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Autore: SusanTheGentle    06/04/2013    17 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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23. Risveglio

 

Respirerò per te ogni giorno
Ti conforterò attraverso ogni sofferenza
Ti bacerò gentilmente, cacciando via le tue paure
Puoi rivolgerti a me e piangere
Hai sempre saputo che ti avrei donato tutto ciò che ho



 
“Susan!” urlò Caspian in preda al panico, precipitandosi verso di lei seguito da tutti gli altri.
Si gettò in ginocchio sul ponte bagnato di pioggia e la sollevò tra le braccia, facendole poggiare la testa sul suo petto.
Ma la sua Susan era un peso morto.
“Ehi! Piccola, mi senti?”
La chiamò più e più volte, passandole freneticamente una mano sui capelli, sul volto, sulle braccia.
“Amore mio, svegliati! Susan…”
Non aveva un segno, una ferita, un taglio…Niente. Ma non reagiva.
“Che cosa le ha fatto?!” esclamò Lucy sconvolta.
Caspian alzò la testa per guardarla.
“Non lo so…”
“Respira” disse Edmund, tastando il polso della sorella. Sospirò. “Grazie a Dio, è ancora viva”
“Perché se l’è presa con lei?” chiese Peter a tutti e a nessuno, pieno di rabbia e terrore, inginocchiandosi accanto a Caspian.
“E’ stato per la mappa” disse Eustace, sicurissimo. “E’ stato grazie a quella che la Strega è salita sulla nave e che vi è potuta rimanere. Vedersi portar via il suo unico appiglio a noi ha scatenato la sua ira. E’ stato questo”
“E’ vero”, aggiunse Edmund, facendo un cenno affermativo al cugino. “E che ci sia andata di mezzo Susan è stato un caso. Al suo posto poteva esserci chiunque di noi, chiunque avesse avuto la mappa tra le mani. E’ toccato a lei. Jadis non fa differenze. Ci odia tutti allo stesso modo”
La spiegazione di Edmund non ammetteva repliche. Tutti capirono che aveva ragione, ma questo non cambiava le cose.
In quel momento, tutto l’equipaggio si riversò di corsa sul ponte, armi in mano.
I marinai spiegarono che i boccaporti erano stati sbarrati dall’esterno. Probabilmente era stata opera della Strega Bianca, per non permettere a nessuno di correre in aiuto dei Sovrani in modo che lei potesse affrontarli senza intromissioni.
“Portiamo Susan nella sua cabina, subito” disse Peter alzandosi. “Miriel, Ripicì come sta?”
“Non bene” disse la Driade avanzando piano, tenendo il topo svenuto tra le braccia.
“Qualcuno faccia chiamare subito il dottore” ordinò il Re Supremo. “Devono essere visitati tutti e due, immediatamente!”
Guardò Caspian che annuì. Per una volta, non avevano nulla da ridire su quello che faceva uno o l’altro.
“Non credo che il dottore potrà fare qualcosa” disse Emeth, attirando su di sé gli sguardi di tutti i presenti.
Il giovane soldato deglutì prima di parlare di nuovo. Caspian e Peter lo fissavano in un modo che lo intimoriva. Non ostile, ma nemmeno troppo amichevole.
 “Non capite? E’ la maledizione del sonno eterno. La nebbia verde che abbiamo visto stasera è la stessa apparsa sulle Isole Solitarie”
“Allora non si tratta affatto di Tash! Non c'è lui dietro la nebbia” proruppe Eustace.
“Certo che no. Non è mai stato lui” proruppe Edmund. “E’ Jadis che ha architettato tutta questa messa in scena della maledizione, per attaccare Narnia e noi. Ormai è evidente”
“Purtroppo però” intervenne ancora Emeth, “Vostra Maestà, Re Edmund, gli effetti del sortilegio sono reali. Tash o la Strega Bianca che sia, questa maledizione esiste davvero”
“Ma se è così…Susan…” fece Lucy con occhi lucidi. “Oh, no…non può essere!”
Caspian non voleva sentire altro. Sollevò Susan tra le braccia e si fece largo tra la folla di spettatori accorsi a vedere cos’era accaduto alla loro Regina.
“Caspian, aspettaci!” lo chiamò Edmund correndogli appresso.
In pochi minuti scesero sottocoperta, portando Susan e Ripicì nei rispettivi alloggi, dove furono  visitati immediatamente.
Rip aveva una zampa rotta, un lieve trauma cranico e molte ammaccature. Con quella caduta, era stato fortunato a non subire lesioni interne. L’altezza era considerevole per un animale della sua taglia, sebbene fosse molto più grande di un topo normale.
Purtroppo, per quanto riguardava Susan, le notizie non furono altrettanto rassicuranti.
 “Non so cosa dire, Vostra Maestà. Fisicamente è sanissima” disse il dottore scuotendo la testa e posando i suoi attrezzi.
 “Allora perché non si sveglia?” chiese Caspian sempre più preoccupato, tenendo stretta la mano di Susan nelle sue.
Lei si agitava nel sonno di tanto in tanto, respirando affannosamente come e avesse la febbre alta.
Accanto a lei c’era la sua famiglia: Peter, Edmund, Lucy e Eustace. Gli altri erano rimasti con Ripicì e attendevano notizie.
 “Ho fatto tutto il possibile, mio signore” si scusò il medico di bordo. “Sono desolato, ma…la mia medicina non può nulla contro i malefici di una Strega”
“Bè, allora vedete di trovare un altro modo!”
“Caspian, per favore, calmati” lo chiamò Lucy con una vocina piccola piccola.
Il giovane fece un paio di respiri molto profondi e si trattenne per non inveire di nuovo contro il dottore.
Sapeva che non era colpa di nessuno, solo sua, per non averla protetta. Tuttavia, la preoccupazione era così tanta...
“Vi pregherei di uscire tutti, ora” disse il medico, radunando le sue cose.
Peter, Edmund, Lucy e Eustace si mossero riluttanti verso la porta.
 “Anche voi, Maestà”
“No” disse Caspian senza guardare nessuno e continuando a tenere lo sguardo fisso su Susan, come se con la sua sola forza potesse svegliarla.
“Io resto qui. Lei ha bisogno di me”
Peter fece per dire qualcosa, ma Lucy prese lui e Edmund per un braccio e li condusse fuori.
“Mi scuso per la mia incapacità” si inchinò il dottore una volta in corridoio.
“Voi non centrate” lo rassicurò Peter. “Anzi, vi chiediamo scusa per il comportamento del Re. Sono sicuro che non voleva essere così brusco”
“Certo, lo so”, sorrise appena il medico. “Conosco Sua Maestà da tre anni ormai, e giuro che non l’ho mai visto così sconvolto. Spero che tutto si risolva presto e spero di poter essere utile. Penserò a qualcosa”
Il medico si allontanò e i tre Pevensie e Eustace rimasero soli.
“Andiamo a vedere come sta Ripicì” disse quest’ultimo, facendo strada verso gli alloggi dell’equipaggio.
“Peter, vieni” fece Lucy, tirandolo con gentilezza.
“Lu, io…sono stato ingiusto con Susan. Le ho detto delle cose che…”
“Vorrà dire che le chiederai scusa quando si sveglierà. Adesso lasciamola sola con Caspian un altro po’ ” continuò la ragazzina, lanciando un’occhiata alla porta della cabina. “Torneremo da lei più tardi”


