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Autore: daemonlord89    07/04/2013    1 recensioni
Quando Jeremy riceve in eredità da suo zio una magnifica villa a Dover non riesce a crederci. Ma il dono è accompagnato da un misterioso messaggio, che lo zio ha voluto far pervenire solamente a lui, in privato. Qual è il significato della scritta sul biglietto di carta?
Un'avventura che porterà nel meraviglioso mondo del mare, per scoprire uno dei più grandi segreti che esso protegge.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache degli Abissi'
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Capitolo quindicesimo
Il flauto degli Oceani

 

Dopo essersi assicurati che la guardia svenuta non potesse dare l'allarme o scappare dalla stanza, legandola alle sbarre ed imbavagliandola, Jeremy e gli altri si fecero aprire il condotto segreto dal secondo uomo, tenendolo sotto tiro con i due fucili. Quello sollevò un'anta nascosto e inserì un altro codice. Il pannello si aprì, rivelando un tunnel in cui si poteva facilmente passare stando in piedi.
“Ok, ragazzo.” disse Nathan, spingendo con la canna sulla schiena del carceriere “Tu per primo, io subito dietro. Non tentare scherzi o sei morto.”
“Non tenterò nulla.”

Si inoltrarono lungo il passaggio segreto. Si trattava di un tunnel costruito in un materiale trasparente, in modo da non poter essere facilmente individuato da chi venisse dall'esterno. Un eventuale controllo sommario dell'area non avrebbe rivelato nulla di strano. Era un sistema ingegnoso, che oltretutto permetteva a chi camminava all'interno del tunnel di osservare il fondale marino in tutta la sua maestosità. Pesci di ogni forma e genere danzavano attorno a loro, mentre i sei si avviavano verso quella che sembrava una piccola montagna sottomarina, uno scoglio di dimensioni impressionanti. Il tunnel trapassava quella roccia, più o meno all'altezza della cima, per sbucare all'interno della formazione. La pietra lasciava nuovamente spazio all'acqua, similmente alla caverna sotto all'isola. L'ampio spiazzo aveva un diametro di diverse centinaia di metri e, esattamente al suo centro, si trovava l'acquario descritto da Marina.
Era una struttura imponente, molto simile ad una serra, con una struttura in ferro che sosteneva dei pannelli di vetro. Già da quella distanza era possibile notare due cose: la prima era che il perimetro del gigantesco acquario era percorribile sfruttando un sistema di corridoi e stanze; la seconda, ben più importante, erano le balene.
Possenti corpi, forti e aggraziati, si muovevano all'interno della struttura. Jeremy si fermò per osservarle, incantato da quello spettacolo così sinistro. Là dentro dovevano esserci decine di cetacei. C'erano megattere e balene grigie, addirittura qualche piccola balenottera azzurra. Tutti misticeti, nessun capodoglio e nessun delfinide.

Intrappolate qui, costrette schiave dalla musica di un flauto... Jim non riusciva ancora a crederci.
Riprese a camminare dopo che Annika gli ebbe fatto notare che i primi della fila li avevano distanziati. Domandò scusa e in breve li raggiunsero.

I corridoi di quella struttura erano spogli, simili alle celle. A sinistra si chiudevano con la parete in ferro, mentre a destra erano aperti sull'enorme vasca delle balene. Gli animali sembravano estasiati, come incoscienti della loro situazione. Notando lo sguardo perplesso di Nathan e comprendendone la ragione, Marina precisò: “E' il flauto. Come ho detto agisce sui neuroni. Assoggetta le balene, che non si rendono conto di ciò che sta succedendo loro.”
“Verdammt.” Andreas scosse la testa “E guardate là.”
Il sommozzatore indicò una balena che stava passando vicino a loro. Il suo corpo era rivestito con una sorta di imbrigliatura, un sistema di cinghie che doveva servire per assicurare i barili di petrolio.
“E' così che li trasportate, dunque?” domandò Annika alla guardia “E poi? Come fate a consegnarli senza destare sospetti?”
“I governi ci danno una mano. Noi facciamo loro un favore, garantendo l'oro nero ad un prezzo basso, e loro chiudono un occhio sulle nostre attività. Strutture costruite dagli stessi governi sono adibite all'accoglienza delle balene e al prelievo del petrolio, che poi viene smerciato tramite i normali canali di distribuzione.”
“Fate schifo.”

Camminarono ancora per un po', fino a giungere in un corridoio che copriva il lato a nord della struttura. Qui fu possibile udire una dolce melodia. Andreas sgranò gli occhi e cercò lo sguardo dei suoi compagni. Trovò quello di Jeremy, che confermò i suoi sospetti. Erano vicini.
La guardia li condusse davanti ad una porta a scorrimento, anch'essa sigillata con un codice.
“Aprila.” ordinò Nathan. La guardia non si mosse.
“Hai il maledetto codice?”
“Sì...”
“Allora aprila!”
Lui obbedì. La porta si spalancò.

