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Autore: Britin_Kinney    06/04/2013    3 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Lo so, lo so. È un po' più lungo rispetto agli altri... ma... io non riesco mai a regolarmi con la lunghezza dei capitoli! XD Sono proprio impedita, in questo e.e
Comunque, ci ho messo molto impegno! =) Spero vi piaccia, veramente... anche perché Artù sta per capire fino infondo il perché del comportamento di Merlin.
Bene, gente! =), vi lascio al capitolo.
Buona lettura :*
-A.

 

IL MIO RIFUGIO SEI TU
Capitolo 8


Il mattino seguente, Artù si svegliò di cattivo umore: la ferita al fianco tirava più del dovuto e faceva dannatamente male.
-Guardie!- chiamò, con voce strozzata stringendo gli occhi. Una delle sentinelle si precipitò negli appartamenti del principe.
-Sire- la guardia si inchinò.
-V-va'.. a chiamare Gaius, per piacere. E... e anche Merlin- ordinò.
-Certo, Maestà, vado subito- si incaricò la guardia e uscì in fretta dalla stanza.
Merlin, stava tranquillamente sistemando un paio di boccette quando sentì bussare alla porta degli appartamenti del medico.
-Avanti- fece lui, la sentinella entrò diede un'occhiata veloce alla stanza e poi lo guardò.
-Gaius?- domandò.
-È uscito presto, 'stamane. Lady Aledis non stava bene- rispose sovrappensiero -perché lo cercavi?- domandò a sua volta.
-Perché il principe ha bisogno di cure mediche, a quanto pare urgenti- Merlin rimase con il fiato sospeso.
-Andrò io dal principe, lasciami solo prendere l'occorrente- si offrì.
-Ma certo- rispose la sentinella. Merlin racimolò tutto ciò che gli serviva e si avviò al seguito della guardia.
Quando entrò nelle stanze del principe, Artù, si contorceva leggermente schiacciandosi una mano sul fianco fasciato.
-Artù- non appena il principe sentì il suo nome sussurrato dalle labbra del servo, ebbe un fremito e smise di lamentarsi.
-Merlin, ti prego. Devi aiutarmi- pregò il principe. Merlin mise da parte qualsiasi emozione gli stesse stringendo il cuore in una morsa e cominciò ad adottare un tono formale, professionale.
-Cosa sentite?- domandò Merlin.
-Un dolore acuto al fianco- lamentò l'erede.
-Fatemi vedere, forse si deve solo medicare e cambiare la fasciatura- ipotizzò Merlin e si avvicinò al principe.
-Merlin- mormorò Artù ricercando il suo sguardo.
-Sì?- rispose il servo.
-Grazie di essere qui- sussurrò.
Merlin rispose con un vago cenno del capo, iniziando subito a darsi da fare. Tolse le fasce, lo medicò, spalmò sulla ferita un unguento cicatrizzante e lo bendò nuovamente con delle garze nuove e pulite.
Quando la medicazione terminò, Merlin si spostò per sciacquarsi le mani sporche di unguento nel catino e dopo tornò da Artù per rimboccargli le coperte.
-Perché mi stai coprendo di nuovo?- domandò il principe, a metà strada tra lo stupito e l'incredulo.
-Perché dovete stare a riposo- rispose mesto Merlin.
-Ma...-
-Niente 'ma'. Riposo assoluto, fino a nuovo ordine- sentenziò il mago.
-Non ricordavo di aver scambiato il mio posto con il tuo- lo riprese Artù, improvvisamente allegro e predisposto al battibecco.
-Oh, non lo avete fatto; però, vedete, Gaius ha dato ordini precisi. E finché non riterrà che voi possiate alzarvi da quel letto, voi starete buono e calmo lì. Intesi?- mise in chiaro Merlin.
-Sì, Sire- esclamò sarcasticamente il principe.
-Non prendetemi in giro, lo dico per voi, babbeo- ribatté Merlin
-Sì, lo so, lo so- rispose il principe.
-Bene, meglio così- sentenziò il moro, raccogliendo i medicamenti e riponendoli con cura nella bisaccia di Gaius.
-Manderò Gaius per curarvi, più tardi- lo informò Merlin, ed Artù si gettò alla disperata ricerca di un espediente per trattenerlo ancora qualche minuto.
“M-mi fa... mi fa male” balbettò Artù incoerentemente, fingendo una fitta che in realtà non aveva.
“Dove?” domandò Merlin tornando indietro spinto dal peso del dovere.
“Emh...” faticò per trovare il punto giusto “Q-qui... sì,sì! Proprio qui!” esclamò indicandosi la mano.
“Avete qualche osso rotto?” domandò Merlin.
“P-può darsi... dovresti controllare” lo incitò, sperimentando un "agguato".
Merlin, ignaro, prese la mano indicatagli da Artù, il principe prima che potesse fare altro gli bloccò il polso e lo tirò verso di sé.
“E poi ho un dolore fortissimo” sussurrò Artù sul suo viso.
Merlin deglutì, cercando di mantere il controllo “Dove?” chiese di nuovo con un tono abbastanza formale nonostante le circostanze.
Artù mise su un'espressione melodrammatica e si indicò il cuore.
“Qui. Ho un dolore fortissimo al cuore, perché qualcuno me lo ha spezzato e quel qualcuno sa bene di chi sto parlando” soffiò avvicinando sempre di più il viso a quello di Merlin.
Il servo si scostò bruscamente da lui.
“Dovete smetterla con questa storia. State cominciando a stufarmi, adesso!” esclamò il moro, trovando qualche difficoltà nel liberarsi dalla morsa della sua mano. Tirò e tirò fin quando non si liberò e finì per terra, gambe all'aria.
“Dovresti essere più discreto nel proporre tali intrattenimenti, Merlin” lo sbeffeggiò il biondo, osservando le sue cosce oscenamente aperte.
“Dovreste andare al diavolo una volta ogni tanto!” lo insultò Merlin, sollevandosi in un modo così ridicolo e frettoloso che Artù dovette sforzarsi in tutti i modi possibili e immaginabili di non ridere. Merlin si avviò.
“Merlin?” lo richiamò.
“Che diamine c'è ancora?!” rispose bruscamente il valletto.
“Stai dimenticando la bisaccia di Gaius” fece in tono suadente e di scherno il biondo.
Merlin senza degnarlo di uno sguardo tornò indietro a passo veloce afferrò ciò che aveva dimenticato e poi, a testa alta, uscì dagli appartamenti reali sbattendo con tale forza la porta da far sobbalzare Artù che successivamente sorrise divertito dal caratterino di Merlin.
 
