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Autore: Sesaria    08/04/2013    1 recensioni
Come mai una persona, all'improvviso, entra nella tua vita e cambia tutto? Che sia in meglio o in peggio, non importa. Che sia la divina provvidenza? Che bella battuta. E chi ci crede ancora a queste cose? Ho sempre pensato che ognuno è artefice del proprio destino. Sarà davvero così? Intanto lui, guardandomi negli occhi, mi disse: “Saltiamo o no? Ora, adesso e subito. È il tempo di decidere.”
Io, impallidendo, rimasi per qualche secondo in silenzio. Tutta la vita mi passò davanti agli occhi. “Buttiamoci!” fiatai in un millisecondo. Mai avevo fatto qualcosa di simile e una paura folle prese il sopravvento. Questo non mi impedì però di stampargli il primo bacio sulle sue labbra, che in quel momento sapevano di fragole.
Non ci fu tempo per i commenti, fortunatamente. Gli presi la mano e vedemmo il vuoto davanti a noi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Buongiorno! È tempo di alzarsi, dormigliona, non hai dormito abbastanza?”

Oh no.. No.. NO!!!!! L'ha fatto. La luce arrivava dritta ai miei occhi, mentre vedevo una faccia, inizialmente sbiadita, avvicinarmisi e lasciarmi l'impronta di due labbra tutte appicicose sulla fronte. Un profumo di fior di arancio arrivò al mio naso e questo mi ricordò che dovevo subito saltare nella doccia. Ecco cosa accade quando hai una migliore amica che praticamente vive a casa tua. Non puoi mai rimanere da sola; nemmeno quando ne hai bisogno. Sentivo ancora il suo lucidalabbra sulla mia fronte, il che mi fece un po' schifo, ma apprezzai il suo gesto, visto che sapeva bene quanto amassi i baci sulla fronte.

“Anne, ma tu non sai che a volte la gente normale ha anche bisogno di dormire?” ancora non sveglia completamente, con una voce che si poteva a malapena sentire.

“Non fare la rompicoglioni, oggi abbiamo tanto da fare!” disse provando a imitare mia madre, facendo la seria. In un attimo mi ritrovai senza il mio scudo protettivo (la coperta) che mi salvaguardava dal sole. Sapeva quello che l'aspettava; una bella cuscinata le arrivò sulla schiena e si scatenò la terza guerra mondiale, tra risate, corse e, ovviamente, scossoni provocati da quelle arme letali chiamate cuscini. La porta si aprì all'improvviso.

“Che diavolo succede qui?” disse un ragazzo che, appena entrò, si beccò un orsacchiotto in testa. Tutti e tre scoppiammo in una gran risata. Lui era il mio, per meglio dire, nostro miglior amico Niall, un ragazzo talmente simpatico che anche solo a guardarlo un accenno di sorriso ti si stampava sulla bocca. Per non dire che era veramente un bel ragazzo: occhi azzurri, capelli biondi, fisico perfetto, addominali da paura. Che dire? Se non fosse che lo conoscevo da una vita, cioè da quando andavamo all'asilo, e conoscevo ogni piccolo particolare di lui, gli sarei gia' saltata addosso... Cosa che feci, ma solo per abbracciarlo, affinchè mi salvasse da quella pazza di Anne.

Anne era una ragazza che, semplicemente, non aveva mezze misure per nessuno, e di sicuro non per me. Era il tipico maschiaccio che da un giorno all'altro diventa una ragazza cambiando il modo di vestire e tutti le vanno dietro. Era slanciata, una bella chioma di capelli castani, e degli occhi di un verde smeraldo che, se avessi potuto, avrei pagato qualsiasi somma per avere. La cosa che non aveva perso era quel modo di pensare tagliente, che semplicemente lasciava a bocca aperta tutti. E non mancò l'occasione per dimostrarlo:

“ Puoi scappare e nasconderti, ma sappi che se ti trovo sfo sia te sia colui che ti ha nascosto!” Niall, sentendo questo, cercò conforto in me e ci trovammo abbracciati come due coglioni davanti a quella là che se la rideva a crepapelle.

“Ok, la cosa sta degenerando. Vado a farmi la doccia” dissi io, rendendomi conto che non avremmo finito di ridere se qualcuno non si smuoveva.

Nella doccia detti libero sfogo ai miei pensieri, ricordandomi dello sconosciuto, cioè di Liam (stupita ancora una volta della mia memoria). L'avrei mai rincontrato? Nel bel mezzo dei miei pensieri irruppe Anne: “ Ti dai una mossa? Dobbiamo muoverci!”

