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Autore: moonlight97    08/04/2013    3 recensioni
[SPOILER 4x12]
Kol e Katherine si sono sempre amati. Sì, dal 1492 per cinquecentoventuno anni hanno continuato ad amarsi nonostante fossero divisi da un'insormontabile distanza. Per ogni giorno della loro vita non hanno mai smesso di pensare l'uno all'altra. Questa è la loro storia.
Inghilterra 1492.
Katherine vagava spaesata per gli ampi corridoi del palazzo di Klaus. Tutto era stranamente deserto.
Possibile che non ci fosse proprio nessuno?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine Pierce, Kol Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alone


Casa Gilbert.

31 Gennaio 2013.

-Nascondino? Bene!-
Kol era furioso. Compose in fretta il numero di Klaus: non poteva credere che l'avesse ingannato di nuovo. Non aveva forse detto che avrebbe riunito la famiglia? Come poteva adesso tradire il suo stesso fratello? Che stupido era stato a pensare di potersi fidare di qualcuno! Avrebbe dovuto averlo capito ormai da tempo, no? Mentre pensava questo, parlava col fratello: parole piene di rabbia, amarezza e dolore gli uscivano dalla bocca, diceva cose che probabilmente nemmeno pensava veramente. Subito dopo aver concluso la chiamata con quella minaccia, gli sorse un dubbio: davvero suo fratello non sapeva niente? No, probabilmente Klaus l'avrebbe veramente rinchiuso di nuovo in una bara, o peggio. Si sentiva rifiutato dalle persone che amava, dalle stesse persone che cercava a modo suo di proteggere.
-Mio fratello...- pensò -lui mi odia.-
Non sapeva che di lì a poco proprio suo fratello maggiore avrebbe assistito impotente alla sua morte e che non lo odiava anzi probabilmente avrebbe dato la sua stessa vita per la sua.
In quel momento vide Elena in cima alle scale: non ebbe il tempo di reagire che sentì una freccia conficcarsi nella sua gamba.
-Colpo a tradimento...- sussurrò -la ragazza è più in gamba di quanto sembri. Sarà divertente.-
Il resto fu un susseguirsi di azioni dettate dall'istinto. Kol ormai non riusciva più a ragionare lucidamente finché non si ritrovò di fronte a Elena trafitta e inerme. Perché non l'aveva uccisa? Dopotutto era quello che aveva giurato a Klaus...
-Questa ragazza...- pensò -Ah! Dannati sentimenti umani! Proprio adesso vengono a tormentarmi? Se solo non fosse così simile a lei... Va bene- disse fra sé e sé -per questa volta la lascerò in vita.-
-E adesso pensiamo a quel braccio!- disse ritornando attento al suo scopo principale.
In men che non si dica fu nella cucina della casa con Jeremy legato al tavolo. Se glielo avessero detto qualche mese prima non avrebbe potuto crederci. Tagliare le braccia di un suo 'amico' per evitare di resuscitare il più antico essere immortale, che avrebbe probabilmente portato l'Apocalisse? Sì, tutto questo suonava strano anche per lui.
-Ma quale braccio sarà? Il destro o il sinistro? Li taglierò entrambi per sicurezza- disse -ma non preoccuparti dopo ti guarirò con del sangue.-
In quel momento sopraggiunse Elena. Kol non fece in tempo rendersi conto della situazione che sentì la lama ferirgli il collo. Provò un dolore lancinante e si trovò improvvisamente immobilizzato e incapace di muoversi. Ormai era veramente finita. Sapeva che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti della sua vita. Rivolse un ultimo pensiero a tutte le persone che aveva amato: ai suoi fratelli e a Katherine, l'amore della sua vita, l'unica donna ad averlo fatto sentire di nuovo umano, l'unica che aveva saputo rapire il suo cuore. In quel momento forse era nascosta da qualche parte in attesa di una sua notizia che, purtroppo, non sarebbe mai arrivata. Fece un breve bilancio della sua millenaria esistenza e pensò che dopotutto poteva definirsi soddisfatto. La verbena gli bruciava la pelle. Cosa avrebbero fatto poi i suoi fratelli? L'avrebbero vendicato? Sentì il paletto di quercia bianca trafiggergli il petto e arrivare fino al cuore. Lanciò uno straziante grido di dolore. Le fiamme gli avvolgevano ormai tutto il corpo. In quel momento di sofferenza prese posto nella sua mente l'unica immagine che potesse dargli in qualche modo sollievo. Adesso il dolore sembrava essere magicamente scomparso. Tale il potere dell'amore? Era giunto il momento di arrendersi. Kol, ormai esanime, si lasciò andare e si accasciò lentamente sul pavimento, tenendo salda nel cuore l'immagine che costantemente da cinquecentoventuno anni gli ricordava i suoi sentimenti umani, che qualcuno lo amava e che lui era capace di amare.

