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Autore: Mels_36    06/04/2013    8 recensioni
Ci si può innamorare in una settimana? Sebastian e Thad proveranno a scoprirlo, attraverso paternità, alcool, Scandals, incubi, balli, tatuaggi e divise scolastiche!
Dal capitolo 2: "Posò il suo sguardo sul volto di Thad che, dopo avergli sistemato il braccio, si era sporto verso di lui per disinfettargli il taglio sul sopracciglio; Sebastian si accorse che nel farlo aveva inavvertitamente posato la mano sul suo fianco.
Calore.
Quella mano con un semplice tocco stava trasmettendo al suo corpo una sensazione di calore e di serenità; se avesse potuto, Sebastian avrebbe fatto in modo di non privarsene mai.
"
[Thadastian Week 2013]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo della minilong: One Week Notice (Una Settimana Per Innamorarsi)
Rating: Verde
Genere: Commedia, Fluff, Romantico
Pairing: Sebastian/Thad
Avvertimenti: Questa raccolta è ambientata in un settimana imprecisata tra la 3x14 e la 3x22.



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(Chicken)
Dance

 
Sebastian si richiuse la porta della sua stanza alle spalle, proprio nell’istante in cui Thad stava uscendo dal bagno; quest’ultimo lo fissò, perplesso.

  “Non avevi gli allenamenti di Lacrosse?”

Sebastian posò il borsone sportivo ai piedi del letto, subito prima di stiracchiarsi e di sbadigliare sonoramente.

  “Cancellati, il coach è ammalato. Meno male, non avevo proprio voglio di vedere Rogers.” Si buttò scompostamente sul letto e afferrò il cuscino, che prese a stringere convulsamente. “Credo proprio che mi farò un bel riposino pomeridiano.”

Thad sorrise e, senza riflettere, si avvicinò a Sebastian per scompigliargli i capelli.

  “Sei peggio dei bambini, tu.” Si diresse verso l’armadio per prendere il blazer, senza accorgersi che nel frattempo il francese era arrossito e ora seguiva tutti i suoi movimenti con lo sguardo.

Entrambi furono distratti da un lieve bussare alla porta; prima che Sebastian riuscisse anche solo a concepire l’idea di alzarsi – controvoglia, naturalmente – Thad aveva già aperto.

  “Beatriz!” La sfumatura di gioia nella voce di Thad agitò qualcosa nello stomaco di Sebastian.

Chi è Beatriz?

  “Rafael, ci sei anche tu!”

Bene, è fidanzata. Discorso chiuso.

  “Sebastian, alzati un attimo.” Con una smorfia infastidita per l’ordine impartito, il ragazzo si alzò dal proprio letto e si avvicinò a Thad, che aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro. “Ti presento mia sorella Beatriz e suo figlio, Rafael.”

 Sebastian si prese il tempo di osservare le due persone appena arrivate. Beatriz somigliava tantissimo al fratello: aveva la stessa dolcezza nello sguardo e lo stesso sorriso contagioso. Rafael, invece, aveva uno sguardo attento e curioso, ma fondamentalmente sembrava un bambino simpatico.

  “Salve, Sebastian Smythe.” Prese la mano di Beatriz e, da perfetto gentiluomo francese, le fece il baciamano. “E’ un piacere conoscerti.”

Thad roteò gli occhi al cielo, al tempo stesso infastidito e divertito da quel tipo di atteggiamento. 

  “Se permetti, Smythe, credo che mia sorella sia venuta qui per me.” Lo spintonò via poco gentilmente, facendolo sbuffare in segno di disapprovazione.

  “Hai uno zio davvero antipatico, Rafael” disse Sebastian, rivolgendosi al bambino. “Mi raccomando, non diventare come lui.”

Rafael fece cenno di no con la testa, facendo ridere Sebastian e Beatriz, mentre Thad lo riprendeva, accigliato “Dovrei essere il tuo zio preferito, io!”

  “Solo perché sei l’unico, Thaddy.” Sua sorella gli diede un buffetto sulla guancia; amava prenderlo in giro in modo affettuoso. “Comunque scusami se ti ho disturbato, ma avrei bisogno di un favore.”

