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Autore: Gweiddi at Ecate    08/04/2013    3 recensioni
Dedicato alle mie ragazze del TVG ♥
"Quando Killian si svegliò dal sonno impostogli dagli analgesici, la prima cosa che vide fu una ragazza con lunghi capelli ricci.
La giovane sedeva su una seggiola davanti al suo letto. Aveva girato la sedia al contrario, così che la gambe stringevano lo schienale, e si dondolava avanti e indietro, bevendo annoiata il suo caffè da un bicchiere di carta.
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Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Hooked









Quando Killian si svegliò dal sonno impostogli dagli analgesici, la prima cosa che vide fu una ragazza con lunghi capelli ricci.
La giovane sedeva su una seggiola davanti al suo letto. Aveva girato la sedia al contrario, così che la gambe stringevano lo schienale, e si dondolava avanti e indietro, bevendo annoiata il suo caffè da un bicchiere di carta.
Era davvero attraente, e Killian non riuscì a trattenere un sogghigno compiaciuto. Era sicuramente un modo piacevole in cui svegliarsi.
«Beh, sembra proprio che un angelo sia caduto dal Cielo. Oppure non escluderei di essere morto.»
La ragazza sobbalzò, presa alla sprovvista, ma poi gli sorrise.
«Non saresti così scortese da morire in mia presenza.»
Sorseggiò il caffè e strinse le labbra. Guardava Killian con occhi vivaci, curiosi.
«Piangeresti per me?» le domandò romanticamente.
«No. Ma non sarei comunque felice.» rispose la ragazza, incline a dargli corda.
«Oh, sei così pura di cuore da soffrire per uno sconosciuto?»
Lei rise e scosse la testa, arricciando le labbra in una smorfietta infantile, che Killian trovò interessante. C’era una personalità complessa nascosta sotto i modi superficiali della ragazza, che lo intrigava.
«Nemmeno. Regina mi ha chiesto di tenerti d’occhio, e far sì che tu non muoia nell’immediato futuro fa parte della richiesta.»
Il pirata fece una smorfia insofferente al nome della donna.
«Bene, quindi sei il mio cane da guardia. A questo punto tanto vale fare conoscenza: il mio nome è Killian Jones. Spero mi perdonerai se non ti stringo la mano.» disse, mostrando allusivamente il moncherino.
«Molto lieta.» replicò la ragazza. Bevve un altro sorso di caffè e guardò fuori dalla porta della stanza. Alcune infermiere andavano avanti e indietro per il corridoio, alcuni chiamavano, cercando il dottor Whale.
«E tu sei?» la incalzò Killian.
Lei si voltò di nuovo a guardarlo. Sorrise, e un lampo di malizia le brillò negli occhi.
Facendo il pirata si imparava a riconoscere da subito di che risma fossero fatte le persone, e Killian giudicò la ragazza una di quelle pericolose. E del resto era una conoscente di Regina, già quello bastava a marchiarla. Il giovane decise che forse non era poi così interessato a conoscere meglio la sua carceriera.
«Puoi chiamarmi Katherine.»
Killian cercò di tirarsi a sedere, ma un dolore lancinante alle costole lo convinse a desistere. Rise del suo stato miserevole.
Una cosa era certa: da che aveva lasciato il suo mondo, era più il tempo passato moribondo o ferito, che quello in cui poteva stare in piedi sulle proprie gambe.
«Che nome meraviglioso. Come avviene che una ragazza come te conosca la regina?»
«Siamo buone amiche. La conosco da quasi vent’anni ormai.» Katherine sorrise accondiscendente.
«Vent’anni? Perdonami, mia signora, ma non puoi averne molti di più tu stessa.» Killian risultò scettico.
«Ognuno ha i suoi segreti, capitano
Il modo in cui Katherine scandì l’appellativo gli diede la pelle d’oca.
La ragazza finì il suo caffè e si alzò dalla sedia per gettare il bicchiere nel cestino.
«Sai,» cominciò mentre gli dava le spalle. Ruotò sui tacchi per tornare a guardarlo.
«Ho sempre immaginato che Uncino fosse un uomo decisamente più… carismatico. Ma del resto non è solo la tua immagine ad essere deformata: qui ti conoscono come James Hook. Nessun Killian Jones.»
Killian tirò il polso legato alla banda del letto. Altra spiacevole abitudine conseguita da quando conosceva Emma Swan. Indicò la manetta con il moncherino.
«Liberami, e ti mostrerò quanto posso essere carismatico.» la provocò.
Katherine si avvicinò gongolante, e gli sfiorò il polso ammanettato con due dita.
«Pensavo potesse piacerti questo genere di giochi.» sussurrò divertita.
L’uomo si scoprì a sorridere suo malgrado. Si morse l’interno della guancia, annuendo pensosamente.
«In verità lo preferisco a ruoli invertiti. Sai, la storia del pirata. Non apprezzo venire incatenato.»
«Peccato.» si rammaricò lei.