Il cielo si schiariva sempre più con l’avanzare dell’alba. L’oscurità lasciò il posto all’aurora.
Ripicì aprì gli occhietti neri e vide tanti volti amici chini su di lui, sorridenti e un pò meno spaventati ora che si era svegliato. Almeno lui.
C’erano quasi tutti: Eustace, Lucy, Peter, Edmund, Gael, Emeth e Miriel.
Ripicì si tastò la testa fasciata ed emise un verso roco.
“Ahi, ahi, che botta”
“Stai giù Rip, buono” lo ammonì Gael.
“Non preoccupatevi, sono abituato alle ferite di guerra. Forse i topi non hanno sette vite come i gatti, ma…me la caverò”
Eustace sorrise. “Se hai già la forza di far battute, significa che stai meglio, marmotta”
Ripicì rise piano.
“Ohi…Credo di avere anche qualche costola incrinata…”
“E’ probabile. Hai fatto un volo!”
“Preoccupato, piccoletto?” sorrise il topo.
Eustace s’imbronciò.
“Figurati! Tu sei il classico tipo che non muore neanche se lo ammazzano!”
Tutti risero.
Poi, Ripicì chiese perché mancavano Caspian e Susan, e così gli spiegarono tutto quello che era successo dopo che era svenuto.
“La Strega Bianca se n’è andata, per ora. Ma ha lasciato il segno” disse il topo con espressione cupa.
“Se avessi il cordiale, accidenti!” esclamò Lucy. “Miriel, sei proprio sicura che non si possa ancora usare?”
La Driade scosse il capo, desolata.
“No. Devi aspettare almeno un giorno”
“Quindi, fino a stasera al tramonto…” mormorò la Valorosa, allarmata. “Volevo usarlo per Rip e naturalmente per Susan. Forse si sveglierà se beve qualche goccia”
“Purtroppo, ho paura di no” disse ancora Miriel, guardandoli tutti. “Non è qualcosa di fisico. E’ la sua mente. La Regina Susan è prigioniera dei tormenti del suo cuore.”
“Che significa?” chiese Peter.
“In misura più piccola, è quello che è successo anche a me” spiegò Lucy.
Si scambiò uno sguardo con Miriel, che annuì.
“E noi allora come possiamo aiutarla?” chiese Edmund, pallido in volto.
“Non c’è rimedio” intervenne Emeth. “Non capite che è inutile? Sono stato testimone di questa maledizione, sulle Isole. Credetemi, non c’è soluzione”
“Ci deve essere!” esclamò Lucy balzando in piedi. “Non posso credere che Susan…” ricacciò indietro le lacrime e si risedette abbassando il capo. “Ce la farà. Se ci sono riuscita io, può benissimo farcela anche lei”
“Tu…Voi” si corresse Emeth, vedendo lo sguardo un poco corrucciato di Peter e Edmund. “Voi non siete stata attaccata dalla maledizione in prima persona”
“Sì, ma era sempre opera della Strega” ribatté Lucy. “Emeth, non è stato Tash, mettitelo in testa. E il modo per uscirne c’è, lo so, perché anch’io ci sono passata, sebbene in scala minore rispetto a mia sorella. Forse una cura non esiste, ma sono assolutamente sicura che può riuscire ugualmente a venirne fuori, solo che deve farcela da sola. O con l’aiuto di Aslan”
Tutti si zittirono e sentirono ritornare un poco le forze. Forse Aslan sarebbe accorso ancora in loro aiuto...
“Non alzate la voce” li sgridò Gael agitando una mano. “Ripicì si è addormentato”
Presto, furono tutti così stanchi da non riuscire a tenere gli occhi aperti.
Proprio com’era già accaduto sull’Isola delle Voci, ormai era l’alba e si riposarono solo per qualche ora.
Lucy chiese a Gael se voleva tornare in camera con lei, e la bambina le rispose affermativamente, lanciando però un’occhiata al giovane soldato di Calormen.
“Non vuoi stare col tuo fidanzato?”
Lucy la guardò perplessa, prendendola per mano.
“Come?”
“Ma sì, Emeth. Non vi siete fidanzati? Lui ti ha salvata”
Lucy divenne molto rossa in viso e prese a balbettare.
“No-no-non capisco cosa…Gael, ma che diavolo vai dicendo in un momento simile?!”
La bambina sorrise.
“E ora che c’è?” fece Lucy.
“Sei innamorata, lo sapevo!”
Lucy soffiò e strinse gli occhi a due fessure.
“Gael: fila a dormire!”
Uscirono dagli alloggi dell’equipaggio e s’incamminarono verso la loro cabina.
Lucy pensò a quel che aveva detto la sua amica, ma non vi si soffermò molto. I suoi pensieri erano tutti per la sorella in quel momento. Tuttavia, pensando ad Emeth, sorrise leggermente.
 

Le ore passavano, ormai era pieno giorno, ma la salute di Susan non migliorava.
Il medico cominciava a preoccuparsi di che cosa le sarebbe successo se avesse smesso di mangiare e bere. Bisognava trovare una soluzione.
Caspian non aveva dormito, non si era nemmeno cambiato gli abiti ancora umidi di pioggia. Continuava a rimanere accanto alla sua Regina, pregando Aslan di dargli modo di raggiungerla. Si sentiva perduto senza di lei.
Era sempre stato solo nella vita, benché circondato da decine di servitori e nobili di corte. Aveva perso entrambi i genitori in tenera età, prima la madre e poi il padre, gli zii lo avevano sempre odiato. Si era sempre sentito un estraneo, senza amici, solo la sua balia, il caro Destriero e il dottor Cornelius. Gli mancava qualcosa, e l’aveva trovato nell’amore per Narnia, per i suoi abitanti…ma soprattutto in Susan.
Quando l’aveva persa, era stato come venir privato della vita, un guscio vuoto e triste che si spingeva avanti nei giorni solo perché sapeva di doverlo fare, non perché lo volesse.
Non poteva permettere che accadesse di nuovo.
Senza la presenza di Susan, era come se gli avessero tolto una parte di sé stesso e lui non sapeva come colmare quel vuoto. Voleva vedere gli occhi di lei splendere, voleva vedere il suo sorriso, sentire la sua risata, la sua voce.
“Susan...svegliati, amore mio. Ti prego. Non lasciarmi solo”
Forse era tutto inutile ma lui non si sarebbe separato da lei, doveva restarle accanto, perché lei aveva bisogno di lui. Aveva paura che allontanandosi anche solo per un secondo, l’avrebbe perduta definitivamente.
Verso mezzogiorno, Lucy venne a portargli il pranzo ma lui lo rifiutò.
Lei non l’aveva mia visto piangere, benché sapesse che nel periodo della separazione da Susan, Caspian aveva versato tante lacrime. Così come la sorella, del resto.
Lucy era venuta per parlare, per distrarlo un poco, per non lasciarlo solo e dargli conforto. Ma quando lo vide così, non seppe che fare e non se la sentì di rimanere in un momento simile.
Lo abbracciò forte prima di lascare la cabina, senza dire una parola, ma ad entrambi bastò.
“Povero Caspian…” pensò ad alta voce mentre usciva. “E Susan…non è giusto che sia accaduto questo. Non è affatto giusto”
“Lucy?”
La ragazza alzò lo sguardo e vide Emeth avanzare dal fondo del corridoio. Gli andò incontro, incontrandosi a metà strada.
“Come sta tua sorella?”
Lucy alzò le spalle e cercò con tutta se stessa di non mettersi a piangere.
“Sempre uguale. Caspian vuole stare solo con lei” spiegò. “Mi sento così inutile senza il mio cordiale…”
Le lacrime affiorarono e scesero lungo le guance senza che riuscisse a fermarle.
“Scusa…”
“Non preoccuparti” disse lui avvicinandosi un poco.
In un gesto quasi automatico, anche se un po’ impacciato, le posò una mano sulla spalla.
“Vedrai che tutto andrà bene. Quando meno te l’aspetterai sarà il tramonto e allora il cordiale sarà pronto”
Lucy annuì, cercando di credere alle parole di lui. Ma mancavano ancora più di quattro ore…
“Che cosa ne sarà nel frattempo di Rip e Susan? Se peggiorano? Ho paura, Emeth. E’ una situazione assurda!”
Tutta la tensione accumulata in quelle ore si dissolse. Lucy si piegò in avanti senza pensarci e appoggiò la fronte alla spalla del giovane.
Emeth la stinse un poco e le accarezzò piano i capelli.
Quell’abbraccio non aveva nulla a che fare con quello che si era scambiata con Caspian poco prima. Il cuore cominciò a batterle forte e sentì il viso diventare caldo. Perché con Caspian non aveva provato la stessa cosa? L’aveva abbracciato tante volte ma mai si era sentita così.
“Sono stanca…” mormorò allontanandosi e asciugandosi gli occhi.
“Perché non vai a riposarti ancora un po’?”
Lucy scosse il capo. “No. Voglio essere qui quando Susan si sveglia”
Emeth annuì e riabbassò le braccia lungo i fianchi. Vedere quegli occhi azzurri pieni di lacrime lo faceva stare male.
“Non sopporto di vedere una donna piangere”
“Scusa” singhiozzò Lucy. “E scusa anche per stanotte. Non volevo discutere. Sono stata un po’ scortese.”
Lui non capì. “Non è vero. Io…bè, se volevi esserlo non ci sei riuscita”
Lei sorrise e il pianto si placò leggermente.
“Lu…”
Lei e Emeth si voltarono.
“Edmund”
“Come sta Susan?”
Il Giusto fece qualche passo verso di loro, lanciando un’occhiata alla porta della cabina del Re.
“Non saprei dirti” fece Lucy sconsolata.
“Caspian è sempre là?”
“Già…Vai pure, non credo lo disturberai. Anzi, forse gli fa bene un po’ di compagnia”
“No, io…” Edmund scosse piano il capo. “Non me la sento. Non voglio vederla così”
“Edmund…”
“Scusate…”
Edmund corse via, ripercorrendo all’inverso il corridoio.
“Siamo tutti pedine nelle mani di quella donna” commentò Emeth turbato. “Chi è veramente?”
Lucy lo guardò. “Posso raccontartelo”
 