  “Dimmi tutto.”

  “Non è che per caso...” Thad si accorse che la ragazza si era morsa un labbro, e subito si mise in allerta, sapendo che quella era un gesto tipico con cui esprimeva nervosismo. “...potresti tenermi Rafael per questo pomeriggio?”

Thad, a disagio, si passò una mano tra i capelli.

  “Mi dispiace, ma proprio non posso.”

L’espressione di Beatriz era sofferente; non poteva assolutamente permettersi un rifiuto da parte del fratello.

  "Thad, por favor. No sé a quién otro lo puedo dejar... La niñera está enferma y yo tengo que ir a trabajar!*"

Sebastian, che stava tentando di distrarre Rafael mentre i grandi discutevano, voltò la testa, sconcertato: perché improvvisamente la lingua era cambiata?!

  "No sé cómo ayudarte, hermanita. Desafortunadamente tengo un curso de matemáticas que no puedo faltar absolutamente.*"

Eh no. Quello per Sebastian era decisamente un colpo basso. Nel vero senso della parola.

Harwood. Spagnolo. Cervello fuori uso. E qualcos’altro decisamente troppo funzionante.

Beatriz, nel frattempo, si era portata la testa tra le mani, quasi sull’orlo delle lacrime.

  "Y ahora qué hago?*"

Thad la prese tra le sue braccia, stringendola forte e accarezzandole i capelli. Sapeva quanto fosse difficile in quel momento per sua sorella, che si era ritrovata improvvisamente sola a crescere un bambino; faceva davvero il possibile per dare a Rafael tutto ciò di cui aveva bisogno.

 Un lieve tossicchiare attirò l’attenzione dei fratelli Harwood.

  “Scusate se m’intrometto, ma se Beatriz è d’accordo... Posso occuparmi io di Rafael.”

La proposta di Sebastian provocò due reazioni totalmente opposte: Beatriz aveva ritrovato immediatamente il suo sorriso ed era corsa ad abbracciarlo, mentre Thad, completamente immobile, lo fissava sconcertato.

  “Tu... occuparti... di un bambino?”

Thad apprezzava il suo gesto, Sebastian lo capiva dalla gratitudine che leggeva nei suoi occhi, ma sembrava proprio non riuscisse a capacitarsi del fatto che lui avesse deciso spontanamente di prendersi cura di Rafael per qualche ora.

Almeno faccio pratica per il nostro.

Sebastian stava pensando seriamente di ingaggiare una lotta silenziosa con il proprio cervello, che sembrava improvvisamente avere una volontà propria.

  “Sì, Harwood. Per quanto io possa essere inesperto, immagino che i bambini come gli altri essere umani mangino tre volte al giorno e vadano al bagno per fare i loro bisogni, giusto?”

Beatriz si mise una mano davanti alla bocca per trattenere una risata; subito dopo si sporse verso Sebastian, gli diede un bacio sulla guancia e, dopo aver abbracciato forte suo figlio, si diresse verso la porta.

  “Cerco di tornare per le sette. E, Rafael?” Il bambino guardò la mamma, che aveva un’espressione severa. “Mi raccomando, fa’ il bravo.”

Rafael annuì e Beatriz uscì dalla stanza, seguita da Thad; quest’ultimo fece dietrofront dieci secondi dopo, giusto per seguire l’esempio di sua sorella ed esclamare un “Anche tu fa’ il bravo!” in direzione dell’unico adulto responsabile che restava in quella stanza.

La porta venne chiusa e Sebastian si chiese che cavolo gli fosse passato per la testa quando si era offerto di fare il baby-sitter.

***

Erano passati appena venti minuti da quando Thad e Beatriz avevano lasciato la stanza, e Sebastian era già nel panico più assoluto.

Anche se con Thad aveva ostentato un certo grado di sicurezza, dettato dall’orgoglio, non aveva idea di come comportarsi con i bambini; essendo figlio unico e avendo solo due cugini più grandi di lui, non sapeva proprio da che parte iniziare.

