Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: JeanGenie    08/04/2013    6 recensioni
Due visitatori, un pianeta che rinasce alla luce di una stella rossa e morente e la voglia di credere ancora in un possibile domani.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Et in Arcadia Ego...'
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Fandom: Capitan Harlock - Serie classica 


Titolo:
Orizzonte  


Rating:
Verde


Personaggi/Pairing:
Harlock/Meeme 


Avvertimenti:
Post-series  


Note:
La dovevo a CowgirlSara da una vita

 

 

Antares, scarlatta, immensa, morente, quando tramonta fa paura. Un globo enorme che si circonda di un alone porpora, violento e feroce, mentre il cielo diventa nero, compatto e assoluto. Antares, rovente e malata. L’uomo resta impassibile ma le sue emozioni vorticano. Le sue cellule e il suo spirito sono cresciuti alla luce di un sole giallo e giovane.

Il suo istinto umano, dopo tutti quegli anni, ancora lo porta a rabbrividire davanti a ciò che il suo inconscio continua a considerare alieno. Pianeti alieni, creature aliene, soli alieni. Non passerà mai, ne è consapevole, e lo fa sentire in colpa. Mille mondi su cui poggiare i piedi non faranno mai di lui un autentico apolide. Il vincolo che lo lega alla Terra sopravvivrà fino al suo ultimo respiro, per questo continuerà a tornare, anche ora che ha detto il suo ultimo addio.

Si chiede se la donna che è con lui abbia provato lo stesso disagio ogni volta che è stata trascinata sul suo piccolo mondo azzurro, con quel sole giallo troppo caldo per la sua pelle. Se abbia sentito una nostalgia incolmabile e crudele riempirle gli occhi, alla ricerca di qualcosa di familiare, una ricerca perennemente frustrata. E se ora, invece, nonostante tutto non provi la sensazione di essere tornata a casa, su quel pianeta vuoto dove tutti coloro che lei conosceva sono ormai un ricordo sbiadito.

Forse è stata davvero nostalgia, quella incolmabile, crudele, frustrata. Per questo gli ha chiesto di riportarla su Yura a un anno di distanza da quando ha sperato che qualcuno potesse essere sopravvissuto e invece ha trovato solo nuovi orrori. Ma ora Meeme è pronta a crederci di nuovo. Perché il legame tra Meeme e il suo pianeta di origine non si spezzerà mai.

Petali e cenere sotto quel cielo viola striato di rosso. Lei non sembra avere intenzione di muoversi, di andare in un posto qualunque che le ricordi il suo passato, frugare fra le macerie della propria casa, fra i ricordi che non trovano una via di fuga. Scruta l’orizzonte, quasi avesse paura di allontanarsi dalla nave che li ha condotti fin lì e che è l’unico rifugio che le resta .

L’uomo fissa la sua schiena, i pugni stretti, i capelli che in quella luce rarefatta appaiono quasi neri e nessun riverbero dorato a rendere visibili le sue emozioni. Fredda, per quanto possa apparire fredda una creatura come Meeme. O forse solo ferita. Sapeva cosa avrebbe trovato. Eppure è voluta tornare. A casa.

“Fiori…”, sussurra alla fine. Lui attende. Meeme sa distillare le parole goccia a goccia, come se fossero l’alcol di cui si nutre.

“Fiori veri. Veri. Nessun inganno. Lo senti?”

Sì, lo sente. Sotto i propri stivali. Un pianeta in rinascita. Pronto ad accogliere nuove forme di vita. O a dare il bentornato a quelle che vi sono nate.

“Lo sento”, le dice, e sorride immaginando mani di bambino che li raccolgono e glieli offrono. Mani bianche, nelle cui vene scorrerà il sangue di Yura, maturato alla luce di Antares. Mani piccole ma forti, che non dimenticheranno neppure il sole giallo che riscalda la Terra. Ma quel pensiero lo tiene per sé.

   
 
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