 
Quel giorno, a bordo del Veliero dell’Alba, nessuno sembrava aver voglia di fare nulla. C’era tensione e gran preoccupazione. I soliti lavori di manutenzione vennero abbandonati. Edmund si dedicò alle mansioni che di solito svolgeva Caspian, incapace di star fermo un secondo e occupandosi di qualcosa che lo distraesse. Lui e Eustace non potevano fare a meno di pensare che se  non fosse stato per la loro stupidità, Susan non sarebbe stata distesa in un letto, forse addormentata per sempre.
Peter trascorse gran parte del giorno da solo. Era passato spessissimo dalla sorella durante la mattina, ma era inutile restare lì a fissarla. Era meglio pensare piuttosto, anche se non aveva idea di cosa avrebbero potuto fare per aiutarla.
Miriel diceva che erano i tormenti del suo cuore a tenerla prigioniera dell’incubo. Se era così, forse l’unico che stava facendo la cosa giusta era proprio Caspian, che non si era mosso un attimo dal suo posto e cercava di parlarle, di raggiungerla, di farle sentire che lui era lì.
Peter s’incamminò allora per l’ennesima volta verso la cabina del Re.
Bussò un paio di volte e quando non ottenne risposta provò ad abbassare la maniglia. Era aperta.
Entrò con cautela. La luce del sole illuminava la figura immobile di Susan stesa nel letto, accanto al quale ovviamente c'era Caspian, chino su di lei, la fronte appoggiata a quella della ragazza.
Il Re di Narnia si voltò, percependo l’arrivo di qualcuno.
“Peter...”
“Ciao” lo salutò debolmente il Re Supremo.
Caspian aveva un’aria così desolata che non gli aveva mai visto prima. Molto probabilmente, si disse Peter, era rimasto quasi nella stessa identica posizione da quando l’avevano lasciato. Teneva ancora la mano di Susan tra le sue. Lei giaceva sempre addormentata. Non aveva alcuna coscienza delle cose che le stavano intorno.
Peter sedette accanto al suo amico e rivale. Per molto tempo non parlarono. Poi, la debole voce del Liberatore fu un sussurro nell'immobilità del pomeriggio.
“Non so che cosa fare.”
Peter si voltò. Caspian invece continuava a tenere lo sguardo posato sul viso di Susan, come ipnotizzato.
“Che cosa farò se lei…se non…”
“Non devi pensarci” tagliò corto il Magnifico. “Non morirà, questo è certo. Non lo permetterò”
A Peter costò un’estrema fatica pronunciare quelle parole, e a Caspian costò udirle senza che il suo cuore esplodesse per il dolore.
“No, non è certo” disse, scuotendo piano il capo. “Come faccio a sapere che non si sveglierà mai più? Se quello che ha detto Emeth fosse vero? Se fosse un sonno senza risveglio?”
Peter non rispose. Non lo sapevano, era vero.
“Ho paura di non rivederla. Di nuovo. Capisci? Io non posso fare niente, eppure lei è qui davanti a me, ma è come se non lo fosse. Non mi vede, non reagisce. La chiamo, ma la mia voce non riesce a raggiungerla”
La sua voce si spezzò e Peter abbassò lo sguardo per non metterlo a disagio.
Per Caspian, credere che lei potesse davvero udirlo era una debole speranza alla quale si aggrappava per non cadere nel baratro.
“Se morisse, io morirei con lei. So che non riesci a capire, Peter, che non approvi, ma io amo tua sorella. C’è sempre stata lei, nessun’altra, mai….Non posso vivere senza di lei”
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo veloce. Caspian si passò una mano sugli occhi prima di parlare di nuovo.
Era inutile combattere contro ciò che provava e in quel momento decise che non voleva più nasconderlo.
“So che mi ama tanto quanto la amo io, e in questi tre anni ho capito che non mi avrebbe mai lasciato di sua spontanea volontà. Ne ho avuto la conferma quando l’ho rivista. E’ stato come se il tempo non fosse mai passato e non voglio che ne passi ancora…Voglio sposarla”.
Le parole furono talmente inaspettate che Peter non fu certo di aver capito bene.
Si fissarono di nuovo, stavolta più a lungo, e nessuno dei due distolse lo sguardo per primo.
“Le ho chiesto di sposarmi” disse ancora Caspian, formulando la frase in modo differente, così che Peter non potesse fraintendere e comprendesse fino in fondo che non era solo un pensiero, un’idea balenata all’improvviso in quell’attimo di dolore, ma qualcosa di vero, di realizzabile, di deciso e definitivo.
“Lei ha detto di sì?” chiese Peter quasi senza voce.
Non se l’era aspettato. Non in quel momento.
Caspian annuì, facendo un gran sospiro e osservando attentamente la reazione del Re Supremo: aveva sul volto un’espressione indecifrabile.
“Dovevo immaginarlo” mormorò Peter, “non so nemmeno perché te l’ho chiesto”
“Non volevamo tenervelo nascosto. Mi dispiace” disse Caspian. “Ma non sapevamo come fare. Non abbiamo mai trovato il momento giusto per dirvelo”
“Ed è questo il momento giusto, secondo te?” scattò il Magnifico, assumendo un’espressione contrariata.
Caspian si era in effetti chiesto quando sarebbe successo. Sembrava troppo strano che Peter non protestasse in qualche modo. Almeno, (se poteva essere una consolazione) non aveva ancora detto un no categorico.
“Ti supplico Peter, dammi la tua approvazione”
Il Re Supremo si alzò piano e rimase un momento immobile a guardare la sorella, la mano di lei sempre stretta in quelle di Caspian.
“Scusami” disse all’improvviso.
Il Liberatore lo guardò incredulo. Non credeva alle sue orecchie: perché si scusava?
“Scusami, non avevo capito. Forse non volevo capire. So che la ami, e so che lei ti ama…ma non posso darti la mia approvazione”.
“Perché?!” esclamò Caspian, disperato.
“Perché me la porteresti via. Non la rivedrei mai più. Questo è il mio ultimo viaggio a Narnia.”
“Lo è anche per Susan” replicò Caspian, addolorato. “Lei lo sa e lo so anch’io. Per questo ti prego, anche a nome suo…”
Peter alzò una mano e lo fermò. “Non è un argomento che possiamo affrontare solo noi due. Ne riparliamo quando si sveglia. Tutti e tre insieme. Per adesso posso solo dirti di non mollare”.
Caspian non capì.
“Non te ne sei accorto?” Peter sorrise amaramente. “Non so come spiegarlo bene, ma quando tu parli, sembra che lei si tranquillizzi, come se la tua voce la facesse sentire meglio. Quando intervengo io e cancello la tua voce, ricomincia ad agitarsi”
Il Re di Narnia osservò a lungo il viso pallido della sua amata Regina e le passò piano una mano sulla guancia.
“Continua a chiamarla, Caspian, non lasciarle la mano. Falle sentire che sei qui”
“Credo che vorrebbe sentire che anche tu ci sei”
Peter scosse il capo. “Sì ma...anche se mi costa ammetterlo, l’unica persona che può fare qualcosa per lei, in questo momento, sei solo tu. Riportala indietro Caspian. Non lasciarla sola”
Il Liberatore fissò i suoi occhi scuri, e improvvisamente pieni di rinnovata determinazione, in quelli azzurri del Re Supremo.
“Mai!”
 
