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Autore: Tatuata Bella    08/04/2013    1 recensioni
Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cabine telefoniche da queste parti fanno decisamente schifo. Questo è il terzo telefono che proviamo a far funzionare, con i primi due non c’è stato verso, qualcuno che ne ha avuto bisogno prima di noi li aveva decisamente messi fuori uso. Un po’ come Sid e Nancy, nel film di Alex Cox quando telefonano ai genitori di lei e finiscono per demolire la cabina.
Lancio un’occhiata a Billie, seduto al posto del guidatore dentro il pick up di suo fratello, con i piedi sul volante e gli occhi chiusi, che riposava qualche secondo prima di ripartire.
Inserisco le monete nell’apparecchio. Sembra che funzioni. Compongo il numero e aspetto una manciata di squilli a vuoto.
“Pronto”
Tiro un respiro di sollievo: “Mamma! Ciao…”
“M…Margaret! Si può sapere dove sei? E’ quattro giorni che non torni a casa!”
“Lo so, mamma, scusami, ho provato ad avvisarti ma non trovavo telefoni”
Mi sento un po’ in colpa, perché non ho provato ad avvisarla con molto impegno.
“Ma dove sei?”
“Con Billie Joe. Siamo…andati via per qualche giorno.”
“Ma quando torni?”
Quando finiamo i soldi della benzina direi. Quindi tra un paio di giorni massimo.
“Un paio di giorni…”
“ma stai bene?”
Cade la linea. Ho finito il credito. Sospiro e rimetto a posto la cornetta, in attesa che qualcuno distrugga anche questa cabina, un qualcuno che non saremo noi, anche se assomigliamo così tanto a Sid e Nancy in questi giorni, ma non riesco ancora a decidere se è una cosa positiva o estremamente negativa.
Torno al pick up.
Billie ha gli occhi chiusi e non li apre nemmeno quando chiudo la portiera.
“Ehi.” Gli do un bacio su una guancia, e lui apre piano gli occhi.
“Mi sono addormentato, scusa…”
Sorrido.
“Sei riuscita a sentire tua madre?”
“Sì. Per dieci secondi o qualcosa del genere, ma almeno sta tranquilla.”
Annuisce.
“Andiamo?”
“Vuoi che guido io?”
“No, no, ce la faccio.”
Gira la chiave e mette in moto.
“Ci fermiamo al primo motel?” chiedo.
Annuisce e accende lo stereo.
C’è 1000 hours, il loro ep di sottofondo.
Guardo fuori dal finestrino, e siamo in mezzo al nulla.
Avevo voglia di andare lontano da tutti, in un posto dove non c’era niente, niente di niente, ma onestamente non mi immaginavo che Billie Joe mi avrebbe preso per mano e mi avrebbe portato in Arizona.
Non gli ho ancora fatto nemmeno una domanda sul perché siamo qui, potrei farlo ora, quantomeno per tenerlo sveglio, perché i suoi occhioni gonfi di sonno non promettono proprio bene..
“BJ…”
Grugnito misto a sbadiglio.
“Perché mi hai portato proprio qui?”
Fa spallucce: “Volevi andare in un posto dove non c’era nulla, e in Arizona di fatto non c’è nulla…”
Ridacchio. Il suo ragionamento non fa una piega.
“Ma non stiamo nemmeno andando a Phoenix…”
“Perché a Phoenix c’è qualcosa, qui niente, solo cactus e una strada statale.”
“Woh. Che bella immagine.”
Mi guarda di sbieco: “Mi prendi per il culo?”
Sorrido: “No, al contrario. E’ bello sul serio. Grazie.”
“Non l’ho fatto solo per te…l’ho fatto anche per me, in fondo anche io ne avevo bisogno.”
“Ancora meglio allora, vuol dire che abbiamo bisogno delle stesse cose..”
Sorride e mi da un bacio mentre guida, staccando appena le mani dal volante.
