Crossover
Segui la storia  |       
Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    08/04/2013    1 recensioni
(Naruto/Bleach)
Li abbiamo visti combattere con tecniche particolari ed elaborate, sfoderare katane di ogni genere e specie e lottare contro nemici al di sopra delle loro possibilità...
Ma come sono, in realtà, i protagonisti di queste avventure?
Come si comportano ogni giorno, da persone normali, con vite diverse ed intrecciate, alle prese con il lavoro, la carriera, la scuola ed i sentimenti?
Avranno lo stesso coraggio e gli stessi ideali nell'affrontare problemi quotidiani che, alla fine, non sono davvero meno importanti di quelli di un ninja o di uno shinigami?
I personaggi di Naruto e Bleach, intrecciati tra di loro, intrecciati con una vita che li terrà alquanto impegnati!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note Autrice: Okay, ci ho messo 2 mesi ad aggiornare xD
Questo per mancanza di ispirazione da una parte, ma anche (e soprattutto) per la scuola, considerando che in quinta ci sia davvero da lavorare sodo...
perciò mi scuso, ma spero che questo capitolo vi piaccia, visto che apre molti scenari di gelosie, odi e soprattutto
relazioni pericolose!



Dangerous relations

 
Una giornata come tante altre, il sole che resta alto nel cielo, i flebili raggi che penetrano dai vetri delle finestre, nuvole che si addensano nel cielo e vanno a formare le figure più svariate: un cerchio, un quadrato, un rombo, un elefantino, una katana…
 
- Signor Kurosaki, qual è la derivata prima di 4x alla seconda? –
 
Si riprende di soprassalto, scuote rapidamente il capo color carota per poi portare lo sguardo perplesso sulla figura di un esile professore, i capelli biondi dai quale si intravvede appena il colore delle iridi.
 
- La… derivata prima… -
- Sì, signor Kurosaki, quella che ho spiegato da due ore a questa parte. –
 
Ripete il professore, picchiettando con le dita su di un bastone appoggiato al terreno: uno sguardo sconsolato, quello del tizio con un capello ridicolo a strisce bianche e verdi sulla nuca, un gessetto fra le mani ed una lavagna piena di strani simboli dove per trovare i numeri ci vuole una caccia al tesoro, da tante lettere che ci sono.
Ichigo non sa cosa rispondere, immerso com’era nei suoi pensieri, sbatte le palpebre più volte quando sente una vocina chiamarlo, quasi in bisbiglio, e come un pollo si volge proprio in quella direzione con fare plateale.
 
- Cosa c’è Orihime? –
 
Le chiede ad alta voce senza riflettere, e solo in quell’istante si accorge dell’errore fatale: un auto face-palm è tutto ciò che gli resta da fare.
 
- Un tentato suggerimento, signorina Inoue… un bel compito di punizione ad entrambi non ve lo leva proprio nessuno! –
 
Sentenzia con fare quasi allegro il professore, cominciando a segnarsi un paio di appunti sulla propria agenda dalla quale traboccano milioni di fogli e foglietti.
Ichigo sbuffa, volgendo lo sguardo alla prosperosa compagna di classe, che si trova ad un paio di banchi più avanti.
 
- Scusa Orihime… -
 
Le dice con un sospiro, lei arrossisce quasi d’improvviso e si appresta a muovere energicamente le mani in segno di dissenso.
 
- Oh no, è colpa mia Kurosaki, ho parlato troppo forte! -
- Orihime… -
- E forse avrei potuto suggerirti male, non sono poi così sicura della risposta in effetti… avrei potuto farti sbagliare e –
- Orihime. –
 
Ripete con un tono quasi più severo, tanto che la ragazza si interrompe, portandosi le mani dinnanzi alle labbra quasi con timore di aver detto qualcosa di sbagliato.
 
-  Ho detto che non è colpa tua, davvero. –
 
Le dice in tono sincero, le iridi chiare della ragazza sono spalancate, quasi luccicano all’idea che quel ragazzo di cui è innamorata da anni le abbia rivolto la parola e sia stato così gentile, almeno secondo lei…
Sta per distogliere lo sguardo dalla ragazza quando qualcuno gli dà un gomitata piuttosto consistente, tanto che si volge in quella direzione con tutta l’intenzione di infierire contro Ishida quando questo gli fa un cenno col capo: ci impiega qualche secondo a capire, ma poi con fare quasi frettoloso torna a volgersi verso la ragazza.
 
