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Autore: SmartieMiz    08/04/2013    4 recensioni
Mini-long daddies Thadastian.
Sette giorni di Thad e Sebastian in un viaggio di ricordi e prime volte.
Per la Thadastian Week 2013 :)
April 2: Daddies
April 3: Alcohol
April 4: Scandals
April 5: Nightmares
April 6: Dance
April 7: Tattoo
April 8: School Uniform
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Just try to never grow up
Rating: arancione
Genere: fluff/romantico/sentimentale



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro









 

Thadastian Week 2013


Just try to never grow up

Day 6 - Tattoo


 

 

«Perché non possiamo?!».
«Perché fanno male alla pelle!».
«Ma se andiamo da uno bravo no!».
«Ho detto no, Chanel».
«Papà avrebbe di certo accettato…».
«E io non sono papà Thad».
Chanel rotea gli occhi al cielo: «Uffa», sbuffa.
«Papà, ma è un tatuaggio, che sarà mai!», cerca di persuadermi Lucas: «È anche minuscolo…».
«Lucas, non se ne parla proprio, hai soltanto quattordici anni!», rispondo severo.
«Senti chi parla, poi», ribatte Chanel: «quello che ha tre tatuaggi!».
«Il mio primo tatuaggio l’ho fatto a diciotto anni», rispondo con calma.
«E come giustifichi il fatto che facciano male alla pelle? Secondo il tuo ragionamento, devono far male sia a quattordici e sedici anni che a diciotto, no?», mi sfida Chanel.
È incredibile come Chanel sia sempre in grado di fronteggiarmi, lasciandomi senza parole.
«Non pensi sarebbe meglio aspettare ancora qualche anno?», svio l’argomento, cercando di essere più comprensivo: «È comunque un segno che resterà per sempre sulla tua pelle…».
«… ed è questo il punto. Voglio che questo segno resti per sempre sulla mia pelle», mi sorride Chanel.
«E se ti stuferai?», chiedo: «Non puoi ritornare più indietro».
«Tu ti sei mai stufato dei tuoi tatuaggi?», mi chiede Lucas incuriosito.
«No, per niente, ma per quanto riguarda quello che ho sul polso: e se mi fossi lasciato con papà? Sono stato un po’ incosciente», spiego: «… ma fortunatamente non ne sono affatto pentito».
«Oh, secondo me è stata una grande dimostrazione d’amore», Chanel sorride intenerita: «Secondo me è stata una specie di promessa».
 
