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Autore: I Fiori del Male    07/04/2013    1 recensioni
Si tratta del seguito di VENTO D'AMORE E DI LIBERTA', o meglio si menzionano fatti raccontati in quella one -shot, quindi vi consiglio di leggere prima quella.
Questa volta racconterò di Sesshomaru e di Rin, soffermandomi anche e soprattutto sui loro pensieri. Godetevi questa storia =)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vento di purezza e ingenuità La Madre

Capitolo 11

INFINE ...

Sesshomaru teneva il viso alto a scrutare il cielo. le nuvole correvano veloci trasportando con loro i suoi pensieri preoccupati.

Rin aveva temuto il rifiuto del bambino da parte di Sesshomaru e questo era segno che, nonostante il lungo tempo passato a vagabondare assieme a lui, non lo conosceva ancora alla perfezione. In verità la seconda cosa cui il demone aveva pensato dopo al matrimonio era proprio alla possibilità di avere figli. Non uno solo, anche due o tre. Il suo universo era cambiato, le sue priorità erano diverse, i suoi stessi nemici, che lo avevano studiato a fondo per avere meno da temere da lui, anche se senza successo, non lo avrebbero riconosciuto.

Lo avrebbero sicuramente disprezzato per quel suo improvviso voltafaccia.

Questo era un pericolo sia per se stesso che per Rin e il loro figlio, perchè avendone meno paura sicuramente qualcuno si sarebbe deciso ad attaccarlo, con l'obiettivo di prendersi le ricchezze di famiglia e l' onore di averlo sconfitto, ma lui non aveva intenzione di lasciare che questo accadesse, ed era per quella ragione che in quel momento si trovava fuori casa di Rin in pieno giorno, ad aspettare che lei fosse pronta per uscire. Il motivo? Era venuto il momento per Sesshomaru di presentare alla madre la sua futura sposa, con la sensazione che qualcosa sarebbe di certo andato storto.

"eccomi ..." disse Rin mentre scostava le tende di casa di Kaede e si presentava davanti a Sesshomaru vestita di un kimono elegantissimo, che Sesshomaru stesso le aveva regalato, decorato da disegni complicati ricamati a mano. Si vedeva il disagio che provava al pensiero di presentarsi di fronte ad una demone conosciuta per la sua ferocia e per l'attaccamento profondo alla tradizione dei demoni purosangue ... insomma, lei che era umana non poteva che avere la sensazione di essere fuori posto.

Si toccò il pancino appena un po' gonfio cercando rassicurazione nella nuova vita che le cresceva dentro e la mano di Sesshomaru andò a coprire la sua nello stesso punto.

"Andrà bene."

Rin non poté fare a meno di pensare che il suo futuro marito stesse cercando a sua volta rassicurazioni, piuttosto che darne, così sorrise, per fargli forza.

Durante il tragitto non parlarono molto, erano entrambi troppo tesi, ma si scambiavano qualche piccolo gesto ogni tanto come per rammentarsi la ragione di quel cammino e trovare in essa la forza per resistere alla tentazione di tornare indietro.

Sesshomaru sapeva che, anche se avessero potuto, se lo sarebbe impedito comunque. La stabilità futura della sua famiglia stava tutta in quel momento in quella demone glaciale che era sua madre. Poter usufruire del potere della sua dinastia era l'unica possibilità di sicurezza che aveva da offrire a Rin a parte se stesso come difesa. Ma chissà come avrebbe fatto a convincere una come sua madre ...

Arrivarono che era quasi notte. Per una parte del tragitto Sesshomaru aveva portato Rin in braccio. In quello stato era bene che non faticasse troppo, anche se lei per orgoglio, e in un attimo di umore nero, aveva insistito fino all'ultimo per continuare a stare sulle sue gambe. Lui avrebbe voluto portarla in braccio anche nell'ingresso, sarebbe se non altro stato più facile far capire a sua madre il perché di quella visita, ma sempre per orgoglio Rin lo fece desistere. Voleva camminare con le sue gambe, anche se era stanca,e dimostrare alla madre di Sesshomaru di valere qualche cosa anche lei e di non aver irretito suo figlio per poter usufruire del suo potere.

Quando le porte si aprirono, la trovarono seduta in fondo al salone principale della sua casa, circondata da uno stuolo di servitori, per la maggiorparte demoni di basso rango che solo servendola erano in grado di sopravvivere, intenta a sorseggiare un tè.  A Rin parve una scena insolita: non aveva mai visto demoni bere tè in un atteggiamento del tutto simile a quello umano ... a parte Inuyasha, ma d'altronde chi se non lui poteva rappresentare un'eccezione?

