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Autore: Ema Penniman    08/04/2013    3 recensioni
Kurt ha un segreto. Quando entrerà a far parte della sua vita un tornado con i ricci riuscirà a mantenerlo tale?
Una storia idiota dove la pazzia dei Warblers ha contagiato anche il mondo dei fumetti.
Dalla storia
Erano già tre anni che Kurt andava avanti con questo tipo di vita, e ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Aveva sempre avuto dei super poteri, fin da quando era un neonato
Una Klaine fluff, pochissimo angst e tanta Niff
Superhero!Kurt Bad Boys!Blaine+Warblers
Genere: Fantasy, Fluff, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Kurt Hummel, Nick Duval, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Superheroes Parody'
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A Hundred Years From Today

 

 
 
 

On my own
Pretending he's beside me
All alone
(On My Own –Les Miserables)

 

 
 
 
 
“Secondo te è vivo?”

“Boh, però puzza”

“Dici che dovremo rimuovere il cadavere?”

“Mi fa un po’ senso”

“Anche a me. Tanto non potrebbero ricollegarlo a noi”

“Certo che potrebbero farlo”

“E come? È vestito da warbler”

“Si, Jeffie, ma appena tolta la maschera si vede che è Thad. E dai documenti risulta che è nostro coinquilino”

“Oh, giusto. Non ci avevo pensato”

“Prendi quel bastoncino e punzecchialo”

Quei due cretini avevano trovato, quella mattina, Thad, vestito da warbler, privo di sensi, nella stradina dietro casa.

Il biondo prese un legnetto lì vicino ed iniziò a stuzzicare Harwood finchè quest’ultimo non emise un flebile lamento e Jeff smise di affondargli il legnetto nella carne.

Il viso del ragazzo si aprì in un sorriso genuino “Hai visto, Nick? È ancora vivo” il moro non potè fare a meno di sorridergli avvicinandosi a lui per dargli un bacio sulla guancia, ma si dovette accontentare di scompigliargli i capelli, perché era davvero troppo alto.

“Dai- lo esortò Nick –aiutami a portarlo su o si sveglierà qui ed inveirà inutilmente contro i passanti” sollevarono il ragazzo e riuscirono a portarlo fino al loro appartamento, senza farlo sbattere troppo per le scale.

In quella settimana erano successe delle cose parecchio strane. Prima il ragazzo svenuto, che poi si era rivelato essere Trent, un loro vecchio compagno di scuola, che era stato inseguito anche lui da un altro di quegli strani canarini. Poi Kurt che era Glitterman. E ora quello.

Stavano accadendo davvero troppe stranezze e tutte in un lasso di tempo troppo concentrato.

Jeff aveva la teoria che si trattasse del Karma. Secondo lui, il Karma lo stava punendo per la sua stupidità. Ne aveva parlato con Nick ma lui in
risposta gli aveva detto “Perché allora dovrebbe punire anche me? Sei tu quello stupido, mica io” a causa di quella frase Jeff gli aveva rubato l’armatura a WoW. Nick non si era più azzardato a contraddire il biondo.

“E ora che facciamo, Nick?” chiese Jeff con un’innocenza tale da far intenerire anche Ebenezer Scrooge.

Nick si aprì in un sorriso e gli strinse la mano “Penso che dovremmo andare a vedere come sta Blaine. Sono quattro giorni che non esce dalla sua stanza. Mi sta preoccupando” disse il moro continuando ad accarezzare il braccio di Jeff.

Il biondo stava per rispondere, quando un mugolio sommesso provenne dalla sua camera. Istintivamente Jeff corse verso la stanza senza preoccuparsi minimamente del fatto che stava parlando con Nick e lui roteò gli occhi verso l’alto.

“Aww, Newton. Cosa c’è? Hai fame?” disse Jeff al cagnolino inginocchiandosi dalla sua paurosa altezza fino ad arrivare con la faccia davanti a quella del cucciolo.

