Chapter seventeen: Questions.
Canzone cosigliata:
What the water gave me / Florence & The Machine
Correvo, mentre la voce mi guidava. Sinistra, destra, dritto, torna indietro per confondere le tracce.
L'albero li aveva rallentati, ma non avevano smesso di seguirmi.
Non ce la facevo più.
“Ora vai verso nord!”
“E dove cazzo è il nord?”
“Girati un po' verso sinistra!”
Ma ormai mi ero fermata. Mossi qualche passo in quella direzione, poi crollai a terra. Il sangue mi pulsava nelle tempie, i polmoni bruciavano e la milza stava per esplodere.
In ginocchio, affondai le mani nelle foglie fresche e umide depositatesi sopra il terriccio.
Mi tolsi la giacca e tirai su i capelli, in modo da far raffreddare la nuca.
Avevo caldo.
Sapevo che se mi fossi scoperta troppo, però, mi sarei ammalata.
Non potevo permettermelo.
“Alzati! Non sono sicuro che non ti stiano più seguendo!”
“No.”
Tremavo tutta per stanchezza.
“Ci sei quasi!”
“Quasi DOVE?”
“Vai verso nord e basta!”
Grugnii e mi aggrappai a un albero, per rialzarmi.
Tirai su con il naso e mi guardai attorno.
Nord.
M'incamminai, l'andatura lenta e strascicata, le orecchie non più così vigili da poter cogliere movimenti a una decina di metri da me.
Se mi avessero trovata in quel momento, non sarei stata capace di scappare.
Dopo il caldo, arrivò il freddo.
Cominciai a tremare.
Il gelo penetrava sotto i vestiti e arrivava alle ossa, scuotendomi violentemente in un tremore costante.
Era arrivato l'inverno, finalmente.
Nel momento meno opportuno.
Sentii il cervello improvvisamente vuoto, come gonfio d'aria.
La voce se n'era andata.
Mi bloccai, preoccupata, scandagliando nella mia mente alla ricerca di quella presenza fastidiosa.
“Hey? Ora dove vado?”
Silenzio.
Riprovai a chiamarlo, ma niente, se n'era andato.
Merda. No, no!
Mi guardai intorno, e sentii dei passi.
Quanti erano? Due, forse... tre?
Cercai un nascondiglio attorno a me, e trovai una roccia in pendenza che faceva al caso mio.
Mi ci buttai dietro, rannicchiandomi in modo da non lasciare nessuna parte del corpo fuori dalla sua protezione.
Ero scomodissima.
«Dov'è?» chiese una voce femminile.
Scricchiolio di foglie sotto le scarpe, respiri.
Il mio cuore batteva come impazzito.
«Non lo so. La vedi?» un uomo.
Erano due, quindi: un uomo e una donna.
«Proviamo di là. Magari ha deviato per il sentiero.» propose la donna.
Sentii dei passi allontanarsi.
Contai dieci secondi.
Venti.
Un minuto.
Deglutii e sbirciai sopra la roccia.
Un uomo di colore, calvo e vestito di nero aspettava davanti alla roccia, sorridendo.
La donna era qualche metro dietro.
Aveva anche lei la pelle scura, con lunghi capelli neri e un fisico da far invidia.
Mi fissavano.
Mi avevano presa in giro.
Il respiro mi si strozzò in gola. Mi alzai goffamente e ricominciai a correre.
“Aiutami! Per favore! Mi hanno trovata!”
Non ebbi nessuna risposta.
Qualcuno mi afferrò per le spalle, tenendomi stretta.
Io mi dimenai, tirai una gomitata all'indietro.
Un suono spiacevole precedette la mia liberazione.
Ricominciai a correre.
«Aspetta!»
Contaci.
«Aspetta! Non siamo dei loro! Siamo con voi! Conosco Scott!»
Ebbi una mezza idea di fermarmi.
La scartai, e continuai a correre, nonostante la stanchezza.
No, non sarei resistita per più di... un minuto.
Due, con l'aiuto dell'adrenalina.
