In questi mesi ho continuato a ripetermi la necessità di aggiornare senza avere nessun risultato…la pigrizia è più forte di tutto.
C’è però anche un altro motivo: la mancanza di ispirazione.
Solitamente la musica mi aiuta nei momenti di blocco totale, ma in questo lungo periodo non c’è stata neanche una singola canzone capace di aiutarmi.
Sicuramente avrò perso gran parte dei lettori di questa ff (se non tutti…), ma avendo preso un impegno voglio portarlo a termine. Mi impegnerò quindi a finire la storia in un tempo relativamente normale.
Spero di farcela…
Un bacione.



-Capitolo XIV-

Una grossa Mercedes color argento accostò a qualche metro di distanza dal numero 104 di una via residenziale di Princeton.
Wilson spense il motore, ma non scese dall’auto.
Aveva le mani sudate e non riusciva a calmare i battiti del cuore che dal canto suo non accennava a rallentare.
Non si era mai sentito così angosciato.
E tutto per una cena.
Una semplice cena con una bella donna.
Ma non una donna qualsiasi.
Questo James lo sapeva bene ed era proprio per questo motivo che la paura aveva preso il sopravvento.
Paura di sbagliare tutto.
Paura di perdere l’unica donna a cui era mai stato realmente interessato, di farla soffrire e di soffrire lui stesso forse per la prima volta in tutta la sua vita.
Forse questo non era il momento giusto per fare un passo così importante.
Forse doveva rimandare ancora per qualche tempo, giusto per prepararsi meglio.
Giro le chiavi della macchina e subito il motore rombò pronto per farsi guidare ovunque.
L’oncologo gettò un’occhiata alla casa della Cuddy.
Le finestre erano illuminate e dietro le tende un’ombra stava facendo avanti e indietro.
Sembrava piuttosto affannata, segno che Lisa era in ritardo.
Wilson sorrise debolmente.
Cominciò a tamburellare le dita sul volante, sempre più forte finché non cominciò a sentire dolore alle falangi.
Appoggiò la testa allo schienale cercando di rilassarsi per riflettere meglio.
 Dopotutto non poteva neanche andarsene via così.
Sarebbe stato un gesto incredibilmente ignobile.
Se non si fosse presentato avrebbe deluso talmente tanto la Cuddy che non avrebbe avuto una seconda opportunità.
No, andarsene era l’errore più grande.
Prese un respiro profondo, spegne il motore e scese finalmente dalla macchina.

&

-Ciao-
La giovane infermiera dai capelli neri sollevò lo sguardo da una cartella che stava compilando.
-Salve dottoressa Cameron- esclamò aprendosi in un sorriso amichevole.
Allison le tese una mano  -Non ci siamo mai presentate a dovere. Io sono Allison Cameron. Ma chiamami solo Allison, per favore.-
-Io sono Lily Andrews, piacere- disse stringendo la mano dell’immunologa.
Trascorsero un paio di secondi di imbarazzo durante i quali evitarono di guardarsi negli occhi.
-Ora penserai che sono sfacciata. Infondo ci siamo appena presentate, ma…mi chiedevo se ti andasse di bere qualcosa insieme stasera.- chiese Cameron visibilmente impacciata.
Lo sguardo dell’infermiera si illuminò.
-Certo!- accettò senza esitazione –Sono appena arrivata in città e non conosco nessuno. Mi farebbe davvero piacere farmi un’amica.- aggiunse con un sorriso solare.
-Grazie per aver accettato. Ho pensato che potremmo trovarci di fronte all’ospedale. E’ un posto che entrambe conosciamo.-
-Si, credo che sia un’ottima idea. Al parcheggio per le 10?-
-Per me va bene. Allora a più tardi!- salutò Allison allontanandosi.
Finalmente quella sera si sarebbe divertita.