Il pomeriggio non si fece attendere e Artù cominciava a dare i primi cenni di insofferenza.
-Guardie!- esclamò ma non fu abbastanza, poiché l'enorme porta d'ingresso delle sue stanze assorbiva ogni suono in modo da lasciare, così, il principe in completa intimità qualora avesse dovuto discutere di questioni di massima segretezza, oppure per mantenere una giusta discrezione nei suoi confronti nel momento in cui avesse voluto intrattenersi con qualcuno...
-Guardie!- riprovò... sfortunatamente quella porta aveva anche controindicazioni non indifferenti.
-GUARDIE!- abbaiò in direzione della porta. L'avevano sentito, ne era sicuro.
Il grande portone d'entrata si aprì timidamente ed entrò Gwen richiudendosi la porta alle spalle.
-Sire?- domandò lei, vedendo il principe tutto rosso in viso, sembrava furibondo -Che cosa avete?- si premurò a chiedergli avvicinandosi al capezzale del futuro reggente.
-Non mi rispondeva nessuno, così, ho dovuto sforzare la voce e urlare come un forsennato!- spiegò con un moto di irritazione, dovuta non solo alla mancata risposta delle sentinelle ma anche a quella staticità insopportabile e all'assenza di Merlin.
-Mi dispiace, sire, che abbiate dovuto sgolarvi- mormorò Gwen, sollevando impercettibilmente gli occhi al cielo -Tuttavia, credo che gradireste sapere che le guardie sono assenti al momento- informò donandogli un sorriso colpevole.
-Ah- esalò Artù, sentendosi un idiota -D-dunque nessuno poteva sentirmi- riflettè imbarazzato.
-Temo di no, maestà- confermò la fanciulla.
-Ehm... e dove si sono cacciati, di preciso?- domandò il biondo, sondando ogni minimo battito di ciglia dell'interlocutrice.
-A-all'arena per festeggiare il compleanno di Sir. Bedivere- informò sentendosi a disagio sotto lo sguardo indiscreto dell'erede al trono.
-E non si sono nemmeno presi la briga di invitarmi!- considerò Artù, sentendosi offeso. Bedivere era uno dei suoi migliori cavalieri, erano amici. E poi, lui era il principe! Doveva per forza presenziare all'anniversario di nascita dei suoi cavalieri, che diamine!
-Ne sono consapevole, maestà. Ma... vedete, hanno ritenuto più saggio non disturbarvi. Infondo, quello che vi è accaduto, non vi permette di alzarvi per adesso- spiegò lei come se stesse provando a fare entrare nelle conoscenze di un bimbo capriccioso che "due più due fa quattro".
-Potevano almeno venirmi a trovare!- si inalberò, stupito dal comportamento dei suoi uomini.
-Hanno preferito lasciarvi riposare, dovreste ammirarli per questo- sentenziò la mora, perdendo leggermente il tono gioviale.
-Sìsì, certo- concordò Artù sventolando una mano come a voler dire che quella conversazione fosse tutt'altro che interessante. -C'è altro?- domandò poi.
-Sì, sire. Pare che Merlin sia andato con loro e mi ha chiesto di informarvi che 'stasera sarà Jasper a sistemarvi per la notte- sciorinò, poi dispiegò le gonne in un profondo inchino e si avviò senza lasciargli il tempo di ingoiare le sue parole.
Merlin... Merlin stava festeggiando il compleanno di uno dei suoi cavalieri e... LUI NO?!
 