“E’ geniale questo posto tra l’altro…perché puoi fare cose come questa”
Inchioda di botto, io mi prendo un accidente, e Billie Joe ride.
“Cioè puoi inchiodare? E’ una cosa così bella?” rispondo divertita.
“Sì, perché non hai nessuno attorno a te che suona il clacson. O che ti tampona. Siamo soltanto io e te.”
Appoggio la testa sulla spalla di Billie, e mi immagino come devono apparire i nostri visi illuminati dalle luci del cruscotto, con il contachilometri che segna i 110 proiettato sulla fronte.
“Motel tra 10 chilometri…” annuncia Billie Joe, dando voce alle scritte sul cartello illuminato dagli abbaglianti.
“Ogni tanto mi chiedo come mai non riusciamo a stare così bene anche quando siamo con gli altri.” Chiedo.
“Gli altri chi?”
“Gli altri tutti. Cioè quando siamo da soli, o con Mike e Mary va tutto benissimo, ma dobbiamo per forza isolarci, se usciamo, se riprendiamo le nostre vite alla fine finiamo sempre per litigare.”
Ci pensa un po’ su: “E’ vero. Io e te non abbiamo problemi, il problema tra noi sono gli altri…”
“O un’altra in particolare” aggiungo.
“Ah, no, avevamo promesso di fare finta che non esistesse.” Sbotta Billie Joe.
“Eh, però esiste.”
“No, oggi no.” Mi bacia di nuovo, e io decido di lasciare perdere. In fondo sta andando tutto così dannatamente bene che i casini posso rimandarli a quando finiremo i soldi e torneremo in California.
E poi magari si risolve tutto nel frattempo. Magari Adrienne nel frattempo ha cambiato stato. Magari si è sposata con uno a caso. Magari si è soltanto stufata di giocare con Billie.
“Arrivati!” annuncia Billie, con voce assonnata. “E meno male perché tra un po’ mi sarei addormentato.”
Sorrido e lo guardo aggrottare la fronte mentre si gira per controllare la retromarcia mentre parcheggia.
Che Adrienne dica e pensi quello che vuole, ma Billie Joe è qui con me in questo momento, magari per scappare da lei, come sempre, ma l’importante è che seduta nel posto vicino al guidatore ci sono soltanto io.
 
Chissà in quanti hanno camminato su questa moquette sudicia prima di me. Più o meno cinquecento persone come minimo, e dubito che nemmeno la metà di loro avesse i piedi puliti.
Me ne frego e appoggio i piedi nudi per terra, scendendo dal letto, poi mi volto a guardare Billie Joe che dorme ancora, a petto nudo a pancia in giù, con la schiena che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro.
No, niente, rinuncio a alzarmi. Mi chino su di lui e lo sveglio con un bacio. Lui mugugna qualcosa, e tra vari “mmmm” riesco a distinguere una specie di “buongiorno”.
Allunga una mano e mi stringe un po’ più vicino, mentre si stropiccia gli occhi. Mi bacia.
“Che ore sono?” mi chiede.
“Le due.” Rispondo.
“Di notte?”
Rido.
“Di pomeriggio. Alle due di notte eravamo ancora in macchina…”
Sorride: “Sono un po’…come si dice…disorientato.”
“Forse è meglio se guido io oggi.” Dico.
“D’accordo. Dove andiamo? Un altro giro nel deserto?”
“Stiamo finendo i soldi, Billie.”
Smette di accarezzarmi la spalla e toglie il braccio, girandosi dall’altra parte: “Cheppalle.”
“Che fai, i capricci?”
Si gira di nuovo verso di me e mi guarda fisso negli occhi, con quei suoi occhioni verdi: “Meg, io non voglio tornare a casa.”
Sospiro: “Sì. Stai facendo i capricci.”
“Sono serio, Meg.”