&

Wilson sentì il suono del campanello al di là della porta.
La punta del suo piede batteva a ritmo senza fermarsi.
Stava perdendo il controllo, doveva calmarsi.
Chiuse gli occhi e cominciò a cantilenare una vecchia canzoncina, peraltro molto brutta, che però sembrava avere effetto.
Quando riaprì gli occhi rimase di sasso.
La Cuddy lo stava fissando con le braccia conserte e un’aria divertita.
Dannazione, non aveva neanche sentito la porta aprirsi!
Le gote di James si imporporarono all’istante senza che riuscisse ad aprire bocca per dare una qualsiasi spiegazione.
-Vogliamo andare?- chiese Lisa senza fare neanche un accenno a quel momento piuttosto ridicolo.
Wilson sorrise grato e le sussurrò un grazie.

&                                                      

Allison chiuse la portiera della macchina e raggiunse Lily all’ingresso del locale.
La fila era davvero lunghissima, ma l’immunologa aveva intenzione di aspettare pazientemente il loro turno.
Niente avrebbe rovinato la sua serata.
E si era ripromessa di non pensare a lui.
Accanto alla porta d’entrata era appostato un grosso buttafuori che non aveva neanche minimamente un’aria amichevole.
Dietro di lui, un gruppo di ragazzi a cui l’uomo aveva negato l’accesso, lo stavano insultando nei peggiori modi possibili, ma il buttafuori molto professionalmente non faceva una piega.
Allison cominciò a fare molte domande al Lily sul suo arrivo in città e sulle sue prime impressioni, così da potersi distrarre dall’unico pensiero che cercava prepotentemente di affollare la sua mente.
La conversazione sembrava quella tra due vecchie amiche che si ritrovano dopo tempo e questo faceva piacere ad entrambe.
Quando si fa un lavoro in cui i turni sono il più delle volte casuali si ha poco tempo per socializzare, e per mantenere un’amicizia ci vuole molto impegno.
Dopo una mezz’ora di attesa, arrivò il loro turno.
Il buttafuori fece un sorriso malizioso a Lily e le lasciò passare.
Il locale era pieno di gente e la pista da ballo era molto affollata nonostante fosse ancora relativamente presto.
Cameron individuò un tavolino e fece cenno all’infermiera di seguirla.
La musica house, sapientemente mixata da un bel dj biondo, era talmente alta da rendere quasi impossibile la conversazione.
Presero da bere e urlando ripresero il discorso da dove l’avevano interrotto.
-E il tuo ragazzo come l’ha presa?-chiese Allison visibilmente interessata.
-Inizialmente era molto contrariato dalla mia scelta di andare a lavorare in una città così lontana. Stavo quasi per rinunciare, quando un giorno, tornata a casa l’ho trovato a letto con un’altra. Era evidente che non era così dispiaciuto che me ne andassi. Ho fatto le valigie in un quarto d’ora e sono partita con il primo volo- rispose Lily completamente presa dalla conversazione da non accorgersi che due uomini sui 30 anni le stavano fissando da parecchio tempo.

&

Wilson fece un cenno al cameriere chiedendogli di portare una seconda bottiglia di champagne.
La serata stava procedendo in maniera piacevole per entrambi e nonostante avessero finito di cenare da una buona oretta non accennavano a voler abbandonare il tavolo.
Cuddy rise di gusto ad una battuta dell’oncologo e allungò una mano per raggiungere il piattino del dolce avanzato da Wilson per assaggiarne un pezzetto.
Non appena toccò il fine bordo in ceramica bianca la sua mano fu bloccata da un fulmineo gesto di James.
Credendo si trattasse di uno dei tanti scherzi dell’oncologo, sollevò lo sguardo con un sorriso sulle labbra che scomparve nel giro di due secondi.
Wilson la stava fissando così intensamente da toglierle il respiro.
Non servivano parole.
Quello sguardo diceva tutto.


Ringrazio SHY, a crazycotton e angelikfire per le recensioni del capitolo precedente.



AllisonCam