La sua delicatezza mi colpiva dritto al cuore. Se fosse stata un'altra occasione le avrei risposto di buttarsi dalle scale, ma quella volta non feci altro che ubbidire. In cinque minuti ero pronta. Anne mi aveva preparato i vestiti, come farebbe con la sua bimba. A volte veramente lei sentiva di essere mia madre, che avevo bisogno di qualcuno che mi guidasse per la giusta via. Mi misi la maglietta e i jeans che aveva scelto per me. Senza nemmeno rendermi conto mi ritrovai nella piccola mini blu di Anne, senza scarpe.

Lei mi disse: “Senza di me tu veramente non riesci a vivere! Grazie al cielo io ho sempre in macchina qualche pezzo d'indumento, incluse le scarpe. Da ginnastica, ovviamente.” ricordandosi che chiedermi di indossare i tacchi era come chiedere a una scimmia di essere elegante.

La guardai con lo sguardo interdetto e non riuscii a cogliere il significato, finchè non feci scivolare il mio sguardo esattamente dove puntava il suo. Imbarazzata, dissi solo “Dove sono?” poiché sapevo di non potermi giustificare.

Niall, da dietro, divertito dalla mia testa fra le nuvole, mi buttò in mezzo alle gambe un paio di converse bianche. Grazie al cielo non dovevo ritornare in casa, il che risultava anche un po' difficile, visto che Anne aveva già messo in moto. Ricordate il suo lato maschile? Beh.. anche quando guidava lo mostrava, pigiando l'acceleratore più che poteva.

In pochi minuti eravamo già al London Eye. Era quella la sorpresa che mi voleva fare? Come se non avessi mai visto la mia amata Londra da quella prospettiva.

“Scendi! Che aspetti? Muovi quel bel corpicino che ti ritrovi!” sempre nel momento sbagliato Anne si infiltrava nelle mie riflessioni. Mi faceva impazzire!

“Mi sa proprio che un giorno verrò a casa tua con un coltello e commetterò il delitto perfetto!” controbbattei io.

“Ha ha ha! Tu!! Che scappi se vedi una lucertola!” Niall non era sicuramete dalla mia parte quella volta.

“Allora, che cosa ci facciamo qui? Spiegatemi un po'.” cambiai discorso, sapendo di non poter fronteggiare entrambi in una sola volta.

“La pazza non voleva sprecare questa giornata di libertà a fare le solite cose, e ha ben pensato di organizzare la giornata perfetta.”

“O mio Dio!” ribattei io, imitando una faccia terrorrizzata.

Occhi verdi mi fulminò, poi mi trascinò nel bel mezzo di una cabina dove ci aspettava una banda di... (come cavolo si chiamano quelli che fanno le serenate??). Ovviamente non poteva essere organizzato, anche se Anne avrebbe voluto averci pensato lei. Dentro la cabina eravamo solo noi tre e la band, formata da quattro ragazzi, tutti con i cappelli tipicamente spagnoli che improvvisamente iniziarono a suonare i loro strumenti. Il ragazzo più giovane, con una voce dolce, non proprio adatta a quel tipo di musica, iniziò a cantare un pezzo di cui mi sarei ricordata ogni nota, ogni parola, ogni movimento. Tutto. Niall che si divertiva e amava quel tipo di improvvisazioni ci si mise accanto e, prendendo possesso di una delle chitarre, iniziò a liberare tutte le sue idee attraverso quello strumento. E ci riusciva alla grande. Era lui che mi aveva insegnato a sfogare i miei sentimenti per mezzo della musica. Il vero spettacolo era lui. Appena il viaggio si concluse, noi e i (????; dovevo seguire un po' di più le lezioni di spagnolo) eravamo entrati in confidenza, quasi amici direi. Scoprii che il ragazzo che cantava si chiamava Louis, e che si trovava in quella situazione a causa di una promessa che fece quando era piccolo. Disse:

“Questi qui mi fecero promettere che ogni anno, proprio questo giorno, lo avrei passato a cantare per la strada. E io accettai, anche senza rimpianti direi. È diventato un rito di famiglia.” mi stava già simpatico. Aveva il coraggio di fare quella pazzia ogni anno, mantenendo la sua promessa ad ogni costo. Mi sarebbe piaciuto conoscere altri dettagli, ma il tempo non lo permise.