Quel coso doveva ritenersi fortunato di essere ancora lì. Per Nick la presenza del cagnolino era indifferente, ma Blaine non era proprio un amante degli animali. Beh, diciamo che gli animali non amavano Blaine. Perché lui ci aveva provato con tutta la sua buona volontà a farsi amare, ma non erano esattamente fatti per convivere.

“Jeff? Si può sapere cosa stai facendo?” chiese Nick leggermente stizzito. Quel cane riceveva più attenzioni di lui. Jeff si alzò, con un sorriso adorabile, con il cucciolo tra le braccia che era accoccolato al padrone, facendolo vedere al moro “Guarda, Nick. Non è tenerissimo?”

“Mhhh” io ho i miei dubbi.

“Ma chi è il cucciolo preferito del papà? Sei tu” Jeff iniziò a coccolare il cagnolino mentre Nick lo guardava sempre più sbigottito. Stava rasentando livelli di idiozia mai toccati dal genere umano “Jeffie, ti dispiacerebbe mettere a terra quel cane e darmi retta? Non puoi affezionartici troppo. Potrebbe essere di qualcuno. Dobbiamo mettere dei volantini”

“Ma, Nick? Potrebbe prenderlo qualcuno di poco raccomandabile. Un cattivo che vuole fare degli esperimenti malvagi sui cani. Come posso abbandonare Newton?”

“Jeff… ti sei visto Beethoven un’altra volta?”

Il biondo iniziò a boccheggiare “Io… no. Sono grande, Nick. Io non mi vedo più certi film”

Nick inarcò un sopracciglio con fare scettico senza però dire nulla. Jeff iniziò ad agitarsi “Io… no. Non l’ho visto. Giuro. Okay, ne ho visto un pezzettino la settimana scorsa. L’ho guardato a spezzoni. Okay, l’ho rivisto due volte ieri mentre aspettavo che il mio turno al museo finisse. Contento?”

“Si” disse Nick con un sorriso sul volto.

“Io non abbandono il piccolo Newton” continuò il biondino imperterrito.

Nick sbuffò esasperato andandogli vicino e con un po’ di riluttanza prese il cane dalle braccia del ragazzo e lo portò in cucina dove aveva messo
la sua ciotola “Jeffie, non puoi affezionarti. Se te lo porteranno via allora poi ci rimarrai male”

Jeff annuì “Però se nessuno lo vuole posso tenerlo?”

Nick sorrise intenerito e si sporse per sfiorargli le labbra “Certo. Ricordati che deve però passare il controllo di Blaine. In fondo lui paga un terzo dell’affitto, quindi ha il… 33% del diritto di cacciarlo via”

Jeff boccheggiò “Aspetta, vuoi dirmi che hai fatto il calcolo a mente?”

Nick gli scoccò un’occhiataccia “Seriamente? Di tutto il discorso che ho fatto ti interessa che so fare una percentuale a mente? Sai, dovresti prestare un po’ più di attenzione a quello che ti dice la gente” Jeff sorrise divertito e lo abbracciò “Ti amo tanto, Nick” e Nick in quel momento era davvero la persona più felice del mondo.



Prese nuovamente il telefono e compose quel numero che da una settimana a quella parte non gli rispondeva più. Aspettò inutilmente, finchè non partì la segreteria “Ciao, sono Kurt Hummel, peccato, ma non mi hai trovato. Lascia un messaggio, più tardi ti richiamerò”
Blaine sospirò per l’ennesima volta ed attese il segnale acustico.

“Kurt, per favore, rispondimi. Lo so che non mi richiamerai, ma quando sentirai questo messaggio, perché so che lo farai, ti prego, chiamami.
Mi manchi tantissimo. È una settimana che continuo a chiamarti e tu non mi rispondi mai, ma ti amo. E se anche non vuoi che lo dica, mi ami anche tu e me l’hai anche detto. Questo deve pur significare qualcosa, no? Farei qualsiasi cosa per te. Non ho scelto io di diventare quello che sono, ma se volessi potrei andare da un dottore o da un chimico per cercare di rimuoverli. Ti amo. Richiamami quando puoi… ah, sono Blaine. Ma forse questo lo sai… io-scusa, a volte mi dimentico che sto parlando con la segreteria. Ciao”

Intanto Kurt, seduto sul suo divano, con in mano un’enorme coppa di gelato, stava ascoltando la segreteria telefonica che parlava con la voce di Blaine.

