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Autore: Puerto Rican Jane    08/04/2013    1 recensioni
Marzo 1967, New Jersey. Una giovane ragazza con problemi economici e familiari, in cerca di un amore per ribellarsi. Un ragazzo con un grande sogno da realizzare. Entrambi accumunati dalla voglia di scappare dalla città di perdenti in cui vivono.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6 (WE’RE GONNA FIND A WAY)

 
-Dove diavolo sei stata questa notte, Mary?- suo padre sbraitava infuriato sulla porta di casa. Era stata fuori tutta la notte al fiume con Bruce senza avvertire i suoi che, naturalmente, avevano pensato il peggio.
-Il concerto è finito tardi, e ho dovuto riaccompagnare a casa un membro della band perché non si reggeva in piedi da quanto era ubriaco. Un amico mi ha accompagnata e poi, visto che questo bassista abitava dalla parte opposta della città ed ero molto stanca, mi ha offerto una stanza in casa sua.- Mary mentì spudoratamente, ma non se ne vergognava, ormai era un’abitudine: non ricordava da quanto tempo non diceva una frase ai suoi genitori senza che in essa non vi fosse almeno una menzogna.
-Una stanza? Ah sì? Mary, hai diciotto anni, non sono uno stupido! Sono un uomo e sono stato ragazzo anch’io e…-
-Non abbiamo fatto niente, d’accordo? Lo conosco appena questo ragazzo!- urlò Mary, arrossendo violentemente, sperando che suo padre lo prendesse come un segno di indignazione. In realtà le stavano tornando in mente immagini di poche ore prima: la bocca, le mani, le carezze, i baci di Bruce ed il grande piacere provato. In quel momento ringraziò il cielo che suo padre non potesse leggere nella mente.
-Anche se non avete fatto “niente”, come dici tu, sei stata via tutta la notte senza avvertirci! Io e tua madre ci siamo spaventati non vedendoti tornare! Siamo stati svegli tutta la notte!-
In effetti Mary l’aveva già capito dalle borse sotto gli occhi.
-Scusa, mi dispiace- disse Mary a denti stretti: non le piaceva dover chiedere scusa ai suoi genitori di un qualcosa che era stata felice di fare –ora vuoi farmi entrare?- continuò, visto che suo padre l’aveva fatta rimanere sull’uscio tutto il tempo. Lui si scostò dalla porta, ma continuò poco dopo la sua predica.
-Pensi di cavartela con un “mi dispiace”? No, signorina! È il tipo da cui vai a fare le ripetizioni ogni giorno dopo scuola, vero? Come si chiama? Springsteen? È anche un ignorante! Cominci a fare la puttana a diciotto anni e ti porti a letto dei sognatori analfabeti?-
-Guai a te se mi dai ancora della puttana! Guai a te! E Bruce non è un analfabeta! Non dirlo mai più!- Mary era fuori di sé. Non poteva credere alle sue orecchie! Come si era permesso? E d’altronde era proprio suo padre! Suo padre! Le venne in mente che forse poteva aver bevuto, ma questo non sminuiva di certo la sua colpa, anzi! Mary si diresse infuriata in camera sua.
-Dove pensi di andare?-
-In qualsiasi altro posto, basta non che non ci sia anche tu!- gridò prima di sbattere la porta della sua stanza. Sentì dal piano di sotto una sonora imprecazione: suo padre non tollerava che si sbattessero le porte di casa. Mary si lasciò cadere di peso sul letto, esausta: la notte appena trascorsa l’aveva prosciugata di ogni forza, e l’accoglienza a casa non era certo stata delle migliori. Ancora le risuonava in testa la voce di suo padre che le dava della puttana: era diventata quello, una sgualdrina? Era così che veniva chiamata una giovane di diciotto anni che fa sesso con il ragazzo che le piace? Solo questo?
Per non pensarci chiuse gli occhi, e cominciò a cullarsi con i ricordi della notte passata sulla riva del fiume: rivedeva chiaramente ogni particolare del viso di Bruce sopra di lei, ogni sua espressione di piacere, risentiva ogni suo sospiro, ogni sua parola d’amore detta con quella voce terribilmente sexy. Un sorriso le increspò le labbra. Ora si sentiva pienamente felice: aveva un uomo che la amava e glielo dimostrava, un uomo fantastico e bellissimo. Che le importava di quello che succedeva a casa? Tanto a giugno avrebbero conseguito il diploma, e allora avrebbero potuto andarsene da lì, fuggire. Dove sarebbero andati? Non lo sapeva. Ma le bastava l’idea di un viaggio con il suo amore.
 