Quando Jasper si presentò offrendosi di prepararlo per la notte, come Gwen gli aveva riferito, il morale del biondo precipitò ulteriormente. Ma, per non offendere il valletto biondo, così ben disposto a servirlo e curarsi di lui, si mostrò gioviale e amichevole. Accantonò la rabbia che sentiva crescere ogni qualvolta la sua mente andava a sfiorare il pensiero di Merlin in mezzo a tutte quelle guardie e a quei cavalieri mentre lui era bloccato e inchiodato a quel dannato letto.
-Sire, volete che cambi le bende?- domandò lo scudiero, osservando l'aria assente del biondo. Dalla sua espressione sembrava quasi... deluso? Ad ogni modo, Artù non rispose.
-Sire?- ritentò il servo, schiarendosi la gola e cercando d'essere il più discreto possibile.
Artù voltò lentamente il capo e Jasper fu quasi terrorizzato dai suoi occhi spiritati.
-Sire?- domandò 'stavolta con un fil di voce.
-Prepara dei vestiti eleganti, devo uscire- ordinò, interrompendo le sue riflessioni e tornando a rivolgere la sua attenzione sull'altro.
-C-come, sire?- Jasper deglutì, sperando di aver compreso male.
-Sei sordo, per caso?- lo apostrofò Artù con fare serio.
-N-no, sire. Provvedo subito, Vostra Altezza- balbettò inchinandosi più volte, confusamente. Ridicolo! Merlin non avrebbe mai reagito così. Si sarebbe limitato a rispondere: e voi siete fuori di testa, per caso?
-Quali abiti preferite indossare, sire?- domandò il giovane servo dagli occhi verdi, dirigendosi verso l'armadio.
-Qualunque cosa. Basta che sia elegante, vado alla festa per il compleanno di Sir Bedivere- annunciò.
-Sire, se posso permettermi, non conosco i vostri gusti nel vestire e...- Jasper deglutì non appena vide Artù sospirare infastidito e chiudere gli occhi.
Se ci fosse stato Merlin al posto di Jasper sarebbe stato già abbigliato e pronto per andare.
-Ci penso io- sibilò, sollevandosi dal letto... sentì una piccola fitta al fianco, ma non era nulla di importante, solo un piccolo dolorino insulso.
Artù si diresse all'armadio, afferrando la tunica indaco scuro e la giacca di velluto blu con i bordi del colletto in rosso, indossò la cintura, i pantaloni marroni e gli stivali beige. Indossò tutto molto lentamente stringendo gli occhi ogni qualvolta si ritrovava a piegare il busto per abbigliarsi.
Quando fu pronto per uscire congedò Jasper con una pacca sulla spalla e poi si avviò.
La festa per Sir. Badivere era stata allestita nell'arena degli allenamenti, nonostante fosse autunno inoltrato il tempo prometteva bene, il cielo era limpido, la luna era assente, le stelle invece erano visibilissime e brillavano di un bagliore intenso, lo stesso che bruciava negli occhi di Merlin mentre discuteva e scherzava con Sir. Owen.
Anche Lady Morgana era stata invitata insieme alle mogli dei cavalieri, Martha, Julia, Lucy e un'altra ragazza di cui la principessa dimenticava sempre il nome e, per tenerle compagnia, era presente anche Gwen che adorava ascoltare la musica suonata dal piccolo gruppo di suonatori di corte.
Il principe, arrivato sul posto, studiò la situazione da fuori. Notando con immensa sorpresa quanto tutti si divertissero in sua assenza.
Fece il suo ingresso così, senza dare il minimo avviso.
Alla vista del futuro reggente tutti i presenti si zittirono. Persino la musica cessò di riecheggiare nello spiazzo, solo Morgana reagì, stiracchiando le labbra in un sorriso divertito.
-Bhe? Cos'è questo silenzio? Continuate, continuate pure- esclamò sereno Artù, nascondendo l'irritazione.
La musica riprese ad inondare gli animi di tutti quanti, mentre Merlin, nonostante avesse sentito un fremito lungo la schiena all'arrivo del biondo, continuava a discutere con Sir. Owen, fingendo che Artù non ci fosse.
Il principe decise di fargli un dispetto. Si diresse a grandi passi verso Morgana, inchinandosi al suo cospetto mentre lei, fingeva d'essere lusingata.
-Posso avere questo ballo, Morgana?- domandò il principe gettando un'occhiata in direzione di Merlin.
La pupilla del Re si alzò in piedi e fece un breve inchino, qualche secondo più tardi, quando Artù l'ebbe trascinata al centro dello spiazzo, cominciarono a danzare.
Mentre le dita di Artù stringevano sempre più i fianchi della figliastra del Re, le dita di Merlin aderivano sempre di più alla superfice del calice che reggeva in mano.
Voleva la guerra quell'asino? Bene. E guerra sia! decise Merlin alzandosi in piedi.
A grandi passi raggiunse Gwen, che stava ancora godendosi la melodia che vedeva il principe e Morgana danzare leggeri.
Merlin afferrò la sua mano, cercando di essere il più delicato e il meno impacciato possibile.
-Posso chiederti di danzare con me, Gwen?- domandò sentendo la punta delle orecchie bruciare.
-M-ma certo, Merlin- acconsentì l'ancella, arrossendo un po'.
Anche Gwen, come la principessa prima di lei, si alzò e prese a ballare con Merlin.
Il fuoco permetteva al servo di vedere, nella penombra, gli occhi di Artù fissi su di lui. A poco a poco, le diverse coppie di cavalieri con le loro mogli, presero ad imitare Merlin ed Artù facendosi avanti e invitando le dame a danzare.
La musica sembrava accellerare sempre più o, forse, era solo una loro impressione.
C'era una tensione non indifferente tra Merlin e Artù, gravava nelle loro menti un tale desiderio di fare dispetti all'altro che non riuscirono a contenersi.
Ad un certo punto, Gwen, si sentì stringere così forte da Merlin da non poter respirare.
Merlin scrutò con sguardo imperscrutabile i presenti e constatò che nessuno stava guardando dalla sua parte: solo Artù.
Si fece coraggio e... stampò un gran bacio sulle labbra di Gwen che quasi non svenne per la sorpresa.
Artù, fece la stessa cosa con Morgana, per ripicca. E la lady gli rifilò uno schiaffo e un pestone sul piede abbandonando la festa. Gwen, invece, rossa fino alla punta dei capelli, aveva sorriso timidamente a Merlin lasciandolo per correre dietro la sua signora.
Senza dargli il tempo di godersi quella piccola vittoria, Artù lo afferrò dalla mano tirando con forza, rischiando di farlo cadere in avanti.
Merlin si oppose e Artù continuò a tirare.
-Smettetela- bisbigliò Merlin -lasciatemi-.
Artù lo trascinò al riparo da occhi indiscreti. Il bagliore dei fuochi accesi appositamente per la festa e la musica arrivavano fino a loro.
-A quanto pare, non mi posso divertire. Non è così?- domandò Merlin, stizzito.
-Ti sei rifiutato di servirmi per divertirti con i miei cavalieri- gli appuntò Artù rendendosi in quel momento di stargli stringendo ancora il polso.
-Ma cosa c'è che non va in voi, eh?!- sbottò Merlin, alterandosi.
-Potrei farti la stessa domanda- ribatté Artù.
-No, per niente. Vorrei proprio sapere perché non sarei dovuto venire, poi!- Merlin cercò di mantenere basso il tono della voce, per non farsi udire dagli astanti a diversi metri da loro.
-PERCHÈ...- cominciò Artù quasi urlando, pentendosene all'istante e controllando che nessuno avesse sentito. Una volta appurato che tutti fossero ancora impegnati nelle loro frivolezze tornò a rivolgere l'attenzione al valletto -Perché dovevi prepararmi per la notte- motivò Artù, sempre più sbalordito dal suo comportamento.
-Ah. Dunque, fatemi capire: Voi, dovete essere sempre servito e riverito alla perfezione e divertirvi come più vi aggrada. Io- sottolineò -fatico tutti i giorni per accertarmi che tutto sia come desiderate e non posso nemmeno concedermi una serata di divertimento? Sapete che vi dico? Crescete un po' ed imparate a considerare anche gli altri: Egoista!- lo insultò senza ombra di pentimento.
-Passare una notte nelle segrete non ti è servito a capire nulla. Eh, Merlin?- lo aggredì Artù, stringendogli ancor di più il fragile polso tra le dita per vendicarsi dell'offesa recatagli.
-Ma chi vi credete d'essere, Dio, Artù?, per disporre della vita degli altri?!- esclamò a bassa voce il mago, liberandosi senza delicatezza alcuna dalla presa delle dita intorno al suo polso. La mano pulsava e anche il polso. Sarebbero rimasti i segni. Sicuramente.
Artù lo riafferrò da un braccio.
-Non ho ancora finito con te- disse Artù tirandoselo addosso.
Il fianco di Merlin premeva contro il basso ventre del principe, il servo distese il collo nel voltare il capo e guardarlo negli occhi.
-Io, invece ho finito con voi. Con permesso- fece per liberarsi ma Artù lo tenne ancor più stretto.
-No, non te lo permetto- ribatté il principe avvicinando il viso al suo.
-Lo vedete? Continuate a credere che tutti cadranno ai vostri piedi al minimo battito di ciglia- lo apostrofò Merlin con ovvietà.
-Forse perché sono nella posizione di poterlo fare- ricominciò il principe, utilizzando un tono abbastanza acido.
-Con gli altri magari, ma non vi sognate che io ceda, perché non accadrà mai. Statene certo- rispose offeso il mago.
-Oh, accadrà. Accadrà eccome, ancor prima che tu possa accorgertene- lo minacciò Artù riducendo gli occhi a due fessure.
-È proprio come pensavo- mormorò Merlin in tono risentito -voi non cambierete mai- concluse.
-E non ho intenzione di farlo, credimi- assicurò il principe, mettendo su un ghigno compiaciuto.
-Bhe, nemmeno io, se proprio volete saperlo- ribatté il servo.
-Non mi importa un fico secco. Con le prede difficili prima o poi io lascio perdere...- sibilò Artù fissandolo negli occhi.
-Non mi interessa- rispose Merlin.
-Bene!- sputò Artù, acido.
-BENE!- eclamò Merlin con lo stesso tono staccandosi da lui e dirigendosi a passo spedito verso l'interno delle mura.
Artù fece qualche passo avanti e si accorse di aver pestato qualcosa. Abbassò lo sguardo.
Era un... libriccino.
-Merlin, hai diment...!- cominciò sollevando la mano che reggeva il piccolo oggetto ma Merlin era già sparito dalla visuale.
Artù lo riportò agli occhi studiandolo con attenzione, ovviamente tutta l'attenzione che il bagliore proveniente dallo spiazzo concedeva. Era un... diario.
-Sire!- si sentì chiamare e svelto si cacciò il piccolo diario in tasca.
-Sì?- rispose voltandosi, con la faccia di chi ha appena commesso un omicidio e vuole tenerlo nascosto.
-Vi va un po' di vino?- domandò cortesemente Sir. Leon.
Sciocchezze! Quale vino? Non vedeva l'ora di infilarsi nelle sue stanze a leggere quel diario.
-N-no, grazie. Credo che andrò a riposare, Gaius non vuole che mi affanni- inventò su due piedi, congedandosi.
-Buonanotte, sire- lo salutò Leon, il principe ricambiò con un cenno del capo e una volta sparito oltre le mura prese a correre a perdifiato per raggiungere le sue stanze e chiudercisi dentro.
Si recò al tavolo trascinandosi dietro un candelabro e, una volta che si sistemò comodamente sulla sedia, aprì il diario di Merlin senza però leggere nulla, poiché sentì i cardini della porta cigolare e poi un bussare vigoroso.
 