In seguito andammo a fare colazione in un bar in cui non ci ero mai entrata. Giornata delle novità direi, e finalmente ebbi il tempo di fare il resoconto di quello che accadde la sera precedente. Quando ebbi finito di parlare mi ritrovai, come risposta, un bel:

“Sei fusa! Tu incontri uno veramente 'fico', con una macchina da sballo, che ti accompagna a casa, e che ti vuole rivedere e tu gli dici 'aspetteremo il secondo incontro casuale'? Hahaha Una tale imbranata non può esistere. Sei un fenomeno.” Quel biondino avrebbe fatto veramente una finaccia, se continuava su quella strada.

Adesso aspettavo impaziente il commento di Anne, che però tardava ad arrivare.

“E tu non dici niente?” fu la mia reazione spontanea.

“Stavo pensando, perché non forzare il destino?” la mia faccia interdetta diceva tutto. Infatti Occhi Verdi si spiegò meglio, senza indugiare oltre. “Cercheremo quel ragazzo, amico di Ed, e colui che ti ha fatto ritrovare il sorriso, così finalmente passerai oltre la storia di... Anthony. Scusami non volevo...”

Appena sentii quel nome un velo di tristezza invase il mio sguardo. Antony era il mio ragazzo. Il migliore che si potesse mai avere. Sfortunatamente la crudele vita me lo ha portato via. Un anno prima i medici gli scoprirono un tumore all'ultimo stadio. Gli dettero solo pochi mesi di vita. Io ne fui distrutta. Cercai di stargli vicino, di sostenerlo, ma come potete ben pensare era lui a sostenere me. Buffo no? Due mesi dopo mi ritrovai vicino a un letto d'ospedale, accanto alla persona che consideravo più viva e più felice al mondo. Erano le caratteristiche che mi fecero innamorare di lui, che anche con la malattia non aveva perso. Passavo praticamente ogni momento che avevo libero con lui, sfruttando ogni attimo che ci restava. La chemio, però, non era di aiuto, così, un giorno, decisi che era il momento di lasciarci alle spalle tutto e godere del sole, della sua risata mentre scappavamo dall'ospedale, di un buon gelato al cioccolato, di una camminata sulla spaiggia sentendo ogni granello di sabbia; tutte piccole cose che semplicemente mi sarei ricordata per sempre. Quel giorno era stato il giorno perfetto. Quando riportai Anthony alla sua prigione, il suo sguardo diventò cupo, triste, quasi vuoto. Lo abbracciai e lo tenni stretto tra le mie braccia per qualche minuto. Fu l'ultima volta che lo potei fare. Il giorno seguente lui lasciò il suo corpo per poter essere finalmente libero.

Ritornai in me, non appena Niall sventolò la sua mano davanti ai miei occhi.

“Pensavamo di averti perduta in qualche angolo buio del tuo cervello.”

“Ma quanto siete cretini!” risposi, facendo una linguaccia da 10 e lode.

Anne però mi venne accanto e mi abbraccio talmente forte che mi tolsse il respiro. Letteralmente. Quando ripresi l'uso della parola dissi soltanto:

“È un'ottima idea. Andiamo a cercarlo!” vedendo i suoi occhi ritrovare la tranquillità.

Nialls (avevo preso l'abitudine di aggiungere una squallida esse al suo nome) sentendosi un po' escluso venne e ci scompiglio i capelli a entrambe: “Avete finito di blaterare voi là?”

“Blaterare? Sono cose importanti. Abbiamo preso una decisione. Oggi, anche se non era in programma, andremo a cercare il famoso Liam.” ribattè Anne, mentre preparava il suo piano di vendetta contro il biondino.

Lui, appena passò accanto a Anne, quest'ultima con uno scatto improvviso disse solo: “Bah!!”, con una voce leggermente alta, e lui strillò come una donnina, facendo ridere mezzo locale. Io l'ho sempre detto, meglio non averla come nemica.

Qualche ora più tardi, dopo aver girato mezza Londra commerciale e dopo averci ingozzato con tutte le schifezze che trovavamo, decisi che avrei mollato. Mi ritrovai davanti al Hide Park, luogo che mi faceva l'occhiolino. Così presi la bisbetica di Anne e quella mezza sega di Niall, e ci andammo a rilassare per un po', sdraiandoci sull'erba, godendo del splendido tempo.