Erano rimasti circa cinque minuti in silenzio, con Sebastian che cercava disperatamente di ricordare cosa facessero con lui le varie governanti che si erano succedute in casa Smythe; l’unica cosa che gli venne in mente fu quella volta in cui Mrs Peterson, l’unica alla quale Sebastian si fosse veramente affezionato, gli offrì delle caramelle per consolarlo dopo che era caduto dallo scivolo. Inutile dire che appena i suoi genitori scoprirono l’accaduto fu cacciata seduta stante.

Solo cibi salutari per gli Smythe.

Ma quel bambino non era un piccolo Smythe e – per quanto Sebastian si sentisse in colpa – pensò che iniziare con l’offrirgli una barretta di cioccolato potesse essere una buona cosa.

Nel momento in cui il bambino accettò e scartò l’involucro, Sebastian esultò interiormente di gioia; aveva fatto la cosa giusta, non poteva che essere fiero di se stesso.

L’entusiasmo scemò quasi subito: la mancanza di idee continuava a rappresentare un grosso ostacolo. Se ne rese conto quando passò i minuti successivi ad osservare Rafael finire la merenda, per poi ritrovarsi di nuovo al punto di partenza. Si fissavano, e nessuno dei due diceva una parola.

  “Allora, senti” finalmente Sebastian si era schiarito la voce, pronto a proporre qualche attività al bambino “che ne diresti di metterti a disegnare?”

Non ci volle molto: Rafael lo guardò intensamente e, dopo dieci secondi esatti, fece cenno di no con la testa.

  “Capisco, non ti va. Forse preferisci guardare i cartoni animati?”

Stessa scena di prima. Un’attesa di qualche secondo – che per Sebastian risultava interminabile – e poi un secco rifiuto.

  “Hai ragione, sono cose noiose da fare. Propongo di saltare sul letto di zio Thad!”

Di nuovo, Rafael disse di no. Sebastian poté comunque notare un piccolo cambiamento: stavolta aveva fatto segno di no con il dito.

  “Sto esaurendo le proposte, credimi.” Sebastian chiuse gli occhi e si porto i polpastrelli ai lati della fronte, mentre rifletteva intensamente. “Ho trovato! Intasiamo il wc con la carta igienica!”

Era una cosa che Sebastian aveva sempre desiderato fare da piccolo, soprattutto per fare un dispetto ai suoi genitori; ma evidentemente Rafael non era dello stesso avviso, perché rifiutò anche quella proposta.

Sebastian sospirò e si lasciò andare sulla sedia posta di fronte alla scrivania.

  “Mi arrendo.”

Era ufficialmente stato sconfitto per la prima volta nella sua vita, tra l’altro da un nanetto che non superava il metro – sperava per lui che la sua crescita in altezza non sarebbe stata influenzata dai geni Harwood – e si sentiva dannatamente umiliato. Gli bruciava, inoltre, il fatto che sarebbe stato rimproverato da Thad, che gli avrebbe fatto chiaramente intendere di non essere in grado di prendersi cura di un bambino.

Perché fa così male?

Era talmente concentrato sui suoi pensieri da non rendersi conto che Rafael gli stava gentilmente picchiettando sulla spalla con le dita, chiedendo implicitamente la sua attenzione. Finalmente si decise ad alzare gli occhi su di lui.

  “Hai forse tu una proposta da farmi?”

Ormai era disposto a tutto, anche a farsi dare suggerimenti dal bambino di cui luisi sarebbe dovuto occupare. Eppure questo pensiero svanì nell’istante stesso in cui Rafael annuì. Sebastian si procurò immediamente carta e penna, desideroso di prendere appunti così da essere in grado di poter gestire la situazione se l’occasione si fosse ripresentata.

  “Ti ascolto!”

Avvertiva l’adrenalina scorrergli nelle vene e sentiva di essere pronto per qualsiasi cosa il piccolo avesse l’intenzione di proporgli.

   “Ballo.”

Sebastian spalancò la bocca e lasciò cadere la penna.

  “...Cosa?!”

Non aveva neanche fatto caso al fatto che quella fosse la prima parola che Rafael aveva pronunciato da quando era entrato nella stanza; era semplicemente troppo sconvolto.