"figlio!" esclamò la demone quando li vide avanzare oltre la soglia. Accennò anche un lieve sorriso, che però si spense subito alla vista della ragazza che Sesshomaru portava con se.

Mentre avanzava verso di loro, Rin non poté fare a meno di notare l'estrema somiglianza che avevano madre e figlio. Possedevano lo stesso incedere elegante che li faceva sembrare costantemente sospesi, gli occhi avevano lo stesso sguardo tagliente e sensuale e i capelli di entrambi, sebbene quelli di lei fossero neri e quelli di lui invece argentei, erano lunghi, lisci e splendenti nella stessa maniera. La demone indossava uno splendido Kimono di mille toni di rosso e guardandolo Rin capì dove Sesshomaru avesse preso il gusto per gli abiti. La ragazza si sentiva in tutto e per tutto una formica, sempre più piccola con l'avvicinarsi della demone.

Le puntò addosso gli occhi gialli con curiosità, e a Rin parve quasi di vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare per capire perchè mai un'umana le sembrasse familiare e fosse ancora viva, poi li spalancò e allora capì che aveva ricordato l'unica volta in cui si erano già incontrate.

" è la stessa di allora, ne sono certa. Sbaglio forse, Sesshomaru? Perché mai la porti ancora con te dopo così tanti anni? Per quanto a demoni come noi sembrino sempre pochi, certo."

"lei è la mia compagna, madre."

Rin fu colta di sorpresa. Glielo aveva detto in maniera tanto diretta ... ma forse semplicemente i giri di parole con lei non funzionavano, e Sesshomaru di sicuro lo sapeva bene, questo. La demone, al contrario di quanto lei si aspettava, non accennò stupore alcuno.

"Immaginavo. Mi sembra inutile dirti che non approvo. E' umana."

Anche lei era altrettanto diretta, parlava proprio come se Rin non fosse presente, ma il guaio era che lei invece stava sentendo tutto e le stava facendo anche parecchio male. Lo sapeva, che non sarebbe andata bene. Che speranza aveva? Sesshomaru non le rispose subito, stava accusando il colpo. Ad un tratto, in quel silenzio carico di tensione, Tenseiga, la spada che Sesshomaru aveva ereditato dal padre, si sfilò dal fodero di sua spontanea volontà e si pose di fronte a Rin. Non era mai accaduta una cosa del genere e Sesshomaru per una volta vide rotta la sua maschera e il viso si trasfigurò dalla sorpresa.

"cosa ... che devo fare?" chiese Rin, rivolgendosi più alla spada che a Sesshomaru o a se stessa, e Quella si avvicinò ancora a lei, spostando l'impugnatura verso la sua mano destra, penzolante al fianco. Rin allora la afferrò e la spada prese ad emettere fasci di luci che la avvolsero, assieme a Sessomaru. La demone stava ancora di fronte a loro e non proferiva parola, e tuttavia anche la sua espressione era mutata, trasformandosi in un'innaturale reverenza nei confronti dell'arma che Rin impugnava.

"Capisco." disse poi, sospirando. "tipico di tuo padre!" aggiunse poi, rivolta a Sesshomaru.

" Che intendete dire, Madre?"

"Tenseiga l'hai ereditata da lui, giusto? Al contrario di tutte le altre spade essa, come tu sai benissimo, non è stata concepita per il combattimento ma per la guarigione. Ha quindi un profondo rispetto per la vita, specialmente quella umana, trattandosi di tuo padre. Con questa  stessa spada hai risanato quella ragazza, strappandola alla morte, o sbaglio?  Essa non dimentica ciò che hai fatto, e nemmeno cosa ha guidato quel tuo gesto, e oggi che tu vieni qui a dirmi che l'umana è diventata tua compagna, Tenseiga si oppone al mio rifiuto, proprio come avrebbe fatto tuo padre, se ora non errasse in altri mondi. Io sono una demone potente, nessuno deve dimenticarlo, ma alla volontà di certe forze nemmeno io ho il potere di oppormi. Naraku l'ha fatto, e hai visto la sua fine. Io invece vorrei seminare terrore ancora per un bel po'.  Non ho bisogno di chiederti perchè sei qui. So benissimo le disposizioni lasciate da tuo padre in questo caso."

Sesshomaru tutttavia era sorpreso. "di che dispsizioni parlate, Madre?"

"Ah, non ne eri a conoscenza? Tuo padre, per quanto io abbia tentato di convincerlo del contrario, era sicuro che un giorno avresti appreso ciò che lui riteneva davvero importante, ovvero l'amore. Ed era anche certo del fatto che un giorno saresti venuto qui e avresti avuto bisogno di ciò che ti ha lasciato.  Vieni, ti faccio vedere."

