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Autore: FairLady    06/04/2013    5 recensioni
Roxie e la sua vita. Tanto soddisfacente nel lato professionale, quanto incasinata e sconnessa in quello privato. Chissà se certi muri, eretti con tanta volontà e determinazione, riusciranno un giorno ad essere abbattuti?!
Revisione in corso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roxie Pov
 
Con tutto il caos che avevo passato, l’addio al nubilato di Anne era scivolato pigramente nei meandri della mia mente. Mi resi conto di non aver confermato la prenotazione del locale a New Orleans solo un paio di giorni prima della serata e il proprietario aveva ceduto il posto ad un altro gruppo. Il panico mi pervase!
Nella crisi in cui mi trovavo, la prima anima pia che mi venne in mente a cui alzare la bandierina d’aiuto fu Candice.
“Can, ti rendi conto?! Come ho potuto dimenticarlo? Stiamo parlando di Anne! Mi ucciderà!”
E lo avrebbe fatto veramente se non avessi trovato una valida soluzione prima di venerdì! Il matrimonio sarebbe stato domenica e io non ci sarei arrivata sulle mie gambe, lo sapevo!
“Tranquilla, Rox. Respira. Non ti agitare! Mandami l’elenco delle damigelle e fammi fare un paio di chiamate. Te la risolvo io!”
Riagganciai immediatamente e feci quello che mi aveva chiesto, poi mi tuffai a pesce sul divano, ancora in preda alla tachicardia. Per un momento, il pensiero buffo ed infantile che avere per amica gente famosa fosse di grande aiuto mi passeggiò per la mente. Era da stupidi ma dovevo ammetterlo: faceva davvero comodo! E conoscendo Candice, ero sicura che mi avrebbe tolta dai guai veramente.
 