Katherine entrò furtiva in casa Gilbert.
-Kol- pensò -Non può che essere stato lui a sfondare la porta in quel modo. È sempre stato un esibizionista.- sorrise amaramente.
Si arrestò improvvisamente sulla soglia.
-Klaus? Perché è qui?- si chiese.
L'originale si voltò lentamente verso di lei: piangeva. Piangeva in silenzio, lasciava che le lacrime scendessero una dopo l'altra e gli bagnassero il volto. Dai suoi occhi verdi non traspariva altro che il dolore e la rabbia. Sì, la rabbia di aver assistito impotente alla morte del fratello. Osservandolo Katherine capì che stava ancora rivivendo quella scena e non disse niente. Non era quello il momento delle parole, lei lo sapeva bene. Gli lasciò intendere con uno sguardo che anche stava soffrendo e attraversò il soggiorno. Passò accanto a Klaus, tenendo gli occhi fissi davanti a sé, o meglio, davanti al cadavere dell'uomo che aveva amato per cinquecentoventuno anni, dell'uomo che aveva amato più di qualsiasi altro, più di Stefan e Damon. Si fermò e osservò, distrutta nell'animo, i lineamenti sfigurati del suo volto. Perché proprio a lui? Non lo meritava. Capì subito che tutto era stato premeditato. I suoi pensieri andarono subito ad Elena, la doppelganger, talmente ossessionata dal non diventare come lei, che era diventata persino peggiore. La scacciò via dai suoi pensieri: non meritava di essere al centro dell'attenzione anche in quel momento. Si inginocchiò. Si passò una mano fra i capelli e prese il piccolo fiore blu che vi teneva. Lo stringeva fra le mani: guardò prima i suoi petali dal colore sgargiante poi alzò gli occhi sul volto di Kol. Dolore e amore erano sul volto della vampira. Delicatamente pose il fiore fra le mani di Kol e le sfiorò per l'ultima volta. Sfiorò quelle mani che l'avevano abbracciata, che l'avevano protetta, che l'avevano amata. Klaus aveva osservato i suoi gesti per tutto il tempo. C'era qualcuno oltre a lui che soffriva, qualcuno che poteva capirlo. Non appena Katherine si fu alzata, lanciò subito un lungo ed intenso sguardo a Klaus che sembrava voler dire: “Non sei solo, io ti capisco. Pagheranno per quello che hanno fatto.” Si diresse verso l'uscita. Passò nuovamente accanto all'originale; già gli dava le spalle quando sentì la sua mano sulla sua spalla. Si voltò e le parve che volesse dire “Grazie.” Allora capì che non bastava nemmeno per lui tentare di essere forte, tentare di reprimere il dolore. Si avvicinò lentamente e lo abbracciò. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione, o almeno non con Klaus. Ebbene sì, entrambi, due dei vampiri più forti, avevano bisogno di abbracciarsi. Si distaccarono l'uno da l'altra lentamente, poi Katherine riprese a camminare. Di nuovo si arrestò sulla soglia. Forse la felicità non era destinata a lei, pensò. Ripensò un'ultima volta al pomeriggio di quella primavera del 1492, al profumo dei fiori e al loro amore. Sarebbe sempre stata sua.

-Addio!- 

_Moonlight97_
Salve a tutti!
Eccomi qua con l'ultimo -finalmente!- capitolo! YEAH! (?)
Voi non immaginate nemmeno lontantamente quanto mi sia depresso 
per scrivere queste poche righe. Rivivere costantemente la morte del mio
personaggio preferito è... T-T
Niente spero vi piaccia e che non vi induca al suicidio.
Così eviterò di ritrovarmi un'orda di lettori appena riportati in vita da Silas 
sotto casa mia con tanto di torce e forconi.... Ok sto delirando in questo momento
quindi a presto -e fu così che sparii per mesi- e buona lettura! :3

 

   
 
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