Merlin si rifugiò nelle sue stanze dopo aver salutato Gaius che non appena lo vide constatò quanto fosse sconvolto. Tuttavia, Merlin non disse niente, si limitò a chiudersi la porta alle spalle.
Doveva per forza sfogarsi, così decise di raccattare il diario dalla tasca e scriverci dentro quanto Artù fosse stronzo.
Merlin lo usava per scrivere i suoi pensieri e le sue impressioni, lo aveva dal primo giorno in cui era arrivato a Camelot. Gaius, non appena lo aveva visto gli aveva consigliato ardentemente di non scrivere nulla che riguardasse la magia, semmai qualcuno l'avesse trovato anche se questo non accadeva mai dato che lo teneva sempre con sé. Non se ne separava mai. Solo raramente lo lasciava nella sua camera... che fosse una di quelle volte, Merlin, non avrebbe saputo dirlo. Eppure il piccolo diario che custodiva i suoi segreti più intimi non era più nella sua tasca.
-Gaius!- esclamò spalancando la porta della sua camera, il medico sobbalzò, portandosi una mano al petto.
-Cosa c'è, Merlin?- domandò quando si fu calmato.
-C'è che il mio diario è sparito!- esclamò mettendosi a frugare ovunque -l'avete visto?- chiese senza guardare l'interlocutore continuando a cercare in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie e medicamenti.
-No... ma se lo porti sempre con te come puoi non trovarlo?- ragionò il medico sconcertato.
-Non lo so...- poi, un pensiero si cristallizzò nella sua mente. Ricordò di aver sentito qualcosa scivolargli di dosso, mentre discuteva con Artù ma era così arrabbiato che non gli aveva dato alcuna importanza.
Ehi... un momento! -pensò- Artù. Il mio diario: Oh, no- Gaius vide Merlin irrigidirsi e poi sbiancare diventando pallido come un cencio. Gli si fece vicino immediatamente, accerchiandogli il gomito con le dita.
-Merlin, che cos'hai?- domandò il più anziano, trovandosi davanti agli occhi un Merlin in catalessi.
-A...A...A- cominciò balbettando, la gola gli si asciugò e fu costretto a deglutire prima di riprovare a parlare -A-artù ha-a il mio d-d-diario- considerò, parlando più a se stesso che all'interlocutore.
-Come fai a saperlo?- domandò scettico il cerusico.
-Emh... Ah... Io... Ohh, lo so e basta!- esclamò superando l'istante di smarrimento.
-Mh. E... cos'hai intenzione di fare adesso?- chiese il medico di corte, guardandolo in viso.
-Vado a riprendermelo, no?!- rese ovvio alzando le sopracciglia. Cos'altro avrebbe dovuto fare?!
-Non sei sicuro che ce l'abbia lui, potrebbe essere nelle mani di chiunque- ragionò Gaius scuotendo la testa quando Merlin, senza lasciargli il tempo di concludere la frase, si era voltatilizzato dai loro appartamenti.
Merlin salì le scale come una furia, non salutò nemmeno le guardie, tanto era concentrato su quello che stava per fare.
Merlin provò a spalancare la porta di ingresso ma quando la trovo sbarrata, cominciò a bussare forte. Da dentro si sentì un tonfo ed un'imprecazione abbastanza colorita.
-Chi è?- domandò il principe.
-SONO MERLIN!- rispose il servo.
Merda...Artù doveva trovare un espediente per tenerlo lontano, adesso.
-Ah... emh... Merlin... potresti tornare più tardi? Non sono nelle condizioni di ricevere qualcuno, adesso- inventò, dandosi dell'idiota.
-Fatela finita! Vi ho visto senza vestiti un mucchio di volte, aprite!- insisté Merlin continuando a picchiettare a ripetizione sul legno della porta.
-Non posso... emh...- Artù si guardò disperatamente attorno, alla ricerca di qualcosa che lo ispirasse... -Sono impegnato- sottolineò.
-Piantatela di fare il babbeo e aprite questa porta!- esclamò irremovibile lo scudiero.
-Ecco... io... non sono solo!- spiegò Artù, pregando chiunque ci fosse lassù che le guardie non fossero nei paraggi ma ancora alla festa di Sir. Bedivere.
-Che intendete dire?- indagò il moro, sconcertato.
-Che non sono solo- ripeté Artù, insultandosi mentalmente.
-Voi? ahahaha- Merlin scoppiò a ridere facendosi beffe di lui.
Artù, per rendere la sua scusa più credibile, si spogliò in fretta e furia, si scompigliò i capelli, avvolgendosi addosso solo un panno di lino.
Aprì la porta, quel tanto che lasciava intravedere i suoi muscoli e il suo viso.
Finse di essere affannato e stremato... -Oh. Siete nudo, ma che novità!- scherzò Merlin, acido.
-Sbrigati, ho da fare...- ammiccò in direzione del letto vuoto, precluso alla visuale del valletto.
A quel gesto, Merlin comprese tutto. Si stava intrattenendo, con qualcuno. Che era nel suo letto... e... ED ERA NEL SUO LETTO!
-Niente, sire. Scusate il disturbo- mormorò Merlin mantenendo il controllo della sua voce.
-Scuse accettate. A domani- lo salutò Artù. Quando si richiuse la porta alle spalle, il principe, sospirò pesantemente, sollevato per averla scampata bella.
Artù cominciò a rabbrividire e afferrò la tunica per la notte, indossandola vicino al camino acceso.
Raccolse il diario di Merlin, per terra, e una volta accomodatosi sotto le coperte calde ed aver portato con sé un candelabro che appoggiò sul comodino, cominciò a leggere.
Fin da subito la calligrafia leggermente storta di Merlin gli invase la mente e con gli occhi scorse la pagina da cima a fondo senza leggere realmente ciò che c'era scritto, solo per analizzare la calligrafia del suo servo: dunque è questo il suo modo di scrivere? -Si domandò.
Quante cose non sapeva di lui? Quante cose non aveva mai imparato a conoscere di lui?
Scosse il capo per scacciare via quelle riflessioni e si concentrò unicamente sul manoscritto che teneva tra le mani.
 