 
Susan non aveva alcuna percezione del luogo e dello spazio. Tutte le cose che sapeva di aver avuto e conosciuto erano scomparse.
Ma Caspian aveva ragione. Non aveva importanza. Nulla valeva la pena di tante ansie e preoccupazioni ora che aveva trovato lui e un luogo dove stare insieme.
“Rimani qui, Susan” le disse sorridente. “Non hai bisogno di niente, solo di me. E’ così vero?”
“Sì” mormorò la ragazza abbracciandolo ancora.
Tuttavia, c’era in lei una sensazione che le procurava disagio. All’inizio non aveva avuto così importanza, purché lui fosse lì con lei. Ma col passare dei minuti (se erano minuti, forse erano ore), aveva cominciato a nutrire qualche dubbio.
Non capiva a cos’era dovuto, sapeva però che c’era in lei un forte bisogno di sapere cosa era successo davvero. Cosa l’aveva spinta lì e cosa ci faceva Caspian.
“Perché non riesco a ricordare niente?”
Lui la guardò perplesso.
“Perché ha tanta importanza? Non è necessario sapere…”
“Eppure, io sento che devo”
“Non ti bastano i nostri di ricordi? Ne abbiamo tanti Susan, e saranno ancora di più in futuro.”
“Sì, ma…” balbettò la Regina guardandosi intorno. “E’ reale tutto questo?”
“Ma certo che lo è!” esclamò il giovane, incredulo. “Perché non dovrebbe?”
“Non lo so…non so dove sono. Mi sento strana. Ho paura”
“Ti proteggerò io. Tu non devi pensare a niente. A niente...”
Lui le accarezzò il viso e la prese per mano.
“Aspetta…”cercò di protestare lei, mentre Caspian la tirava a sé per indurla a seguirlo.
Susan fece un paio di passi avanti, poi lo tirò indietro, aggrappandosi al suo braccio e cercando di fermarlo.
“Aspetta, per favore”
Lui si voltò a guardarla. La fissava infelice e lei si sentì tremendamente male nel vederlo così.
“Perché non vuoi venire? Perché mi vuoi lasciare di nuovo? Se mi abbandonerai ancora io soffrirò, Susan, soffrirò terribilmente!”
“No!” Susan si accostò nuovamente a lui e gli mise le mani ai lati del viso. “No, resterò con te stavolta. Non voglio farti del male. Non te ne farò mai più, te lo giuro! Solo che non riesco a comprendere bene cosa stia succedendo e mi spaventa”
Sentiva aumentare l’agitazione man mano che continuava a parlare.
“Cosa ci facciamo qui? Che posto è questo? Tu mi dici che devo venire con te, ma io voglio sapere dove! C’è qualcosa che non va in questo luogo, c'è qualcosa di inquietante e non mi piace”
“Basta domande” l’ammonì lui e poi la baciò.
Ma Susan si ritrasse.
Le labbra di Caspian erano fredde. E anche le sue mani lo erano.
“Cosa sta succedendo?” chiese ancora, impaurita ed estremamente confusa. “Dimmelo!”
“Nulla” disse Caspian, sempre sorridendo e con la sua voce tranquilla che lei non poteva ignorare. “Non angustiarti. Non pensare a ciò che era ieri. Per il passato non c’è posto qui”
“Qui dove?!” esclamò lei esasperata. “Caspian, ti supplico spiegami!”
Lui assunse un’aria contrariata e strinse gli occhi, indurendo lo sguardo e il tono della voce.
“Cosa vorresti sapere? Che eri una ragazza stupida che ha sognato per troppo tempo una vita che non poteva avere? Vuoi che ti dica questo?”
Susan si allontanò da lui e lo fissò attonita, a bocca aperta.
Caspian non aveva mai usato un tono tanto brusco con lei. Non sembrava neppure lui. Non lo riconosceva, così come tutto il resto.
“Oppure…” proseguì il ragazzo, addolcendosi. “Oppure, vuoi che ti dica che sei la donna che amo e che ha deciso di non lasciarmi? Una Regina amata e rispettata dal suo popolo. Dimmi Susan, cosa preferisci? Essere l’una o l’altra? Perché non puoi essere entrambe”
No, non poteva. Susan lo sapeva.
Ma cosa voleva lei davvero? Chi voleva essere?
“Non so più chi sono…” mormorò sconvolta, lo sguardo fisso a terra.
Ogni cosa veniva spazzata via dal vento che soffiava lieve, cancellando pian piano ciò che era stato, allontanando da lei la sua stessa vita. Rimanevano solo i ricordi e non riusciva ad afferrarne uno che non la facesse soffrire. Possibile che la sua esistenza fosse stata così triste?
Di tanto in tanto, si accorse all'improvviso, sentiva un’eco lontana, un suono che le faceva battere forte il cuore, ma solo per un istante. Il suono cessava subito e anche se lei cercava di ascoltare più attentamente che poteva, anche se non c’erano rumori disturbatori, passava molto tempo prima che riuscisse di nuovo ad udire qualcosa.
“Susan…” la chiamò Caspian e lei alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi.
Ma erano davvero i suoi?
“Perdonami per averti parlato in quel modo, ma volevo che capissi” si scusò lui. Sembrava sincero. “Volevo solo darti la possibilità di essere te stessa e, allo stesso tempo, tutto quello che vuoi”
“Ma hai detto che devo scegliere? Hai detto che non posso…”
“Sì, so cosa ho detto, ma mi riferivo al mondo là fuori. Se tornerai indietro non mi rivedrai mai più, perché dovrai andartene. E questo lo sai anche tu. Ma se resti…”
Caspian si interruppe un istante appena per asciugarle una lacrima di disperazione.
“Se resti, amore mio, io potrò donarti tutto ciò di cui hai bisogno. Dimenticati di tutto, Susan. E ricordati solo di me”
“Ascoltalo…” sibilò una voce al suo orecchio.
Susan spalancò gli occhi e si voltò rapida. Gridò di paura e indietreggiò all’istante.
La Strega Bianca era a un tiro di sasso da lei, non più avvolta dalla nebbia verde ma in carne ed ossa, ornata di un mantello bianco e la bacchetta magica in mano.
Susan si rivoltò verso Caspian ma lui era sparito.
“Che cosa vuoi, Jadis?!”
“Calmati, cara, va tutto bene. Qui nessuno ti farà de male, neppure io.”
“Dov’è Caspian?”
“Qui da qualche parte. Solo tu puoi saperlo e solo tu puoi ritrovarlo…se vuoi. Oppure, potresti anche non cercarlo affatto. Qui sei padrona di tutto: degli altri, di te stessa, del luogo che ti circonda. Se non ti piace puoi cambiarlo. Questo è il tuo sogno, dopotutto”
“Sogno?” ripeté la ragazza automaticamente.
“Non era questo che volevi?” chiese Jadis, con un misto di scherno e incredulità. “Non volevi vivere in un luogo dove tutto fosse perfetto?”
Susan non rispose.
Sì, l’aveva sperato tanto…
Un posto dove non c’erano restrizioni, dove era libera di fare ciò che voleva…
“Ma non volevo che accadesse così…”
Jadis la guardò interrogativa.
“E come credevi potessero avverarsi tutti i tuoi desideri, sciocca ragazza? Lottando per la libertà e la pace? Restando aggrappata ai ricordi che non sono altro che la causa per la quale sei ora prigioniera della tua stessa mente?”
La Strega sorrise vedendo lo sconcerto negli occhi della Regina Dolce.
“Sì, mia cara. Tu stessa hai voluto questo. Non te ne sei resa conto ma volevi vivere un sogno, rifuggire dalla realtà per poter essere quello che desideri, e non quello che gli altri vorrebbero che fossi. Io ti ho dato solo una mano, tesoro. Il resto è opera tua”
“Sta zitta! Non è vero! Non è vero! Io non ho mai voluto fuggire!” gridò Susan, premendosi le mani sulle orecchie e serrando gli occhi.
“Sì che lo volevi. L’hai desiderato così ardentemente che ora è divenuto realtà. Volvei un mondo utopico, un mondo che non esiste. Io l’ho creato per te e adesso è reale”
Susan scosse il capo ancora più forte, respirando affannosamente.
Non farlo. Non cadere nel suo tranello, gridò la mentre della ragazza. E forse anche un’altra voce, o più voci, gridavano nella sua mente insieme a lei.
All’improvviso, davanti ai suoi occhi apparvero i ricordi, uno dopo l’altro, come lampi di luce. Finalmente rammentava ciò che era successo: la battaglia, la nebbia verde, gli amici…tutto quanto.
Erano state le voci ad aiutarla a ricordare. Ma non era ancora tutto, c’era qualcosa di ancora poco chiaro.
“Fermali, Susan” disse Jadis. “Lascia andare quei pensieri. Non sono importanti. Torna da Caspian.”
“Non posso abbandonare gli altri…non voglio…Peter, Ed, Lucy…”
“Loro sono là, lontani, e tu non appartieni più a quel posto. E poi, che ne sarà del tuo Caspian? Non puoi avere entrambe le cose. Devi scegliere”
Susan trasalì.
Caspian aveva detto una cosa simile solo pochi minuti prima: non puoi essere entrambe…
“Sei stata tu…” disse la ragazza, incredula e furiosa per esserci cascata. “Sei stata tu a farlo apparire. Lui non è mai stato qui!”
“Invece sì. Lui era qui. Tu l’hai reso possibile. Tu l’hai reso reale!” esclamò la Strega Bianca.
“No, non lo è! Niente è reale! Nemmeno Caspian lo era! Anche le parole che ha pronunciato: non venivano da lui, ma da te!”
Jadis rise.
“E’ qui che ti sbagli, piccina: le parole di Caspian erano le tue. Le parole che tu temi tanto di sentirti dire, non solo da lui, ma da chiunque”
Susan scosse il capo. “Non ti ascolterò!”
“Non c’è nulla di sbagliato nel desiderare qualcosa” continuò la Strega, imperterrita. “Dopotutto, ciò che vuoi è vivere la tua vita in totale libertà. Ne hai tutto il diritto”.
Pian piano, Susan abbassò le mani e alzò gli occhi, fissandoli in quelli neri di Jadis. Non poté ignorare il suo richiamo ipnotico.
“Non vedi che sei solo una bimba spaventata? Non capisci che hai bisogno di un rifugio per proteggerti dalle tue paure? Non c’è nulla di male in questo, tutti hanno paura. Tutti vogliono una vita felice”
Il vento si alzò impetuoso e Jadis tornò ad essere di nebbia. La radura scomparve e la Regina Dolce si sentì avvolgere da viticci appiccicosi.
Tornò a non vedere nulla, mentre la voce della nemica continuava a risuonarle nelle orecchie.
“Ascoltami…guarda…Osserva ciò che è stato, ciò che avrebbe potuto essere e ciò che sarà. E fai la tua scelta”
Poi accadde qualcosa.
Susan vide una grande casa galleggiare davanti ai suoi occhi, in un cerchio di colori che lentamente davano vita alla forma di cose e persone.
Era la casa del professor Kirke  e lei si vide là, nella stanza vuota del guardaroba. Con lei, Peter, Edmund e Lucy.
I suoi fratelli! Come aveva potuto non ricordarsi di loro?! E di Narnia!
Narnia…la bella Narnia, la sua casa…
Ma non aveva forse voluto scordarla davvero, per un momento? O forse più di uno…
Osservando attentamente, si rese conto che tutti e quattro loro avevano un aspetto più giovane, perché quello che vedeva non era il presente, ma il passato. Il ricordo risaliva a due anni prima.
Lucy piangeva e cercava di rientrare per l’ennesima volta dentro all’armadio. Vani erano i tentativi di Peter di spiegarle che non sarebbe stato così semplice far ritorno a Narnia.
Era l’ultimo giorno passato dal professore. L’ultima occasione per tentare.
Continuò a osservare la scena, poi udì le loro voci alterate perché stavano litigando.
 “Basta finitela!” diceva la Susan del ricordo, pestando un piede a terra. “E’ inutile! Non torneremo mai!”
“Invece sì!” esclamò Edmund, soffocando i singhiozzi di Lucy. “Un giorno lui ci chiamerà ancora!”
“Perché non subito, allora? Non è giusto!”
Anche Susan iniziò a piangere, e gridò così forte che la sua voce rimbombò fastidiosamente contro le pareti della stanza vuota.
 “Devi crederci, Susan! Devi! Devi!”
“Non voglio!”
Fuggì dalla stanza sbattendo la porta, lasciando la sorellina in lacrime e i fratelli sbalorditi.
Quella era stata la prima occasione in cui aveva cercato di dimenticare Narnia. Era stata la prima volta in cui aveva capito che i desideri non si avverano solo perché esprimi un desiderio a una stella.
Per quanto doloroso potesse essere, per quanto si sentisse svuotata e inutile in quel mondo che non sentiva più suo- perché lei e i fratelli ormai appartenevano all’altro- doveva farsene una ragione.
“E’ stato bello, ma ora è finita. Non pensarci. Non pensarci più”
Era una cantilena, un continuo ripeterselo, all’infinito, per riuscire ad accettare quell’idea altrimenti insopportabile.
Non sapeva nemmeno lei come c’era riuscita, ma l’aveva fatto. Era tornata la Susan di sempre. In qualche maniera, aveva ritrovato quell’equilibrio interiore spezzatosi il giorno che da donna e Regina era tornata ragazzina.
Non aveva più discusso con i fratelli. Spesso avevano parlato di Narnia e lei era persino riuscita a sorridere, dicendosi che anche la vita in Inghilterra le avrebbe certamente riservato bellissime esperienze…
I ricordi balzarono in avanti e la portarono a un anno dopo, alla stazione della metropolitana di Finchley, quando Peter aveva fatto a botte con un compagno di scuola.
Anche quel giorno lo ricordava benissimo e il cuore le balzò in petto al pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Eccoli seduti sulla loro panchina, attorniati da decine di persone e poi…la magia! La Grande Magia che creava un varco e trasformava la galleria del treno in una grotta sul mare.
Di nuovo a Narnia! Finalmente erano tornati! Dopo tanto sperare in silenzio, pregare e piangere, ce l’avevano fatta…
“Non dubiterò mai più” si era detta quella mattina sulla spiaggia, mentre giocava nell’acqua con i fratelli. E invece…
Un altro salto in avanti, stavolta di poco.
Due occhi scuri, quasi neri, che si soffermavano su di lei…
“Non siete esattamente come mi aspettavo”
Caspian!
Lo aveva amato da quel momento in poi, sempre, nello stesso identico modo. Il suo amore per lui non sarebbe mai mutato, e ogni giorno si accresceva sempre più…
Un altro ricordo: poco dopo l’assedio al castello di Miraz. La missione era fallita, Peter e Caspian discutevano.
“Ti ricordo che ci hai chiamati tu!” esclamò il fratello.
“Il mio primo errore!” ribatté Caspian.
Un errore! aveva pensato Susan…
“Allora anch’io sono stata un errore, per te?” gli aveva chiesto lei poco dopo, in seguito al loro primo litigio.
“Non essere sciocca! Tu…tu sei la cosa più bella che mi è capitata” erano state le parole di lui. “L’unica cosa che mi ricorda ancora perché sono qui. L’unica che conti davvero in questo mondo”
Era stato allora che avevano capito di amarsi, senza dirselo, solo guadandosi negli occhi, i volti sferzati dal vento che soffiava attorno al rifugio del ribelli.
Poco dopo era arrivato l’esercito di Miraz e il discorso non era più stato ripreso fino a dopo l’incoronazione di Caspian…
Un nuovo ricordo sostituì quello vecchio, ed ora eccoli là davanti all’albero incantato, aperto nel centro per lasciarli passare.
I suoi sogni erano crollati quel giorno in cui aveva lasciato Caspian per tornare nel suo mondo…
Un altro lampo e stavolta era a casa, a Finchley. Il viso affondato nel cuscino, con indosso ancora la divisa scolastica, dava sfogo alle sue lacrime. Lucy era china su di lei e le sussurrava parole di conforto.
“Non lo rivedrò mai più!”
“Invece sì, lui è là che ti aspetta. Ci devi credere”
Quasi le stesse parole che Edmund aveva pronunciato un anno prima, non se n’era mai resa conto.
Loro avevano fiducia. L’avevano sempre avuta. Lucy, in particolare, aveva una forza d’animo che Susan le invidiava.
Ma lei…lei era solo un’inetta e un’incapace. Era brava solo a piangere e scappare.
Era stato allora che aveva cominciato a sviluppare quel lato della sua personalità che odiava con tutta sé stessa: insicura, debole, vulnerabile, isolata dagli altri non perché l’avessero allontanata loro, ma perché aveva voluto lei stessa fare un passo indietro.
Sì sentiva sola, al buio, ferita e infelice.
Lei non sarebbe mai stata in grado di crederci fino in fondo…
Poi, la scena cambiò di nuovo.
Tornava a Narnia. Rincontrava Caspian. Era felice con lui, coronavano il loro sogno d’amore e tutto era perfetto.
Ma l’ombra del dubbio era sempre presente in ogni passo che compiva. L’accompagnava e la soffocava.
Un giorno dovrai tornare indietro…un giorno dovrai lasciarlo di nuovo…
Questi non erano gli inganni di Jadis, questi erano i suoi reali pensieri.
“Ma io non voglio, non voglio!”
“Guarda cosa sarebbe successo se non fossi tornata…” disse la voce della Strega Bianca, insinuante. “Guarda cosa potrebbe ancora succedere…”
E Caspian svaniva, Narnia tornava ad essere la Terra. Adesso, Susan era in una casa che non riconosceva. Non era la sua, né quella del professore, né quella degli zii a Cambridge.
Era china su un tavolo intenta a scrivere una lettera. Accanto a lei, una foto che la raffigurava insieme ai fratelli.  Era stata scattata un anno prima dalla mamma, la stessa mattina che erano stati riportati a Narnia per la seconda volta.
Susan guardò il volto della sé stessa della fotografia e poi quello della sé stessa in carne ed ossa. Quest’ultima era irriconoscibile.