Era stato tentato più volte di alzare la cornetta e parlargli. Dirgli che lo amava e che, sì, anche a lui mancava da morire. Ma non lo aveva fatto. Non poteva. Lui non era solo Kurt Hummel, ma un fottutissimo supereroe, ed in quanto tale non poteva contaminare con la sua vita privata la sua missione per salvare il mondo.

Per questo aveva per sempre detto addio a Blaine quella sera. Loro non potevano essere amici, né tantomeno quello che erano prima.

E Kurt si sentiva terribilmente combattuto per questo. Da una parte c’era la sua meravigliosa vita con Blaine. Piena di sorprese di ogni tipo e fatta dalle sfumature dell’autunno. Dall’altra quella della sua doppia identità. Fatta da fama e solitudine.

Era rimasto solo per tanto di quel tempo che nemmeno lui se ne era reso conto e poi era arrivato Blaine. Era come se qualcuno l’avesse tenuto chiuso in una casa senza finestre per anni e poi ad un certo punto avesse aperto la porta su un giardino meraviglioso. Sarebbe rimasto a guardare il giardino dallo stipite della porta, senza però mettere piede fuori, perché aveva paura. Così sarebbe stato con Blaine. Perché in realtà aveva paura. Paura che tutto quello che aveva costruito in quei lunghi anni di sofferenza potesse volatilizzarsi.

Tra tutte le persone che vivevano a New York, proprio Blaine doveva andare a fare il pirla vestito da uccello gigante?

Scosse la testa cercando di pensare ad altro, ma fu sopraffatto dalla tristezza. Si concentrò per qualche secondo e creò una sfera di energia bluastra su palmo della mano e gli diede forma di Blaine.

Il mini-Blaine lo guardava con i suoi occhioni, chiedendogli implicitamente di abbracciarlo. E così fece Kurt. Si portò il piccoletto al petto e lo accarezzò piangendo. La miniatura di Blaine, accortosi delle lacrime di Kurt iniziò ad accarezzargli la mano e per un momento lo stilista fu sorpreso di quel gesto. Quella sfera di energia sembrava proprio uguale alla sua versione grande.

Si distolse dai suoi pensieri, prese il cellulare e compose l’unico numero che lo avrebbe aiutato.

“Fanculo, Hummel. Perché hai questa insana capacità di chiamarmi mentre sono impegnato?” rispose Sebastian abbaiando nel microfono del telefono.

Kurt roteò gli occhi verso l’alto “Scusa, ‘Bas, ma tu sei sempre impegnato- sentì uno strano rumore provenire dall’altra parte del telefono –Sebastian? Ch-che stai facendo?” chiese leggermente titubante mentre il mini-Blaine continuava a giocare con i suoi capelli.

“Secondo te, fatina?”

“Oh. OH. Sc-scusa. Io-ti richiamo. No, richiamami più tardi. Mi dispiace, ma dovevo parlarti” disse Kurt facendo per chiudere la chiamata, ma Sebastian lo fermò prima che potesse farlo.

“Ormai mi hai interrotto. Quindi sputa il rospo” ringhiò Smythe.

“I-io-”

“Datti una mossa, Kurt. Non ho tutto il giorno” lo incalzò Sebastian.

“Beh, potresti venire qui con le mie cartelle? Per telefono è impossibile da spiegare”

Sebastian rimase in silenzio per qualche secondo, poi prese un respiro e rispose “Kurt, perché ti servono?”

“Non ora. Ho bisogno di vedere quelle cartelle”

‘Bas sospirò “Sto arrivando” e chiuse la chiamata.