Avevo diciotto anni e frequentavo il quarto anno alla Dalton. Il mio compagno di stanza era anche il mio fidanzato e avevo le idee abbastanza chiare su cosa volessi fare dopo il liceo. Non potevo chiedere di più dalla vita.
Ma poi i mesi passarono rapidamente e l’ansia e l’angoscia incominciarono ad impossessarsi di me: ancora pochi mesi e avrei detto definitivamente addio alla Dalton, ai Warblers, a tutto.
E poi c’era Thad.
Ci saremmo trasferiti a New York e avremmo frequentato due college diversi, ma avevamo deciso di convivere nello stesso appartamento, così, secondo Thad,ci saremmo abituati anche alla vita coniugale.
Un giorno, mi ostinai nel volermi fare un tatuaggio. Ci stavo pensando già da qualche settimana e non avevo detto niente a Thad perché volevo fosse una sorpresa.
Volevo farmi imprimere sulla pelle una scritta speciale, non il suo nome, sarebbe stato troppo scontato.
Qualcosa di unico, qualcosa che era soltanto nostro e di nessun altro.
Perché quello strano desiderio? Perché per la prima volta nella mia vita ero davvero sicuro di qualcosa: Thad era la persona con cui stavo crescendo, con cui oggi sono diventato un giovane uomo e con cui un domani invecchierò.
Era l’unico per me, e sentivo che lo sarebbe stato per sempre.
Quella domenica mattina, con una scusa (noioso e inaspettato pranzo domenicale di famiglia, funziona sempre), salutai Thad con un bacio e lasciai la Dalton.
Guidai verso un centro specializzato per tatuaggi di una città vicino Westerville e parcheggiai fuori l’edificio.
Entrai e, curioso, osservai i diversi fogli attaccati alla parete: erano disegni e foto di diversi tatuaggi, molti dei quali erano davvero elaborati e persino colorati.
«Buongiorno!», mi salutò un signore, riportandomi alla realtà.
«Salve», risposi: «Sono qui per un tatuaggio».
Ma no, Sebastian, sei qui per fare la spesa.
«Bene, seguimi», mi rispose lui con un sorriso cordiale.
Ricambiai con un sorriso incerto. Mi chiese i documenti e mi fece qualche domanda, per esempio mi chiese se quello fosse il mio primo tatuaggio, poi mi fece stendere su un lettino.
«Che disegno vuoi e dove lo vuoi?», mi chiese, preparando delle macchinette che non mi soffermo a descrivere.
Macchinette spaventosamente infernali, pensai, ma tutti sanno che se Sebastian Smythe si ostina per ottenere qualcosa, la ottiene e basta.
«In realtà una scritta», dissi: «sul polso».
«Bene, quale scritta?», mi domandò l’uomo.
Ecco. Bella domanda.
«Una T», risposi: «No, anzi, Thad. No, ma è troppo banale, forse è meglio qualcos’altro…».
Il signore rise leggermente: «Devi esserne sicuro,  giovanotto: sai che è un segno permanente, vero?».
Annuii, leggermente.
«Quindi riflettici bene», mi raccomandò.
Acconsentii con il capo, pensando a quale scritta potessi farmi tatuare sulla pelle.
Pensai a diverse frasi, a diverse combinazioni, anche a frasi di canzoni.
Je t’aime, Thad
No, troppo sdolcinato.
Te quiero, Thad
Nemmeno.
I’m glad you came
La nostra canzone, ma volevo qualcosa di più... di più originale.
The day I first met you, you told me you never fall in love
Troppo lungo.
You don’t know how lovely you are
Mi ricorda una canzone stupenda, ma assai deprimente.
Nice ass
Breve, coinciso e significativo, ma non mi sarei mai fatto tatuare una frase del genere sulla mia pelle.
E poi, alla fine, dopo qualche minuto buono, mi venne l’illuminazione.
Crab
Crabandava benissimo, riassumeva alla perfezione quel che era Thad.
E poi era anche una cosa affettuosa e carina, mi è sempre piaciuto chiamarlo piattola.
«Sebastian?», mi richiamò l’uomo: «Hai deciso?».
«Sì», risposi infine, deciso: «Crab».
L’uomo mi guardò incuriosito, inarcando un sopracciglio.
«Crab?».
«Mm», confermai, poi aggiunsi: «magari con un piccolo disegno vicino… è possibile?».
L’uomo annuì, preparando accuratamente l’occorrente.
 
Tornai alla Dalton per le tre del pomeriggio.
Entrai in stanza con un enorme sorriso stampato sul volto.
«Hey, fidanzato», lo chiamai affettuosamente.
Il mio ragazzo si voltò: «Ehi, Seb», rispose con un sorriso.
Mi avvicinai alla scrivania dov’era seduto e lo baciai sulle labbra, poi lo abbracciai da dietro.
«Ma non avevi studiato già ieri e l’altro ieri?», gli chiesi incredulo.
«Sì, ma domani ho il test di mate», rispose lui, poi disse: «Vabbè, forse mi fa bene fare una piccola pausa, sto studiando ininterrottamente dalle dieci e ho preso solo uno yogurt per pranzo».
«Stai studiando da cinque ore?! E basta, Thad, andrà bene il test, stanne certo!», lo rassicurai.
Thad annuì leggermente: «Sai sempre come sollevarmi il morale», mi sorrise.
«… e anche qualcos’altro».
Lui mi guardò, diventando rosso come un peperone e sgranando gli occhi: «Sebastian!», mi richiamò.
Risi: «Scherzavo, piattola», gli dissi lasciandogli dei baci lungo il collo.
Lui sbuffò: «Piattola», ripeté a denti stretti: «Odio quando mi chiami così».
Per poco non sbiancai. Non me l’aveva mai detto in faccia.
Oh, Thad, non sai cosa ti aspetta.
«Quindi hai detto che vorresti fare una piccola pausa…», gli sussurrai all’orecchio con voce suadente.
Thad deglutì: «Devo stare attento a come parlo con te, vero?».
«Mm», confermai, troppo impegnato ad occuparmi del suo collo.
Thad sorrise: «Non mi dispiace affatto, comunque», mi attirò leggermente a sé per la maglietta.
«Ah, prima devo farti vedere una cosa», mi decisi.
«Che cosa?», chiese lui, interessato.
Ora.
Gli mostrai il polso: «Sorpresa», dissi con un sorriso enigmatico.
Thad strabuzzò gli occhi: «Eh?», fu l’unica cosa che riuscì a dire, osservando la buffa e deliziosa parola che, con un piccolo cuore, era impressa sul mio polso.
«Dimmi».
«È un pennarello, vero? Si può togliere?», chiese apprensivo.
«No, è un tatuaggio. Mi sono fatto imprimere la parola crab sulla mia pelle e resterà per sempre».
Non riuscivo nemmeno a capire se stavo cercando di fare il sentimentale o se volevo spaventarlo.
«Sebastian, ma stai bene?!», esplose: «Ti sei fatto tatuare piattola sul polso!».
Mi trattenni dal ridere.
«Perché l’hai fatto?», mi chiese Thad, cercando di calmarsi: «E perché non mi hai detto niente?».
«Non ti ho detto niente perché di sicuro mi avresti impedito di tatuarmi il tuo secondo nome sul braccio», risposi sarcastico: «e… perché l’ho fatto? Perché voglio qualcosa di te impresso sulla mia pelle, voglio farti capire che per me sei davvero l’unico e che non ci sarà nessun altro».
«E se ci lasceremo, invece? Sulla tua pelle sarà per sempre inciso crab», mi fece notare Thad.
«Harwood, ma non portare sfiga!», ribattei: «… e comunque, se ho fatto un tatuaggio significa che sono sicuro… ti amo, Thad, e forse posso sembrare un irresponsabile e anche tremendamente smanceroso, ma io voglio vivere con te il resto dei miei giorni. Questo tatuaggio è una sorta di promessa».
Thad si emozionò: «Seb, è un bellissimo gesto…», commentò infine, commosso: «… e comunque l’importante è ciò che impresso qui, voglio che tu te lo ricordi sempre», mi disse, poggiando una mano sul mio petto, in corrispondenza del cuore.
Gli sorrisi e lo baciai dolcemente sulle labbra: «Sarai sempre la mia piattola», gli sussurrai.
«E tu sarai sempre il mio Seb».