Non c’era luminosità nei suoi occhi. Se non fosse stato per l’abito rosa, i capelli freschi di parrucchiere, un filo di trucco sulle guance e sulle labbra, sarebbe apparsa pallida e dimagrita. Sembrava molto più grande della Susan della foto, e anche monto più triste…
Qualcosa nel petto della vera Susan si lacerò.
Improvvisamente, capì che quella seduta laggiù era la persona che rischiava di diventare se fosse tornata in Inghilterra.
Quella Susan non era mai tornata a Narnia, non era mai salita a bordo del Veliero dell’Alba, non aveva più rivisto Caspian. Ecco perché appariva così infelice e sola.
Infine, ecco cosa l’aspettava…
Ancora un ricordo: sentì che era l’ultimo e che le avrebbe rivelato qualcosa di terribile. Non voleva vedere, ma non poteva muoversi.
Si vide grande, adulta, agghindata di tutto punto parlare con Eustace e una ragazzina dai capelli biondi che non conosceva. C’erano anche  Lucy, Ed e Peter, ovviamente. Tutti stavano seduti su un paio di panchine del giardino di una grande casa, forse quella del professor Kirke.
“Siamo stati anche noi là, sai? Proprio pochi giorni fa!”
Susan scosse il capo. “Non capisco, che vuoi dire, Eustace?”
“A Narnia, Susan! Narnia!” esclamò Lucy, anche lei sembrava molto più grande di adesso, ma il sorriso radioso che mostrava ogni volta che parlava di quel mondo era sempre lo stesso.
“Purtroppo sono cambiate tante cosa dell’ultima volta che ci sei stata" spiegò Eustace rattristandosi. “Molti amici non ci non più, ma…”
“Narnia!” esclamò Susan a sua volta, scoppiando a ridere. “Santo cielo, che memoria portentosa hai! Ricordi ancora i giochi che facevamo da bambini?”
Eustace, Lucy e l’altra ragazza fecero un’espressione avvilita.
“Ma come?” fece Edmund, altrettanto turbato. “Allora è vero: hai scordato tutto!”
“No che non ho scordato. Certo, forse non ricordo tutto alla perfezione come voi, ma so che ci divertivamo molto…”
“Lui non ti ha mai dimenticata invece, sai?” la interruppe bruscamente Peter, la voce bassa ma estremamente chiara.
Susan lo guardò interrogativa. “Cosa?...Chi?”
“Caspian.”
A quel nome, il viso sorridente della Susan adulta divenne quello di una bambina spaventata. Le labbra le tremarono e i suoi occhi celesti, privi di ogni vitalità, si riempirono di pianto. Si portò una mano alla bocca e cercò di parlare di nuovo.
“Co…cosa…che cosa hai detto?” esalò appena.
Peter fece per parlare ancora, ma la sorella lo fermò. Si alzò di scatto, tenendosi una mano sul ventre come se si sentisse male.
 “No, zitto! Non…non voglio sapere nulla”
 “Susan mi dispiace…volevo solo…” si scusò Peter alzandosi, ma la sorella lo tenne a distanza con una mano tesa in avanti.
“Non parlarne più. Sono stata chiara?” disse lei irrigidendosi. “Mai più! Lui non esiste più, lo so. Lo sento”.
Susan scosse il capo, scacciando i pensieri che erano affiorati dopo tanti anni. Poi gridò, scoppiando in lacrime.
Caspian...il suo Caspian non c'era più...
“Ma non è mai esistito! Narnia non è mai esistita! Smettetela di parlarne come se fosse stato vero!”
Corse via ed entrò svelta in casa.
“Susan!” gridarono gli altri tutti in coro.
Era fuggita. Era corsa via da loro senza prestare ascolto ai i loro richiami, ignorando le loro parole. Ignorando quella che era stata la sua vita, la stessa che aveva faticato tanto per dimenticare.
Possibile che il dolore e la solitudine l’avessero trasformata davvero in quella donna stupida e frivola che tanto temeva?
Ormai era senza sogni, con l’animo arido e il cuore spezzato dall’ennesima e più grande delusione: non essere potuta restare a Narnia e aver perso Caspian per sempre.
Era evidente che fosse accaduto quello, lo aveva capito. Lei e Peter non erano più tornati e lei non lo aveva più rivisto.
E il dispiacere, l’odio verso quell’ingiusta decisione che qualcuno aveva preso per lei, l’aveva portata lontano da tutte le cose e persone più care. Aveva dimenticato davvero, aveva perso la strada di luce ed era piombata nelle tenebre.
Ed ora era lì, in quel luogo sconosciuto che- finalmente lo capiva- era una specie di Narnia figuratasi nella sua mente. Ma era una Narnia vuota, quasi priva di colore, perché non c’erano ricordi  a riempirla, c’era solo la solitudine che si faceva strada sempre più velocemente nel suo cuore e la soffocava.
Quello che aveva visto corrispondeva alla realtà? Era così che sarebbe andata se avesse abbandonato Caspian e Narnia una seconda volta?
“Sì, mia cara, è così…”
“NO! NON VOGLIO!” gridò la vera Susan con tutta la forza che aveva, e i ricordi si dissolsero con uno schianto come di spechi infranti.
“Ora hai visto” disse la voce della Strega Bianca. “Adesso devi decidere”
Susan si coprì gli occhi con le mani e si gettò in ginocchio sul terreno.
Non voleva più vedere né sentire nulla. Si sentiva impaurita, angosciata, e non c’era nessuno a cui chiedere aiuto, nessuno a cui aggrapparsi per poter uscire da quell’incubo.
“Fallo diventare il tuo sogno, Susan…” sussurrò Jadis, sempre più insistente.
La ragazza si guardò attorno ma non la vide.
“Puoi, lo sai che puoi. Lascia che io ti aiuti e ci saranno solo bei ricordi. Potrai stare qui sola se lo desideri, in tranquillità. Oppure con chiunque tu voglia. Devi solo chiedere, mia cara, e potrai vedere schiudersi davanti ai tuoi occhi quella vita che desideri così tanto. Una vita meravigliosa…”
“Vattene! Vattene!” gridò Susan, circondandosi le spalle con le braccia per proteggersi dal freddo che sentiva crescere dentro e attorno a lei. Un gelo che le fece batterei denti e trasformava il prato in una distesa di ghiaccio.
“Guarda cos’hai fatto!” la rimproverò la Strega. “Adesso sei come la donna che hai visto: insensibile, fredda e perduta. Tutti odieranno questa nuova Susan. Nessuno ti vorrà più bene. Nessuno ti amerà più. Tu stessa ti disprezzerai”
“Non voglio rimanere sola…” sussurrò la fanciulla, le lacrime che pian piano scendevano lente e copiose sul suo viso.
“Tu sei già sola.”
“No, non lo sei” disse un’altra voce, una voce calda che le ridonò la speranza. “Non lo sei mai stata”
La Strega Bianca riapparve, il viso colmo d’odio. Piccoli fiocchi di neve le vorticavano intorno.
Susan la guardò, ma non ebbe più paura. La voce calda le aveva dato nuova forza.
“Aslan?” provò a chiamare, incredula.
Possibile che fosse venuto? Proprio da lei?
“Non ti è bastato quello che ti ho mostrato?” chiese Jadis, stringendo convulsamente in mano la propria bacchetta magica.
La Regina Dolce temette che volesse usarla su di lei, ma poi capì che non lo avrebbe fatto: Jadis aspettava Aslan.
“Il mondo non ti ha mai dato nulla, Susan, solo delusioni. Non è forse vero?”
“Sì..” mormorò la fanciulla, triste. “Sì, è vero. Però…ci sono altre persone che si preoccupano per me e non mi lascerebbero mai sola. Sono stata una stupida a pensare che non mi avrebbero capita”
Fece una lunga pausa e sentì ancora che qualcuno la chiamava al di là delle pareti dell’incubo. E non era Aslan, stavolta.
Aveva riconosciuto la voce finalmente, ma proveniva da una distanza enorme . Avrebbe avuto la forza di raggiungerla?
“Puoi farcela!” disse il Leone, ma solo a lei, Jadis non l’udì.
Infine, Susan alzò il capo e concluse, esibendo sul volto tanta nobiltà che la Strega ne fu spaventata.
“Mi sono sempre chiusa in me stessa e ho sbagliato. Perciò, ho deciso di provare a fare quello che non sono mai stata in grado di fare. Voglio arrivare in fondo a quello che ho cominciato. Voglio raggiungerli, voglio tornare indietro. Voglio provare, sbagliare, correggermi e riprovare. Il futuro non esiste ancora.”
Si alzò in piedi, raddrizzò le spalle e la testa anche se si sentiva ancora insicura e debole.
“Quello che mi hai mostrato non si è ancora avverto, Jadis. Io non sono quella persona, sono ancora me stessa e intendo rimanere così come sono. Ho ancora una possibilità di cambiare, e non la sprecherò nascondendomi qui. Lo so che non sarà facile, so di non essere ancora così forte, che dovrò affrontare tante prove prima di anelare la felicità. Ma i sogni si avverano. I sogni non preannunciano forse la realtà?”.
“Tu non puoi farcela là fuori”
“Non si tratta di potere, ma di volere. Io voglio farcela. E anche se i miei sforzi saranno vani, potrò dire almeno di aver provato. Ma se non provo non saprò mai cosa sarebbe potuto succedere, e in questo modo avrò il dubbio per tutta la vita e il rimorso di non aver almeno tentato”.
“Quindi, quale delle due strade scegli?” disse Jadis con un ghigno divertito.
Accanto a lei riapparve Caspian e sebbene Susan sentì riaffiorare tutte le insicurezze, seppe che lui non era reale. Lui non era lì. Lui era da qualche parte fuori da quell’incubo che l’aspettava.
“Scelgo la strada più difficile” rispose a fatica, “ma sarà quella che mi porterà alla felicità. Lo so, perché alla fine di quella strada c’è Narnia. E ci sono loro…le persone che mi amano e che non mi lasceranno mai sola. Hanno fatto tanto per me, ed è ora che anch’io cominci a fare qualcosa per loro. Tornare, è la prima di queste”
“E non hai paura delle possibili conseguenze? Le hai viste” insisté Jadis per l’ennesima volta.
“Se rimango qui non potrò fare proprio nulla per evitarlo. Ma là fuori, finché sono viva, con l’aiuto di chi mi vuole bene, posso impedire che accada. Se rimango qui, se mi lascio andare è come essere morta. Io voglio vivere!”
Senza quasi accorgersene, gridò forte le ultime parole e scatenò un vento impetuoso.
La neve e il ghiaccio che minacciavano la radura si sciolsero, ma anche l’erba scomparve, lasciando la terra nuda e buia come all’inizio.
“Sei una stupida!” urlò Jadis al di sopra dell’ululato del vento.
“Non lo farò di nuovo!” esclamò Susan, i capelli che le ondeggiavano davanti al volto. “Non sarò così egoista da pensare solo a me stessa! Non li abbandonerò, non dimenticherò! Non dimenticherò mai più!”
In quel momento, una luce potente e accecate esplose tutto intorno, lacerando le barriere dell’incubo. Grandi macchie luminose coloravano l’oscurità, come se un pittore passasse enormi pennellate di giallo e oro su una tela vuota e nera.
Susan era stanca e si gettò di nuovo in ginocchio, osservando con un sorriso stupito il sogno che si sgretolava. L’incantesimo svaniva, finalmente, e la Strega Bianca con lui. Tutto era un debole castello di carte crollato alla prima folata di vento. Non doveva più avere paura.
Poi vi fu un ruggito assordante e tutto ripiombò nelle tenebre.
“Sei stata bravissima”
Susan spalancò gli occhi e trattenne il fiato.
Davanti a lei avanzava un’ombra che, pian piano, s’illuminò di luce propria e rifulgeva come il sole appena sorto.
 “Aslan…”. Susan lo guardò appena, abbassando subito lo sguardo. “Perdonami, Aslan!”
“Hai forse fatto qualcosa a me, mia cara?”
La sua voce era inaspettatamente dolce, ma sotto si avvertiva la severità.
“Non ho mantenuto la promessa che ti feci. Ho cercato di dimenticarti. Di dimenticare Narnia…”
“E sei pentita sinceramente?”
“Oh, sì!...Sì...” Susan alzò lo sguardo e lo vide seduto davanti a lei. Muoveva piano la coda, su e giù.
“Lo so” gli occhi del Leone divennero tristi. “Hai rischiato di perdere tutto.”
“Non ti deluderò più, te lo giuro.”
“Non hai fatto del male a me, ma a te stessa”.
Susan lo guardò disperata.
Intorno a lei l’incubo era ormai quasi del tutto svanito, ma rimanevano gli strascichi e quelli la tenevano ancora prigioniera.
“Aiutami ad uscire, per favore. Voglio andare a casa, a Narnia” lo pregò, piangendo sommessamente.
“Sei ancora aggrappata a quei ricordi dolorosi, per questo non riesci ad andartene di qui. Lasciali andare”
Lei capì che poteva farlo ora che lui l’aveva detto. Si sentì improvvisamente leggera, libera da un peso. Si sentì piena di vita.
Allungò una mano verso di lui, ma sentì che non avrebbe osato toccarlo. Non ne era ancora degna.
“Apri il tuo cuore, Susan. Ti manca solo questo”
Lei strinse tra le mani la stoffa dell’abito verde smeraldo, serrando i pugni. Lo vide sorridere.
“Tu hai già la forza che desideri, ed essa grida per uscire. Ma tu non lasci spiragli per permetterglielo. Non ascolti ciò che è dentro di te e questo è male.”
“Vorrei essere coraggiosa come Lucy” sospirò la giovane.
Aslan rise piano, un lieve brontolio che scosse appena l’aria tutt’intorno.
“Lucy voleva essere come te e tu vuoi essere come lei. Forse dovreste venirvi incontro, mie care bambine”
Susan assunse un’aria stupita, trattenendo un poco il fiato. Aslan aveva ragione.
“Tutti voi dovete prendervi cura gli uni degli altri e aiutarvi a vicenda.” disse ancora il Leone, poi si alzò. “Il viaggio sarà ancora lungo. Noi ci rivedremo alla fine. Sii forte, Regina di Narnia”
“Aslan, aspetta!” esclamò Susan, correndo da lui. “C’è una cosa che ti devo dire”
Il Leone la fissò seriamente, ma senza traccia di quel rimprovero o disapprovazione che Susan tanto aveva temuto di vedere nei suoi occhi dorati.
“Lo sai, vero?” sussurrò la ragazza, ma lui non si mosse.
“C’è un tempo fissato per ogni cosa, Susan. Il tuo è appena cominciato. Ora và, Figlia di Eva”.
“Aslan…”
Avrebbe voluto chiedergli il significato di quelle parole, perché temette di averle interpretate male, spinta dalla nuova speranza che lui le aveva donato venendo in suo aiuto.
Sarebbe voluta rimanere lì ancora, parlargli a lungo, ma capì che ora non poteva.
Non seppe come accadde. Alll'improvviso, sentìva che gli occhi si facevano pesanti e desiderò chiuderli solo per un attimo. Lo fece e la voce di Aslan pronunciò queste ultime parole.
“Svegliati. Torna da lui”
Susan avvertì che il legame con il sogno si spezzava. Fu come cadere all’indietro, nel vuoto. Una sensazione di vertigine, un buco allo stomaco, che dopo un attimo scomparvero.
Si sentì afferrare saldamente, percepì il respiro di qualcuno sul suo viso e cercò di aprire gli occhi.
Il torpore era scomparso, voleva svegliarsi.
“Susan…Susan!”
Una nuova, rassicurante presenza l’attirò a sé. Ad essa apparteneva la voce che aveva udito come un’eco nel suo incubo. Sorrise e aprì gli occhi, sbattendo le palpebre più volte per riabituarli alla luce dopo essere stata così tanto tempo al buio.
“Sue…”
Due occhi scurissimi, quasi neri, la guardavano pieni di angoscia e pianto. Non le occorse nemmeno un secondo per capire a chi appartenessero quegli occhi che lei amava così tanto. Ma non voleva che piangesse, non voleva vederlo così.
“Susan…amore mio…ti sei svegliata!”
Caspian non osò credere a ciò che vedeva.
Guardarla mentre riapriva i suoi meravigliosi occhi celesti gli diede una gioia mai provata prima. Gli bastò specchiarsi in essi, e nel suo corpo si propagò un calore che gli ridonò vitalità ed energia. Un calore che nemmeno il sole mai riuscito a donargli.
“Susan…” mormorò, cominciando a sorridere.
Lei allungò una mano, sorridendo a sua volta, e accarezzandogli piano il viso.
“Ho sentito la tua voce. Sapevo che saresti arrivato.”
Caspian la sollevò tra le braccia e la strinse così forte da farle male. Ma lei non protestò, non le importava niente, solo di essere tornata. Tornata da lui…
“Grazie, Aslan…Grazie.”
Caspian l’allontanò da sé ma solo per poter avvicinare il viso al suo e baciarla, dimentico che nella stanza c’erano almeno altre dieci persone.
“Ti amo, Susan” disse il Re, posando più volte le labbra sulla fronte di lei.
“Lo so. Anch’io, tanto” rispose la fanciulla, piangendo e ridendo insieme.
Era stanca, si sentiva debolissima, ma immensamente felice.
Poco dopo, una mano piccola e delicata si posò sulla sua spalla. Susan alzò il capo e vide il dolce viso di Lucy raggiante di felicità.
Caspian la lasciò andare per permettere alle due sorelle di abbracciarsi. Lucy singhiozzava forte e ci volle del tempo per calmarla.
Poi fu il turno di Edmund, che non riuscì a spiccicare neanche una parola.
Emeth ancora non osò comportarsi come gli altri, si inchinò e basta. Eustace scoppiò in lacrime facendo un sacco di smorfie. E ancora Miriel, Gael, persino Drinian, e Rhynce, e Tavros…e infine Peter.  Lui sembrava quello più sconvolto.
“Voi tre mi farete morire, un giorno o l’altro!”
Ed, Lucy e Susan emisero una breve risata tremante.
“Scusami, Peter. Scusatemi…” fece Susan, mentre il fratello maggiore l’abbracciava.
“Ti voglio bene, piccola scema! Non farmi più uno scherzo simile!”
Susan rise e annuì, tirando un lungo sospiro.
“Promesso.”
 