Giorno 1
 
Questo regno è fantastico. Mi ha colpito fin dal primo momento in cui vi ho messo piede.
La gente allegra, le risate dei monelli per strada e i mercanti che urlano incitamenti. È tutto così affascinante; eccetto qualcosa che cambierei senza indugio: Il Re.
Appena arrivato, ho dovuto assistere ad una condanna a morte. Per cause magiche. E poi il suddetto sovrano ha una faccia da rospo! Ad ogni modo, dopo l'esecuzione, una vecchia strega ha giurato vendetta al Re. Promettendo di uccidere suo figlio restituendogli così il torto subìto.
Non dico che si debba uccidere il figlio del Re, ma quella donna, infondo, ha perso il figlio!
Comunque, dopo questo "fantastico spettacolo", ho conosciuto un signore un po' strano ma, sotto sotto, gentile. Si chiama Gaius e mi ospiterà. Posso solo ringraziarlo e godermi la mia nuova camera che, almeno ha un letto.
Camelot vista dalla finestra della mia stanza è stupenda, tutte quelle luci e quelle voci, voci di famiglie felici che si stanno preparando per andare a letto.
Tralasciando il sovrano spietato, questo regno, non è poi così male.
 
Giorno due
 
Gaius mi ha dato dei lavori da svolgere, per fortuna devo andare in giro per il maniero consegnando medicamenti a diverse persone. Il cortile è sempre pieno di sudditi e cavalieri che creano un via vai continuo. Uscendo dalle mura vi è uno spiazzo dove  si allenano i cavalieri. Quelli di rango superiore non mi sono mai stati molto simpatici ma c'è ne uno in particolare che mi provoca istinti omicidi: il fatidico figlio del Re.
Quell'asino ha maltrattato un povero servo innocente e un po' impacciato, la mia natura mi ha spinto a farmi avanti: non l'avessi mai fatto.
Ha cominciato a sbeffeggiarmi ed io, sì, ho risposto a tono. Fino a quando non mi ha rivelato d'essere il figlio di quella faccia di un rospo del Re.
Mi sono solo guadagnato una notte al fresco e la cauzione l'ho pagata con la gogna.
L'ho odiato a prima vista? Adesso che so chi è e che lo conosco lo odio ancora di più.
 

In quel punto vi era un interruzione e nel paragrafo seguente non vi era scritto "Giorno tre" dunque, si trattava della stessa giornata. Artù tornò a leggere:
 
Maledetto asino babbeo! Non poteva ignorarmi e passare avanti, no! Ha deciso di punzecchiarmi, in mezzo al popolo! L'ho sfidato e mi ha anche ferito alle spalle. Idiota.
Ah, ma una lezione se l'è presa quella testa di legno.
 
Giorno tre
 
Credo di provare qualcosa per... Lady Morgana. Ma la prima volta che l'ho visto, lei, non faceva altro che borbottare di Artù, di quanto lui la ignorasse e la maltrattasse in quanto figliastra del Re. E del fatto che volesse vendicarsi per il trattamento subìto.
E dal tono, sembrava subisse fin da piccola vessazioni di ogni genere da quell'idiota. Quanto la compatisco!
 

Una macchia di inchiostro, un'interruzione. Il paragrafo seguente era vergato in modo frettoloso, quasi come se Merlin avesse avuto sonno, scrivendolo. 
 
Salvo il principe da morte certa e mi ritrovo ad essere il suo servitore! E questa, quella faccia di rospo, me la chiama: RICOMPENSA!!!
Se volevano essere spiritosi non ci sono riusciti per niente. All'inizio speravo proprio fosse uno scherzo. Emh... No. Non è così. Sono davvero il servitore del babbeo.
 

Artù, nonostante si sentisse un po' offeso, si concesse un sorriso. Sbadigliò e chiuse il diario segreto di Merlin riponendolo a chiave nel cassetto e nascondendo la chiave sotto il materasso. Per quella sera era abbastanza.
 