Nel mentre, i mariachi inglesi(indovinate cosa? Mi sono ricordata il nome di quelli che fanno le serenate) si sono appostati nelle nostre vicinanze. Non appena li sentii, mi destai e corsi verso la grande folla che si era materializzata dal nulla. Al centro di quel ammasso di gente c'erano i famosi quattro che avevamo incontrato durante la mattina. Il cantante, non appena mi vide mi fece un caloroso saluto con la mano.

Sapete cosa? Al diavolo! Quel giorno sarebbe stato non quello perfetto, ma quello delle novità. Mi sono avvicinata agli artisti e, poiché ricordavo benissimo ogni parola della canzone mi misi a canticchiare timidamente la prima strofa, e poi in seguito il ritornello. Già alla seconda di strofa io e il coraggio eravamo la stessa cosa. Doppiavo la voce principale rendendola più sublime alle orecchie degli altri. Quando i due, di cui mi ero praticamente dimenticato l'esistenza, si unirono a noi, il divetimento arrivò all'altezza di un grattacielo. La gente, incantata dallo spettacolo, buttava i soldi nella custodia miriadi di monetine. Anne aveva ben pensato si sfoderare il suo talento come danzatrice, mentre Niall aveva preso possesso di nuovo della chitarra di quel gentiluomo. Continuammo così per qualche minuto, finchè tra quella folla non mi sembrò di vedere un paio d'occhi... No.. non era minimamente probabile. Il sole negli occhi mi giocava brutti scherzi.

Ricordai però di aver dimenticato il mio giacchetto sul prato. Così abbandonai il paradiso per qualche secondo, per andare a riprenderlo.

Passo dopo passo, resi il ritmo più lento, alla vista di due ragazzi; lui, tenendo lei in braccio, le rubava ogni tanto un bacio, facendola sorridere. Era un attimo di felicità che volevo godere, pur non essendo la mia, sperando che i due innamorati non si fossero accorti della spettatrice (me, ovviamente). Mi sedetti, sorridendo come un'imbecille; se qualcuno l'avesse visto avrebbe sicuramente chiamato la neuro.

Ma non lui: “Hai un bellissimo sorriso, lo sai?”

La voce mi arrivò da dietro, la stessa voce che avevo sentito la sera prima. Era lui, e si sedette accanto a me. Mi guardò per la seconda volta negli occhi, questa volta non con imbarazzo; mi aveva colto di sorpresa, e anche in flagrante direi. Abbassai lo sguardo, anche questa volta.

“Cosa ci fai qui, tutta sola?” disse puntando lo sguardo dove io avevo diretto il mio, che è ricaduto sulla coppietta.

“Guardo lei sorridere e lui felice nel vederla sorridere.” dissi, con aria sognante.

“Li conosci?” disse lui, riindirizzando lo sguardo nella mia direzione.

“No, non li conosco, ma sono talmente dolci. Mi fanno tenerezza.” dissi, stavolta, riuscendo a reggere il suo sguardo.

“Ma non sai che è maleducaione fissare la gente?” mi chiese dopo qualche minuto.

Lasciai andare una risata bambinesca. “Andiamo, spero solo non si siano accorti di me.”

“Di noi, vuoi dire.” mi rispose, con un sorriso malizioso.

Noi... quella parola... mi fece, devo dire, venire le farfalle nello stomaco. Noi... Non avevo più ipotizzato un altro 'noi' dopo Anthony, anche se sapevo che lui non aveva usato questa parola con la sfumatura che io le avevo affibiato.

“Heiiiiiii!!!! Non importunare la nostra amica, bello!” furono le parole che mi fecero girare la testa. Vidi Niall che correva come un matto e Anne che gli veniva dietro.

In un secondo fui in piedi, facendo cenno al corridore di fermarsi. Probabilmente non mi sarei mai accorta di quanto fosse in trans anche Liam, se non mi fossi alzata. Non si era nemmeno accorto che stava per essere investito da quella montagna di muscoli. Era ancora incantato dalla scena che aveva preso anche me, qualche minuto prima.

“Liam? È lui Liam?” disse Anne, appena ebbi spiegato tutto ai miei amici.

Niall, ancora incredulo, cercava di capire cosa trovassi in quel ragazzo.

“Questo mezzo matto?” lui era la persona più dolce del mondo. Sapevo perchè avesse affermato ciò. Aveva paura che io mi facessi di nuovo male.

“È lui. Liam? Ti presento Anne e Niall, i miei migliori amici.”

“Piacere, io sono Liam.” stavolta lo avevo seriamente messo in imbarazzo.