Anne si guardava intorno, non appena fummo all’interno del Muriel’s, con gli occhi sgranati per la sorpresa. L’intero locale sarebbe stato per noi, per tutta la notte; un tripudio di colori, luci e champagne ci diede il benvenuto quando fummo nella sala del ristorante, con camerieri in livrea bianca che ci porgevano flute stracolmi con canapé e tartine varie.
“Benvenuta signorina Todds.” La salutavano tutti, facendola sentire il centro del mondo. Ero così emozionata per lei! Per la prima volta stavo realizzando davvero che entro pochi giorni sarebbe stata una moglie. Entro pochi giorni sarebbe stata la signora Knight e avrebbe smesso per sempre di essere Anne Todds.
“Dio, Roxie! Ma, con tutti i casini che hai avuto, come sei riuscita ad organizzare tutto questo?”
Candice mi guardò da dietro le sue spalle, allargando gli occhi verdi e sorridendomi, orgogliosa. Risposi alla sua espressione buffa, sicura che non avrei potuto, per nessun motivo al mondo, far passare tutta quella meraviglia per farina del mio sacco.
“Mmh, se devo essere sincera non è tutta opera mia. Candice mi ha aiutata moltissimo!”
Anne si voltò verso la biondina, abbracciandola energicamente. L’adrenalina si poteva toccare con mano e finalmente io gustavo l’eccitazione di essere la damigella d’onore per il matrimonio della mia più grande amica.
Una decina di bottiglie di vino più tardi, mentre stavo inzuppando una fragola in una golosissima cascata di cioccolato fondente, presi il cellulare dalla pochette. Io ed Ian eravamo rimasti d’accordo che non ci saremmo sentiti fino al giorno dopo ma proprio non resistevo più senza avere sue notizie; mi sentii meno in colpa di voler infrangere la promessa quando mi accorsi di una bustina lampeggiante. Aveva ceduto prima di me!
“Io lo so cosa combinate voi donnicciole a queste feste: è una ghiotta opportunità di vedere ometti pompati, ignudi e oliati con il Baby Johnson che si spogliano e si strusciano. Ma siccome l’hai organizzata tu, confido nella tua integrità morale e, soprattutto, nel tuo buon gusto. Ti amo, dottoressina.”
Subito dopo ce n’era un altro.
“Lo so, non ho mantenuto la promessa. Ma questa non era una promessa, piuttosto una tortura cinese. Te l’ho detto che ti amo? Ho la memoria labile di un vecchio trentenne…”
E poi un altro ancora.
Dimenticavo: ti amo.”
“Perché hai quel sorrisetto ebete stampato in faccia?” la voce di Anne mi riportò alla realtà. Alzai gli occhi verso di lei. Parlava biascicando gran parte delle sillabe, indossava un velo rosa che arrivava fino alle spalle, i capelli avevano perso tutta la goliardia della costosa messa in piega e portava sul vestito una maglietta a maniche corte che arrecava la scritta in rosso: “Domani sposa, stasera si osa”.
“Quando hai indossato quella cosa?” le chiesi, scoppiando a ridere senza controllo.
“Meravigliosa, vero?” intervenne Kat, evidentemente orgogliosa della sua trovata.
Non feci in tempo a rispondere che le note di una famosa canzone dei Village People echeggiò nella sala e tutte le presenti si alzarono all’unisono, iniziando a muoversi scompostamente e ad urlare perché un branco di ometti pompati, ignudi e oliati con il Baby Johnson stavano facendo la loro dirompente comparsa sul palco allestito di fronte a noi.
Dovevo immaginarlo. Non l’ho organizzato io!
Anne era ormai partita per la tangente e quegli uomini erano lì apposta per vezzeggiarla e celebrarla, per cui si divertiva come una matta. Candice e le altre mi guardarono con un sorriso che prendeva loro tutta la faccia e io non potei far altro che supporre che il messaggio di Ian fosse solo una presa in giro: lui sapeva che la festa non l’avevo organizzata io e conosceva perfettamente il programmino della sua amica bionda!
Benché mi stessi divertendo, ad un certo punto sentii il forte bisogno di prendere una boccata d’aria. Presi la giacca ed uscii dal locale giusto il tempo di riprendermi dalla musica alta e, soprattutto, dall’alcool. Quanto diavolo avevamo bevuto?? L’addetto della sicurezza che mi aveva accompagnata fuori rientrò, lasciandomi sola.
L’aria era più frizzante di quanto fossi disposta a sopportare così non passò molto tempo prima di convincermi a tornare dalle ragazze.
“Ci contavo così tanto che, ad un certo punto, uscissi! Finalmente!”
Tra tutte le voci che conoscevo a questo mondo quella che sentii parlare a quel modo, in quel momento, fu certamente l’ultima che avrei mai immaginato, sperato e pregato di sentire.
Quanto tempo era passato? Un anno? Due? Non lo ricordavo più. Mi sembrava così lontano e sfocato, quel periodo, da essermi quasi convinta che non fosse altro che il frutto della mia immaginazione. Quella voce, invece, tornava a rendere tutto reale.