 
Jadis raggiunse il suo nascondiglio ferita nell’orgoglio, furiosa, determinata più che mai ad annientarli tutti.
Maledetti Sovrani e maledetto Aslan!
Alcune strane creature le si fecero intorno, ma lei li scacciò tutti con un gesto della mano.
Il luogo in cui si trovava, e lungo il quale cominciò ad incamminarsi, era un’isola desolata, piena di vegetazione incolta e morente. Il buio prevaleva a qualsiasi ora del giorno e attorno a quella strana terra aleggiava la nebbia verde che proteggeva come un sudario l’isola, la Strega e i suoi servitori.
Jadis si diresse con grandi falcate all’interno della foresta. Attorno ad essa correvano alte mura grigie piene di rampicanti. Non c’erano né porte d’entrata né di uscita, né porte secondarie o nascoste in qualche nicchia. Era un luogo inespugnabile e solo lei poteva andare e venire quando voleva. Chiunque vivesse all’interno non sarebbe mai potuto fuggire.
Arrivata in un punto, poggiò il palmo della mano sulla pietra, sotto i rampicanti, e la parte di muro si spostò per farla passare, richiudendosi subito dopo di nuovo celata dagli arbusti.
Dentro le mura c’era un'altra foresta e nel centro di essa le torri di un palazzo in rovina.
La Strega Bianca seguì il sentiero lastricato, attraversò lunghi corridoi labirintici immersi nella penombra. Sopra di lei, il cielo aperto, cupo, coperto di nubi.
Dopo molto camminare attraversò un’altra porta, stavolta ben visibile, ed entrò in un ampio cortile circondato da portici. Qui, c’erano decine e decine di porte che davano acceso alle innumerevoli stanze del palazzo.
Ma Jadis sapeva quale imboccare e l’attraversò (anzi, l’uscio si aprì da solo e la lasciò passare). Salì diverse rampe di scale, fino a trovarsi sulla torretta più alta di quel palazzo.
In una stanza semplice ma ben arredata, stava ritta in piedi una ragazza che avrebbe potuto avere quattordici o quindici anni. Avvolta in un candido abito bianco senza fronzoli, piccola di statura, l’aspetto gracile e delicato, i capelli biondi, non chiarissimi e un poco mossi, le ricadevano sulle spalle. I suoi occhi blu splendenti come stelle guardavano Jadis con un misto di terrore e sfida.
“Shanna! Vieni qui. Subito” sibilò la Strega, pacata ma minacciosa.
La ragazza non si mosse e cominciò a tremare.
“Mi hai sentito? Ubbidisci!”
La fanciulla scosse il capo. “Voi siete malvagia e io non intendo più darvi ascolto!”
“Se è per questo, non lo hai mai fatto” Jadis si avvicinò minacciosa. “Sei stata tu ad aiutare Re Edmund ad usare la sua spada, vero? Non negare, lo so. Non avrebbe mai potuto sprigionare quel potere, non ancora per lo meno. Deve aver avuto una mano dall’esterno e puoi essere stata solo tu…o tuo padre…”
“Lui non centra, lasciatelo in pace!”
La ragazza si gettò in ginocchio, aggrappandosi alla lunga veste della Strega Bianca e supplicandola.
“Non fate del male alla mia famiglia, fatene a me, lo preferisco mille volte!”
“Lasciami andare, sciocchina” Jadis strattonò la gonna e l’altra si rialzò. “Tu sei troppo importante perché ti possa toccare anche solo con un dito. Tu sei la guida del cielo, e continuerai a guidare i Sovrani di Narnia secondo le mie regole.”
“Non voglio!”
“Invece lo farai, o saranno i tuoi cari a rimetterci. E ora, piccola stella azzurra, mettiti al lavoro e scopri dove sono diretti. Alla prossima isola sarò ancora là. Non si libereranno di me.”
 

