Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Salice_    08/04/2013    4 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Peggio Deve Ancora Venire.

All’alba, Zakuro venne svegliata dal tocco dolce e delicato di Kisshu sulla sua spalla; dopo la nottata passata insieme nella sala comandi, i due si erano ricomposi e la modella si era addormentata placidamente sul sedile del passeggero, mentre Kisshu si era rimesso alla guida dell’astronave. Pie, di fatti, non aveva avuto più il coraggio di entrare per dare il cambio al compagno.
- Hey piccola, sveglia. -
- Mhh… - mormorò Zakuro assonnata, mentre si sedeva in modo più composto. – Che succede? –
Kisshu le rivolse un sorriso furbo, il primo che aveva fatto breccia sulle sua labbra sottili dopo molto tempo.
- Siamo arrivati. Eccoti a casa. -
Zakuro, incredula, si sporse per guardare fuori dal finestrino: si trovavano in mezzo ad un parco, tra il candore della neve di inizio dicembre. Senza dubbio, erano di nuovo sulla Terra, a Tokyo; la Lupa avrebbe riconosciuto quell’ambiente ovunque.
Felice, gettò le braccia al collo dell’alieno seduto al suo fianco, mentre lui la stringeva a sé, sorridendo.
- Forza, andiamo dagli altri. – mormorò Kisshu una volta sciolto l’abbraccio; la modella annuì.
I due fecero così la loro comparsa nel salottino della navicella, dove trovarono il resto del gruppo al completo: Le Mew Mew, raggianti per essere tornate sul loro pianeta, Taruto, con indosso un berretto di lana in modo da nascondere le sue orecchie oblunghe, e Pie, con un cappellino simile a quello del fratello in testa e una scintilla di sarcasmo comparsa negli occhi gelidi alla vista della coppia.
- Allora Kisshu, sei riuscito a completare questo atterraggio? – lo schernì Pie, mentre il resto dei presenti si guardava con aria interrogativa; Zakuro fece tranquillamente finta di nulla.
- Taci, idiota. – lo zittì Kisshu, apprestandosi ad uscire dalla navicella.
Gli otto abbandonarono il loro curioso mezzo di strasporto, immergendosi fino alle ginocchia nella neve fresca; doveva aver nevicato da poco.
- Ma ragazzi, - esordì Purin, mentre finivano di scaricare i bagagli – Non pensate che qualcuno noterà quest’affare nel parco? -
- Non siamo stupidi, Scimmietta. – le rispose ironicamente Taruto, scoccandole uno sguardo divertito.
Immediatamente, i tre alieni di disposero a triangolo attorno alla navicella, e, con dei potenti fasci di energia che scaturirono direttamente dalle loro mani, crearono una grossa bolla, dentro la quale si trovava l’astronave.
- Ecco fatto. – fece Kisshu scrollandosi le mani – Ora questo gioiellino sarà invisibile agli occhi di tutti, tranne che a noi! -
- Geniale. – mormorò Minto con finta ammirazione, cosa che non sfuggì assolutamente all’alieno dai capelli verdi; inutile dire che i due presero a battibeccare.
- Volete finirla?! – si fece sentire Pie, che, assieme a Taruto, aveva appena indossato un pesante cappotto scuro in modo da coprire i suoi abiti alieni. – Piuttosto, sembriamo abbastanza umani così? –
Retasu annuì, arrossendo per l’imbarazzo. – Certo! Nessuno potrebbe avere dubbi. –
- Perfetto. – sentenziò l’alieno.
Taruto nel mentre afferrò Kisshu per un braccio, allontanandolo da una Minto che lo guardava in cagnesco. – Quando ti degnerai di indossare anche tu cappotto e berretto, potremo muoverci di qui! –
Mentre Kisshu copriva le sue fattezze aliene, Zakuro osservava il gruppo: sembrava che, ora che il peggio era passato, l’atmosfera fosse molto più rilassata. I tre ragazzi riuscivano persino a scherzare con leggerezza, nonostante i mesi di ingiusta prigionia e le ferita ancora visibili sul corpo.
Gli otto si incamminarono così allegramente verso il Caffè Mew Mew, felici di essere nuovamente tutti insieme, sani e salvi.
Non sapevano quanto si sbagliavano.
 