Nemmeno dieci minuti dopo Sebastian Smythe era nel salotto di Kurt e lo guardava con disapprovazione.

“Che stai facendo?” chiese Hummel.

“Ti osservo” dichiarò Smythe. Kurt istintivamente strinse a se il mini-Blaine come per proteggerlo. La miniatura del riccio si nascose tra le braccia dello stilista lanciando di tanto in tanto occhiatacce all’altro ragazzo.

Sebastian roteò gli occhi al cielo “Ti ho portato quello che volevi- disse lanciandogli dei fogli –ora spiegami a cosa diamine ti servono quei test. Perché non hai idea di cosa tu abbia appena interrotto” sbottò spazientito.

Kurt senza parlare prese i fogli e li osservò per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso Smythe “Mi serve dell’uranio. Non penso sarà difficile procurarmelo” commentò poi tra sè e sè.

Sebastian rimase a guardarlo scettico “A cosa cazzo ti serve dell’uranio?”

Kurt sorrise tristemente “Sono stanco di essere me. Se il mio ragionamento è corretto, presto diremo addio a Glitterman una volta per tutte”

Sebastian sbuffò per l’ennesima volta “Non funzionerà. Ti farai soltanto male”

“Però possiamo provare. Mi serve il tuo aiuto, ‘Bas. Non posso farcela senza di te, lo sai. Non posso dirlo a nessuno ed il dolore fisico non mi
spaventa più da un pezzo” dichiarò convinto lo stilista.

“Va bene. Ti aiuterò- accettò Sebastian –basta, però, che fai sparire quel coso- disse indicando il mini-Blaine –è inquietante” Kurt sorrise e posò un bacio sulla fronte del piccolo Blaine che lo guardò sognante mentre si dissolveva nell’aria.

In quell’esatto istante, il vero Blaine Anderson, si svegliò di soprassalto. Si mise a sedere passandosi una mano sui capelli. Sentiva ancora il fantasma delle labbra di Kurt che gli sfioravano la fronte.

Era la seconda volta che faceva un sogno del genere. La prima però era stata decisamente meno bizzarra.

C’era il suo Kurt, ma poi era arrivato anche Sebastian. E poi ricordava entrambi parlare di qualcosa non bene identificato e Kurt doveva procurarsi dell’uranio.

Aveva flash di immagini sfocate di Kurt e della sua casa. Aveva provato a parlargli ma, come la volta precedente, dalla sua bocca erano usciti solo sibili.

Poi Sebastian l’aveva guardato storto e Kurt l’aveva stretto a se ed era riuscito a sentire il suo meraviglioso profumo.

Scosse la testa cercando di mandare via quei pensieri assurdi e si alzò per andarsi a sciacquare il viso ma purtroppo nel tragitto tra la sua camera da letto ed il bagno fece un incontro non troppo gradito.

Una piccola palla di pelo gironzolava scodinzolando felicemente per il corridoio.

“Newton, torna qui che se Blaine ti vede mi farà il culo a stelle e strisce” disse, o meglio, sbraitò Nick dall’altra stanza.

Non si sarebbe mai aspettato che Blaine in persona si presentasse davanti a loro, seguito dal piccolo Newton che trotterellava allegro dietro di lui.

Immediatamente le mani di Nick e Jeff si allontanarono ed entrambi fissarono Blaine scioccati. Beh, non lo vedevano da quasi una settimana e tutto ad un tratto ecco che il loro coinquilino spuntava fuori come il prezzemolo. Non erano decisamente ancora pronti a far sapere a tutti della
loro relazione, anche se ormai era piuttosto palese, soprattutto per Blaine, che nonostante non brillasse per intuito li aveva beccati a limonare un paio di volte.

“Cosa diamine è questo?” domandò il ragazzo riccioluto indicando il cagnolino che andò ad accoccolarsi placidamente tra le gambe di Jeff.