Katherine si leccò le labbra, e Killian osservò la lingua della ragazza lasciare una traccia umida sulla bocca.
Sicuramente conosceva l’effetto che causava sugli uomini, e questo la divertiva. Quella giovane avrebbe avuto la stoffa del pirata, più di quanta ne aveva avuta Milah, che era solo affamata di avventure e amore. La ragazza davanti a lui sembrava una di quelle con un gusto per gli azzardi fatali.
Motivo in più per cercare di starle lontano.
Katherine si sporse su di lui, appoggiando le mani al materasso. Quel semplice movimento del letto riuscì a strappargli un’altra smorfia di dolore.
Non ricordava come si fosse fatto male quest’ultima volta. La memoria gli restituiva solo sprazzi di immagini, e pensò che li avrebbe ricomposti più tardi, una volta che fosse stato solo.
«Lo sai perché Regina vuole che tu sia controllato?» chiese la ragazza.
«Vuoi dirmelo?» ribatté Killian con un sorriso.
Katherine si rialzò, drizzò la schiena e lo guardò con aria di derisione.
«No. Penso sia più divertente lasciarti vivere nel dubbio.» lo schernì.
«Credo di averla fatta arrabbiare.» ipotizzò Killian.
«Questa era una supposizione semplice.» sbuffò la giovane, incrociando le braccia e dandogli le spalle. Katherine guardò fuori dalla finestra. Era mattino presto, ma c’era già abbastanza movimento per le strade.
Sospirò, e picchiettò le dita contro il vetro.
«Okay, andiamocene.» proclamò spazientita.
«Cosa?»
«Mi sono annoiata per tre ore aspettando che ti svegliassi, ora andiamocene.» chiarì scocciata.
Raccolse da terra una busta che Killian ancora non aveva notato, e gliela lanciò. Dentro c’erano alcuni vestiti moderni. Giacca, un cambio di biancheria, jeans scuri, e una maglia.
Hook trovò i capi fastidiosamente anonimi, ma non era il caso di lamentarsi.
«I tuoi stivali possono andar bene, ma non puoi ostinarti a girare per questa città vestito da pirata. Sarebbe come urlare al mondo che non hai intenzione di comportarti bene. Non voglio attenzioni indesiderate.» gli spiegò la ragazza, chiudendo la porta della camera d’ospedale.
Killian guardò verso di lei.
«E la storia del controllarmi?» domandò sospettoso.
«Regina ha chiesto di tenerti d’occhio. Non ha detto nulla sul fatto che restassi in quest’ospedale mentre lo facevo.»
«Molto bene. C’è solo un problema: mi ritrovo ad avere qualche osso rotto. Temo sarei un pessimo compagno di passeggiata.»
«A questo c’è un rimedio molto semplice.»
Katherine avvicinò il proprio polso alla bocca, e diede un morso deciso. Alcune gocce di sangue sporcarono la pelle del braccio.
La ragazza gli mostrò la ferita e si leccò le labbra arrossate. Inspirò appena, nascondendo un sospiro deliziato.
«Bevi.» gli ordinò.
«E questo mi aiuterebbe come?»
Katherine trattenne un sospiro, e alzò gli occhi al soffitto. Il momento dopo aveva afferrato i capelli del giovane e gli costringeva il polso contro la bocca.
Killian leccò il sangue, e non ne riconobbe il tipico sapore metallico. Sulla lingua sentiva un gusto molto più forte e intossicante, che lo spinse a succhiare e cercarne di più.
«Ora ci intendiamo.» sussurrò la ragazza, lasciandogli i capelli per accarezzargli dolcemente la testa, mentre il pirata beveva il sangue avidamente, mordendole il braccio nella foga di inghiottire.
Quando Katherine allontanò il braccio, Killian si spinse in avanti per trattenerla. Al suono della sua risata, il pirata si riebbe, e si accorse che il dolore al petto e alle gambe stava svanendo. Poteva quasi udire il rumore delle ossa che si riassestavano.
La fissò sbalordito. Si pulì il sangue dalla bocca con il palmo della mano, salvo poi leccarne via la traccia rossa dalla pelle.
«Cosa sei? Qualche strano tipo di fata?»
Katherine ridacchiò corrugando le sopracciglia sconcertata, apparentemente divisa tra il disgusto e il divertimento.
«Oh, ti prego. Luccico, forse? Vedi delle ali?»
«Ho visto molte cose in vita, ma da nessuna parte esistono creature dal sangue magico.»
Almeno non nel suo mondo, né all’Isola-Che-Non-C’è. Ma sapeva che non era stata solo la Foresta Incantata a venire trasportata a Storybrooke. Katherine doveva provenire da uno di quei mondi stranieri.
«Come ho già detto, ognuno ha i suoi segreti. Non pretendere l’esclusiva.»
Killian trattenne una protesta, e accettò il riserbo della ragazza.
«Donna di mistero. Mi piace.» si complimentò. Fece tintinnare la manetta che ancora lo bloccava. «Non hai per caso la chiave di queste, vero?»