«Possiamo aiutarti a liberare i tuoi amici!» provò la donna.
Correvo, con loro alle costole.
Come avevo sospettato, dopo poco ricominciai a rallentare.
Qualcuno mi abbracciò da dietro, impedendomi ogni movimento, e mi sollevò.
«Scusa, ma devi ascoltarci!»
Scalciavo, mi dibattevo, ma lui non si muoveva.
Mi arrivò davanti la donna.
Tentai di tirarle un calcio, e grugnii la mia frustrazione quando la mancai.
Focalizzando meglio l'attenzione sul suo viso, me la ricordai: la incrociavo spesso nei corridoi. La professoressa Morrell. Una volta avevo avuto una mezza idea di andare a fare una seduta da lei, ma poi l'avevo scartata. E se poi mi avessero presa in giro, dandomi della pazza? No, no. Il consulente scolastico era per i matti o i disadattati.
«Non siamo dei loro» mi disse, con il fiatone «vogliamo le stesse cose! Calmati!» smisi di scalciare, e lui mi rimise a terra.
Quando lo guardai di nuovo, lo riconobbi: era il veterinario di Beacon Hills, Deaton.
Ci avevo portato Spina per la vaccinazione e la sterilizzazione.
Era un brav'uomo.
Ma chi conoscevo davvero, in quella città?
«Ti portiamo all'ambulatorio e ti spieghiamo tutto. Va bene?»
Annuii.
Nessuno sembrava in grado di darmi risposte, e se loro sapevano qualcosa... beh, non potevo dirgli di no. E poi, avevo scelta?
Cominciammo a camminare, a passo svelto, in silenzio.
Ero stanchissima, ma cercavo comunque di tenere il passo.
Inciampavo spesso, ma uno dei due era sempre pronto ad afferrarmi al volo prima che cadessi a terra.
Sbucammo all'improvviso in strada: davanti a noi, una grossa auto nera ci aspettava.
Salimmo in macchina: lui alla guida, lei al posto del passeggero e io dietro.
«Chi erano quelli?» chiesi.
«Cacciatori. Li hanno chiamati gli Argent.» rispose Deaton.
Prima di mettere in moto si voltò, e notò la mia espressione incredula.
«Argent? La famiglia di quella rammollita di Allison? Li hanno chiamati loro?» non aveva senso, per me.
Deaton rise.
Aggrottai la fronte.
Non trovavo la situazione divertente in alcun modo.
«Gli Argent sono una famiglia di cacciatori, originaria della Francia. “Argent” in francese significa argento» spiegò la professoressa Morrell «I Silver sono una grande famiglia di cacciatori provenienti dall'ovest degli Stati Uniti. Il clan è composto da all'incirca una ventina di membri, e ognuno di loro ha ricevuto un addestramento per diventare una macchina da guerra fin dalla tenera età. Non è il loro territorio di caccia questo, ed è per questo motivo che pensiamo che li abbiano chiamati gli Argent. Come rinforzi.» parlava sporgendosi verso i sedili posteriori, con un'espressione seria e calcolata.
«Rinforzi?» la mia mente cominciò a lavorare «Rinforzi... per cosa?»
La sua espressione si fece grave.
«Non lo sappiamo. Ma dev'essere qualcosa di molto pericoloso.»
Don't freak out!
Ciao a tutti! Eccomi, questa volta puntuale, dopo sei giorni c:
Ecco la comparsa di due personaggi che fino ad ora non erano comparsi: Il dottor Deaton e la professoressa Morrell. Alla fine della seconda stagione, infatti, sembrano rivelarsi molto più che semplici bravi lavoratori... e io ho dato la mia interpretazione!
Insomma, questi due hanno dato un passaggio alla nostra povera ragazza, sfinita, sudata, stremata e preoccupata. Come finirà? Lo so solo io OuO ...e quell'idiota di LauraCommy, che non recensisce mai solo perché ha già letto tutto. E pensare che ti ho pure dedicato una fanfic, tsk.
Insomma, sarei felice se mi lasciaste una recensioncina, ecco tutto!
Un bacione,
Sara <3