“E’ il mio cane. Si chiama Newton” disse il biondo sorridendo genuinamente. Blaine lo guardò male, ma Jeff non se ne accorse nemmeno intento com’era a coccolare il cagnolino.

Nick scosse la testa sorridendo intenerito nella sua direzione per poi rivolgersi a Blaine “No. Non è suo. L’abbiamo trovato qualche giorno fa. Si è sicuramente perso. Domani andiamo ad attaccare qualche volantino in giro”

Blaine continuava a guardare il cagnolino con astio. Dopo poco distolse lo sguardo dalla creaturina e senza professare parola ritornò in camera.
Nick e Jeff si lanciarono un’occhiata interrogativa ma non badarono alla situazione più di tanto. Così si alzarono ed andarono nella casa a fianco.

Lì c’era il casino più totale. Oggetti che volavano a destra e a manca, persone che sparivano e ricomparivano dall’altra parte della casa. E quelli che stavano facendo tutto quel macello erano solo in due.


Wes e David, dopo una marea di giorni erano finalmente riusciti ad uscire con Trent. Con lui i Warblers avevano passato praticamente tutto il liceo. Poi il ragazzo aveva avuto uno stage a Los Angeles e le loro strade per un po’ si erano divise. Però ancora si tenevano in contatto. Per questo, Trent, in  quel momento si trovava a New York.

Qualche giorno prima erano tutti e tre appena usciti di casa, quando uno di quegli stramaledetti canarini aveva dato una beccata a Trent in piena testa. Il ragazzo era svenuto immediatamente. Più per lo spavento.

La mattina dopo si era svegliato ed aveva scoperto i suoi nuovi poteri. I ragazzi gli avevano immediatamente spiegato tutta la faccenda in modo più o meno complicato.

“Allora- iniziò Wes non sapendo esattamente cosa dire –cosa ricordi esattamente di ieri sera?”

Trent ci pensò su per qualche secondo poi scosse la testa “Assolutamente nulla”

Bene. Questo era un passo indietro.

“Fantastico.- continuò l’asiatico –ora ti spiegheremo alcune cose- disse indicando Thad e David dietro di lui –però non agitarti o sclerare”

Trent annuì leggermente intimorito dai visi dei suoi amici che in quel momento erano molto seri.

“Bene. Ieri sera un canarino geneticamente modificato ti ha beccato sulla testa rendendoti capace di fare cose impossibili” spiegò Wes cercando di sembrare il più convincente possibile. Ma dall’espressione basita di Trent non aveva fatto centro.

“Mi stai prendendo in giro, vero?”

“Vorrei, ma non è così, te lo assicuro” lanciò un’occhiata a Thad che in quell’esatto istante iniziò a levitare. Trent lo fissò esterrefatto. No. I suoi amici decisamente non stavano scherzando.

Ascoltò attentamente tutta la storia finchè Nick e Jeff non si catapultarono nella stanza urlando a tutta forza. Ci volle un po’, ma alla fine si calmarono.

“Allora, cosa è successo?” chiese David leggermente spazientito.

“Io… noi… eravamo di là- iniziò Jeff non sapendo cosa dire –poi siamo andati in camera, ma abbiamo sentito Blaine. Così… abbiamo bussato. Però non ci ha risposto. E siamo entrati. E Kurt non c’era e-” Nick mise una mano sulla spalla di Jeff facendo segno di stare zitto
“Beh, praticamente abbiamo scoperto che in realtà Kurt non è quello che sembra, ma è Glitterman”


“E Blaine mi ha lanciato una scarpa” aggiunse Jeff.

Nella stanza calò un silenzio parecchio suggestivo. Nessuno osava proferire parola.