Anne, con la sua non-chalance, lo aveva però subito portato a sentirsi meglio.

“Lo sai che oggi abbiamo avuto la strabiliante idea di cercarti? Ed eccoti qui.” facndo la mossa dell'assistente di magia, avete presente?

All'ascolto di quelle parole, sentii l'istinto omicida impossessarsi di me. Lui iniziò a ridere e mi chiese:

“È vero? Non avevi detto 'aspettiamo il secondo incontro casuale'?” facendo un sorriso beffardo.

“In teoria, questo è davvero un incontro casuale. Ci avevo rinunciato, Londra è troppo grande per incontrare la stessa persona ben due volte in un giorno.” avevo tentato di aggrapparmi agli specchi.

“E adesso?” affermò lui.

“E adesso?” ribattei io.

“E adesso noi ci togliamo da questa specie di dialogo, flirt o quello che è! Andiamo Nialls.” disse colei che si sentiva il terzo incomodo, prendendo il menzionato prima per mano e trascinandolo via. Li vidi allontanare mentre io rimanevo da sola con l'incantato.

“Ci vediamo più tardi.” dissi.

“Scusami, non è stato proprio la situazione più adatta per conoscere i miei amici.”

“Sembrano simpatici.”

“La prima impressione è sempre questa, ma qualche minuto prima delle presentazioni Nialls voleva buttarti le mani al collo! Aveva pensato tu fossi un molestatore.”

“Io che molesto voi? Ma se siete voi che mi avete cercato oggi?”

“Non te la tirare troppo, bel biondino!” dissi io, con il poco orgoglio che mi rimaneva.

Con questa conversazione ci eravamo avviati per il parco, cercando di capire un po' di più l'una sull'altro.

Era quasi sera, ed era l'ora di rientrare a casa, visto il ritorno anticipato dei miei genitori. Si fidavano di me, e dunque volevo che le cose restassero in quel modo. Ero abbastanza furba per capire che con il loro messaggio 'tesoro, noi arriveremo pi presto del previsto' volevano mettermi alla prova. Mi era permesso di stare quanto volevo fuori, ma non durante la sera.

“Devo rientrare. I miei stanno per ritornare a casa. È stato bello rivederti.” e feci per allontanarmi. Cercai di chiamare quella pazza di Anne, ma niente. Non rispondeva.

“Vuoi un passagio?” mi chiese, vedendo il mio umore un po' alterato.

“Ma perchè mi devi salvare sempre la vita?” risposi al mio eroe.

“So anche dove abiti.” disse sfoderando il suo più bel sorriso.

“E poi sarei io la stalker!” facendo trasformare il sorriso in risata.

“Facciamo una corsa fino alla macchina?” mi chiese, visto che ci impiegavamo troppo per uscire da questo paradiso terrestre.

“Affare fatto! Qual'è il palio?” accettai io.

“Lo decideremo quando saremo arrivati alla macchina.” rispose lui, dopo averci pensato per qualche secondo.

“Ok. All'entrata del parco il traguardo?”

“Yep.”

“Allora buona fortuna!” dissi, iniziando a correre.

“Non hai possibilità di vincita!” gridò lui da dietro.

Ovviamente lui arrivò prima di me. Mi guidò verso la sua macchina in seguito all'umiliante sconfitta.

Arrivata in un parcheggio anonimo vidi la sua focosa macchina, la bella Audi TT. Tra tutte l'avevo notata subito. Mi aprì lo sportello. 'Che gentiluomo!' pensai. Dentro mi accolse il solito sedile, comodissimo. Aspettai che anche lui fosse entrato per domandargli:

“E dunque che cosa devo fare?”

“Che cosa devi fare?” disse, con sguardo interdetto.

“Dai non fare finta di niente. La corsa, ho perso!” ho pensato veramente che mi pigliasse per il culo. Non esiste maschio che, dopo aver vinto qualcosa, non riscatta il suo premio.

“Ah, già... non ci ho ancora pensato. Te lo dirò prima di arrivare a casa tua.” rispose, mettendo in moto la macchina.

Accesi la radio, e c'era una canzone che non conoscevo.

“Lasciala. Ti prego non cambiare.” sentii dalla mia destra.

“Ok.” affermai alzando le mani, come per togliermi ogni colpa di dosso.

Mentre la radio gettava parole dopo parole: They say the bad things happen fo a reason, but non wise words won't stop the bleeding, 'cause she's moved on while i'm still grieving, io ero là che mi divertivo a vederlo iniziare a, se si può dire, ballare, anche se le parole non erano tanto allegre.