Katherine fece spallucce, scuotendo la testa. Aggirò il letto e lo raggiunse. Prese la catena di acciaio tra le mani, studiandola per un attimo, poi ne afferrò le estremità, e con uno strattone la spezzò. Alcuni anelli caddero con un clangore metallico sul pavimento in linoleum.
«Molto obbligato. Ne hai altri di questi trucchi?» la ringraziò, strofinando il polso libero contro il petto, massaggiando la pelle arrossata.
Katherine rispose in tono lezioso «Se farai il bravo potrei mostrarti i miei preferiti. Quindi non sperare di svignartela una volta uscito di qui. Non sono facile da seminare, e non ti piacerebbe farmi arrabbiare.»
«Katherine, mi offendi! Non abbandonerei mai una signora che desidera la mia compagnia.» replicò beffardamente, muovendo la mano in un gesto teatrale.
La ragazza non si scompose e lo fissò negli occhi.
«Capitano, mio capitano.» sospirò. «Non cercare di prendermi in giro. Sei un pirata, per te scappare e ingannare sono azioni naturali quanto respirare, anche se a quanto pare non sei molto bravo in nessuna di queste.»
«Ed io penso che tu invece ne sappia parecchio di entrambe, vero, mia signora?»
Katherine inarcò un sopracciglio. Sorrise.
«Touché.»
Gli fece un cenno con il capo, e Killian capì di doversi alzare. Intanto Katherine poggiò la schiena alla porta, per assicurarsi che nessuno entrasse.
Il giovane poggiò con cautela i piedi per terra, accertandosi di essere veramente guarito dalle fratture. Non aveva più nemmeno i lividi. Si meravigliò di quel piccolo miracolo.
«Hai qualche idea su dove andare?» le chiese.
La ragazza inclinò il capo, dondolando le spalle.
«Una volta ho incontrato una persona, e mi ha raccontato molte cose interessanti su questa città. Voglio fare un giro per accertarmi che le sue non fossero chiacchiere da ubriaco, e tu farai il gentiluomo e mi accompagnerai.» gli spiegò eloquentemente.
«Va bene, ma prima c’è una cosa da fare: ho bisogno di riavere il mio uncino.»
Katherine lo squadrò mentre Killian infilava un paio di boxer e si sfilava il camice, rimanendo a petto nudo prima di infilarsi la maglietta nera. Non era abituato a vestirsi senza l’uncino assicurato al polso, e lo sguardo penetrante della ragazza lo innervosiva.
«Il caso vuole che un’infermiera molto gentile lo abbia fatto scivolare nella mia borsa. Ma al tuo posto aspetterei di essere fuori da quest’ospedale prima di farmi riconoscere.»
Killian rise, armeggiando a fatica con la chiusura dei jeans «Suppongo che il tuo charme abbia colpito anche lei.»
«Forse.» rise la ragazza.
Katherine gli si avvicinò, e tirò su la cerniera dei pantaloni di Killian sorridendo maliziosamente. Infilò il bottone nell’asola dei jeans, accarezzandogli la pelle sopra il bordo della biancheria.
«C’è qualcosa che non va con i vestiti?» gli chiese a voce bassa, schiudendo le labbra. Lo solleticò con le punte delle dita, e adagiò la mano sul profilo della chiusura lampo.
Decisamente Katherine sapeva come giocare.
Il giovane sostenne lo sguardo della ragazza, ingoiando il respiro.
«Oh no. Direi che ora sono perfetti.» rispose roco, sorridendo noncurante.
«Ottimo.» commentò allegramente lei, allontanandosi di qualche passo.
Killian indossò anche la giacca, avendo cura di tenere il moncherino nascosto nella manica.
«Stivali?» si informò.
«Nell’armadietto.»
Venire guardato dalle donne gli aveva sempre causato un gran piacere, ma per quella volta Killian fu contento di parlare a Katherine perfettamente vestito.
Infilò anche le calzature e le porse il braccio. La ragazza lo prese elegantemente, drizzando la schiena come solevano fare le dame nobili scortate dai loro ammiratori.
«Ora possiamo andare.»
«Ottimo. Sai, non mi spiacerebbe avere l’occasione di conoscerci meglio, prima che Regina schiamazzi per riaverti indietro.»
«Nel qual caso potremmo sempre decidere di andarcene prima che questo avvenga.» propose Killian.
«Capitano,» sospirò lei drammaticamente «non tradirei mai la fiducia di un’amica a questo modo.»
Uscirono dalla stanza, e Katherine gli accostò la bocca all’orecchio, sussurrando.
«Ma ammetto di avere un debole per gli uomini con gli occhi azzurri. Dimostrami che varrebbe la pena di inimicarsi la regina cattiva per te.»
Killian aumentò la stretta sul braccio di Katherine e sogghignò.
«Farò del mio meglio.»










Si dà il caso che qualcuno mi abbia fatto notare che Hook e Katherine sarebbero una bella coppia.
E chi sono io per negare tale possibilità?
Il titolo è un ovvio gioco di parole ♥
   
 
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