Sesshomaru avanzò senza esitazioni, seguendo la madre che si dirigeva in un corridoio laterale. Rin per un attimo, non sapendo se avrebbe dovuto seguirli, visto che la demone continuava ad ignorare la sua presenza malgrado tutto, se ne stette lì ferma, finchè Sesshomaru se ne accorse, si voltò e le tese la mano, facendole cenno di seguirlo.

Percorsero un corridoio straordinariamente lungo, illuminato da fiaccole appese alle mura, ricoperte da ritratti su ritratti di demoni nobili, probabilmente tutti appartenenti alla stirpe di Sesshomaru. Si arrestarono di fronte a un quadro che raffigurava nientemeno che il padre  di Sesshomaru e Inuyasha: Taishou. Rin si sorprese nel constatare quanto poco entrambi i fratelli gli somigliassero nell'aspetto, ma avessero preso molto del suo carattere. La demone premette una mano sul dipinto e questo scivolò all'indietro e poi di lato rivelando un'apertura. Oltre essa, una scala alla fine della quale si ritrovarono in una piccola sala completamente vuota, tranne che per un piedistallo posto esattamente al centro. Su di esso scintillava bluastra la lama di una Katana dall'impugnatura decorata di fili d'argento.

"una spada?" chiese Sesshomaru, che ignorava totalmente la sua esistenza.

"Questa spada, Sesshomaru, non ha alcun valore per me, perchè apparteneva al padre della madre di Inuyasha. Tuo padre la ricevette in dono da quell'uomo quando si suggellò il matrimonio tra lui e sua figlia. A quei tempi, l'idea che un demone come lui scegliesse di sposare una semplice umana era, com'è giusto, ripudiata dai demoni ma considerata una benedizione dalla famiglia umana cui la sposa apparteneva. Puoi quindi immaginare perchè quell'uomo gli fece dono di questa spada. Taishou gli disse che non ne aveva bisogno: aveva già forgiato Tessaiga da una delle sue zanne con l'intento di proteggere la sua famiglia, ma l'uomo insistette e lui alla fine se la prese. Tuttavia cosa avrebbe dovuto farsene, avendo già Tessaiga? Alla sua morte, le sue volontà presero forma, e così Tessaiga, che era stata forgiata per proteggere Inuyasha, andò a lui, mentre a te toccò Tenseiga, con la quale tu non potevi e non puoi tuttora combattere. Questa spada invece, prese lo stesso scopo di Tessaiga: proteggere. Il desiderio di tuo padre era che prima di avere una spada con cui combattere, tu comprendessi per cosa valeva la pena di versare sangue.  Così questa spada mi ha chiamata e ha espresso la sua volontà che io la conservassi fino al momento in cui tu ne avessi avuto bisogno. La spada rappresenta il potere di Taishou, e con essa non avrai più da temere di nessuno."

Solo allora Sesshomaru lasciò la mano di Rin, per dirigersi verso l'arma. La prese, se la rigirò tra le mani per osservarne i riflessi blù e il lavoro dell'impugnatura, riflettendo su quanto senso dell'umorismo avesse il destino: lui aveva sempre creduto di essere odiato da suo padre, per via del fatto che Tessaiga non era stata lasciata a lui, ma in verità era stato curato molto più di Inuyasha: suo padre gli aveva messo in mano Tenseiga con la speranza che imparasse la lezione più importante e alla fine, quando l'aveva imparata e essa si era materializzata nella persona di Rin, aveva fatto anche in modo di lasciargli qualcosa con cui proteggere la sua famiglia. Non si era mai sentito tanto stupido.

Rin osservava il suo amato dalla soglia della piccola sala, con la sua futura suocera affianco. Non poteva vedersi il volto mentre assumeva un'espressione dolce e meravigliata al tempo stesso, scoprendo che finalmente Sesshomaru aveva avuto l'opportunità di capire qualcosa in più sul padre defunto e stupendosi a sua volta su quanto amore lui avesse ricevuto, senza accorgersene. La madre di Sesshomaru, non vista, la fissava. Non credeva e non avrebbe mai creduto nell'amore tra umani e demoni, per quanto Taishou ne fosse stato diretto testimone, e questo perchè semplicemente non capiva. Tentò di modellare il volto e così assumere la stessa espressione della ragazza, senza riuscirvi: non poteva ne mai avrebbe potuto in futuro, perchè non comprendeva gli assoluti misteri del cuore. Certo, anche lei aveva amato Taishou, ma si trattava di un amore totalmente differente, più simile alla venerazione nei confronti di quello che allora era stato il demone più temuto e potente. Si chiese come facesse il figlio, pur essendo nato da lei e condividendone il sangue, a sentire suo quel mistero del tutto umano. La risposta stava tutta in quella ragazza, ma anche questo era qualcosa che lei non avrebbe mai compreso.

