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Autore: daemonlord89    08/04/2013    0 recensioni
L'Angelo Nero è rinato. Ha riorganizzato l'esercito di Kemoria, costringendo i ribelli a fuggire per non essere uccisi. La sua crudeltà non ha confini, la sua rabbia affonda le radici in un tempo prima del tempo. Ha giurato vendetta contro il mondo di Reevan e non si fermerà fino a che non l'avrà consumata.
L'oscurità attanaglia il mondo, l'odio lo pervade.
Eppure, una piccola speranza ancora c'è. Ma Nyphar dev'essere fermato prima che riesca a trovare ciò che cerca.
[Il primo capitolo della trilogia è Eredità di sangue, il secondo La maschera della notte]
Genere: Dark, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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PROLOGO
-Sterminio-

 

---Foresta di Lasiar, nei pressi del villaggio di Monkard---
---Regione di Mistar---

Vendren era felice, il suo sorriso avrebbe potuto illuminare la notte. Era uscito a caccia all'alba e tornava al villaggio solo ora che il sole era calato e l'oscurità si preparava ad avvolgere il mondo di Reevan. Era stata una giornata molto faticosa, ma lui non ne era pentito; aveva infatti trovato alcune prede piuttosto interessanti. Con la mano sinistra teneva alcuni uccelli, che penzolavano senza vita, mentre il peso di un grosso cinghiale gli faceva piegare la schiena, essendo ad essa assicurato con delle cinghie. La mano destra reggeva la spada; Vendren conosceva bene i pericoli della foresta e non voleva farsi cogliere impreparato da qualche predatore.
Scavalcò un ramo caduto e si fermò un attimo per riposare.
Era davvero felice: ultimamente gli animali nella foresta di Lasiar scarseggiavano, per qualche motivo che nessuno era riuscito ancora a comprendere, e un risultato come il suo era invidiabile. Ferlena, sua moglie, sarebbe stata fiera di lui e avrebbe saputo come ricompensarlo. A quel pensiero, sorrise ancora di più, portando al limite le capacità dei suoi muscoli del viso.
Si guardò intorno, indugiando sui possenti alberi sempreverdi che lo circondavano. Normalmente si sarebbero sentiti i versi di mille animali, ma in quel momento il silenzio regnava sovrano.
Il cacciatore scosse la testa. Cosa sta succedendo? Si chiese. Era come se gli animali fossero scappati, avvertendo un pericolo imminente.
Scrollando le spalle, riprese a camminare. Scoprire il motivo di quella carenza di fauna era compito degli anziani, non certo suo.
Si mise a fischiettare una melodia che conosceva fin da piccolo,
il canto dell'aria e del fuoco. Era una ballata che narrava di come due eroici maghi avevano purificato le terre di Mistar dal male, eliminando i mostri che le abitavano e permettendo agli uomini di colonizzarle. Non sapeva quanto di vero ci fosse, ma non gli importava; la melodia era orecchiabile e la canzone appassionante.
A breve avrebbe raggiunto il sentiero principale, quello che portava al villaggio. Aveva preferito tagliare per il bosco ai margini, piuttosto che seguire le stradine che, anche se comode, gli avrebbero fatto perdere un mucchio di tempo.
Si fermò.

Chi sono quelli?
Si nascose dietro ad un albero, spinto dal proprio istinto, e fece cadere il cinghiale a terra senza fare rumore. Alcuni uomini stavano pattugliando il bosco, uomini che non aveva mai visto e che indossavano quella che aveva tutta l'aria di una divisa militare. Non erano abituati a muoversi nel verde, si vedeva. Stranieri, dunque. La gente di Mistar era diffidente per natura e tutti venivano abituati a non fidarsi di coloro che non erano mistariani. Quegli uomini, inoltre, portavano un'insegna che a Vendren non piaceva per nulla: il simbolo era un triangolo colorato di tre tinte diverse, verde, bianco ed arancione. Dai lati del triangolo, inoltre, si dispiegavano due ali nere come la notte.
No, decisamente non gli piacevano.

---Villaggio di Monkard---

 

Anziano Loren!” gridò una donna, entrando nella grande casa di mattoni e paglia al centro della cittadina, un conglomerato di poco più di una decina di abitazioni. In quel villaggio non c'era molto, solo una sala comune perché gli abitanti potessero divertirsi la sera e qualche negozio di cianfrusaglie.
Loren, un uomo di quasi sessant'anni, si alzò dalla sua sedia vedendo la donna.
“Mara, cosa succede?”
“Anziano, sono arrivati degli uomini, stanno radunando tutti in piazza e vogliono parlare con lei!”
“Con me?”

Dunque è ora.
“Sì. Anziano, fanno paura...”
“Arrivo subito.”

Lo sapevo. Prima o poi doveva succedere.
Con quei pensieri in testa varco la soglia della casa degli anziani, pronto ad affrontare il più temibile degli avversari.