“Cosa ci fai qui?” chiesi alla voce, senza voltarmi. Avevo il terrore di farlo. Fintanto che non lo avessi visto avrei anche potuto far finta che fosse tutta colpa della sbronza colossale. Ma lui non era famoso per rendere le cose facili.
“Sono da queste parti per l’addio al celibato di Peter.” Rispose, incerto. “Voltati, Rox. Guardami.”
Nonostante mente e cuore non ne avessero l’intenzione, il mio corpo combatteva per ubbidire alla richiesta. In un batter d’occhio era tornato ai suoi ordini, quel traditore!
Fu così che l’istante dopo stavo guardando negli occhi l’uomo che più mi aveva fatto soffrire in tutta la mia vita.
“Cosa vuoi, Nicholas?”
“Solo parlarti.” Di nuovo le mie membra ghiacciarono a quella supplica, perché di quello si trattava. Dal tono allo sguardo, tutto era un grido disperato di comprensione e disponibilità. Potevo permetterlo?
No. Non potevo.
“Io non ho nulla da dirti e tanto meno voglia di ascoltarti, per cui, per favore, sparisci.”
Sorprendentemente i miei talloni vorticarono su loro stessi e l’attimo dopo davo le spalle al mio passato. Purtroppo quel passato, però, non era disposto ad essere messo da parte. Sentii la sua mano prendermi il gomito e trattenermi.
“Lo so che mi odi e, credimi, so anche che me lo merito. Sono stato un vigliacco, uno stronzo e sicuramente neanche io parlerei più con me stesso ma…” la voce si ruppe. Sicuramente gli ci era voluto un gran coraggio, o una buona dose di superalcolici, a giudicare dalla puzza che sentivo, per venire da me e tentare di parlarmi ma come potevo permettergli tanto dopo tutto quello che mi aveva fatto?
“Mi avevi fatto delle promesse e mi avevi chiesto di sposarti, Nick. Sai quanto è stato difficile per me lasciarmi andare ma io quella mattina ho messo il bell’abito bianco di mia madre e sono venuta in chiesa. Intorno a me c’erano i nostri amici, quelli che per me sono una famiglia.” Contro ogni mia più tenace volontà, le lacrime presero a sgorgare. “E tu non sei venuto. Mi hai umiliata davanti a tutti. Mi hai lasciato solo centri tavola orrendi e il grosso quadro di una natura morta. Ecco quello che ho ottenuto dall’essermi fidata di te: una natura morta.”
“Cosa succede qui?”
Non ero mai stata così felice di sentire la voce di Nina, prima di allora.
“Roxanne, quest’uomo ti sta importunando? Devo chiamare…”
“Non ti preoccupare, - dissi, cercando di darmi un contegno – lui se ne stava andando ed io stavo per rientrare.”
Non lasciai alcun margine; nemmeno il tempo di una parola in più. Presi a braccetto la mia amica e rientrai nel locale, chiudendo con un tonfo sordo la porta alle nostre spalle.
Fui grata a Nina per il suo silenzio. Probabilmente la curiosità la stava logorando ma non fece alcunché per forzare la mano ed io non avevo intenzione di rovinare la festa di Anne con i miei drammi. Non potevo permettere che Nick mandasse ancora all’aria la mia vita, ora che sembrava aver preso la via giusta per la serenità.
“Vieni qui, - mi ordinò Nina, dolcemente – fatti sistemare il trucco.”
Mi piantai di fronte a lei e presi un lungo, rigenerante respiro;  mi sorrise, mentre con un pennello e un po’ di gloss riparava i danni che, ancora una volta, avevo permesso a Nick di fare.
Io sapevo bene quello che volevo. Per la prima volta in vita mia ero pienamente cosciente di me stessa e, se anche quella sera lo avevo lasciato fare, in un certo senso, mi giurai che non lo avrei fatto mai più.


Note


Buonsalve popolo della notte,
è la terza volta che provo a pubblicare ma la connessione internet non vuole saperne di collaborare stanotte. Spero che questa sia la volta buona altrimenti darò fourfait, anche se mi scoccerebbe essere stata in piedi a scrivere fino ad ora e non aggiornare. :/
Sono un po', tanto, per aria per cui non sono responsabile per le mie note. Anche perché è la terza volta che le riscrivo. O_o
Che dire? Avete rivisto il nostro caro amico Nicholas Percy. Come forse avrete notato, però, non l'ho fatto particolarmente stronzo. No?
Direi che la parte del cattivo, l'ex viscido, violento e prepotente, lo abbiamo visto e stravisto tante volte. Non può essere che questo idiota, perché comunque di idiota si tratta, si è pentito seriamente della cagata fatta e vorrebbe un'altra possibilità? O forse sono io troppo buona? 
Mah, vedremo come evolverà questa vicenda. Per il momento la cosa è andata così. Ma, ovviamente, non è finita.
Beh. Ora clicco ok e se non me lo pubblica faccio un casino!
Grazie davvero a tutte. Chi legge, recensisce e, insomma, a tutte! 
Buonanotte! <3
   
 
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