Si trattava di una stanza colma di console e computer, illuminati a mostrare un sacco di dati che nessuno poteva comprendere. Alcuni tubi partivano da una grande unità CPU per connettersi, poco lontano, ad un oggetto in pietra di forma allungata. Aveva fori lungo tutto il corpo e un'imboccatura all'estremità. Il flauto.
Quella fu la prima rivelazione: la seconda, invece, fu che non erano soli.
Il ghigno di Edward Mansell li accolse; si trovava di fronte a loro, con una pistola in pugno e circondato da due uomini. Diana era al suo fianco.
“No!” gridò Jim.
“Ah!Ah!” rise Mansell “Bravi, mi compiaccio. Siete riusciti a fuggire dalla cella, ma non avete considerato una piccola cosa. Piccola ma
importante. Ogni mio uomo è equipaggiato con una trasmittente che, all'occorrenza, può essere usata per mandare un segnale direttamente a me. Un oggettino minuscolo, praticamente invisibile, ma che vi ha traditi nel momento stesso in cui vi facevate aprire il passaggio per l'acquario.”
“Maledizione.” Nathan continuava a puntare il suo fucile, così come Annika, ma erano in svantaggio numerico.

 

Passò più di un minuto, l'unico suono quello del flauto, che continuava a ripetere la stessa serie di note, diffuse nell'acqua tramite degli altoparlanti; l'unico movimento quello delle balene, che volteggiavano ignare.
“Mi pare che abbiate perso, signori.” sentenziò Edward.
“Forse.” Jeremy fece un passo avanti, deciso a tentare il tutto per tutto. Gli uomini di Mansell si agitarono, ma il loro capo ordinò di non sparare.
“Forse.” ripeté Jim “Ma forse, alla fine, sarete voi ad aver perso di più.”
“Ancora con questa storia?”
“Tu non capisci, Mansell. Sei accecato dalla brama di denaro e non riesce a vedere al di là del tuo naso. Non riesci a vedere nel futuro, tuo e del mondo in cui abiti.”
Annika e Nathan si guardarono, Andreas decise di dare manforte all'amico.
“Ja. Jeremy ha ragione. Tu parli tanto di distribuire il petrolio, di far fronte alla domanda mondiale di carburante, eppure pensa: come puoi distribuire petrolio ad un mondo che muore?”
“Per qualche pezzettino di mare?”
“Sei un idiota. Il mondo si basa su un equilibrio fin troppo delicato, che una minima azione può infrangere. I tuoi
pezzettini di mare diventeranno tutti i mari, poi gli Oceani. E se l'acqua muore, muore anche la terra, perché dall'acqua dipende. Moriamo tutti. Muori anche tu.”
Gli uomini a fianco di Mansell abbassarono i fucili. Forse il rimorso li stava colpendo.
“Cosa fate? Cosa state facendo?” chiese Edward.
“Capo, forse hanno ragione loro.”
“Sì!” rincarò Nathan “Certo che abbiamo ragione, noi non viviamo per i soldi, come te. Noi vediamo la realtà delle cose. Sei davvero pronto a sacrificare l'intero pianeta?”
“Io... Dannazione, basta! Tacete!”
“La tipica risposta di chi non ha più argomenti. Vuoi che tacciamo, così da non dover affrontare le conseguenze delle tue azioni.” intervenne allora Annika, mentre Andreas faceva segno a Marina di portarsi a contatto con il flauto. Lei eseguì l'ordine, mentre l'attenzione di Mansell era concentrata sul discorso.
“Credi di poter comandare la natura ma, alla fine, la natura vincerà sempre.” concluse Jeremy, mentre Marina scollegava il flauto dai computer.

Fu un attimo; la musica si interruppe e le balene si sentirono spaesate. Uscirono dal mondo falso in cui la loro mente era imprigionata e si resero conto di dove si trovavano. Furiosa, una di loro colpì con forza l'acquario, distraendo Mansell. Quando questi si voltò per vedere cos'era successo, Jeremy ringhiò e si lanciò contro di lui. Ingaggiarono una lotta furiosa e, alla fine, Jim ebbe la meglio. Con un colpo ben assestato al mento di Edward, lo mandò nel mondo dei sogni.
Nessuno dei suoi uomini fece nulla per aiutarlo. Neppure Diana mosse un dito. Il suo viso sembrava una maschera di terrore e di consapevolezza.

Presero un paio di manette e le misero ai polsi di Mansell. Nathan raccolse il corpo privo di sensi.
“Dovete liberare i cetacei!” gridò Andreas “O distruggeranno tutta la struttura, con noi dentro!”
“Sì, subito!” rispose una delle guardie. Si portò ad una console e armeggiò con la tastiera, inserendo codici su codici. Il monitor mostrò le porte dell'acquario aprirsi, mentre tutto tremava sotto i colpi delle balene.
“Allora, hai aperto?”
“Sì, ma non funziona! Sono furiose, non escono!”
“No!”

Quasi innaturale, la melodia di un flauto si sparse per la stanza. Marina stava suonando lo strumento musicale. Mentre tutti erano impegnati con i computer, aveva collegato nuovamente i cavi e ora una nuova musica, ben diversa da quella suonata in precedenza, colpiva le orecchie delle balene.
Una ad una, queste si diressero verso l'uscita della vasca, riprendendo il mare.
Nel nuovo silenzio che si era creato, Marina riprese il flauto e guardò gli altri.
“Ho detto loro che sono libere di tornare a vivere.” disse soltanto.

   
 
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