-Avete intenzione di guardarmi in questo modo e di non parlarmi fino alla fine dei miei giorni?-
La voce di Mary si levò particolarmente calma e tranquilla. Stava cenando in cucina, con entrambi i suoi genitori che la guardavano torvi. Mary sapeva che l’arrabbiatura non sarebbe passata così presto.
-No, assolutamente. Solo fino a quando avrai ammessosinceramente di aver sbagliato e avrai giurato di non farlo più- rispose suo padre, cercando di nascondere una rabbia malcelata.
-Ma l’ho già fatto! Appena arrivata! Allora lo ripeto: mi dispiace, non lo farò più. Contento?- cantilenò Mary.
-Per niente. Come se non capissi che mi stai prendendo in giro.-
-Ma io…!-
-Tu nel frattempo resterai relegata a casa per un mese, e soprattutto, niente ripetizioni! E considerati fortunata.- Con voce glaciale suo padre fece capire che il discorso era chiuso. Mary si alzò di scatto da tavola e per la seconda volta il rumore di una porta sbattuta e di una sonora imprecazione risuonarono nella casa. Perché dovevano rendere tutto così difficile? Perché dovevano per forza rovinare tutto? Per una volta, una sola volta nella sua vita, c’era qualcuno che la amava e lei ricambiava con tutto il cuore e si era offerta a lui con tutto il corpo. Ma naturalmente loro dovevani rovinarle la felicità. Cercò di tirarsi su di morale: non potevano impedirle di vederlo a scuola. Il giorno dopo l’avrebbe rivisto, e solo questo pensiero bastò a farla sorridere: nemmeno i suoi genitori potevano impedirle di incontrarlo.
 
-Mary!- Bruce la stava aspettando all’entrata di scuola, appoggiato pigramente al cancello. Si raddrizzò e la raggiunse, accogliendola con un bacio mozzafiato, senza darle il tempo di proferire una sola parola. Inizialmente Mary si imbarazzò non poco, percependo le occhiate stupite e ridacchianti dei compagni, e sentendo la mano di Bruce scendere fino ad accarezzarle il fondoschiena: non era abituata ad essere una “fidanzata”. Lui infine si staccò e, passandole un braccio attorno alla vita, l’attirò a sé. Mary, paonazza, si sentiva estremamente a disagio: come comportarsi? Cercò di non far caso agli sguardi dei ragazzi, ma fu impossibile.
“È solo perché è la prima volta. Domani sarà diverso: si sarà sparsa la voce e nessuno ci baderà più.” tentò di consolarsi.
-Ehi, sei silenziosa. Hai già deciso di piantarmi?- scherzò lui, alzandole il mento con due dita, dato che aveva tenuto lo sguardo a terra tutto il tempo: il pavimento era diventato tutto a un tratto così affascinante.
-No, no! Non pensarci nemmeno! Dovrai sopportarmi ancora per molto tempo. Ma…-
-Per sempre.- la interruppe lui, con quel sorriso dolcissimo. Mary, riscaldata enormemente da quelle due sole parole, finalmente si lasciò andare, baciandolo teneramente sulle labbra: che le importava delle risatine degli altri? Loro non avevano un Bruce da baciare e da portare a letto.
-Ah, sì, Bruce, abbiamo un problema.- ricordò poi Mary: il castigo dei suoi genitori –per un mese… Credo non potremo vederci. I miei sono incazzati per il fatto che sono tornata alle dieci di mattina.- disse incerta Mary, sperando che Bruce fosse comprensivo: dopotutto non conosceva ancora i suoi genitori.
-Un mese! Vedendoci solo a scuola? Non resisto. Troveremo un modo. I tuoi lavorano?-
-Sì, mia madre in fabbrica e mio padre come meccanico-
-E stanno via tutto il giorno?-
-Tornano all’una per pranzo e alle otto e mezza per cena.-
-E allora non c’è nessun problema! Sarò io a venire da te! Non preoccuparti, non ci scopriranno! Al massimo mi nasconderò nell’armadio.- disse Bruce sicuro e malizioso. Mary, invece, era più titubante, temeva la reazione dei suoi genitori se li avessero scoperti. E se fossero entrati proprio mentre… Non osava pensarci, era una situazione troppo imbarazzante anche solo da immaginare. La campanella di inizio lezione annunciò che stava per cominciare un’altra dura settimana. Mary sbuffò.
-Ci vediamo al cambio dell’ora, piccola.-
E con ultimo bacio si diressero verso le scale. Dopotutto la settimana non era cominciata così male.



Ciao a tutti! Ecco un altro capitolo: spero che veramente che vi piaccia! Vorrei anche ringraziere "Sun__" per aver messo la storia tra i preferiti. Non mi piace elemosinare recensioni ma... VI PREGO! Una recensioncina-ina-ina! Giusto per sapere se vi fa schifo e dove posso migliorare! Grazie per l'attenzione! Alla prossima!
  
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