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Dicono
che la speranza sia sempre l'ultima a morire.
Fossi
la speranza, non ne sarei felice. Vedere tutto, e
soprattutto tutti, non sopravvivermi, mi ucciderebbe dentro.
Forse,
però, una piccola, piccolissima parte di me
sarebbe fiera di esserci ancora, perché nonostante il
dolore, la solitudine e
la pazzia, io sarei la prova viva e concreta di chi c'era prima di me,
che
qualcuno esisteva insieme a me.
Con
me. Forse, anche, di me.
Sarei
sì sola, ma portatrice di tante di quelle voci da
non poter davvero pensare a me stessa come sola.
La
speranza è l'ultimo scoglio. L'ultimo e più
grande
ostacolo che ci separa dal nulla, dal punto di non ritorno.
È l'ultima linea
che attraversi, prima di venire inghiottito e perdere per sempre
ciò che
sostiene la tua psiche e, in definitiva, tutto ciò che sei:
la vita.
Per
questo, non smetto mai di sperare. Certo, so che c'è
un momento in cui bisogna, semplicemente, desistere. Ne va della
propria sanità
mentale. A sperare troppo, ci si illude, e essere disillusi tante volte
si
rivela traumatico, se non distruttivo. Ma so anche la speranza ha varie
forme,
vari bersagli. E che non é necessario fare sempre centro in
tutto, per poter
vivere.
Una
come me, di speranze, ne ha poche.
Sicuramente
tutte, sono sincere.
Alcune,
decisamente troppo grandi.
Svegliarsi
la mattina già frizzanti, o trovare sempre una
dose di frizzantezza sotto forma di caffeina.
Pensare
con serenità al domani, decidendo con calma come
dargli una forma.
Trovare
la vecchia canzone che aveva avuto il potere di
sconquassare l'anima e scoprire di conoscerla ancora a memoria,
nonostante gli
anni e nonostante la ruggine che si infiltra indisturbata anche nei
ricordi.
Non
accontentarsi del minimo indispensabile, a mano che
non sia il meglio che si può ottenere da sè
stessi, e non considerarlo poco,
solo perché tutti lo definiscono minimo.
Sperare
che la più grande preoccupazione da dover
affrontare sia il treno in ritardo, o la biblioteca chiusa, o il
cellulare
scarico mentre si è in giro.
Godersi
le giornate, quelle calde e quelle fredde, in
attesa delle prossime stagioni, perché nessuna é
migliore delle altre.
E'
l'era sbagliata per volere un amore denso, serio,
totalizzante: per ora, va di moda lo sballo, il sesso senza impegno,
l'alcool a
fiumi il sabato sera.
Eppure,
chi di noi non ci spera? Fare l'incontro della
vita: a un tratto ti giri, noti il suo
sguardo e SBAM.
Eccolo.
Eccolo,
l'Amore, che ti ricambia, che ti dà tutto, che
aspettavi da sempre.
Magari
fosse così semplice.
Magari,
bastasse uno sguardo.
Noi
ragazze, noi donne, cerchiamo una complicità che non
troviamo, ma la desideriamo disperatamente; vorremmo essere
allegramente
superficiali e mortalmente serie.
Una
contraddizione in termini, una dicotomia insolvibile.
Forse è anche per questo che l'altro sesso ci accusa di
essere incomprensibili
e lunatiche. Non che il genere maschile sia un libro aperto,
tutt'altro.
Spesso, i maschi sanno essere più complessati di noi, quando
si mettono a
pensare.
Il
nostro tentativo è semplicemente quello di trovare
qualcuno che sia sempre, costantemente, cocciutamente al nostro fianco;
che ci
faccia ridere l'anima, e non solo la faccia. Che sia superficiale e
serio, come
vorremmo essere anche noi. Che sappia trovare il momento esatto in cui
strofinarci i capelli senza farci incazzare, perché i
capelli sono sacri. Che
sorrida delle nostre paranoie, ma che non ci biasimi. Che sia capace di
darci
una spallata scherzosa, ed essere allo stesso tempo una spalla su cui
piangere
nei momenti più bui.
Che
non si spaventi se ogni tanto gli capita di sentirsi
debole; ma che sappia di potersi affidare a noi con lo stesso slancio e
la
stessa serenità con cui lo facciamo noi, troppo spesso.
Noi
non ci arrendiamo. Io, non mi arrendo.
Non
in questo. Non senza cercare, setacciare, rastrellare
fino all'ultima briciola di virilità che il mondo ha da
offrire.
Lo
sappiamo, ne siamo convinte.
La
speranza è l'ultima a morire.
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Orbene!,
come dice la mia prof.
Questa
è la conclusione del ciclo "sono incazzata
con il mio Muso* quindi non scrivo più in questa raccolta".
D'ora
in poi, credo ...ehm... penso
...
Uff! ... dovrei riuscire a non
scrivere più sfoghi che hanno lui come soggetto. Ci provo.
Questo
era un tentativo, pallidissimo, ma pur sempre un
tentativo.
Fatemi
sapere che ne pensate, e ricordate che anche una
piccola parolina piccina picciò rende felice anche la
più acerrima autrice. XD
no, seriamente. Mi accontento anche di un "fa schifo"...
però se ci
volete anche aggiungere un ma dopo,
non disdegno. xD
Alla
prossima!
Elle
*
vedere la recensione di WhiteWinterLady, al capitolo 2,
per capire a chi mi sto riferendo xD