“Quindi- esordì Trent –noi abbiamo dei poteri, ma non come quelli di Glitterman (anche il ragazzo conosceva Glitterman) però possiamo fare tante cose fighe. Dei canarini ci hanno beccato, così perché gli andava e ora ci ritroviamo in questo stato. Non possiamo dirlo a nessuno. Avete fatto delle tute molto fighe- e ne prese una vicino al letto che era stata confezionata, non si sa ancora né come né perché, da Thad, quella notte stessa –e fate dei piccoli crimini perché vi divertite, però per ora avete smesso perché Blaine ha dei problemi e deve risolverli. Non ho tralasciato nulla, giusto?” chiese infine ai ragazzi che in quel momento lo stavano guardando.

Tutti e cinque annuirono contemporaneamente “Bene- continuò il ragazzo –chi è Kurt?” e beh, quella domanda era sorta spontanea.

“Kurt è… era? Non lo so. Il ragazzo di Blaine-” disse Nick che però fu interrotto da Jeff “Sono adorabili. Devi vederli, sono così teneri insieme. Si dicono ogni volta sempre un sacco di cose carinissime. L’altro giorno stavo… scusa” disse a Nick che l’aveva fulminato con lo sguardo “Bene. Kurt è il ragazzo di Blaine ed è anche Glitterman. Kurt ha scoperto ieri sera di Blaine ed ha dato in escandescenza. Così se ne è andato nel cuore della notte e Blaine è di là che si dispera” concluse Nick molto brevemente “E tira scarpe alla gente” aggiunse il biondo non riuscendosi a trattenere.

Trent era un ragazzo dal cuore grande, così come lo stomaco. Non diceva mai di no né ad una richiesta d’aiuto né tantomeno ad un panino.
Era un gran simpaticone che aveva deciso di intraprendere la carriera musicale.

In quel preciso istante in cui Nick e Jeff entrarono nella casa il ragazzone stava tranquillamente mangiando un cornetto (l’ennesimo), conversando pacificamente con David mentre Wes e Thad, che nel frattempo si era svegliato, stavano distruggendo la casa.

“Io distruggerò la città intera e mangerò ogni singolo abitante… woaaaaaaah” disse Thad imitando le fattezze di Godzilla mentre Wes cercava di ostacolarlo in tutti i modi imitando il verso di King-Kong.

“Si, davvero molto plausibile” commentò David mentre continuava a sorseggiare tranquillamente il suo caffè. Nick rimase interdetto
guardando quei cretini che non facevano cinque anni insieme, mentre Jeff si univa felicemente a quella manifestazione di follia collettiva. Doveva ammetterlo. A volte il biondo sembrava più pazzo di loro.

Scosse la testa basito e si diresse verso quelli che lui considerava “normali”.

“Bene- esordì avvicinatosi a loro –cosa facciamo con quelli?”

David si strinse nelle spalle “Cosa vuoi che faccia? Wes ha iniziato a dare di matto questa mattina presto. Io ho semplicemente lasciato che gli eventi facessero il loro percorso ignorandolo deliberatamente” disse semplicemente.

In effetti aveva ragione. Erano totalmente drogati.

“Che fine ha fatto Blaine?” chiese allora Trent.

“E’ depresso. Kurt continua ad ignorarlo e non credo che sia uscito dalla sua stanza nemmeno per farsi una doccia” dichiarò Nick rabbrividendo all’immagine di Blaine puzzolente.

“Almeno però non è in giro per locali- continuò Trent –è rassicurante saperlo impegnato”

Tutti e tre fecero un profondo sospiro al ricordo.

“Non ho la più pallida idea di cosa gli sia successo, ma so con certezza che appena ha messo gli occhi su Kurt gli si è fritto definitivamente il cervello. Non riusciva nemmeno a parlargli al telefono per l’imbarazzo” raccontò Nick ad un Trent piuttosto perplesso.

“Ma… no. Cavoli, mi sarei voluto godere la scena. Avrei voluto vedere per una volta il piccolo Anderson rigare dritto” commentò il ragazzo.
Perché in effetti Blaine non era sempre stato un santerello. In quegli anni aveva avuto parecchie relazioni. Mai nessuna di queste però aveva fatto il riccio veramente felice.

