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Autore: Chupacabra19    08/04/2013    0 recensioni
La follia di un amore contorto, un ricordo, un illusione.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Osservo questa distesa blu infinita, macchiata d’insulsi puntini bianchi. L’aria si è fatta fredda. Rabbrividisco. La mia materia grigia mi ha voltato le spalle, si è rifiutata di darmi ascolto. La mia testa è vuota, non formulo alcun pensiero. Il mio corpo è paralizzato, non muovo neppure un muscolo. Percepisco l’umida erba che mi circonda. Il battito cardiaco è sceso, sta rallentando. Rabbrividisco ancora. Sto forse morendo? Sì, deve essere quello. Sono un vegetale, una di tante quelle stupide persone giunte alla fine. E questa, sarebbe la mia fine? Così piatta, banale. Cosa avrei dovuto aspettarmi infondo? Questo è quello che mi merito. La mia giusta punizione. Sì, mi merito di morire qui, lontano da tutti e tutto. Mi merito di morire qui, da sola. Eppure non sono sola, lui è disteso al mio fianco e mi fissa. So che sta aspettando un mio sguardo, ma non gliela darò vinta. Continuo a scrutare il vuoto, come un perfetto soggetto lobotomizzato. Aspetta. Aspetta che mi volti e gli doni un bacio. Ma non è ciò che voglio, non adesso almeno. Perché mai dovrei baciare il mio assassino? Mi ha scalfito, dilaniata con quelle sue schifose parole. Si è fatto spazio fra le mie membra, come una bestia assetata di sangue. E’ giunto a quel muscolo in mezzo al petto e ne ha fatto poltiglia. Manco avesse chiesto il permesso di distruggermi. Aspetta, non molla. Ed io gli tengo testa. Sento i suoi occhi sul mio collo. La situazione sta cominciando ad irritarmi, quasi mi da fastidio il rumore provocato dai suoi respiri. La tensione danza divertita nell’aria e s’intreccia con le nubi che sfiorano leggermente quel cerchio argenteo. La luna, anch’ essa mi punta, immobile mi studia. Mi sento un piccolo e inutile granello di sabbia in un mondo troppo grande per i miei gusti, in un mondo non adatto a me. O forse, io non sono adatta a questa realtà. Mi chiedo quale sia il mio scopo. Qual è il senso della mia vita? Credo che non ce l’abbia. Sì, la mia vita non ha alcun significato. Non farò niente che potrà cambiare qualcosa. Non troverò la cura per il cancro, non farò cessare delle guerre, non sconfiggerò la fame nel mondo, non andrò al governo, non salverò nessuno, perché io per prima, non so salvare me stessa. Non farò esattamente niente di tutto questo, quindi, cosa cambierebbe la mia presenza? Siamo più di sei miliardi di persone. Siamo come un enorme formicaio ed io sono una delle tante minuscole formiche che faticano per portare del cibo alla tana, ma siamo così tante che nessuno accuserebbe la mia perdita. Perciò la mia morte non darebbe fastidio a nessuno. Per me sarebbe come una via di fuga da questa marcia mela popolata da insetti estremamente viscidi e schifosi, pronti a badare solo a se stessi e non al bene comune. E’ questo ciò che siamo, inutile negarlo. Intanto, il mio caro assassino ha abbandonato la sfida, ha distolto lo sguardo e si sta appropinquando ad accendere una sigaretta, una miscela perfetta per annientare i polmoni ed accorciare la propria vita. Lo zippo ha creato una debole e traballante fiamma sfumata. Aspira e la cima di quel veleno si colora d’arancione acceso, la carta si consuma e il fumo divampa attorno ai nostri corpi, dando origine a varie forme astratte nell’aria circostante. Odio il fatto che fumi, ma non posso privarlo di questo vizio. Posa i suoi occhi su di me, ma stavolta incontrano i miei. Incredulo, abbozza un falso sorriso e torna ad aspirare la sua droga preferita. Mi volto, gli do le spalle e chiudo gli occhi. M’isolo nuovamente nei miei assurdi pensieri e lascio che il silenzio più profondo mi avvolga ancora. Sorrido per le immagini che si proiettano nella mia mente, ma ecco che il carnefice spezza tutto.
<< Allora? >>
Con tono seccato formula questa domanda a cui rispondo in egual modo.
<< Forse dovremmo semplicemente farla finita .>>
Si alza di scatto, come se la mia risposta l’avesse turbato, come se un macigno gli fosse caduto vicino.
<< Non è quello che voglio. >>
Risponde frettolosamente e riesco ad avvertite un senso di smarrimento, di paura.
<< E se fosse ciò che voglio io? >>
L’arma è passata nelle mie mani, la situazione si è ribaltata.