 
 
Buona sera miei cari lettori! Ed eccoci al nuovo appuntamento con Queen! Come va, tutto bene? ^^
Stavolta non ho lamentele da farmi, sono molto soddisfatta di com’è venuto questo capitolo, zi zi! XD
Sono entrata nella mente di Susan e ho tirato fuori le sue paure e le sue insicurezze, spero non risulti troppo piagnucolosa e debole. Ma Sue è così, lo sappiamo. Non è un’eroina imbattibile, no? Ha i suoi punti deboli, tanti. Come tutti.
Non volevo far durare troppo questo incubo, così mi sono presa 17 pagine word (!!!) per farci stare tutto, anche il risveglio. Bè, quasi tutto...manca sempre Drinian, ma stavolta non l’ho inserito apposta. Penso che però, ora che Caspian ha detto a Peter del matrimonio, Drinian avrà finalmente il tempo di rompere i co…cioè, le scatole XD
E’ apparsa anche Shanna! Visto? Si è vista per poco ma almeno l’ho messa. Si vedrà ancora, è solo che non posso svelarvi troppo su di lei, non ancora.
Metterò delle Gif nel mio blog verso i primi giorni della settimana, andate a vederli, mi raccomando!!! Li segnerò con una scritta rossa con accanto scritto 'NEW' così li trovate subito!
 