 
«Papà, allora?», mi chiede Chanel con occhi speranzosi.
«Vediamo cosa ne pensa papà», mi arrendo.
Chanel e Lucas cantano vittoria: sanno che Thad dirà certamente di sì.
Parli del diavolo e spuntano le corna.
«Ciao!», ci saluta, entrando in casa.
«Ciao, papà», rispondono i ragazzi con un sorriso.
Thad li bacia affettuosamente sulla guancia, poi mi dà un leggero e tenero bacio sulle labbra: «Tutto bene, ragazzi?», ci chiede premuroso.
«Sì», risponde Lucas: «Più che bene!».
«Papà ha detto di sì per il tatuaggio!», risponde Chanel elettrizzata.
«No, aspetta, ragazzina, io ho detto vediamo cosa ne pensa papà», preciso: «Non è la stessa cosa».
«Ma noi ne abbiamo già parlato con papà e ci aveva già detto di sì», dice Lucas con un sorriso sbarazzino.
Thad mi sorride innocentemente, battendo il cinque a Chanel e Lucas. Odio quando quei tre si alleano contro di me!
 

 

Two days later

 

Abbiamo accompagnato Chanel e Lucas ad un centro specializzato per tatuaggi.
«Sicuri?», chiedo prima di entrare.
«Sicurissimi», conferma Lucas sorridente.
«E che cosa vi farete tatuare?», chiede Sebastian curioso.
«Ah, papi, questa è una sorpresa!», ammicca Chanel.
«Ora lo voglio sapere», sbotta mio marito.
«Ma se te lo dicesse che sorpresa sarebbe, Seb?», amo utilizzare le sue frasi contro di lui.
Sebastian sbuffa, capendo di aver perso.
 
Dopo circa un’ora, i ragazzi escono dal centro.
«Grazie, papà», Chanel ci abbraccia calorosamente.
«Sono bellissimi, volete vederli?», ci chiede Lucas esaltato.
Thad ed io annuiamo, incuriositi.
Chanel e Lucas ci mostrano i loro polsi, sui quali è presente lo stesso tatuaggio.
Guardo Thad, commosso, e involontariamente delle lacrime d’emozione e di gioia bagnano i nostri occhi.
 
I love you, daddies.




Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Ed eccomi con il sesto prompt della Thadastian Week che avrei dovuto postare ieri, ma dettagli u.u No, davvero, scusate per il ritardo! çç 
Non l'ho specificato durante la narrazione, ma i tre tatuaggi di Sebastian sono la scritta Crab con il cuoricino sul polso e i nomi di Chanel e Lucas sul petto ♥
Legenda: font
Georgia = POV di Seb e quello di Thad, font Times New Roman = ricordo di Sebastian (anche in questo capitolo non lo racconta a nessuno). 
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e tutti coloro che hanno recensito! :D ♥
Saluto e ringrazio tutte le ragazze della Thadastian Week perché sono fantastiche ♥
Spero vi sia piaciuta, alla prossima! (che è l'ultima, sigh çç, e spero di pubblicarla o stasera o domani) :33 

   
 
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