  “Ballo” ripeté il bambino, senza badare al fatto che Sebastian sembrava sull’orlo di un collasso emotivo.“Devi ballare.”

  “Ah, pure?” Sebastian stava seriamente cominciando a perdere le staffe. “Devo anche essere io quello a ballare?!”

Quella situazione gli stava letteralmente sfuggendo dalle mani; era in balia di un piccolo dittatore che voleva piegarlo al suo controllo e renderlo suo schiavo.

Rafael fece spallucce, guardandolo negli occhi: “La mia mamma lo fa sempre quando sono triste.”

Fu in quel momento che Sebastian sentì il mondo crollargli addosso. Era stato talmente preso dal cercare qualcosa da fargli fare da non essersi reso conto di quanto quel bambino fosse taciturno e soprattutto del fatto che non avesse sorriso nemmeno una volta da quando era arrivato.

Era arrivato il momento di mettere da parte il Sebastian superficiale e di tirare fuori quello che stava cercando in ogni modo di maturare; prese Rafael in braccio e lo fece sedere sulle sue ginocchia, esattamente come aveva fatto con Mathias nel suo sogno.

  “Come mai sei triste, Rafael? E’ successo qualcosa?”

Il bambino si mordicchiò il labbro, esattamente come aveva fatto la sua mamma mentre parlava con Thad; doveva aver ereditato quel gesto proprio da lei.

  “Il mio papà se n’è andato tanto tempo fa e non viene mai a trovarmi.”

Sebastian avvertì uno strana sensazione al petto, all’altezza del cuore; proprio come Thad che riusciva a trasmettergli calore con un semplice tocco in quel punto, Rafael lo faceva con la sola forza delle parole.

Dannati geni Harwood.

Diverso tempo prima, Thad gli aveva vagamente accennato la storia di sua sorella, definendo con una serie di epiteti irripetibili il cognato che l’aveva abbandonata con un bambino da crescere. Sebastian all’epoca non aveva commentato, convinto del fatto che quell’uomo avesse fatto solo che bene a sottrarsi a quel genere di responsabilità.

Che deficiente.

Se solo ora avesse avuto la possibilità di averlo davanti gli avrebbe urlato che era solo un codardo e che se quel bambino stava crescendo straordinariamente bene era solo grazie a sua moglie; magari avrebbe concluso il tutto con un bel cazzotto, tanto per non lasciare le cose fatte a metà.

  “Avrà sicuramente tante cose da fare, per questo non viene a trovarti. Sai, a volte gli adulti dimenticano che il lavoro dovrebbe venire sempre dopo la famiglia.”

Il bambino fece segno di sì con la testa, fissando il vuoto davanti a sé.

  “Mamma dice che prima o poi tornerà.”

Sebastian lo strinse in un abbraccio sincero.

  “Ne sono sicuro anche io.” Non lo era affatto, naturalmente, ma mai si sarebbe permesso di spezzare quel piccolo sogno che Rafael custodiva gelosamente. “Allora, cosa balla la mamma per farti tornare il sorriso?”

 Il bambino lo scrutò leggermente, valutando se Sebastian fosse in grado o meno di assolvere quel difficile compito.

  “Il ballo del qua-qua.”

Sebastian stavolta riuscì a tenere la bocca chiusa, nonostante il grado di sconvolgimento fosse nuovamente alle stelle. “Il ballo... del qua qua?”

Rafael annuì, un’espressione seria e concentrata sul volto. Sebastian sospirò: non aveva scelta. Nonostante l’alto grado di umiliazione al quale andava incontro, sapeva di non potersi tirare indietro e di dover accettare la sfida.

Accese il suo pc e andò su youtube, trovando – a malincuore – la canzone che cercava. Cliccò sul link, non prima di aver lanciato uno sguardo d’intesa a Rafael.

  “Pronto?”

  “Prontissimo!”

***

Thad odiava la matematica. Odiava il professore, odiava la materia, odiava qualsiasi cosa fosse collegata ad essa.

Non vedeva l’ora di tornare nella sua stanza, spogliarsi e infilarsi sotto le coperte; sarebbe rimasto nel letto per le successive dodici ore, minacciando chiunque avesse intenzione di disturbarlo.