La piazza di Monkard era giusto una piccola radura di fronte all'edificio principale. Quando Loren uscì, notò che tutti i cittadini erano raccolti lì. Uomini, donne ma soprattutto bambini erano tenuti sotto controllo da un gruppo di più di venti uomini, tutti armati e tutti con la stessa divisa. Ridevano, i bastardi. Ridevano e gioivano della paura di quella gente. Loren digrignò i denti.
Guardò poi dritto davanti a sé, vedendo chi guidava quegli uomini. La sua mente si svuotò e le sue gambe si fecero deboli. Cadde in ginocchio e accettò l'aiuto di Mara, che camminava al suo fianco.
“Va tutto bene, Anziano?” domandò la donna. Lui rispose con un cenno del capo e tornò a guardare quell'uomo. Se di uomo si poteva parlare.

L'insegna che portava era identica a quella dei suoi soldati, ma era cucita su una lunga tunica bianca, esattamente al centro del petto. La tunica copriva integralmente gambe e braccia, non lasciando intravedere nessuna delle estremità. Il cappuccio si chiudeva sul volto, coperto da una maschera bianca senza tratti somatici, i cui occhi vuoti sembravano guardare nel profondo dell'anima. Dalla schiena partivano due grandi ali, simili a quelle di un corvo.
Mentre camminava, un'aura di oscurità lo seguiva, pulsando e distorcendo la realtà intorno a lui. Si avvicinò a Loren, con incedere lento e letale.

Sai chi sono?” chiese.
“Sì.” rispose l'anziano, con voce tremante.
“Allora sai che cosa voglio. Dov'è?”
“Io... Io non te lo dirò mai.”
“Ah!Ah!Ah!” rise l'angelo, e la sua voce risuonò nelle menti e nei cuori dei presenti, che si abbracciarono per condividere il terrore.
“Sei coraggioso.” continuò il mostro “Ma il coraggio non ti servirà a nulla. Dimmelo, o chiederò le informazioni al tuo cadavere.”
Loren non aveva dubbi che l'avrebbe fatto. Conosceva quell'essere e conosceva la sua forza. Paralre con un morto non era certo un problema, per lui. Decise allora di parlare, convinto di potersi salvare.
“Sulla Spina del Drago.”
“E' la verità?”
“Sì, lo giuro.” l'anziano si sentiva un verme per ciò che aveva fatto, ma voleva salvare il proprio villaggio.
“Bene. Saggia scelta.”

Mara fu scagliata a terra da una forza magica invisibile, scaturita dall'anziano al suo fianco. Rimase a guardare sbalordita mentre il suo corpo si sollevava. Guardò in direzione dell'angelo e vide che aveva esteso il braccio destro e lo stava muovendo, tenendo il palmo della mano rivolto verso terra. Era lui a stringere l'anziano in quella morsa.
Loren tossì, come se stesse soffocando.
“Hai promesso...”
“Non continuare.” disse l'angelo “Saresti ridicolo. Ho detto che avrei chiesto le informazioni al tuo cadavere se non me le avessi date, non che non ci sarebbero stati cadaveri nel caso opposto.”
“Ma perché?”
“Perché il mondo deve bruciare.” rispose il mostro, mentre l'oscurità attorno a lui si raccoglieva nella sua mano “E brucerà.”
Dal palmo aperto dell'angelo scaturì un dardo nero, che trapassò l'anziano Loren da parte a parte. Il suono che emise nel fare quello sembrava un sospiro di estasi. Lasciò cadere l'anziano a terra e si voltò verso i suoi uomini.
“Sterminateli. Dal primo all'ultimo.”

---Foresta---

Vendren si serrò la bocca con la mano destra. Aveva seguito una pista nascosta per arrivare al villaggio e vedere che cosa stesse succedendo. Non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Sotto il suo sguardo impotente, gli uomini che erano giunti a Monkard passarono a fil di spada tutti i suoi amici e i suoi familiari. Più di una volta fu tentato di intervenire, ma sapeva che non avrebbe potuto nulla contro quell'angelo. Si inginocchiò disperato e fu in quel momento che avvertì una presenza dietro di lui.
“Oh, chi abbiamo qui?”

Si voltò e vide due dei soldati nemici. Uno di loro stava picchiando la lama di una spada sulla mano sinistra.
Vendren si alzò e si preparò ad affrontarli, quando qualcosa li colpì, anticipando la sua mossa.
Uno dei due uomini urlò, mentre un'energia simile a quella del dardo nero usato dall'angelo lo colpiva alla schiena. Cadde a terra e il suo compagno si voltò, solo per subire lo stesso destino.
Vendren non capiva. Quando vide un'altra figura avvicinarsi, uscendo dall'ombra, si preparò ad attaccare.
“Fermati.” intimò una voce femminile. Una ragazza sui vent'anni si parò davanti a lui, con la mano destra ancora sfrigolante di energia. La sua salvatrice.
“Chi sei?” domandò il cacciatore, squadrando con attenzione i capelli castani, lunghi, e gli occhi azzurri.
“Non importa, ora. Ciò che importa è che devi venire con me.”

   
 
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