Mi siedo sul letto: “Ok. Allora non torniamo più. Troviamoci un lavoro, una casa. Dove vuoi andare a stare? Phoenix? Chicago? No, andiamo a Los Angeles, ci sono un sacco di case occupate a Los Angeles…”
“Meggie…”
“Troppo vicina a Berkeley? Potremmo andare a Salt Lake…”
“Frena, fermati. Non…non parlavo di trasferirmi…pensavo solo…di stare lontani da tutto ancora per un po’…”
“Non ci sono più soldi Billie. Li abbiamo appena sufficienti per il viaggio di ritorno.”
Si siede anche lui sul letto, con la testa tra le mani, nel tentativo di farsi venire un’idea.
Poi si alza di scatto: “Amore, vestiti. Ho la soluzione.”
Spalanco gli occhi. Ci ho pensato tutta la notte e sono sicura che non esiste nessuna soluzione praticabile.
“Vendiamo il pick up.” Annuncia.
Spalanco gli occhi: “Sei impazzito?”
“No. E’l’unica cosa sensata da fare.”
“No, non è affatto una cosa sensata è una follia.”
“Funzionerà, vedrai, avremo i soldi almeno per un altro mese.”
“Vuoi stare via ancora un mese? Ma…” mi blocco, perché mi si avvicina e mi abbraccia fortissimo, come se avesse paura che scomparissi da un momento all’altro.
“Proviamoci. E’ quello che vogliamo tutti e due, no? Nemmeno tu vuoi tornare giusto?”
Non lo so, in realtà non lo so, ma finchè non scioglie quell’abbraccio non riuscirei a contraddirlo neanche se volessi.
“sì.” Rispondo.
“E allora facciamo questa cosa insieme.” Scioglie l’abbraccio: “sarà probabilmente il viaggio più bello della nostra vita. Non credi? Basta essere felici e basta”
Forse ha ragione.
Lo guardo negli occhi. E’ sicuro di sé e sorride.
Ha ragione e basta, con quello sguardo non può avere torto.
Sorrido anche io: “D’accordo. D’accordo. Facciamolo e basta.”
 
(Adrienne)
Un suono fastidioso, ma non è la sveglia.
E’ come un telefono. Mi suona il telefono? Non mi ha mai chiamato nessuno al telefono. Aspetta. Io non ho il telefono.
Apro gli occhi.
“Buongiorno bella addormentata.”
Sbatto gli occhi.
“Mike?”
Mary spunta dalla porta e scoppia in una fragorosa risata: “Eri davvero ubriaca ieri sera, eh? Non ti ricordi un cazzo?”
Mi metto seduta sul letta. Uhm. Sono completamente vestita e questo è un ottimo segno.
“No, aspetta. Qualcosa mi ricordo. So che ero venuta qui tipo alle dieci…”
“Erano le tre.” Risponde Mary. “E sei arrivata già sbronza come una spugna che blateravi cose su Billie Joe.”
“Eh??” Guardo Mary con uno sguardo da ‘che cazzo dici’, perché confido molto nella mia capacità di non arrossire.
“Te lo giuro, Adie, sei arrivata qui che stavi in piedi a stento, Mike ti ha aperto la porta e te gli hai detto che doveva dirti dov’è Billie Joe.”
Mike annuisce: “Confermo. Hai detto ‘So che lo sai, me lo devi dire’ eri abbastanza intransigente.”
Mi passo una mano tra i capelli prendendo un respiro profondo.
“Dovevo essere proprio ubriaca. Chissà che mi passava per la testa, che me ne frega di quei due idioti.”
Mi guardano dubbiosi. Mi alzo dal letto: “Sul serio. Si sono fatti la fuga d’amore, tipo Thelma e Louise, no, magari si suicidano tutti e due. Sarebbe anche ora.” Sbotto.
“Vabbeh. Vado a farti un caffè.” Annuncia Mary.
Mike si siede in mezzo alla stanza, a gambe acciambellate.
“Hai vomitato un sacco.”
“Beh sai, capita quando sei sbronza.”
“Senti…”
Lo interrompo subito: “Ah no, eh, nessun discorso serio prima delle cinque di pomeriggio.”
