene. – Disse semplicemente mostrandomi quel sorriso sghembo.
- Penso che dovrò vomitare. – Dissi all’improvviso colta dalla nausea e facendolo ridere.
- Ricordati la maglia dei Kiss. – Mi disse seguendomi fuori dal sottoscala ancora ridendo.
 
- … Ti ho portato nel sottoscala e.. – Lo fermai prima che potesse continuare.
- Me lo ricordo e in modo abbastanza vivido. – Lo guardai e scossi la testa. – Faremo finta non sia mai successo. Io e te insieme? Impossibile. Quindi, non è mai successo. – Dissi parlando a macchinetta.
- Come vuoi. – Disse lui guardandomi. Non riuscivo a capire se il suo sguardo era divertito o dispiaciuto.
- Adesso ho bisogno di un caffè. – Dissi superando il mio letto e avvicinandomi verso la porta pronta per uscire dalla camera.
- Aspetta… - Disse di punto in bianco mentre ero ormai con la mano sulla maniglia. Mi voltai e lo vidi di fronte a me. – La vodka alla fragola mia piace molto. – Disse col sorriso sghembo avvicinandosi a me.
Arrossii all’istante e uscii subito da camera mia e da dietro la porta lo sentii ridere sonoramente.
 
- Maledetta quella volta che ho avuto l’idea della festa. – Dissi a me stessa mentre raccoglievo l’ennesimo bicchiere rosso da terra e lo inserivo nel sacchetto della spazzatura.
- Cavolo sono stata così stupida. Si, perché tu Lea devi sempre combinare disastri – Dissi continuando a parlare e chinandomi a raccogliere un bicchiere.
- Non dovresti andare in giro per casa con quella maglia con Cory in giro. – Disse mio fratello alle mie spalle facendomi perdere dieci anni di vita.
- Vuoi farmi morire giovane, per caso? Sai che non devi spuntarmi alle spalle. – Dissi sbuffando mentre continuavo a raccogliere i bicchieri.
Se in quella casa non mi mettevo a sistemare io, nessuno si prendeva la briga di farlo.
- Si, lo so, scusa. Comunque stavo dicendo che non dovresti andare in giro con quella maglia quando Cory è in casa. – Disse appoggiandosi all’angolo del salotto.
- Lo sai che tra me e lui non potrebbe succedere mai nulla. – Dissi cercando di sembrare la solita Lea e non la Lea che aveva baciato Cory alla festa.
- Lo so, ma lui è un ragazzo con gli ormoni a mille e ci prova con qualsiasi cosa abbia due tette e un bel culo. – Disse mio fratello con fare protettivo.
- Stai facendo il fratello geloso? – Dissi addolcita da quella situazione.
Adoravo quando mio fratello si comportava in quel modo. Mi faceva sentire bene, protetta come se non potesse succedermi nulla.
- Sei la mia sorellina e stai crescendo. Sei diventata una bella ragazza e Cory è Cory quindi vai a cambiarti. – Dissi sorridendomi.
Addolcita al massimo, abbandonai il sacco della spazzatura accanto ad una delle sedie della cucina che per qualche strano motivo si trovava in salotto, e mi avvicinai a mio fratello.
- Adoro quando fai il fratello geloso. – Dissi sorridendo e abbracciandolo. – Allora, come è andata la festa per te? – Gli chiesi sorridendo e riprendendo a raccogliere i bicchieri.
- Direi molto bene, mi sono ubriacato e ho conosciuto una certa Naya. Era una gran bella donna, simpatica. Abbiamo parlato e siamo finiti a letto insieme. – Disse guardandomi.
- Stop. Ti prego fermati. – Dissi prima che potesse continuare. – Non mi interessano i dettagli di te che fai sesso con questa ragazza. Sei mio fratello e la cosa mi fa abbastanza schifo, grazie. –
- Ok, come vuoi. – Disse divertito dalla mia reazione. – La tua serata invece? –
Merda. Cioè cosa dovevo raccontargli? Non ero mai stata capace di mentire mio fratello.
Era assurdo, ogni volta che provavo a mentirgli lui lo capiva e addio. Ero costretta a raccontargli la verità.
Stessa cosa era successo a tredici anni quando tornai a casa, dopo aver passato il pomeriggio insieme al mio fidanzatino. Era stato il pomeriggio del mio primo bacio.
 