“Come si intitola la canzone?” chiesi, non aspettando la fine.

In quel momento mi resi conto che la canzone la conoscevo, e anche bene: Breakeven dei The Script. Era una canzone talmente bella che non potevo non conoscerla.

“Breakeven dei The Script.” dicemmo insieme, d'un fiato, guardandoci negli occhi. Una tale intesa si accende solo tra due migliori amici.

E davanti a noi si estendeva la strada. Il bellissimo tramonto di cui potemmo godere quella sera era veramente impagabile. Le nuvole sembravano giocare con i raggi di sole, dipingendo il cielo di nuance che andavano dal rosa all'arancione, e che si univano all'azzurro, in un quadro che sembrava dipinto da Van Gogh. Era perfetto e il sottofondo musicale rendeva il tutto ancora più perfetto, se si poteva. E non ero l'unica ad essermene accorta. Aspettammo che il sole si fosse nascosto dietro l'orizonte, per riprendere la capacità di parlare.

“Ho trovato. Voglio che tu faccia qualcosa per me.” disse infine.

“Che aspetti a dirlo? Prima si strappa il cerotto meglio è!” risposi io, mezza preoccupata.

“Voglio che tu prenda un foglio dai tuoi piedi, e una penna. Sono dentro quella borsa. E voglio che tu mi scriva il tuo nomero.” tutto qui? Era quello che voleva?

Lo guardai con faccia apatica. “Perchè non sul telefono?”

“Il telefono lo potrei perdere. E voglio assicurarmi che ci rivedremo.”

“Ecco qui. Sai che mi sorprende la tua gran voglia di vedermi?”

“Perché mai? Non ho mai incontrato nessuna come te.”

“Ovvero?” dissi mentre lui stava parcheggiando davanti casa mia, come un po' di ore prima. Sempre le domande cruciali non ricevono risposta. E che cavolo!

“Siamo arrivati.” mi disse soltanto.

“Grazie mille.” non sapevo come comportarmi. E aprii lo sportello. Vidi che lo fece anche lui. Mentre io uscivo dalla macchina mi si avvicinò e mi strinse forte a sé. La sera prima lo feci io e lui lo stava ricambiando.

“Ciao.” gli dissi allontanandomi dalle sue braccia.

Mentre entrai in casa mi venne da piantare un bel accidente. Ma perchè ero talmente cretina? Ora mi rimaneva ancora il dubbio della sera prima. Come mai mi aveva chiesto se lo conoscevo? E adesso non c'era solo questa domanda che mi romzava in testa. C'era anche: Perchè aveva detto che non ha mai incontrato una persona come me? Mi conosceva?

 

 

Nota dell'autore:

Ciao a tutti!!

Sono una nuova inscritta su questo sito, una anche non molto pratica direi -.-”.

Lo scorso capitolo non sapevo nemmeno come mettere la nota dell'autore, e non ho potuto dire, a chi lo ha letto (oltre alla mia amatissima Sara, che ringrazio per avermi praticamente costretta a scrivere per poter leggere una delle sue storie) di lasciare, se voleva, un commento, per sapere se gli è piaciuta e ovviamente di ringraziarvi di aver perso il vostro tempo a leggere questo troiaio.

È la mia prima storia, la prima in assoluto. Non ho mai scritto niente in vita mia, oltre i temi d'italiano a scuola, ovviamente; e siccome non sono un asso, visto che ho 6 in pagella, vi prego di non risparmiare critiche, di darmi nuove idee, e di dirmi cosa ne pensate, bello o brutto che sia.

Passando alla storia, ho pensato di incentrarla su una ragazza, nel “fiore” della giovinezza (hahaha sembro la mi nonna), che ne ha passate di belle e di brutte. Un giorno incontra un ragazzo, Liam. Perchè prorio lui? La mia scelta è ricaduta su di lui perchè è il personaggio meno gettonato, più dolce. Ma sarà veramente così? Lo vedremo. Quale segreto cela? Il proseguimento nella prossima puntata! Hahaha che brutto, sembra Beautiful xD.

Vabè... ora vi lascio. Spero che mi lascerete un vostro pensiero. ;)

Grazie, grazie a tutti.

Diana

P.S. Aaaaa... mi sono dimenticata, se mi volete scrivere, per darmi qualche nuova idea, consigliarmi storie o altro, potete contattarmi anche su twitter: https://twitter.com/GiveIfSame

  
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