***************

Epilogo

Il sole si faceva strada fra le chiome degli alberi senza molto successo, tanto era folta la foresta nel punto in cui si trovavano. Dove però battevano quei pochi raggi rischiarando a tratti la penombra verdastra e creando così una rilassante atmosfera, il kimono candido di Rin pareva quasi risplendere di luce propria, così come il copricapo anch'esso bianco. Sesshomaru la teneva per mano mentre si dirigevano ancor più in fondo nella foresta, vestito di un kimono nero con ricami d'argento che sarebbero potuti passare benissimo per i suoi capelli splendenti. Rin lo guardava pensando a che creatura meravigliosa avrebbe avuto al fianco da allora in poi. Normalmente il matrimonio si celebrava nel tempio, ma Rin era scoppiata in una sonora risata all'idea di Sesshomaru seduto obbediente in un tempio, e lui non aveva potuto far altro che darle ragione, pensando a tutti i templi che aveva distrutto, così avevano deciso di svolgere quella solenne cerimonia nella radura dove si stagliava il Goshimboku, l'albero sacro. Il motivo era semplice: Rin conosceva per filo e per segno la storia di Inuyasha e Kagome, che si erano trovati proprio sotto le fronde di quell'albero e che praticamente da subito si erano amati, come se proprio egli avesse intrecciato il loro filo rosso, e considerava questo fatto la migliore benedizione per il loro matrimonio.

Era per questo che ora si trovavano appena dietro il cerimoniere e la sacerdotessa Kaede, con alle spalle tutti gli abitanti del villaggio, in cammino verso l'albero sacro.

Arrivarono che il sole cominciava a calare, donando sfumature dorate ad ogni cosa attorno, compresi gli occhi pieni d'amore di Rin, che ora somigliavano a quelli di Sesshomaru.

Si misero di fronte al Goshimboku, mentre l'officiante si poneva davanti a loro con l'albero alle spalle. Questi si inchinò per poi declamare il nome di Rin e quello di Sesshomaru. Kaede si fece strada tra i due da dietro, porgendo loro due tazze piene di sakè, che bevvero  in tre sorsi, poi un'altra tazza, dalla quale bevve prima Rin, poi lui, e infine di nuovo Rin. La terza ed ultima tazza la bevve Sesshomaru, poi Rin e infine lui. Mentre il liquido caldo si faceva strada nelle loro gole, stordendo un po' Rin che non era abituata, l'officiante lesse le promesse di entrambi, per poi porgere loro una fronda di camelia. I due si scambiarono gli anelli, sfioradosi delicatamente le mani senza guardarle, presi com'erano a perdersi l'uno negli occhi dell'altra. Fecero due inchini all'officiante,  seguiti da un battito di mani e un altro inchino, come da tradizione, per poi essere congedati. Esplose un fragoroso applauso, Kagome Sango e Kaede si precipitarono subito ad abbracciare la ragazza, avendo cura di non spingere troppo sul pancione. Miroku andò a stringere la mano a Sesshomaru ridendo di nervosismo, mentre Inuyasha se ne stette al suo posto, limitandosi ad alzare una mano verso il fratello, come sue congratulazioni. Hiro, che aveva appena cominciato a camminare, pretese di scendere dalle braccia di Kagome per andare a tirare la veste di Sesshomaru, che lo guardava con una sorta di curiosità dipinta sul volto, chiedendosi se anche suo figlio sarebbe stato così. Le tre pesti che erano i figli di Sango si erano impadroniti delle camelie e ora giocavano ad acchiapparello tra gli abitanti del villaggio, scatenando parecchie risate.

Tutto era pace e serenità, nel momento magico del tramonto del sole. Sesshomaru e Rin si guardarono, le mani di entrambi posate sullo scrigno che conteneva il frutto del loro amore, quasi pronto a nascere, e non ci fu bisogno di parole per dirsi che la loro vita sarebbe stata così per sempre.


FINE.

E così questa fanfiction è giunta al termine. Io spero davvero che vi sia piaciuta, e per quanto mi riguarda vi assicuro di averci messo tutto il mio impegno. Ora che ho finito questa, potrò dedicarmi con maggiore attenzione all'altra che sto portando avanti, su Inuyasha e Kagome, e spero che alla fine ne sarò contenta tanto quanto lo sono di questa. Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia e rispondo con un abbraccio a tutte le recensioni che mi avete scritto e che mi hanno convinta a portare avanti il racconto fino alla fine. Un bacio e alla prossima fanfiction!

Taiga - chan <3



   
 
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