Se ne fotte e va avanti per la sua strada. Ma che parlo a fare io?
“Non lo so davvero dov’è Billie Joe.”
“Che mi frega?”
“Ieri notte te ne fregava”
“Ero ubriaca.”
“Lui ti manca.”
Scoppio a ridere: “Che assurdità.”
“Guarda che si vede benissimo.”
Me ne sto zitta. Ribattere non serve a niente.
“Però davvero, Adie, io non capisco che problema hai.”
Faccio spallucce: “Nessuno.”
“Se ti piace Billie Joe perché lo tratti in quel modo? Perché lo chiami solo quando ti va e poi lo scarichi, perché dici a tutti che non te ne frega un cazzo? E’ normale che lui voglia andarsene.”
“Con Meggie?” Non dovevo dirlo, mi è scappato non dovevo dirlo. E avevo un tono estremamente ostile, anche. Come una troietta incazzata.
“Meggie è innamorata sul serio.”
Scrollo le spalle: “Se gli piace quello sfigato che se lo tenga.”
“Dici cose che non hanno senso, o sai? Le tue frasi non si collegano logicamente una con l’altra.”
“Che palle, Mike, ma devi per forza rompermi i coglioni?”
“No, infatti ora me ne vado, però prima ti dico una cosa: Sai benissimo che Billie Joe è pazzo di te, e Meggie è pazza di Billie Joe. Se non ti interessa lascialo in pace, ma se te ne frega qualcosa di Billie non startene lì come una scema a far finta di fare la sostenuta per non si sa quale motivo. Detto ciò…sparisco.”
E si chiude la porta alle spalle.
Fa tutto facile, lui. Non è tutto facile, non è facile per niente. Ma ora come ora l’unica cosa utile per far succedere qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe che ritorni Billie Joe. Deve ritornare e basta.
 
 
(Meggie)
 
“Billie! Ho trovato un discount, faccio la spesa?” urlo a Billie, che è a una cinquantina di metri di distanza.
“Un secondo…” urla in risposta.
Mi avvicino di qualche passo. Sta ancora discutendo con il proprietario di un concessionario che assomiglia più a un deposito di rifiuti per il prezzo del pick-up.
“Ok, settemila. Però ci servono subito.”
Il tipo lo guarda malissimo: “In contanti? Ma siete fuori? Non tengo una cifra del genere in cassa. Non se ne parla.”
“Ah,d’accordo, andremo a venderlo da un’altra parte. Andiamo, Meggie…”
“Ehiehiehi aspettate”
Billie Joe si blocca e si gira verso il tipo.
“Se scendete a 6500 ve li do in contanti.”
Billie Joe inarca le sopracciglia: “D’accordo.”
E’ un furto, sono estremamente convinta che sia un furto bello e buono, ma pazienza, 6500 dollari sono un sacco di soldi. Andiamo avanti per almeno sei mesi con una cifra del genere. Mi viene un brivido. Billie Joe ha davvero intenzione di stare via sei mesi? Sono davvero tanti, sarebbe una scelta così radicale da condizionare le nostre vite forse per sempre e ammetto che questa cosa mi fa un po’ paura.
Mi perdo nei miei pensieri per qualche minuto e mi trovo Billie Joe raggiante che mi sventola un rotolo di banconote davanti al naso.
“Questi, amore mio, sono la soluzione a tutti i nostri problemi per almeno…”
“Sei mesi, BJ.”
Si blocca: “Uh. Sei mesi. E’ un sacco di tempo.” Dice, come se se ne fosse reso conto solo in quel momento. Poi si riprende, dopo qualche secondo di smarrimento: “Meglio!” fa spallucce.
“Andiamo?”
“A piedi fino a…fino a dove?” chiedo.
“Ma che…Ho affittato una macchina. E’ piccolina e va piano perché è stra-vecchia, ma non costa praticamente nulla. Andiamo fino a Phoenix. Lì troveremo qualcosa, no?” dice.