Il mattino seguente, Merlin, si presentò nelle stanze di un Artù già sveglio e pimpante.
Sembrava di buon umore.
Merlin sbatté il vassoio sul tavolo.
-Merlin?- Artù sottolineò il suo nome com'era solito fare quando qualcosa non andava.
-Sì, sire?- Merlin sollevò le sopracciglia, fingendo innocenza.
-Sei nervoso?- domandò Artù a bruciapelo.
-No. Sono solo un po' distratto- mentì incolpando se stesso.
-Comprendo- la diede per buona Artù, sorridendo un attimo dopo.
-Sembrate di buon umore, 'stamattina. L'intrattenimento ha raggiunto il suo scopo- scoccò la prima frecciatina Merlin.
-Prego?- Artù scuotè il capo non avendo sentito l'ultima parte della frase.
-Nulla, nulla. Pensavo ad alta voce, tutto qui- si affrettò a rispondere Merlin.
-Sembri pensierioso- azzardò il principe.
-Amh... ho perso una cosa a cui tengo molto- confidò abbassando lo sguardo e Artù notando la sua espressione dispiaciuta quasi si recò al cassetto per consegnargli il diario e scusarsi.
Ma non lo fece. Infondo, lui, era Artù Pendragon.
-Sono sicuro che qualunque cosa sia la ritroverai- lo rassicurò Artù evitando accuratamente il suo sguardo.
-Già, anche io ne sono sicuro- disse Merlin, distrattamente.
-Adesso, però, vestimi. Devo andare ad una riunione con quella faccia di rospo del Re- Le dita di Merlin tremarono leggermente.
-C-come prego?- chiese sconcertato, credendo d'aver capito male.
-Hai sentito: quella faccia di rospo del Re- ripetè Artù, facendolo sentire un cretino. Quella frase gli era familiare. L'aveva scritta nel suo diario. Possibile che...? Nhaa.
-Bhe, allora è meglio se vi sbrigate. Sapete quanto vostro padre odi i ritardatari- consigliò saggiamente Merlin.
-Già. È proprio una faccia di rospo-
Ancora?! Possibile che avesse letto il suo diario? Non era nemmeno sicuro che ce l'avesse Artù! Infondo, si era mostrato dispiaciuto quando gli aveva confidato di aver perso una cosa a lui cara.
Sì, Merlin... -si intromise la vocina nella sua testa- fin troppo dispiaciuto, non credi?
-Merlin, c'è qualcosa che ti turba?- domandò Artù con naturalezza.
-Emh...- sì... Avete preso voi il mio diario, vero?! Brutto...! -No, nulla. Stavo solo pensando...- di prendervi per il collo, per voi va bene? Per me Sì!
-Bhe...- Artù battè una mano contro l'altra torcendole e poi allargando le braccia -Allora io vado- annunciò.
-Sì. Io sistemo qui- informò Merlin.E se trovo il diario giuro che mi vendicherò in un modo così orribile che ve ne pentirete per il resto della vostra vita!
-A dopo, Merlin- si licenziò il biondo.
-A dopo, sire- ricambiò lo scudiero. E non appena scomparve, Merlin si gettò alla disperata ricerca del suo diario.
-Deve essere da qualche parte...- borbottava -...Ora vi faccio vedere io. Se lo trovo vi strozzo...- Tuttavia, nonostante cercasse il diario, sistemò anche la stanza e, rifacendo il letto, qualcosa di metallico scivolò e tintinnò contro il pavimento.
Merlin si chinò e si mise in ginocchio, constatando che fosse solo una chiave: la chiave del cassetto segreto di Artù...
Per quale motivo si trovava nascosta così bene? Che il principe nascondesse qualcosa di importante o di pericoloso...? Per un istante lasciò perdere il suo diario. E velocemente come aveva smesso di badarci, riprese a pensarci altrettanto velocemente quando lo vide lì, nel cassetto del principe, leggermente sgualcito e sporco di qualcosa che sembrava la sabbia dell'arena.
Lo prese in mano, notando un pezzo di pergamena incastrato tra una delle prime pagine e l'altra.
Teneva anche il segno quell' infame!
Nonostante lo avesse ritrovato, preferì lasciarlo lì dove si trovava e far cuocere il principe nel suo brodo. Decise che forse era arrivato il momento di farsi conoscere veramente da quell'asino reale.
Merlin sentì la voce del regal babbeo giungere fino a lui... gettò alla bell' e meglio il diario all'interno del cassetto, richiuse a chiave e la nascose sotto il materasso.
La porta si aprì un millesimo di secondo dopo che ebbe sistemato la chiave al suo posto originario.
Merlin finse di sistemare meglio la coperta del letto a baldacchino.
-Oh. Hai finito...- constatò Artù.
-Sì, sire- rispose Merlin tranquillo.
-Bene, puoi andare- gli disse.
Così potete restare solo con il mio diario?!
-Sì, maestà- rispose Merlin fra i denti, senza accorgesene e si avviò chiudendo la porta.
Merlin si appoggiò al pesante portone di legno e respirò profondamente.
La pagina in cui Artù aveva inserito il segnalibro era quella in cui lui aveva scritto d'essere diventato il suo servitore. Sapeva quale parte ci fosse dopo e cercò di non pensarci.
 
Artù non vuole credermi. Non si fida più di me, mi ha licenziato. Sostiene che la brutta figura fatta di fronte alla corte sia colpa mia.
So di avere ragione e... non voglio che combatta con Valiant. Quel cavaliere non mi piace per niente e inoltre usufruisce della magia per barare ad un torneo.
Artù non farebbe mai una cosa del genere!

 
Artù sorrise dolcemente.
 
Per fortuna Artù ha sconfitto Valiant, sono tornato ad essere il suo servitore e mi ha nuovamente riempito di compiti ingrati. Ma cosa mi passava per la testa quando ero dispiaciuto del licenziamento?
È davvero impossibile resistere al suo servizio!

 
Eppure Merlin aveva resistito tutto quel tempo, senza mai abbandonarlo. Mai.
Da quel paragrafo in poi, Merlin non appuntò più i giorni. Scrisse solamente, lasciando qualche spazio tra un paragrafo e l'altro.
 