Una volta giunti nel bel mezzo del parco Hinoara, qualcosa di orribile attirò la loro attenzione.
Dove si ergeva la splendente costruzione del Caffè Mew Mew, si trovava ora un mucchio di detriti, resti di un incendio che doveva essere stato di dimensioni spropositate; attorno all’area circostante era stato posto un nastro rosso e bianco, che limitava la zona colpita, in modo che nessuno potesse avvicinarsi. Ciò che rimaneva della costruzione, era completamente arso dalle fiamme e si reggeva in piedi per miracolo.
Le ragazze si portarono le mani alla bocca, come per reprimere un grido d’orrore.
- Ryan! Kyle! – gridò Zakuro, cominciando a correre verso ciò che rimaneva del Caffè; inaspettatamente, qualcuno la afferrò dalla vita, bloccando la sua corsa e i suoi piedi in mezzo alla neve.
- Kisshu! – esclamò la Mew Lupo, riconoscendo quella stretta. – Lasciami andare! –
- Ferma, ti prego! – Le intimò l’alieno, con una nota di panico nella voce. – Non possiamo rischiare di avvicinarci. –
- Ma che stai dicendo? –
- Non si tratta di un semplice incendio. – mormorò Kisshu, senza mollare la presa su Zakuro e non riuscendo a staccare gli occhi dalle macerie. – E’ stato un attacco alieno. –
I due vennero raggiunti dagli altri, stupiti e sconvolti quanto Zakuro.
- Cosa stai dicendo, Kisshu? – chiese Ichigo senza capire.
- La verità. – rispose lui.
Pie fece qualche passo al centro del gruppo, studiando i resti del locale da dietro il nastro, per poi rivolgersi ai compagni: - Kisshu ha ragione; si percepiscono le tracce di un potere simile al nostro. È stato un attentato. –
- Oh mio Dio! – gemette Retasu, mentre l’aria che usciva dalla sua bocca si condensava all’istante. – Che sarà successo a Ryan e Kyle? -
Ichigo prese prontamente la parola. – Dobbiamo recarci immediatamente all’ospedale; saranno lì sicuramente! Devono stare bene, per forza! –
Nonostante quelle frasi di speranza, la paura negli animi degli otto ragazzi non riuscì a scemare; i tre alieni si prepararono per teletrasportarsi tutti nei pressi dell’ospedale
“Ti prego, fa che vada tutto bene. Fa che siano salvi.” si ripeteva mentalmente Zakuro, mentre Kisshu le prendeva una mano fra le sue.
In un battito di ciglia, il parco innevato attorno a loro sparì.
 