Mi stupisco. Sono stupita davvero, Billie Joe ha un piano. Pieno di falle, è vero, ma è un piano e apparentemente nell’immediato futuro potrebbe funzionare.
Entra in una macchinina microscopica che probabilmente non si produce più da almeno una decina d’anni, io salgo e mi siedo a fianco a lui.
“Non ha lo stereo…” dico.
Lui mi guarda inarcando le sopracciglia: “Tesoro, costa 30 dollari al giorno…che cosa ti aspettavi?”
Sorrido: “Hai ragione.”
Gira a chiave. La macchina parte.
“Hai detto 30 dollari?” chiedo, Billie Joe annuisce. “Non è poi così male questa macchina.” Concludo.
“E stasera festeggiamo…Cheesburger, patatine, poi troviamo un motel e facciamo un sacco di porcherie…”
Scoppio a ridere: “Billie Joe, ma hai fumato?”
“Ecco cosa manca! Il fumo!”
“Sul serio…che ti prende?” chiedo, divertita. E’ la prima volta che lo vedo così felice.
Accelera un po’ e continua a sorridere. “Non lo so, in effetti.”
“Come farai adesso con la band?” chiedo, a bruciapelo. Non so nemmeno per quale motivo l’ho fatto.
Billie Joe sospira: “Ma ti ci metti di impegno a farmi sparire l’entusiasmo ogni singola volta?”
“Era solo una domanda. Esiste sempre l’opzione ‘ignorala’”. Opzione di cui, tra l’altro, Billie Joe ha sempre abusato in una maniera esagerata.
Annuisce e ritrova il sorriso: “Sì. Credo che sceglierò questa opzione.”
“Ok…”
Scende il silenzio e dura per qualche minuto, giusto il tempo necessario per farmi pentire di avere raffreddato l’atmosfera così a caso senza averne un vero motivo.
“La band senza di me si scioglie.” Dice Billie, all’improvviso.
“Eh?”
“Se io non ci sono, gli Sweet Children non riusciranno mai ad andare avanti. Possono trovarsi un altro chitarrista, pure cantante magari, ma sono io che scrivo i testi, la musica…Se non ci sono io il gruppo non esiste. Finchè non torniamo resteremo fermi, quando torneremo a Berkeley riprenderemo le prove e continueremo a suonare. Al sarà contento, così finalmente può dedicarsi ai suoi amati libri del cazzo.”
“Non hai intenzione di chiamarli per dirgli dove siamo?”
Scuote la testa: “Assolutamente no. Quando torniamo ci vedranno.”
Ho dei seri dubbi che le cose siano così semplici, e neanche BJ è così sicuro di sé come vuole farmi credere, ma stavolta lascio correre e cerco qualcosa da dire per cambiare discorso.
“Ehi ma dove vai, per Phoenix c’era scritto a destra!” esclamo, lui inchioda.
“Cazzo.”
Fa inversione, in mezzo alla strada. Tanto è tutto vuoto, è sempre tutto vuoto qui.
“Che c’è scritto?” chiede.
“200 km”
“Perfetto. Arriviamo giusto per cena. E dobbiamo assolutamente trovare un cheesburger.”
Sorrido e annuisco, poi mi perdo a guardare fuori dal finestrino.
E’ tutto così fottutamente irreale.



ANGOLO DELL'AUTRICE.
Giornooooo! Bene, questo è un capitolo importante, perchè si inserisce per la prima volta Adrienne come narratrice...quando ho scritto questa storia, qualche mese fa, ero indecisissima se inserirla o no, ma ho pensato che fosse necessaria per capire meglio le dinamiche della storia...poi volevo dare un punto di vista di sole donne, quindi mi sembrava interessante che le uniche due di cui conosciamo i pensieri fossero Meggie e Adie :D fatemi sapere che ne pensate :D un bacio a tutti, a venerdì!
Ire
  
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