Artù mi ha salvato la vita rischiando la sua. È andato a raccogliere il fiore della morte, superando innumerevoli pericoli, solo per me.
Ha affrontato una missione pericolosa e potenzialmente mortale, per salvarmi. Ha disobbedito a suo padre per far sì che vivessi, guadagnandosi una settimana di prigionia per punizione.
Credo... credo di volergli bene. Lo stimo e lo ammiro e... e gli voglio un bene dell'anima.
 

Artù chiuse gli occhi imprimendosi quelle parole sotto pelle.
 
Un maledetto idiota di nome Cedric sta occupando il mio posto di servitore, screditandomi agli occhi di Artù.
Vorrei solo che mi capisse, che provasse a vedere veramente ciò che Cedric sta facendo. Lo sta ingannando, mettendomi in cattiva luce così da poter restare da solo con lui.
Lo odio.

 
Artù increspò le labbra, sentendosi in colpa. Merlin aveva avuto ragione fin dall'inizio. Cedric era solo un impostore. Che desiderava avere le chiavi per raggiungere quel diamante maledetto che era niente popò di meno che l'anima dello spietato Cornelius Sigan.
Merlin aveva ragione e lui l'aveva anche fatto rinchiudere.
 
Artù si è innamorato perdutamente di una gallina bionda senza cervello. Li ho trovati a baciarsi nelle stanze di lei e mi sono sentito male. E come se non bastasse ora cerca di farsi uccidere sfidando il padre della gallina a un duello all'ultimo sangue. Gwen ha spezzato l'incantesimo... Gwen è il suo vero amore.
 
Artù si accigliò. No... non era vero: lui era il suo vero, unico amore. Quanto lo desiderasse, poteva saperlo solo lui. Sfogliò diverse pagine, arrivando alla sera in cui erano andati a caccia.
 
Io e Artù abbiamo avuto una specie di incontro ravvicinato.
 
Artù rise -si chiama così adesso, Merlin?- commentò.
 
Lui mi ha... mi ha stretto fra le sue braccia e... mi ha baciato. Poi si è allontanato ed ha cominciato a dire cose così brutte che non riesco nemmeno a scriverle.
Mi sento distrutto, offeso, usato.
Come se fossi il giocattolo di chiunque, e di cui chiunque può usufruire senza che questo batta ciglio.
"Carne Calda" è questo l'aggettivo che ha usato per descrivermi il glorioso futuro Re di questo regno.

 
Artù notò diversi punti della pagina recare dei piccoli segni circolari all'interno dei quali spiccava un motivo ondulato. Come se qualcuno avesse spruzzato la pagina d'acqua. O, forse, quelle sono le lacrime di Merlin? L'hai distrutto quella sera. Lo giudicò la sua coscienza.
 
Mi ha rinchiuso nelle segrete! Quel maledetto asino! Perchè, poi?! Perché io non lo amo. Come posso amare una persona che vuole solo usarmi? Che vuole solo prendersi la parte migliore di me e poi scaraventarmi in un angolo, senza che io poi, abbia niente da ridire?
Perché lui è il principe, dice.
Un principe non farebbe mai questo al suo servo! Non accartoccerebbe mai le anime delle persone in un modo così vile e strafottente. Esatto, strafottente.
Lo vedo nei suoi occhi. Non gli importa nulla di me. Vuole solo provare un'esperienza diversa da quelle provate fin ora.
Spero di riuscire ad evitarlo il più possibile, oggi.
Quel babbeo ha preso un altro servo per trascinarselo a caccia... bhe, chi se ne importa! Sta cercando di dirmi che chiunque sarebbe migliore di me? Sta cercando di offendermi e farmi ingelosire? Credo che rientri nella sua natura fare stronzate di questo genere.
 
Artù si è ferito e... quando ha gridato il mio nome non ce l'ho fatta. Sono fuggito via. Perché io non posso ricambiare i suoi sentimenti. È sbagliato, profondamente sbagliato.
Io, mi sento sbagliato.
 
Artù ha detto che non lo amo... se sapesse. Se solo sapesse.
 
Ho sognato di fare l'amore con Artù. E sono rimasto sconvolto e scioccato. Probabilmente i suoi continui agguati e tecniche seduttive si ripercuotono nel mio subconscio, la notte.
E alla fine di tutto mi chiedo: Perché?
 
Artù ha azzardato un'allusione abbastanza esplicita! Sono solo finito per terra, con le gambe aperte (per colpa sua, tralaltro) -puntualizzò- e lui mi ha preso in giro.
 
Se questa è la sofferenza che tutte queste sensazioni provocano, credo che non mi innamorerò più. Questi sentimenti sono sbagliati, sbagliati come la persona per cui li provo.
Insomma, lui è un principe, figlio di un Re temuto e rispettato.
E... io chi sono? Chi diavolo sono?
 

Tu sei la cosa più importante e speciale che mi sia mai potuta accadere...
 
Sono solo un insulso servo. E ho intenzione di respingerlo, anche se porterò per sempre le ferite interne di questa decisione, finché non capirà che deve smetterla. Questo gioco di anime fa male. Quasi come una frustata in pieno cuore.
Non ne posso più di questa situazione. Artù non capisce che incoraggiando questi suoi sentimenti, finirà per distruggermi.
Ed io sono già troppo fragile. Sto cercando di resistere, di farmi forza. Sperando che prima o poi lasci perdere, concentrandosi su Gwen e facendo ciò che è giusto.
Innamorarsi di una donna che un giorno potrà chiamare "amore mio". Che un giorno potrà essere la sua regina. Che tutti guarderanno senza sospetto. Che tutti adoreranno senza nessun riserbo. Non riesco ad immaginare un futuro con Artù. Non ci riesco. Perché se solo ci penso mi sento malissimo. Dove si è mai sentito di un principe che sposa il suo valletto? Sarei costretto a vivere questo amore all'ombra. Senza dignità, senza onore per me stesso. Mi annullerei. Ed io non voglio soffrire. È già un enorme dolore respingerlo e deluderlo. Ma, sono dell'idea che la delusione prima o poi passerà. Sarà solo questione di tempo. Una donna striscerà tra i suoi pensieri e nel suo cuore ed io resterò al suo fianco per proteggerlo e curarmi di lui.
Ma, adesso non voglio pensare a questo futuro del tutto odioso e, tuttavia, probabile. Voglio solo andare a dormire e cercare di dimenticare tutto, solo per un po'.