Ringraziamenti!!! :D :

 
Per le preferite:ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, piumetta, piumetta, SrenaVdW, susan the queen, The Freedom Song e tinny
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, dalmata91, Miss Hutcherson e postnubilaphoebus.
 
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Per le recensioni dello scorso capitolo:Charlotte Atherton, EstherS,  FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon,  LittleWitch_, piumetta, SerenaVdW, susan the queen, The Freedom Song, e tinny
 
E un grazie speciale a chi di voi visita il blog!!!
 
Angolino delle anticipazioni:
Bene! Prossimo argomento: the marriage! *.* Succederanno casiniiiii….Chissà cosa dirà Susan quando saprà che Caspian ha spiattellato tutto! E Peter? E gli altri? E Drinian?
Poi, cercherò di far vedere ancora Shanna, e ho in programma di ritornare su Calormen. Non li faccio vedere da troppo tempo e devono tornare in scena!

 
Avviso:
nello scorso capitolo ho sbagliato a caricare la foto, scusate!!!! Ho messo quella di Caspian e Susan invece che quella di gruppo >.< L’ho sostituita, comunque, e adesso è a posto. Non ha molta importanza forse, ma volevo dirlo…
 
Ok! E anche per questa settimana siamo ai saluti.
Vi ringrazio infinitamente tutti quanti per aver permesso che la mia storia raggiungesse le 212 recensioni!!! Il primo capitolo ha raggiunto le 1000 visite e io… devo andare a prendere i fazzoletti per soffiarmi il naso!!! Ppprrrrrrr!!!!!!!!!! Snif snif…XD
Scusate, non molto decoroso per una regina, ma non ho potuto trattenermi! Sono commossa!!! T_____T
Seguitemi fino alla fine, mi raccomando!
Vi voglio bene ragazzi! Un bacio grande come il mondo!
Susan<3
   
 
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