 Il gruppo ricomparve sul retro dell’ospedale.
- Forza, andiamo! – intimò Ichigo, e i ragazzi entrarono nella costruzione di corsa; dopo aver scoperto in quale reparto si trovassero i loro due amici, si affrettarono a raggiungere il quinto piano, dove si trovavano i ricoverati per grandi ustioni.
- Eccoci! – esclamò Zakuro, col fiatone per la corsa. – Camera 747. –
Con un profondo respiro, abbassò la maniglia ed entrò nella stanza, seguita dagli altri sette.
All’interno della camera, vi erano due lettini, che ospitavano ciascuno una figura immobile; non ci volle molto per riconoscere in quella dai capelli biondi scompigliati sul cuscino Ryan.
Kyle, nell’altro lettino, era attaccato ad un respiratore: sicuramente, le sue condizioni dovevano essere peggiori di quelle di Ryan.
Un’infermiera arrivò alle spalle del gruppo, e rivelò loro che Kyle era messo piuttosto male, con ustioni in tutto il corpo, e al momento era sedato, mentre Ryan stava meglio, benché fosse anche lui ferito.
Una volta rimasti da soli, gli alieni si mantennero ad una discreta distanza dai due infortunati, mentre le ragazze si avvicinavano a loro per constatare le loro condizioni.
Dopo qualche minuto, Zakuro si sedette silenziosamente su una sedia al capezzale del letto di Ryan, fissando la sua figura addormentata con sguardo triste. Kisshu, senza proferire parola, si portò alle spalle di lei e la abbracciò.
- Mi dispiace. – le sussurrò all’orecchio.
- Non sai quanto dispiaccia a me. – rispose una voce tagliente, che non era quella di Zakuro.
Gli sguardi di tutti si puntarono su Ryan, che, inaspettatamente, aprì gli occhi, mostrando i suoi assonnati ma bellissimi pozzi azzurri, che si andarono a posare in quelli oro di Kisshu.
- Non credo che tu sia mai stato quasi bruciato vivo. – continuò, mentre si tirava su, dolorante.
La squadra Mew Mew lo circondò, chi piangendo dalla felicità, chi ringraziando il cielo, e anche Pie e Taruto si avvicinarono al letto.
- State tutti bene? – domandò Ryan, e il modo in cui si preoccupò di loro fece provare a Zakuro una stretta al cuore.
“Lui si è sempre preoccupato per noi.”
La modella mascherò il tutto con un sorriso mesto, ribattendo: - E’ curioso il fatto che tu lo chieda a noi! –
Dopo qualche risata, il tono di Ichigo si fece serio.
- Ryan, cos’è successo? -
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli biondi, rivelando una spessa fasciatura sul braccio, che si andava a sommare a quella che aveva sul torace.
- Non ne ho la più pallida idea. Io e Kyle eravamo in laboratorio e, tutto ad un tratto, ci siamo trovati circondati dalle fiamme: era come se qualcosa fosse esploso, ma non c’è stato alcun rumore. Mentre fuggivamo, Kyle è stato colpito da una trave infuocata e ha perso i sensi e io l’ho portato di peso fuori dal locale. Per fortuna i pompieri sono arrivati immediatamente sul posto e hanno spento le fiamme prima che tutto venisse raso al suolo. Ho paura che i dati sul computer siano stati danneggiati, se non addirittura persi del tutto. -
Tutti avevano ascoltato il racconto, scioccati.
Il pensiero di Zakuro andò subito al passato di Ryan: in un incendio di entità aliena, da bambino aveva perso entrambi i genitori. Poteva solo immaginare quanto vivere nuovamente un’esperienza simile l’avesse sconvolto.
Mentre il resto del gruppo faceva domande all’americano, un barlume di lucidità passò negli occhi dorati di Kisshu, che serrò la mascella.
- Ryan! – si fece sentire l’alieno dai capelli verdi – Quando è accaduto l’incendio? -
- La scorsa notte. – rispose quello sollevando un sopracciglio. – Perché? –
Kisshu non rispose.
“Che sul serio non si tratti di…”
 
Dopo essersi congedato, il gruppo abbandonò l’ospedale, in silenzio. Durante il cammino, Taruto si rivolse alle Mew Mew.
- Scusate, ma noi adesso dove staremo? In teoria, dovevamo sistemarci al Caffè… -
- Non preoccupatevi! – saltò su Purin, recuperando la sua proverbiale allegria – Io vivo sola con i miei fratelli e mia sorella: potete stare entrambi a casa mia! –
Pie e Taruto si lanciarono un’occhiata e annuirono, riconoscenti, mentre Kisshu passava un braccio attorno alle spalle di Zakuro.
- Io anche avrei bisogno di un posto in cui passare la notte… -
- Che ne dici di quella casa abbandonata che avevi trovato? – scherzò la ragazza lanciandogli uno sguardo ironico, suscitando il sorriso dell’alieno.
- Mi spiace, preferisco stare a casa tua. – disse baciandole i capelli.
 