- Bentornata a casa, LeeLee. – Disse mio fratello appena varcai la soglia di casa.
Uffi! Avevo tredici anni, ormai ero indipendente. Non avevo certo bisogno che mio fratello mi tenesse sotto controllo. Ero una donna.
- Non chiamarmi così. Odio quando la mami lo fa. – Dissi incrociando le braccia al petto.
- Dove sei stata? – Chiese diretto andando diretto al punto.
- Sono uscita con Dianna. Siamo andate al parco a fare un giro, oggi è una bella giornata ed era sprecata da passare chiuse in casa. – Dissi guardandolo e sistemandomi un capello dietro l’orecchio.
Avevo ripetuto quel discorso circa una centinai di volta. L’avevo detto a Dianna, l’avevo ripetuto davanti allo specchio ed ero sicurissima delle mie parole.
Era la prima volta che mentivo a mio fratello, ma in fondo, era per una buona causa e l’avevo fatto a fin di bene.
Non potevo raccontargli che avevo passato tutto il pomeriggio con Jon, al parco ed eravamo stati impegnati a baciarci.
- Mi stai mentendo. – Disse lui spiazzandomi completamente. Cavolo, non ero preparata a una reazione del genere.
- N-non è vero. Sai che io non ti mentirei mai, Jus. – Dissi sfregando le mano tra di esse, stavano iniziando ad essere sudate.
- Dai, non mentirmi. Lo capisco, dimmi dove sei stata. – Disse lui guardandomi dritto negli occhi. Aveva quattordici anni ma si comportava come mio padre.
- Ho passato il pomeriggio con Jon. – Sbottai esasperata e incrociando le braccia al petto.
- Ah, e cosa avreste fatto? – Chiese lui con fare possessivo come se sentire nominare il nome di Jon avesse fatto partire dentro di lui l’istinto del fratello geloso.
- Abbiamo parlato. – Dissi questa volta convinta al cento per cento.
- Si, certo. LeeLee, sono un ragazzo. Lui è un ragazzo e di conseguenza so esattamente cosa gli passa per la testa. – Disse con il tono di voce da filosofo.
- Uhm, ci siamo baciati… Un paio di volte. – Dissi arrabbiata. – Adesso che hai finito di impicciarti nella mia vita privata mi vuoi lasciare in pace? – Dissi arrabbiata e lasciandolo lì da solo in salotto.
Salii le scale sbattendo i piedi su ogni gradino e, chiusami in camera mia, accesi la radio e misi Barbra Streisand al massimo.
 
- Lea? Ci sei? – Chiese mio fratello schioccandomi le dita davanti agli occhi.
- Si, scusa stavo pensando. – Dissi scuotendo la testa e tornando a raccogliere i bicchieri a terra. – Comunque è andata bene solo che ho bevuto troppo. – Dissi sincera.
Dovevo solo estromettere la verità. In fondo quello non era mentire, no?
- Si, ho notato che ci hai dato dentro per bene. Non ti avevo mai vista bere. – Disse sorridendo.
- Se è per questo, non mi hai mai visto nemmeno fumare. – Dissi divertita. – Ma non preoccuparti, questo non lo faccio, l’unica volta che l’ho fatto ho tossito per giorni. –
- Non è successo nient’altro? – Chiese lui sorridendomi. Oh, no. Io lo conoscevo quel sorriso, era il sorriso che mi aveva fregato tanto tempo fa.
- Non è successo nulla. – Dissi sistemandomi un ciuffo di capelli dietro un orecchio.
- Non è vero, mi stai mentendo. – Disse lui incrociando le braccia al petto.
- N-non è vero. Smettila di psicanalizzarmi. – Dissi io dandogli le spalle e continuando il mio lavoro.
- Lea, dovresti averlo capito che io intuisco sempre se menti. – Disse sbuffando. – Lo faccio solo perché non voglio che tu mi menta. – Disse lui.
- Eh, va bene! Ho baciato un ragazzo! – Dissi esasperata e diventando rossa in viso.
- Ah, e chi sarebbe stato il fortunato? – Chiese lui tornando ad essere il fratello protettivo di sempre.
Lea resisti, non dire una parola.
- Non me lo ricordo e anche se fosse sono affari miei. – Dissi io girandomi e guardandolo. – Non voglio ripetere la storia di Jon. –
- Oh, non fare queste scene melodrammatiche. – Disse Jus alzando gli occhi al cielo.
– Finisci tu qui. – Dissi lasciandogli in mano il sacco.
Mi diressi verso le scale e sbattei i piedi per ogni scalino fino ad arrivare alla mia camera.
- Chi sarebbe questo Jon? – chiese una voce alle mie spalle.
- Oh, ma non ti ci mettere anche tu! – Entrai in camera e chiusi a chiave. Accesi la radio al massimo e Barbra Streisand iniziò a cantare “Don’t rain on my parade.”
 
Quella giornata era iniziata male.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE,
 
Eccomi con un nuovo capitolo. Avevo detto che l’avrei pubblicato intorno a martedì ma l’ho finito in anticipo e visto le recensioni che ho ricevuto non ho resistito a postarlo, è un modo per ringraziarvi. :’3
 
Vorrei ringraziare chi mi ha recensito, chi segue la storia, chi l’ha messa tra i preferiti e quelli che l’hanno solo letta.
Un bacio e alla prossima,
Geid. 
  
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