Forse per ripicca contro i genitori, che fondamentalmente non l’avevano mai accettato. Oppure per la paura di rimanere solo. Sta di fatto che il giovane Anderson non era riuscito a far durare una relazione con qualcuno per più di qualche giorno.

Poi era arrivato Kurt ed ovviamente sappiamo tutti com’è andata.

Ad un certo punto nella casa scese un silenzio inquietante. I tre ragazzi si erano zittiti di colpo ed ora Wes e Jeff stavano osservando Thad che si era immobilizzato in mezzo alla stanza.

Aveva il cellulare in mano e fissava lo schermo. Jeff glielo tolse diligentemente di mano e lo passò a Nick.

C’era una foto.

Ritraeva una maschera come la loro sull’asfalto e Thad accanto privo di sensi con il viso scoperto e con la tuta da warbler.

Nick notò che il messaggio era senza mittente e fece scorrere la foto fino ad arrivare al testo.

So chi siete.
Fate un altro passo falso e per uno di voi finirà male.
-Dottor B


“E questo sinceramente dovrebbe farci paura?” chiese Nick inarcando un sopracciglio. Jeff si strinse nelle spalle continuando a fare quello che stava facendo prima. Nemmeno Thad se ne curò e i tre pazzi tornarono a giocare come bambini.









Nerdese - Italiano   Italiano - Nerdese    

L'armatura di Wow:
Wow (World of Warcraft) è un gioco di ruolo online dove ogni giocatore ha un account su cui ci ha speso infinito tempo e patrimoni non indifferenti, quindi rubare qualcosa, o meglio akerare un account di WoW potrebbe portare gravi disfunzioni a chiunque subisca il furto.
Ebenezer Scrooge: il famosissimo protagonista del racconto "Canto di Natale" di Charles Dickens



Spazietto di Ema :)

Taaaadaaaan... ecco il nuovo capitolo :D Scusate per il ritardo, avete tutto il pieno diritto di odiarmi, ma non sono riuscita a completarlo prima di questa notte e sinceramente se l'avessi postarlo alle tre mi sarei fucilata da sola, anche perchè oggi non mi sarei svegliata nemmeno con le bombe... Cooomunque... il capitolo è strano... è nonsense persino per me che l'ho scritto, figuriamoci per voi xD la faccendo del messaggio che qualcuno ha mandato a Thad è ancora un mistero ma credo che tra un paio di capitoli si risolverà un po'... ho riflettuto attentamente sulla situazione di Jeff e sono arriva alla conclusio che è totalmente tonto... ma non posso farci nulla... mi dispiace per l'angst della Klaine, ma ci vuole un pochino... vi prometto che finirà presto, anche perchè non riesco a sopportarlo... 
Riguardo agli aggiornamenti ho fatto una statistica... non aggiorno mai in tempo, quindi ho deciso che aggiornerò una volta ogni due settimane, perchè altrimenti non riesco a finire i capitoli, mi dispiace, ma proprio non ho tempo e quando lo trovo mi propinano qualche compito ingrato... detto questo spero che vi sia piaciuto :D ringrazio tutti quelli che sprecano una parte del loro tempo anche solo per leggere quello che scrivo...
vi lascio un piccolo anticipo del 23° capitolo


Sebastian strofinò ancora una volta il braccio di Kurt con un po’ di cotone imbevuto in alcool e cercò di infilare la siringa il più delicatamente possibile nella pelle del ragazzo. Kurt in tutti quei giorni non si era lamentato neanche una singola volta. Nonostante tutto il dolore che stesse provando, e Sebastian avrebbe giurato che ne stava sentendo parecchio, non aveva emesso un fiato, se non qualche gemito strozzato di tanto in tanto.
[...]
Era così che funzionava. Le prime volte Sebastian era rimasto, ma Kurt aveva continuato con quella sua specie di sciopero del silenzio. Non aveva ben capito perché lo faceva, ma lo stilista non aveva voluto parlarne o si era limitato al solito ‘sto bene’ di circostanza.



   
 
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