-         Li facciamo insieme, i compiti di punizione? –
 
Lei arrossisce ulteriormente (se possibile) ed un sorrisone a trentasei denti le caratterizza il volto dai lineamenti delicati, mentre il cuore comincia a batterle all’impazzata.
 
- C-certo… V-vengo io, vieni tu...? faccio dei biscotti anche, oppure ti porto del pane e –
- Felici che abbiate preso con filosofia la punizione, ma al momento non ci interessa. –
 
Li riprende il professore, tanto che la ragazza torna a voltarsi verso la lavagna con estrema vergogna, abbassando il capo.
Ichigo sbuffa, mentre Ishida scuote sconsolatamente il capo.
 
- Cosa c’è da fare quella faccia? –
- Sei ritardato, Kurosaki. Che cacchio ti insegnano al corso del professor Jiraya?! –
- A me non sembra che tu sia pieno di donne, comunque! –
- Beh almeno io so cogliere le occasioni! –
- Oh sì, difatti te ne sono capitate talmente tante che sei sempre in quello sterrato a tirare col tuo ridicolo archetto! –
- Vuole un compito di punizione anche lei, signorino Ishida? –
 
Si zittiscono, interrompendo almeno momentaneamente la propria litigata, l’ennesima.
Una volta raggiunto il silenzio, il professor Urahara torna a volgersi al resto della classe, sospirando.
 
- Qualcuno sa dirmi il valore di quella derivata prima? –
-  8x, professore. Questo perché la derivata prima di una funzione, in questo caso, si calcola moltiplicando il 4 per l’esponente della x, in questo caso due, e tale esponente viene ridotto di uno, quindi la x sarà elevata alla uno, cioè x stessa. –
 
Una spiegazione fredda e razionale, senza un minimo di esitazione, senza un briciolo di ripensamento.
Le iridi chiare di Kurosaki vanno inevitabilmente a posarsi sulla figura impeccabile quanto impassibile del minore dei fratelli Uchiha: Sasuke, un presuntuoso (a detta dell’arancione) con un’insana follia costantemente tenuta sotto controllo dalla fredda razionalità.
Non sembra nemmeno umano, a volte, da tanto che è meticoloso nello studio e nell’applicazione di ogni cosa, quasi da far paura.
Il professore si entusiasma nel vedere che almeno uno suo studente lo ha ascoltato, riprendendo a spiegare mentre Ichigo si getta sul banco col mento appoggiato alle braccia conserte, lo sguardo perso quasi nel vuoto.
 
- Come faccia Rukia a stare con quello ancora non riesco a capirlo! –
- L’ho detto che sei ritardato, Kurosaki… -
- Oh stai zitto, Ishida! Quello è una serpe malata! –
- Ha il fascino del genio tenebroso, tu non potresti competere neanche volendo… -
 
Lo schernisce l’arciere, continuando a ridersela sotto i baffi (che non ha) mentre Kurosaki sbuffa: dopotutto ha ragione, quello sarà anche uno sbruffone ma ha una certa popolarità tra le ragazze…
E’ intelligente, misterioso al punto giusto e soprattutto avendo un fratello maggiore imprenditore è particolarmente ricco, quindi pressochè perfetto sotto molti punti di vista…
 
- Mi ci gioco la katana, che suo fratello Byakuya ci ha messo lo zampino, in questo “fidanzamento”… -
 
Asserisce accentuando un certo disprezzo sulle ultime parole, come se non comprendesse il motivo per cui la sua più cara amica stesse davvero con un tizio del genere.
Eppure, Sasuke era sempre ed inspiegabilmente contornato da ragazze, mentre lui si ritrovava ad essere lo zimbello della classe il più delle volte senza che nemmeno riuscisse ad accorgersene, nonostante l’intelligenza non gli mancasse.
Mentre il professore continua a spiegare, Ichigo continua ad osservare il vuoto, sin quando casualmente non sposta di nuovo lo sguardo sull’impassibile Uchiha e nota che, da sotto il banco, sta inviando probabilmente un qualche messaggio e questa volta sbuffa si nuovo, quasi a sforzarsi di fregarsene.
 