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla suoneria del cellulare; quando lesse il nome di Beatriz, si ricordò che Rafael era nella sua stanza in compagnia di Sebastian.

Speriamo sia ancora sano e salvo.

  “Hermanita, dimmi tutto.” Thad ascoltò sua sorella senza battere ciglio; alla fine semplicemente sorrise. “Non preoccuparti, può rimanere con me per cena. Puoi passare a prenderlo senza problemi per le nove.”

Addio al letto e alle dodici ore di sonno.

Non che a Thad importasse più di tanto; voleva bene a Rafael e, dato che aveva poco tempo per fare lo zio, approfittava di quelle rare occasioni.

Improvvisamente sentì una musica soffusa che giungeva fino al corridoio; innoridì quando si rese conto che proveniva dalla sua stanza.

Ma cosa..?

Aprì velocemente la porta, trovandosi davanti uno scenario davvero inaspettato; Sebastian sculettava in modo indecente a tempo di musica mentre Rafael, in piedi sul – suo! – letto, rideva nel tentativo di imitarlo.

  “Mamma papera e papà, con le ali fan qua-qua, e una piuma vola già di qua e di là.”

Entrambi si impegnavano ad eseguire la perfetta coreografia; facevano il becco della papera con le mani, sbattevano le braccia contro il busto e poi scendevano giù a tempo di musica. Thad impiegò diversi minuti a distogliere lo sguardo dal fondoschiena di Sebastian; riuscì finalmente a tossicchiare con leggerezza per attirare la loro attenzione.

Sebastian avvampò nel momento stesso in cui si accorse che Thad era nei paraggi e aveva assistito a tutta la scena; eppure non riusciva a pentirsi di quello che aveva appena fatto. Guardò Rafael, che gli sorrise di rimando; si scambiarono un cinque d’intesa, soddisfatti della loro performance.

  “Sono davvero impressionato. Smythe, credo che tu abbia trovato il tuo aiuto-coreografo per le Provinciali dell’anno prossimo.”

  “Vero?” Sebastian scompigliò i capelli al bambino, orgoglioso. “E’ un valido elemento. Potrebbe anche sostituirti, in effetti.”

Thad gli lanciò un’occhiataccia. “Io sono insostituibile, ricorda.” Si avvicinò a Rafael e lo prese in braccio. “La mamma è stata trattenuta al lavoro, verrà a prenderti più tardi. Che ne dici se io e te andiamo a mangiarci una pizza?”

  “Sì!” Rafael esultò contento, prima di aggiungere: “Ma solo se viene anche Sebastian.”

  “Siamo passati dalla parte del nemico, eh?” Thad si girò verso il suo compagno di stanza. “Chiedilo a lui, vediamo cosa ti risponde.”

  “Ti andrebbe di venire a mangiare la pizza con noi?” gli chiese il bambino, ritrovando un po’ della sua timidezza iniziale.

  “Mi farebbe davvero piacere.” Sebastian strizzò l’occhio nella sua direzione.

  “Bene, allora è deciso.” Thad posò Rafael a terra e si rivolse a Sebastian. “Noi andiamo a farci un giro per il giardino della scuola, così hai il tempo di farti una doccia calda.”

Sebastian annuì, mentre Rafael e Thad si dirigevano verso la porta; quando gli passò accanto, l’ispanico gli sussurrò all’orecchio “Ti costringerò a ripetere quella mossa in altri contesti, Smythe” prima di uscire definitivamente dalla stanza con il nipote.

Altro che doccia calda. Qui ci vuole una doccia gelata.






*"Thad, ti prego. Non so a chi altro lasciarlo... La baby-sitter è ammalata e io devo andare a lavoro!"
"Non so come aiutarti, sorellina. Purtroppo ho un corso di matematica che non posso assolutamente saltare."
"Ora come faccio?"











Note dell'autrice:

Quinto giorno della Thadastian Week! :)
So che vi avevo promesso solo tanto fluff, ma purtroppo come al solito l'angst si è intromesso e... E' venuto fuori questo x)
Cercherò di rimediare domani!
Al prossimo aggiornamento! :*
  
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