Lui è la vittima ed io l’effimera omicida.
Quelle parole l’hanno investito istantaneamente e travolto quello che era rimasto del suo cuore.
Socchiude le labbra, come per dire qualcosa, ma le parole rimangono impigliate nella gola, nonostante vogliano uscire e colpirmi. I minuti passano e la sigaretta si sta consumando lentamente. La cenere cade ai suoi piedi e un’improvvisa folata di vento ci fa visita. Silenzio, puro e piacevole silenzio. Non desidero altro se non questo. Un po’ di quiete e tranquillità in questa vita sregolata. Una strana sensazione mi pervade. Soddisfazione. Sì, mi congratulo con me stessa. La bestia si è inchinata alla sua preda, teme per la propria esistenza. Vorrei sorridere, ma non posso, potrei sembrare un mostro privo di sentimenti, con un cuore di ghiaccio. Anche se, lui non si è fatto molti problemi. No, lui non ci ha minimamente pensato. Ha dato libero sfogo a tutti i suoi pensieri, senza ragionare. Mi ha buttato in faccia una marea di pungenti parole, che mi hanno ferito, sfregiato il volto. Ora invece deve guardarmi, deve capire la rabbia che ho dentro, deve capire l’odio che sta crescendo e prendendo forma ogni minuto che passa. Quella sigaretta si è consumata fra le sue dita. Pare che il tempo si sia bloccato, almeno per lui. E’ qui, immobile come una statua di marmo, ma ecco che le sue labbra si muovono.
<< Non intendevo questo.. >>
Si è reso conto di essere in torto, ha capito ciò che ho provato poco fa. I suoi occhi color nocciola non sono mai stati così brillanti. Le pagliuzze dorate risplendono a causa delle lacrime che stanno salendo in superficie, ma le blocca, rimangono lì, ad un passo dallo sgorgare come un fiume in piena. Sospiro. Mi affretto a prendere la borsa e ad alzarmi, osservo il telefono e noto due chiamate da parte di mia madre. Gli concedo un altro sguardo.
<< Giusto, hai solamente detto che sei stanco di questo.. >>
<< Sì, del tuo atteggiamento..non vuoi mai aprirti, parlare con me. Sono il tuo ragazzo insomma! Io con te parlo, di tutto..lo sai. E’ insopportabile vederti giù e non saperne il motivo. Cerca di capire.. >>
Scoppio in una risata contenuta.
<< Sì, qui si tratta di capire..ma tu lo fai con me? No. Dai tutto per scontato.. >>
<< Ma davvero? >>
Dice fingendo un tono sorpreso. Gli lancio un’occhiata, mi stringo nel giacchetto e parto. Lo sento muoversi velocemente alle mie spalle, quando ecco che m’afferra il polso.
<< Io ti amo..con tutto me stesso.. >>
Appoggia la fronte sulla mia e mi scosta delicatamente i fitti ricci capelli, fa sfiorare le nostre labbra e tenta di rubarmi un bacio. Un bacio che sarebbe stato privo di sentimento. Un bacio che sarebbe stato freddo, come la morte. Sfuggo dalle sue braccia ed affretto il passo, mentre lui mi segue sconfitto.
<< Ti amo anch’io..ma non credo più nella nostra storia..non sarà eterna, come pochi giorni fa pensavo.. >>
Tac. Un’altra pugnalata, dritta alle membra. Lo vedo, sta sanguinando, mi sta implorando di dargli un’ultima possibilità. Stringe i pugni per il nervoso, sospira e si nasconde dietro il ciuffo che lo contraddistingue. E’ tornato il silenzio. Camminiamo l’uno accanto all'altro, ma ci siamo cuciti le labbra con filo spinato. Duole non parlare. Scorgo da lontano l’auto blu di mia madre, quell'enorme multipla parcheggiata sempre al solito posto. E’ in perfetto orario, come ogni dannata sera. Mai una volta che mi concedesse qualche minuto in più. Ormai riesco a vedere il volto di mia madre che ci sorride.
<< Ciao, tutto bene? >>
Falso sorriso, finta enfasi. E’ nervosa ed incazzata, ma ha deciso di indossare una maschera e di recitare.
Lui sorride, facendo la sua parte della recita e risponde secondo il copione.
<< Ciao! Sì sì, tutto bene..te? >>
<< Non mi lamento.. >>
Apro lo sportello ed entro in auto, perdendomi la conversazione.
<< Via, buonanotte allora.. >>
Mi lancia uno sguardo mentre pronuncia quelle parole, ma fingo di non accorgermene.
Lei augura la stessa cosa, mette in moto l’auto e partiamo.
Non so il motivo, ma mi volto velocemente nella sua direzione e riesco a leggere il labiale.
Ti amo.

 
 
  
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