- Eccolo, il pupillo del professore che messaggia anche durante la lezione… -
 
Si lamenta Ichigo, cominciando a fare qualche disegnino idiota di un Sasuke mezzo morto sul banco.
 
- Starà massaggiando con Rukia, sai come sono le coppiette. -
 
Asserisce Ishida con noncuranza, quando ad un tratto la penna con cui stava prendendo appunti viene bloccata da una mano, e rialzando lo sguardo si trova quello preoccupato e freddo di Kurosaki, in tensione per chissà quale motivo.
 
- Rukia non messaggia mai durante la lezione. -
 
E si scambiano uno sguardo incredulo quanto perplesso…


*****

 
Sono ormai un paio d’ore che l’ospedale più importante della città ha spento le sue luci, chiudendo le porte d’entrata per i visitatori.
Soltanto il pronto soccorso resta attivo, come di consueto, e tra la dozzina di piani che caratterizzano il Leaf Hospital soltanto tre o quattro hanno ancora qualche luce accesa, per consentire alle infermiere di turno di poter controllare con più facilità i pazienti sotto osservazione, ventiquattro ore su ventiquattro.
 
C’è un’altra, tuttavia, di lucina accesa: all’ultimo piano, il lampadario di un ampio ufficio con terrazza brilla come una delle tante stelle in un manto di cielo blu.
Contro le norme di sicurezza e di fuga, ovviamente: se dovesse esserci un qualche problema, l’ultimo piano sarebbe l’ultimo a potersi salvare… Ma nessuno era stato in grado di convincere lei, la Primaria da pochi anni, della pericolosità di tale situazione: come un capitano, lei avrebbe lasciato per ultima la nave, e non accettava obiezioni.
 
- Signorina Tsunade, vuole che termini io? –
 
La voce gentile e premurosa di una giovane segretaria attira l’attenzione della bionda, seduta alla scrivania da almeno un paio d’ore.
Alza appena lo sguardo, le iridi ambrate che incontrano quelle della sua più fedele assistente: era stata sua tirocinante, quando frequentava Medicina, e soltanto di lei poteva fidarsi di tutto il personale.
 
- No, Shizune, non è necessario. Ho quasi finito. –
 
Le risponde con il solito tono impassibile, quasi frettoloso, mentre la mano destra dalle unghie smaltate di rosso si muove rapida sui fogli, lasciando brevi “scarabocchi” con l’inchiostro nero.
 
- Allora ne approfitto per sistemare un po’ queste burocrazie… -
 
Asserisce con un sorriso dolce, portando lo sguardo su una montagna di fogli e fogliettini lasciati sull’ampia scrivania, che comprende quasi mezza stanza in senso circolare.
Tsunade inarca un sopracciglio, interrompe il suo lavoro solo per qualche attimo: la osserva, mentre con tanta premura comincia ad ordinare quel casino… O meglio, il casino che lei, la Primaria, fa circa ogni tre ore: miglior medico della nazione, dicono, ma quando si tratta di ordine non è di certo lei in cima alla lista!
Scuote sconsolatamente il capo, senza dire nulla, affrettandosi a terminare il lavoro: tanto lo sa, che Shizune è fatta così. Si preoccupa sempre e troppo per lei, e sa perfettamente che il novanta per cento delle richieste ha risposta negativa (per principio), quindi tanto vale non chiedere.
Restano in ufficio per un’altra oretta circa, sin quando la bionda prosperosa non si alza dalla propria scrivania, stiracchiandosi appena.
 
- E anche oggi la palla è finita! Shizune, andiamo a berci un paio di bicchierini di sakè! –
 
Esordisce con un sorrisone contento, quasi fosse una bambina che sta per ottenere il giocattolo preferito, mentre in risposta riceve soltanto uno sbuffo sconsolato.
 
- Signorina Tsunade, non può bere e poi mettersi alla guida… -
 
Le ricorda con fare premuroso, prendendo un paio di cartelle ed avvicinandosi alla porta assieme alla dottoressa, la quale mostra una smorfia insoddisfatta.
 
- Che guastafeste che sei… Non farmi mai trasgredire, mi raccomando! –
 
Le rinfaccia con fare scocciato, ma la mora non sembra offendersi, anzi le risponde con estrema calma, un sorriso che lascia trasparire un delicato affetto, oltre ad una stima profonda.
 