Era tarda notte; Kisshu e Zakuro si trovavano nel grande letto matrimoniale della ragazza e, dopo l’amplesso, si stavano coccolando a vicenda.
Kisshu era intento ad accarezzare la pancia piatta della ragazza, quando questa si tirò su a sedere sul letto.
- Che succede? – mormorò l’alieno guardandola interrogativo.
Zakuro ci mise un po’ a rispondere. Si voltò lentamente verso il suo compagno, la luce della abat-jour che illuminava il suo volto bellissimo e stanco, e rispose: - Voglio recarmi al Caffè. –
Kisshu sgranò gli occhi. – Sei impazzita? –
- No. – fece Zakuro con un cenno di diniego – Voglio vedere se riesco a scoprire qualcosa sull’attentatore; in più, potremo provare a vedere se i dati di Ryan e Kyle sono andati persi del tutto. -
Kisshu sospirò stancamente, prima di tirarsi su a sua volta.
- Non ti lascerò di certo andare da sola. Forza, prepariamoci. -
 
I due si avvicinarono di soppiatto ai resti del Caffè Mew Mew, preoccupandosi di passare inosservati nonostante il parco fosse deserto a quell’ora. La modella, al riparo di un grosso albero, si tramutò in Mew Zakuro, e Kisshu richiamò uno dei suoi Sai.
- Pronta? – domandò l’alieno mettendosi al fianco della ragazza, la sua arma stretta nella mano destra.
- Prontissima. –
Con questo accordo, i due entrarono silenziosamente nel locale, o meglio, in ciò che ne rimaneva: infatti, tutto il piano superiore era andato distrutto. L’unica cosa ad essersi salvata era la sala principale e, di conseguenza, il laboratorio sotterraneo, ed era lì che erano diretti Kisshu e Zakuro.
Dopo aver attraversato la sala, faticando a non inciampare tra le macerie e i numerosi buchi nel pavimento, i due giunsero di fronte alle scale che portavano ai sotterranei. Kisshu tento inutilmente di pulirsi lo spesso strato di cenere dai pantaloni, sovrappensiero, per poi rivolgersi alla Mew Lupo.
- Vado avanti io; stammi vicina. -
- Ok, ti copro le spalle. – annuì Zakuro.
I due si avviarono nei sotterranei, scavalcando calcinacci e detriti rosi dalle fiamme, fino a raggiungere il laboratorio, anch’esso in condizioni disastrose.
Kisshu cominciò a darsi da fare con il computer, scoprendo con stupore che era ancora in funzione. Facendo comparire una sorta di sfera computerizzata di fronte a lui, riuscì inaspettatamente a passare i dati dei due scienziati nel suo strano macchinario, salvandoli.
Kisshu impiegò vari minuti a terminare il processo; dopodiché, si voltò per cercare Zakuro.
- Tesoro, dove sei? Io sono riuscito a recuperare i dati! -
Silenzio. Zakuro non era nella stanza.
Mentre il panico cominciava a montare dentro di lui, Kisshu lasciò il laboratorio, l’impugnatura della sua arma stretta nel pugno; accorse nel corridoio principale che conduceva alle scale, si arrestò, vedendo la figura di Mew Zakuro in piedi davanti a lui, di schiena.
- Ma sei matta?! – la rimproverò Kisshu – Sei sparita senza dirmi nulla! Poteva esserti successo qualsiasi cosa! -
Zakuro, però, non rispose. Continuava a fissare insistentemente la parete di fronte a lei, come se ne fosse rapita. Una volta riscossasi un minimo dai suoi pensieri, richiamò l’alieno.
- Kisshu. – sussurrò, con voce atona. – Vieni a vedere. -
Il ragazzo si avvicinò cautamente a lei, e quello che vide oltre la sua spalla gli fece gelare il sangue nelle vene.
Sul muro c’era una scritta enorme; le lettere erano state tracciate da una potente luce rossastra, che continuava a brillare audace, imprimendo ancor di più il messaggio nelle menti dei due giovani.
 
Avete sfidato la persona sbagliata. È appena cominciata una battaglia dalla quale non uscirete vivi.


Angolo Autrice:
Eccomi qua con un nuovo capitolo, mi scuso per il ritardo :(
Spero di essermi fatta perdonare stuzzicando la vostra curiosità: sembrava che le cose procedessero per il meglio, e invece?
Grazie a chi legge e recensisce la mia storia!
Salice_


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Salice_