 
Artù si asciugò una lacrima furtiva che aveva preso a scendere lungo la sua guancia. Chiuse con un scatto il piccolo manoscritto e lo rispose nuovamente nel cassetto.
Si addormentò con mille sensi di colpa addosso. Bene, doveva smettere di corteggiarlo e fargli capire ciò che provava? Ebbene, l'avrebbe fatto. Per il bene di Merlin.

***

Nel pomeriggio, Artù afferrò il diario, uscì dalle sue stanze e si diresse agli appartamenti di Gaius. Quando entrò cercò Merlin con lo sguardo ma non lo trovò.
-È nell'armeria- rispose Gaius, quasi come se leggesse nei suoi pensieri.
Il principe annuì in segno di ringraziamento e richiuse la porta, avviandosi.
Non appena uscì dalle mura, vide i suoi cavalieri svolgere l'allenamento pomeridiano. Tutti si inchinarono al principe, alcuni sorrisero.
Artù entrò nella tenda dove era solito riporre la sua armatura, scostò il telo che fungeva da 'porta' ma all'interno del locale non vi era anima viva.
Artù lasciò l'armeria per andare dai suoi uomini e domandar loro di Merlin.
-È uscito una veglia fà, aveva detto che sarebbe andato al lago- informò Gwaine, sorridendogli.
Artù aggrottò le sopracciglia e non ricambiò il sorriso, avviandosi.
Quando superò l'ingresso di Camelot, il sole non era più molto alto ma faceva comunque caldo per essere autunno.
Cavalcò pensando e ripensando alle parole impresse sulla carta del diario del suo servo.
Finché uno scrosciare d'acqua non interruppe i suoi pensieri.
Artù tirò le briglie fermando l'equino che rilasciò solo un basso brontolio cavallino.
Smontò senza far rumore dal cavallo e continuò a piedi, si appostò dietro un albero a qualche metro dalla riva.
Scostò il capo per vedere se fosse Merlin e... Dio.
Merlin era completamente nudo, ma non nudo come un ragazzo; nudo come un angelo.
L'acqua intorno a lui sembrava volerlo accarezzare e confortare. Si immergeva lentamente, mentre l'acqua che lo circondava si tingeva di arancione. Lo stesso colore del sole in quel preciso momento.
Diverse goccioline scorrevano sulle sue membra, sfiorandolo, percorrendolo.
E Artù chiuse gli occhi immaginando d'essere quelle goccioline. Se solo Merlin l'avesse permesso...
Avrebbe accarezzato il suo corpo con le dita... tutto. Gli avrebbe sussurrato così tanti "ti amo" nelle orecchie da farlo sciogliere. Lo avrebbe preso dolcemente, bevendo i suoi sospiri, i suoi gemiti, le sue urla strozzate. Lo avrebbe fatto impazzire, stringendoselo contro e non lasciandolo andare più. Era innamorato, così innamorato da sentirsi un idiota.
Merlin sollevò il capo e si lasciò cadere dolcemente all'indietro, l'acqua lo accolse e lo cullò, come una madre premurosa.
Merlin con gli occhi chiusi... sotto di lui, con lui, dentro di lui. In ogni parte della sua anima, del suo cuore, del suo sangue.
Dappertutto.

Artù non osò interromperlo, era così bello e rilassato e sereno. Le sue labbra erano distese in un sorriso che non mostrava i denti. Le mani descrivevano mezzi cerchi nell'acqua mentre si lasciava cullare da essa.
Artù aveva deciso: non poteva lasciar perdere. Merlin era il suo vero amore. E lui l'avrebbe preso con se, l'avrebbe abbracciato, gli avrebbe fatto tante di quelle promesse e giuramenti dei quali si sarebbe assicurato di tener fede.
Dall'acqua giunse un gridolino di sorpresa.
Artù non si era nascosto ed era rimasto lì, immobile, mentre Merlin usciva dall'acqua e si dirigeva a passo spedito e concitato verso di lui.
-Ma... dico: che cavolo ci fate qui?!- sbottò arrivando di fronte a lui.
-Io... Io... ti cercavo- spiegò.
Merlin gemette insofferente...
-Ma perché non potete lasciarmi in pace solo per un secondo?!- esclamò Merlin dandogli uno spintone. Artù si avvicinò a lui -Non capite che così mi fate del male? Statemi lontano! Lontano!- si sfogò mentre cominciava a piangere con l'intenzione di picchiare Artù.
Perché non capiva che così facendo lo distruggeva solamente?!
Artù gli afferrò entrambe i polsi bloccando i suoi tentativi di picchiarlo, Merlin si divincolò ma poi, la sua sensibilità prese il sopravvento e gli buttò le braccia al collo, piangendo.
Artù con lentezza struggente passò le braccia attorno a lui e con la punta delle dita gli sfiorò lentamente la linea della schiena. Su e giù... piano.
-Dovete starmi lontano- singhiozzò Merlin senza dare cenno di staccarsi da lui.
-Non lo vuoi davvero- sussurrò Artù al suo orecchio.
-Io... Io non so più quello che voglio- soffiò il servo ancora saldamente ancorato a lui. Mentre le dita di Artù continuavano il loro cammino... su e giù.
-Tu lo sai bene, invece- mormorò Artù, scendendo con le labbra ad accarezzargli il lungo collo, raggiunse una spalla e poi tornò indietro... fino all'orecchio, di nuovo. -Tu mi ami-. Non era una domanda e questo, Merlin, lo sapeva bene.
-Io... Io... Sì- si arrese Merlin allontanandosi da lui e abbassando lo sguardo. Artù portò l'indice sotto il suo mento e gli sollevò il capo. Merlin evitò ancora il suo sguardo.
-Merlin, io ti amo più di qualunque persona sia mai stata al mio fianco. E certamente ti amo più della mia stessa vita- confessò Artù, senza vergogna.
-Voi...-
-Sì-
-Ma questo non cambia nulla. Non posso farlo- detto questo raccattò i vestiti come aveva fatto quella sera, nella caverna, e rivestendosi se ne andò. Asciugandosi frettolosamente le lacrime che scorrevano dispettose.
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Per quanto tempo durerà questo tira e molla?!
NON LO SOOOO! Probabilmente per un bel po' a giudicare dal comportamento di Merlin...
Vabbene... ora basta parlare con se stessi, è inquietante... <.<
Spero vi sia piaciuto, Gente! =)
Un bacio, A.

  
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