- Mai, signorina. Non si preoccupi. –
 
Le dice aprendole la porta.
Tsunade si ferma, la osserva seriosa per qualche attimo, per poi sbuffare lasciandosi sfuggire un sorriso… Ma un sorriso vero, di quelli sinceri, rari su di un volto perennemente sommerso dai doveri.
 
- Non ne ho alcun motivo. –
 
Le dice uscendo dalla porta con tranquillità. Shizune gioisce internamente di quell’espressione, di quel volto sempre freddo che ogni tanto si concede un briciolo di felicità, e la dona a chi le sta vicino: perché lo sa, di essere una dei pochi eletti a poterla vedere così.
Richiude la porta a chiave, sta per raggiungere la dottoressa formosa quando la vede immobile in mezzo al corridoio, ed un suono di passi che lentamente si avvicina…
 
- Buonasera, dottoressa Senju… Vedo che lavora fino a tardi. –
 
La voce ironica e pungente è piuttosto riconoscibile, tanto che l’assistente si ferma immediatamente accanto a Tsunade, quasi a volerla sostenere, forse proteggere.
Mentre lei, la primaria, resta immobile, impassibile, la fronte leggermente corrugata: sì, decisamente è l’ultima delle persone che avrebbe voluto vedere.
 
- Ha detto bene, io lavoro al contrario di qualche imprenditore di mia conoscenza che pensa solo a far soldi. –
 
Una risposta secca, decisa, che non ha bisogno di alcuna spiegazione: odio puro verso di lui, un rancore radicato nell’animo stesso di quella donna, ora fredda, dal corpo venereo.
Lui sorride, quasi divertito, fermandosi ad un paio di metri da lei.
 
- Ogni riferimento è casuale, vero dottoressa? –
- Puramentecasuale, Madara Uchiha. -
 
Sottolinea lei con altrettanta ironia, un tono di disprezzo particolarmente evidente.
 
- Shizune, lasciaci soli. –
- Ma signorina… -
- Và.-
 
Le dice freddamente, Shizune posa per qualche attimo lo sguardo su quell’imprenditore che più di una volta si era mostrato temibile nei loro confronti: voleva acquistare quell’ospedale a tutti i costi, diventarne il padrone, usufruire delle ricchezze che dentro ad esso si muovevano…
Ma dei pazienti, del bene delle persone, non gliene fregava un accidente. E questo lo sapevano tutti e tre.
 
Si dilegua con passo ben poco convinto, le iridi nere che continuano a volgersi indietro, mentre dentro di lei prega che la sua mentore non commetta qualche sciocchezza, qualche offesa di troppo, lanci una sfida troppo rischiosa.
 
- Cosa vuoi ancora, Uchiha? La mia ultima risposta non è stata abbastanza chiara? –
 
Afferma immediatamente Tsunade, le iridi ambrate fisse su di lui, che non perdono né un’espressione, né un movimento, né all’apparenza alcun pensiero…
E lui resta immobile, in un misto di soddisfazione ed irritazione dinnanzi alla sfacciataggine di quella donna fin troppo importante.
 
- Ho delle notizie migliori, cara Senju. Notizie che non ti daranno modo di obiettare a riguardo… -
 
Afferma in tutta tranquillità, aprendo la propria giacca ed estraendone un foglio con particolare non-chalance. Gli dà una rapida occhiata, un sorriso meschino e soddisfatto, mentre allunga il braccio per darlo alla donna, ancora immobile.
 
- Cosa sarebbe? –
- Il Sindaco ha firmato il consenso, la cifra che gli ho proposto lo ha soddisfatto parecchio… -
 
Sicuro di sé, scaltro, in arrendevole.
Lei si lascia sfuggire un’espressione perplessa, per non dire scandalizzata: lo fissa, le iridi che non hanno quasi il coraggio di posarsi su quel foglio di carta.
 
- Quel vecchio ha davvero compiuto una pazzia simile?! –
 
S’infuria la bionda, una rabbia inaudita verso quel vecchio sommerso dalle burocrazie e vittima del pressing di quell’infame Uchiha.
Lui, che se ne strafregava di tutto fuorchè dei soldi, non avrebbe messo mano all’ospedale, per nulla al mondo!
Si indispettisce, però, davanti all’affermazione forse troppo istintiva della dottoressa, tanto che si fa appena più serioso.
 
