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Autore: M4RT1    05/04/2013    5 recensioni
Neal è finito all'ospedale e dovrà restarci per ventuno giorni. Che succederà? Chi gli terrà compagnia? Ma soprattutto: riuscirà Neal a sopravvivere a ventun giorni con amici che tentano di tirarlo... su di morale?
**
La storia si comporrà di ventidue capitoli: il primo parla di come Neal è finito in ospedale, poi ce ne sarà uno per giorno. :))
Spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Burke, Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A.: dunque, prima che iniziate a leggere questo obrobrio di capitolo >.<, ci sono tre cose che vorrei dirvi:
1- fa schifo, se siete sani di mente chiudete tutto e andavene al mare (?);
2- se ancora state leggendo, allora sappiate che questo capitolo è dedicato alle tre recensitrici (?) croniche (Night Sins, ChibyLilla e Ma_AiLing), più quelli occasionali ^_^
3- non ricordo a chi avevo detto che in questo capitolo ci sarebbe stata El e che avrebbe spiegato a Neal il perchè del comportamento di Peter, comunque sia: mi sbagliavo XD c'era prima questo capitolo;
4 (so che avevo detto che erano tre u.u)- in questo capitolo ci sarà Mozzie; non ricordo chi (sono terribile, lo so ç_ç) mi aveva suggerito di approfondire un po' il legame Neal/Mozzie, e ci ho provato :)

Il capitolo è brutto, non mi piace e non so pechè, anche perchè non riesco a cambiarlo XD 
Se avete fegato, leggete. E dato che tutti abbiamo un fegato, a fine lettura sarete vivi e potrete lasciarmi una recensioncina U_U
A presto, miei prodi (?), a presto, miei brodi (?????)



Quel giorno Peter non sarebbe venuto. Aveva chiamato Neal alle nove del mattino, un po’ impensierito, e gli aveva parlato di una riunione, un appostamento e cento altre ragioni per cui si sarebbero potuto vedere solo il giorno successivo.
Per un momento, ma solo uno, Neal aveva avuto paura che Peter mentisse. Che si fosse, semplicemente, annoiato di fargli visita tutti i giorni. Poi aveva scacciato quel pensiero.
Alle dieci, quando la porta si aprì, il ragazzo sonnecchiava, la tv accesa su un canale di baseball.
-Neal? Stai bene?
La voce di Mozzie era inconfondibile. Neal scattò a sedere troppo velocemente, la testa prese a girargli e dovette appoggiarsi con le spalle ai cuscini per non vomitare. Sorrise debolmente:
-Hai visto, Moz? Sono anch’io nel sistema…- mormorò.
-Lo so. Ma tu ci eri da quando ti hanno arrestato- ribattè l’uomo, credendo davvero alle sue parole. Neal annuì:
-Giusto.
Mozzie girò un po’ per la stanza, sbuffando:
-Sarei venuto a trovarti anche ieri, se non ci fosse stata Sara- spiegò: -Non so, ma ho come l’impressione che mi stia spiando.
-Tu hai sempre l’impressione che qualcuno ti stia spiando, Moz.
-Perché è vero!
Neal rinunciò a quella conversazione e cambiò argomento:
-Hai portato un giornale?- chiese, sorpreso: -Non eri quello che non si fidava dei giornalisti?
-Io non mi fido di nessuno, Neal. Ma i cruciverba sono un buon modo di passare il tempo, non trovi? Ho pensato di portartene qualcuno.
Il ragazzo ringraziò e prese un giornale. Arrivato alla pagina dei cruciverba, ne scelse uno mediamente difficile e cercò una penna. Poi si ricordò della mano. Seguì un attimo di imbarazzo, subito interrotto da Mozzie, che si sedette sulla poltrona più vicina al letto e del ragazzo e prese a scrivere al suo posto.
Un’ora dopo Neal cominciò a stancarsi. Mozzie se ne accorse da come rispondeva, a monosillabi, senza più nessun interesse nello scoprire quella definizione che li aveva mandati al manicomio per parecchio tempo.
-D’accordo, basta cruciverba.
-Io… se vuoi continuare…
-Sono venuto per tenerti compagnia, mon frére!- replicò Mozzie, chiudendo di scatto il giornale. –Che cosa ti piacerebbe fare?- chiese poi, avvicinandosi al comodino per posare il quotidiano.
Neal fece spallucce:
-Credo che tra poco arriverà Gertrude- spiegò, rassegnato.
-Ti sei rattristato perché sta arrivando un’infermiera?
Neal, per un momento, pensò di mentirgli. Di dirgli che sì, era triste perché Gertrude aveva i baffi, due manone da generale e la stessa delicatezza di un elefante. Ma poi non ce la fece.
Scosse il capo.
-Neal, ti conosco da molti anni, lo sai? Riesco a capire se c’è qualcosa che non va.
-Peter ce l’ha con me.
Le parole gli sfuggirono dalle labbra prima che potesse rifletterci su.
-E perché?
-Non lo so. Ce l’ha con me, mi nasconde qualcosa. Io… non so perché, ma potrebbe essere che mi incolpa per la missione… potrebbe essere che pensi che sia colpa mia se…- balbettò, senza ritegno. All’improvviso, il dolore alla mano sembrava nulla in confronto al peso che si stava creando in petto.
Mozzie scosse il capo:
-Neal, tu sai quanto odi darti torto… quanto odi appoggiare gli sbirri, ma non credo che nessuno sano di mente ti incolperebbe di essere stato rapito- gli disse.
Il ragazzo si rigirò nel letto, inquieto:
-Allora mi nasconde qualcosa- concluse.
-Questo è plausibile. Anzi, oserei dire che è molto probabile- riprese allora Mozzie, più serio.
-E di cosa si tratta?
-Questo dovresti chiederlo a lui.

 
 
Quando Mozzie abbandonò la stanza, alle nove di quella sera, Neal cercò di mangiare qualcosa. Con fatica, utilizzando la mano sinistra per reggere il coltello e il mento per tenere la forchetta, tagliò qualche boccone di quella che, sulla carta, era “arista di maiale”, ma che somigliava esageratamente al “roast-beef” del giorno prima e alle “braciole” di quello prima ancora. Dopo due bocconi lasciò perdere.
Invece, prese il telefono e compose il numero tanto familiare di Peter. Bastarono due squilli prima che l’agente rispondesse:
-Neal? Tutto bene?
Aveva la voce preoccupata.
-Peter. Sì, tutto bene.
-Perché mi hai chiamato? È successo qualcosa?
-No, io… niente, volevo solo salutarti.
All’altro capo del telefono, Peter parve rincuorato:
-Come va la febbre?- domandò.
-Va e viene.
-Perfetto, Neal. Senti, ora ho un po’ da fare, ma possiamo sentirci domani, d’accordo? Buonanotte, Neal.
-Io… d’accordo. Buonanotte, Peter.
Sì, gli nascondeva qualcosa.
  
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