- Il Sindaco, cara Tsunade Senju, si è mostrato ben disposto nei miei confronti al contrario di voi… -
- Certo, se non si conosce chi si ha davanti si possono commettere errori fatali come questo… Ma io non ho intenzione di lasciarvi il Leaf Hospital! –
 
Asserisce con una certa convinzione, ma a questa ennesima sfida verbale l’uomo risponde con autorevolezza, forse inappropriata in un luogo dove non era di certo ben accetto: allunga ulteriormente il foglio verso di lei, fissandola intensamente.
 
- Basta una vostra firma, e avremo chiuso questa storia una volta per tutte. –
 
Una minaccia, quasi, quella dell’uomo, tanto che i loro sguardi si incontrano e scontrano ogni secondo di più, quasi volessero sperimentare una qualche nuova arma letale.
Lei prende il foglio dalle sue mani con altrettanta determinazione, un’espressione che più che seriosa sembra propriamente infuriata: due gesti, ed il foglio viene strappato in quattro parti uguali.
 
- Dovrai passare sul mio cadavere, Uchiha. –
 
Gli risponde con grinta, una grinta tanto ammirevole quanto pericolosa.
I pezzi di carta non fanno in tempo a toccare terra che l’uomo lascia libero sfogo al proprio istinto, incapace di trattenere oltre la rabbia: la blocca al muro, una mano che le tiene un polso e l’altra che le cinge pericolosamente il collo.
Vicini, vicinissimi, lui può sentire quel profumo di fragole, lei un respiro nervoso e piuttosto invadente.
 
- Non sarò clemente solo perché siete una donna, Senju… Non amo ripetermi più volte. –
- Almeno su questo ci assomigliamo! –
 
Replica con rabbia, incapace quanto lui di trattenere i propri istinti, il proprio orgoglio, quella volontà tenace e fin troppo testarda.
Lui stringe la presa sul suo collo, la pelle liscia e delicata che rende piacevole quel tocco: si fissano, di nuovo, nessuno dei due che pare arrendersi.
 
- Una firma, e avresti l’occasione di non vedermi per il resto dei tuoi giorni… -
- Perché togliermi il piacere di vedere il tuo volto indiavolato, quando le tue scelte dipendono da me? –
 
Gli risponde di nuovo con astio, con disprezzo, con una terribile sete di vendetta: vendetta perché le ha sempre messo i bastoni fra le ruote, perché si sono sempre ostacolati, hanno sempre rivaleggiato pur essendo in campi differenti.
Lui si avvicina ulteriormente, la pressione sul collo e sul polso aumenta, come avesse tutte le intenzioni di farle del male…
 
- Non tentarmi, Tsunade, perché non è soltanto il tuo ospedale che bramo… -
 
Un accento malizioso, maledettamente malizioso si fa largo nella sua voce, mentre le sussurra quelle parole all’orecchio.
Lei stringe i denti, trattiene lo stupore che la sta invadendo mentre solo ora si rende conto di quanto siano vicini, i loro copri che quasi aderiscono l’uno all’altro…
Poi il suono di un caricatore, una pistola che viene resa utilizzabile: questo è il suono che pietrifica entrambi, senza dare il tempo all’uno o all’altra di reagire.
 
- Allontanati da lei, Madara. O da qui non ne esci vivo. –
 
Parole fredde, parole di ghiaccio.
Il corridoio trasporta questo suono sino a loro, tanto che il volto di entrambi si volge in quella direzione: lì, a neanche cinque o sei metri da loro, la figura di un elegante e raffinato uomo resta dritta, fiera, lo sguardo glaciale fisso sul ricco ed ambizioso imprenditore.
Ed una pistola, puntata direttamente su di lui.
 
- Sosuke… -
 
Asserisce Madara fra i denti, scostandosi immediatamente da Tsunade e lasciandole quindi la possibilità di riprendere a respirare normalmente.
Lei ansima qualche istante, appoggiata alla parete, mentre le iridi ambrate passano incessantemente tra le figure dei due uomini.
 
- Potrei ammazzarti, di motivazioni ne avrei una lista. –
 
Asserisce con sicurezza, calma, un comportamento controllato al massimo nonostante i nervi tesi: è lì, il suo peggior rivale d’affari.
Lì a minacciare quella che lui ritiene la sua donna…
E mai, dico mai, sfidare un uomo come Sosuke Aizen nell’orgoglio.
 
- I miei sgherri si preoccuperebbero di sapere come sono morto e di vendicarsi accuratamente di chi mi ha ferito… Sai, sono così premurosi! –
 
Afferma con un’ironia sadica e cinica, i loro sguardi si scrutano per qualche attimo, sin quando un colpo secco non colpisce il collo dell’Uchiha, in un punto cruciale, con una precisione estrema: perde i sensi in una manciata di secondi, cadendo a terra.
Aizen avanza senza esitazione verso Tsunade, la sua figura ancora coperta dal camice che fissa con astio ed un rancore profondo la figura dell’Uchiha priva di sensi davanti a lei, la mano ancora tesa in avanti per quel colpo.
Mai sfidare un medico nel suo campo, specie se è il migliore.
 
- Cosa ci fai tu qui? –
 
Le iridi ambrate si posano immediatamente su Sosuke, il quale ricambia lo sguardo, fermandosi a neanche un metro da lei, la pistola già riposta nella fodera dei pantaloni, accuratamente protetta dalla giacca.
 
- Ero venuto a prenderti come al solito, ho visto Shizune uscire e mi ha avvisato che Madara Uchiha era qui… -
 
Le dice semplicemente, una fermezza d’animo e di riflessi ammirevole.
Lei non dice nulla, né muta la propria espressione: l’orgoglio ferito è qualcosa che può fare parecchio male.
 
- Non ce n’era bisogno. –
- Io credo di sì, considerato che ti stesse per strangolare… o per violentare, dipende dai punti di vista. –
 
Le risponde seccamente, senza mezzi termini.
Lo sguardo di lei si fa appena più intenso, consapevole eppure tremendamente testardo.
 
- Non avrebbe potuto farmi nulla di tutto ciò. Per avere l’ospedale ha bisogno della mia firma e, quindi, che io sia viva. –
 
Asserisce con una certa determinazione, cominciando ad incamminarsi verso le scale per scendere ai piani inferiori: se gli sgherri di Madara erano davvero lì, allora bisognava avvertirli che venissero a recuperare il loro caro capo.
 
- Conosci gli Uchiha, pur di ottenere ciò che vuole farebbe qualunque cosa. Fare del male a qualcuno a cui tieni come ricatto o vendetta non è un’ipotesi da scartare. -
 
Le dice con estremo rigor di logica, camminandole affianco col medesimo passo fiero ed elegante, le iridi chiare che scrutano i dintorni semibui dell’ospedale come se si aspettasse un attacco a sorpresa in qualsiasi momento.
 
- Shizune è sorvegliata a vista da Shunsui Kyōraku, che ho assunto personalmente in segreto. Le mie amiche sono protette dai loro fidanzati e tu sai cavartela benissimo anche da solo, quindi non vedo dove sia il problema. –
 
Una risposta efficace, concisa, maledettamente logica.
Nonostante la sua intelligenza, Aizen non replica a tale affermazione, come se lei in due secondi avesse spiegato la situazione…
Spiegata, ma non risolta, e soprattutto semplificata.
Come ogni volta, la bionda prosperosa non ha intenzione di farsi intimidire, né di considerarsi davvero in pericolo.
L’uomo accanto a lei continua a seguirla, sin quando giunti alle scale non si ferma, osservandola scendere qualche gradino, un sorriso divertito appena visibile.
 
- Rientro davvero nelle vostre premure, dottoressa Senju? –
 
Domanda, ma non è un tono scherzoso, né tantomeno ironico: intelligente, acuto, conosce l’unico modo per far parlare una donna come Tsunade, per farle dire ciò che una qualsiasi donna rivelerebbe dopo un appuntamento con un uomo affascinante ed ammaliatore quanto Aizen Sosuke.
 
- Stupido. –
 
Gli risponde, uno sguardo rapido e deciso prima di riprendere a scendere le scale.
Lui sorride appena, divertito come non mai, per poi seguirla in quella discesa: aveva avuto la sua risposta, e questo gli bastava.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly