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Autore: Cuits    29/10/2007    1 recensioni
Una semplice giornata del dottor House a Princeton...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dodici ore a Princeton

08:00

 

La giornata era cominciata come un giorno qualunque,principalmente si era alzato,aveva fatto colazione,era arrivato in ospedale,si era “accomodato” sul sofà di Wilson -molto più grande e comodo della sua sedia- e si era messo a giocare con il suo gameboy mentre l’altro raccontava qualche aneddoto sulla sua insopportabile moglie.

 

Aveva anche dimenticato che la notte precedente si era presentato in casa di Cameron per -che orrore!-chiederle ancora una volta di ritornare  e che finalmente aveva dovuto accontentarla,accettando di uscire con lei a cena.

 

-Ho appena visto Cameron in corridoio-

 

Normalmente quello era il segnale indicato per sapere che doveva cambiare sofà. Guardò fugacemente l’esclusivo orologio che Wilson teneva sopra la sua scrivania e si tirò su,senza però rimettersi in piedi.

 

-Mmh…le otto e cinque. E’ arrivata con cinque minuti di ritardo,andrò a lanciarle una brocca d’acqua addosso e a martirizzarla un po’-

 

A volte essere il capo aveva i suoi vantaggi. A dire la verità,essere il capo aveva sempre i suoi vantaggi.

 

-Come mai è tornata?-

 

E quello era il segnale per uscire di corsa fuori dallo studio di Wilson il prima possibile.

 

-E’ come i cani,conosce il cammino di casa-

 

Wilson lo ignorò completamente e incrociò le braccia,rimanendo in piedi,di fianco alla scrivania,pensando.

 

-Vediamo,hai dovuto offrirle qualcosa che Yule non poteva offrirle,il quale scarta il denaro,un posto macchina o un proprio studio.

 

Alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

 

-Mi annoio,possiamo cambiare argomento?-

 

-…per non parlare del fatto che Yule è meno “difficile”-

 

Ha! Difficile,il buon amico Wilson,sempre utilizzando eufemismi.

 

-Ha,però io sono più bello-

 

-Pensiamo che cosa possa piacere a Cameron-

 

-Possiamo smetterla di parlare di Cameron e parlare di cose più interessanti,come,non so,la bambina malata di leucemia che ha bisogno di un trapianto?-

 

House di sdraiò di nuovo sul sofà e chiuse gli occhi sospirando,sapendo per esperienza  che era condannato. Dire a Wilson che non voleva parlare di qualcosa era come dare a un bambino un biglietto per Disneyland e dirgli di non usarlo.

 

-E’ carina,giovane e dolce,qual è il problema?-

 

-Che posso sopportare solo due di queste tre qualità alla volta-

 

Con il mal di testa che Wilson gli stava procurando stava per consumare tutto il Vicodin dell’emisfero settentrionale.

 

-Gli opposti si attraggono-

 

-Lo ricorderò la prossima volta che mi convertirò in iman-

 

Ci fu un leggero silenzio prolungato e House sperò che quella conversazione fosse terminata-

 

-Ainsss- sospirò Wilson- deve essere difficile sforzarsi di essere un tale testone per tutto il tempo..-

 

-Non tanto,mi alleno molto-

 

-…e avere Cameron che ti trova adorabile-

 

-Mi dà sui nervi-

 

Wilson si morse le labbra per evitare di ridere e tornò alla carica con un tono di voce da saggio.

 

-Ti dà troppo sui nervi-

 

-Mi dà sui nervi come gli altri-

 

-Ti dà sui nervi  più degli altri-

 

-Tu sì che mi dai sui nervi più degl’altri-

 

-Perché ti dà sui nervi?-

 

 -Tutto il mondo mi dà sui nervi-

 

- Cameron ti dà sui nervi più di tutto il mondo-

 

Definitivamente era ritornato agli anni del liceo e doveva cominciare a dare testate alla parete fino a cadere incosciente per superarlo.

 

-Non lo so perché mi dia sui nervi-sapeva che stava perdendo la calma prima del solito e che quello non avrebbe condotto a nulla di buono-non passo la notte in bianco pensando a cose come questa-

 

-Sì che passi le notti in bianco pensando in cose come questa-

 

-Certo,però questo non significa che abbia pensato a questa concretamente-

 

-Così semplicemente ti dà sui nervi,interessante-

 

-Continuare questa conversazione mi dà sui nervi-si alzò appoggiandosi sul bastone e si diresse alla porta dello studio più velocemente che poté- Vado a guardare la tv-

 

# # #

 

09:00

 

Il corridoio sembrava deserto a quel ora della mattina,nelle quali “i malati” che non vogliono andare a lavorare non si erano ancora alzati dal letto. Se c’era qualcosa che House sapeva era che le apparenze ingannano sempre e che il rumore di tacchi che si avvicinavano alle sue spalle poteva avere un solo finale possibile così accelerò,cercando di arrivare ad un luogo sicuro prima dell’inevitabile.

 

-House!-

 

L’inevitabile. Si fermò a metà della sua fuga e si girò lentamente,come chi chiude gli occhi a metà giornata sperando che sia un incubo.

 

-Guarda,guarda,ciao Dottoressa Cuddy, mi piacerebbe fermarmi a parlare ancora con te nel corridoio ma devo andare a vedere la tele-

 

Cuddy aveva la tipica espressione di “sono terribilmente arrabbiata con te”,accompagnata dai supplementi usuali:braccia incrociate e tic nervoso alla tempia quando la situazione lo richiedeva.

 

-Sai cos’è questo?-disse sventolandogli in faccia alcuni fogli.

 

-Una delle due,un aumento di stipendio oppure qualcosa che non mi interessa per niente-

 

Lo ignorò.

 

-Sono le dimissioni di un’altra infermiera del piano-

 

-Sapevo che era la seconda opzione ma suppongo che sono ottimista di natura-diede un colpo leggero con il bastone al pavimento-Dobbiamo fare di nuovo questo gioco un’altra volta-

 

-Hai qualche idea sul perché se ne sia andata?-

 

Per dio,era la prima ora del mattino quella, non potevano parlare di gente imbecille dopo che Cameron gli avesse preparato il caffé?

 

-Si è innamorata di te ma è venuta a sapere che tu vivi solo per me?-

 

-Secondo le sue dimissione e cito testualmente “La condotta offensiva che c’è nel dipartimento diagnostico nei confronti dei loro collaboratori”-

 

-Quasi-cercò di girarsi per fuggire nel suo studio-Dirò a Foreman di farsi la doccia più spesso-

 

-Non puoi essere più amabile con la gente?-

 

-Io sarò più amabile con la gente quando loro saranno più intelligenti-

 

Gli sembrò un accordo più che giusto. Terminò di girarsi e cominciò ad andarsene senza dare il tempo alla Cuddy di reagire.

 

-Dove vai?-

 

-A vedere la tele-

 

-Devi andare in ambulatorio-

 

-Non puoi essere più amabile?-

 

# # #

 

10:00

 

Non lo avrebbe mai ammesso,ma senza i capitoli nuovi di O.C. e nessun paziente in vista,fare qualche ora di ambulatorio non era una cosa tanto tremenda, almeno avrebbe potuto mantenersi lontano da Wilson e dai suoi interrogatori.

 

Respirò profondamente e aprì la porta.

 

-Buongiorno-

 

-Sarebbe un giorno migliore se uno dei due non fosse qui-

 

Dal lettino lo guardava un omuncolo sui cinquant’anni,senza camicia e con il torace e le braccia di un color rosso che altri avrebbero catalogato come segno di cattiva salute. House semplicemente alzò gli occhi al cielo.

 

-Mi sono bruciato-

 

Evidentemente.

 

-E secondo l’odore che ha addosso,si è bruciato mentre condiva l’insalata-si avvicinò abbastanza per dare un’occhiata alla pelle bruciata e fece una strana smorfia- sono bruciature abbastanza estese di un’abrasione fatta col vapore,che ha fatto,ha stirato i vestiti mentre ce li aveva addosso.

 

L’omuncolo abbassò la testa,era imbarazzato.

 

Oh,per Dio! I pazienti ogni giorno erano più tonti.

 

-Ha stirato la camicia mentre ce l’aveva addosso?-

 

-Rischiavo di arrivare in ritardo e il vestito era tutto spiegazzato e non avevo tempo per togliermelo…però è tutta la settimana che ci passo sopra dell’aceto e ancora non sono migliorato-

 

Definitivamente la stupidità umana non aveva alcun limite.

 

-Vediamo, si è bruciato stirandosi la camicia quando ce l’aveva ancora indosso e dopo ha pensato bene di curare le abrasioni con acido acetico-

 

-Crede che abbia bisogno di vedere uno specialista?-

 

-Certamente però dovrà andare in un altro ospedale perché qui non abbiamo nessuno stupidologo libero-si avvicinò a lui,con tono confidenziale- sa,c’è molta richiesta-

 

In quel preciso istante Foreman entrò con una cartelletta color vaniglia tra le mani.

 

-Dr House abbiamo i risultati della bambina-

 

-Ah,che fortuna, eccone uno- prese la cartelletta dalle mani di Foreman e in cambio gli diede quella dell’omuncolo di cui non sapeva neanche il nome- Dagli una cura per le scottature,qualcosa per idratarle e mettilo in lista per un trapianto di cervello-

 

# # #

 

11:00

 

La sala del reparto diagnostico sembrava un cimitero di elefanti.

 

Senza elefanti.

 

Il tavolo era sgombro di cartacce, la terza caffettiera del giorno stava finendo e gli articoli idioti del Times non erano più spassosi come un tempo.

 

-Un cellulare nuovo-

 

-Ce l’ho già un cellulare ed  abbastanza nuovo-

 

E l’unico modo che Chase e Foreman avevano trovato per passare la mattinata era esaminare i termini esatti dei loro contratti.

 

-Un posto per parcheggiare la macchina-

 

Guardò Chase interrogativamente.

 

-Ce l’ho già-

 

Il biondo parve scandalizzarsi.

 

-Cosa?-si girò verso Foreman- Hai un posto per parcheggiare la macchina?-

 

-Sì-

 

-E perché io no?-

 

Tutto quello stava arrivando a un punto di non ritorno.

 

-Chase tu vieni a lavorare in autobus-

 

Girò leggermente la testa in un gesto stanco verso lo studio di House,dove il suo capo faceva un’imitazione di Jimi Hendrix con un casco in testa,e prese la decisione radicale di abbandonare la classe di collegiali nella quale si era trasformata la sala delle riunioni.

 

-Però voglio il mio posto per parcheggiare la macchina-sentì dire da Chase prima di aprire la porta di House.

 

-Hai un momento?-

 

House si tolse il casco e fece un gesto di stizza esagerato.

 

-Se ti dicessi ti lasciarmi in pace lo faresti?-

 

-No-

 

-Allora lasciamo perdere le domande retoriche-

 

Sospirò profondamente e chiuse la porta dietro di sé. House di malumore era di sicuro meglio di Foreman e Chase in veste di collegiali isteriche.

 

-Alcuni la considerano educazione-

 

-Io la considero una perdita di tempo-

 

-Come vuoi. Cuddy ha chiamato poco fa,voleva sapere se potevamo dare un’occhiata a un paziente in cardiologia-

 

-Potremmo farlo-disse come se stesse pensando- oppure potremmo lasciare che quelli di cardiologia facciano il loro lavoro-

 

-Non abbiamo niente di meglio da fare-

 

-Dove vuoi arrivare?-

 

-Potremmo aiutare dei colleghi-

 

-Te lo chiedo di nuovo,dove vuoi arrivare?-

 

Cameron si mise le mani nelle tasche e fece una smorfia imbronciata.

 

-Chase e Foreman sono insopportabili quando sono annoiati-

 

-Tu e Chase siete insopportabili quando siete annoiati,Foreman è sempre insopportabile-

 

Cameron si spostò a lato quando House,aiutato dal bastone,si alzò e aprì la porta della sala.

 

-Bene bimbi,è finito l’intervallo,non mi avete lasciato ascoltare la musica in santa pace e questo non lo posso permettere. Quindi,Foreman vai in cardiologia a vedere cosa vogliono quei rompiscatole e Cameron va a vedere se qualcuno dei pazienti di Wilson ha bisogno che tu lo prenda per mano-

 

-E io?-chiese sorpreso Chase?-

 

-Ha chiamato la Mattel,sono rimasti senza capelli per Barbie e vogliono sapere se sei disposto a fare una donazione-

 

# # #

 

12:00

 

Cuddy chiuse la porta del suo studio e con passo deciso partì alla ricerca del dottor House per i corridoi e gli anfratti dell’ospedale dotati di televisione.

 

Aveva le mani strette a pugno e un’espressione decisa in volto,cosa che soleva essere associato alle peculiari abilità sociali del menzionato dottor Gregory House.

 

Attraversò il vestibolo,salì di un piano in ascensore,camminò per il corridoio e aprì la porta del reparto diagnostico,tutto ciò senza sbattere le ciglia.

 

-Devi interrompere il trattamento. Non abbiamo l’autorizzazione dei genitori per la trasfusione-

 

Deglutì sapendo quello che si avvicinava e sapendo anche che avrebbe dovuto ricoprire ancora una volta il ruolo di avvocato del diavolo. House semplicemente si alzò dalla sedia,dando tutta l’intenzione di voler abbandonare lo studio.

 

-Dove vai?-

 

-A ottenere l’autorizzazione paterna o a saltar la cavallina,a seconda di come vadano le cose-

 

-Non puoi farlo-

 

Entrambi sapevano che “potere” e “dovere” erano termini molto differenti e Cuddy si chiese tra sé per l’ennesima volta da quando l’aveva assunto,se il suo lavoro era più facile perché aveva la certezza che House sempre avrebbe fatto la cosa più giusta a prescindere dalla legge,a prescindere da se stesso.

 

-Credevo che ci saremmo trascinati nella parte,in cui mi dici che mi manderanno via e mi toglieranno la licenza e io ti avrei ignorato più del solito-

 

Sospirò profondamente e strinse ancora di più i pugni. A prescindere da tutto,aveva un lavoro da fare.

 

-Ha 10 anni,ha bisogno dell’autorizzazione paterna-

 

-Ha bisogno di una trasfusione di sangue-

 

Si fece da parte e lo lasciò passare,sapendo che la battaglia era terminata e che,in un modo o nell’altro,avrebbe fatto la trasfusione. Mentre lo vedeva allontanarsi per il corridoio non poté evitarlo.

 

-House- aspettò che si girasse- perché lo fai sempre?-

 

Sapeva che House avrebbe capito la domanda,e allo stesso modo Cuddy avrebbe già saputo la risposta,però ogni tanto entrambi avevano bisogno di sentirlo ad alta voce.

 

-Perché è una mia paziente-

 

Sorrise e scrollò le spalle di fronte alla domanda retorica che stava per formulare.

 

-Che cosa saresti capace di fare per i tuoi pazienti?-

 

-Ciò che è necessario- diede con il bastone un piccolo colpo al pavimento- eccetto andare a letto con Foreman,l’essere umano ha i suoi limiti-

 

-Ciò che è necessario- lo ripeté più per se stessa che per l’altro;”Ciò che è necessario”sembrava una buona risposta in quel momento-Anche se va contro i loro desideri?-

 

House fece una faccia intenzionalmente confusa,come se cercasse di controllare che ci fosse qualche proposito oscuro in quella conversazione.

 

-Specialmente se va contro i loro desideri,sono un professionista sotto quel aspetto ed è molto più divertente-cominciò a girarsi in direzione della camera della sua paziente- e poi, sono soliti perdonarmi quando gli salvo la vita e li mando a casa come nuovi-

 

Lo osservò con lo sguardo perso mentre scompariva tra i corridoi. Quello era il medico da novantanove milioni di dollari che,definitivamente,rendeva il suo lavoro moralmente più facile.

 

# # #

 

13:00

 

Wilson uscì dall’ascensore e la prima cosa che vide fu la figura del suo amico che guardava l’interno della stanza attraverso le porte di vetro.

 

- L’esame medico è più facile quando sei nella stessa stanza del paziente-

 

Gli disse mentre s avvicinava. All’interno della stanza,una bimba di appena 10 anni,vestita di un pigiama rosa,giocava a “Carta,forbice e sasso” con Cameron.

 

-Le cose facili non sono mai alla mia portata-guardò il suolo e mosse leggermente la gamba malata prima di guardarlo-Abbiamo la diagnosi e la cura,non ho bisogno di entrare. Inoltre,non mi piacciono le bambine-

 

-Non ti piacciono le bambine o non ti piace Cameron?-

 

-Non è la stessa cosa?-

 

Negò con il capo cose se fosse un caso perso,però la cosa certa era che Cameron aveva fatto i conti giusti per tornare in ospedale e lui era disposto a tormentare House per l’eternità,se fosse stato possibile.

 

-Così è un appuntamento-dovette trattenersi per non ridere-Guarda chi è andato a Oz e ha ottenuto un cuore-

 

-Tu stai per ricevere una bastonata senza la necessità di andare in alcun posto se non la smetti-

 

-Dottor House?-

 

Chiese un uomo di mezza età con sguardo serio,grandi occhiaie e sguardo furioso:quello non era un buon segnale.

 

-Vediamo se indovino,è venuto a minacciarmi,denunciarmi o tutte due assieme-

 

Aveva assistito a numerosi incontri tra House e i suoi pazienti per sapere quando fare un passo indietro e fare un ripasso mentale su dov’era il kit di sutura,se la situazione l’avesse richiesto.

 

-Ha fatto una trasfusione a Tanya,come si è permesso?-

 

-Cosa posso dire,ho salvato la vita a sua figlia,sono una canaglia. Magari un domani,quando sua figlia sarà maggiorenne,deciderà di seguire le sue stupide orme e,quindi,di rifiutare le trasfusioni di sangue,ma ora sua figlia ha 10 anni ed è una mia paziente e il mio lavoro consiste nel far vivere la sua bambina,almeno finché non possa decidere il contrario-

 

Per la prima volta l’uomo rimase immobile davanti alle parole del suo amico e con le lacrime agli occhi,senza pugni né calci in arrivo,così,per non mettere alla prova un’altra volta la fortuna,cominciarono a voltarsi con l’intenzione di allontanarsi il prima possibile.

 

-La Bibbia dice che il sangue è sacro—

 

-La Bibbia dice anche di amarci l’un l’altro e non credo che con ciò si riferisca a lasciar morire sua figlia-

 

In quelle occasioni essere amico di House era il maggiore degli orgogli.

 

-Lei non è disposto a morire per ciò in cui crede-

 

House alzò gli occhi al cielo,cosa che Wilson interpretò come un “non posso credere che la gente sia ancora così stupida”.

 

-Se conta qualcosa,sono disposto a lasciar morire lei per ciò in cui crede-

 

E,detto questo,si voltarono definitivamente in direzione della caffetteria,dove avrebbe potuto continuare a torturare il suo amico per rallegrare il pranzo.

 

# # #

 

14:00

 

Non succedeva spesso però una volta ogni tanto-probabilmente coincidente con qualche tipo di rituale akelarre -Cuddy scendeva a mangiare in caffetteria,prendeva un’insalata insulsa condita con nulla e si sedeva al loro stesso tavolo sotto il caldo sole di Princeton.

 

-Cosi  è un appuntamento,eh Dottor House?!-

 

Geniale,a quanto pareva non era sufficiente l’insopportabile Wilson,ma adesso doveva sopportare l’insopportabile Cuddy.

 

-Probabilmente non te lo ricordi ma è come suoli tu passare i venerdì notte senza pagare nessuno-

 

Cuddy lo ignorò e aprì la sua insalata senza smettere di sorridere.

 

-Uhhhh,per caso è un argomento sensibile?-

 

-Molto sensibile-intervenne Wilson.

 

-Molto noioso-corresse rapidamente -è non un appuntamento “appuntamento”, è un ricatto-

 

-Con niente meno che la dolce dottoressa Cameron- continuò Cuddy ignorandolo.

 

-E’ come rivedere “La Bella e la Bestia”-continuò Wilson.

 

Era chiaro che avrebbe avuto un’indigestione.

 

-Punto uno,siete due rompiscatole e,punto due, i vostri cervelli non riescono a registrare la parola “ricatto”?-

 

Cuddy si girò verso Wilson.

 

-Avevi ragione,è un argomento molto sensibile-

 

Ma erano forse sordi?

 

-Ricatto!-

 

Wilson sorrise e continuò la conversazione con quel tono insolente che detestava,quando lo utilizzava per prenderlo in giro.

 

-Potevi rifiutare-

 

Stava incominciando a desiderare di fuggire.

 

-Avevo bisogno di qualcuno abbastanza fragile e stupido per confrontarmi con i genitori dei poveri bambini malati o qualcuno di loro finirà per ammazzarmi e Whitney de Pooh non era disponibile-

 

 

Wilson levò gli occhi al cielo e Cuddy rise leggermente prima di rispondergli.

 

-Né lei né Madre Teresa di Calcutta possono evitare che qualche genitore arrabbiato arrivi ad ucciderti-

 

-Ma a quanto pare è capace di farti uscire.

 

Se Wilson e Cuddy non la smettevano di completarsi le frasi a vicenda avrebbe dovuto mettersi qualcosa nell’orecchie per smettere di ascoltarli.

 

-La denuncerò per…qualcosa,sicuramente tutto ciò va contro le regole dell’ospedale-

 

Cuddy negò con la testa.

 

-Sempre e quando accada che Cameron ti obblighi a uscire con lei e non il contrario è perfettamente legale. Inoltre non penso che tu sia la persona più indicata per parlare delle leggi dell’ospedale-

 

La cosa peggiore di aver pochi amici era che se senti la necessità di strangolarli devi reprimerti,così fece l’unica cosa  che non implicasse una morte certa.

 

-Gnignignignigni-

 

Wilson e Cuddy si guardarono e ulularono entrambi,come quando hai nove anni e vedi la tua professoressa che si bacia con il suo fidanzato-

 

-Uuhhhh-

 

Nonostante tutto,lo strangolamento continuava a prendere punti.

 

-Smettetela!!!-

 

# # #

 

15:00

 

Cuddy girò l’angolo e percorse velocemente il corridoio del terzo piano,evitando le infermiere, sperando di poter arrivare al suo studio senza essere disturbata da nessuno.

 

-Dot.ssa Cuddy!-

 

La voce dell’australiano riecheggiò per tutto il corridoio e lei non ebbe alcuna scelta che fermarsi e respirare profondamente,prima di girarsi e affrontarlo.

 

-Dr. Chase-

 

Strinse le mani a pugno e si sforzò di sorridere invece di prenderlo per i suoi stupendi capelli da Barbie e sbatacchiarlo qua e là,cosa che in realtà voleva veramente fare.

 

-Ho parlato con i miei colleghi e mi piacerebbe…cambiare i termini del mio contratto-

 

-No-

 

-Però…-

 

-No-

 

Sorrise e torse la testa in segno di deferenza;poi si apprestò a girarsi di nuovo,ritenendo la conversazione conclusa.

 

-Volevo solo aggiungere una piccola clausola-

 

-No-

 

Era un monosillabo,un monosillabo basico,uno che aveva studiato medicina e lavorava con House poteva comprendere il significato della parola “no” e ancora di più poteva avvertire il tono di inequivocabile irritazione con cui lo stava dicendo.

 

-Però non cambierebbe….-

 

-Dr. Chase- respirò prima di proseguire perché a stento si stava trattenendo dal mandarlo a quel paese- al contrario di ciò che si possa pensare,non si possono aggiungere clausole ai contratti da un momento all’altro;se fosse così,tutti quelli che lavorano in questo ospedale,specialmente il tuo capo,verrebbero ad esigere dei cambiamenti al contratto,pensando di farmi la vita più facile,quando chiaramente non è così-

 

Ripensandoci bene,uno di quei giorni avrebbe dovuto parlarne con il dipartimento legale.

 

-Però loro hanno il posto per la macchina e io no!-

 

-Nel suo contratto non è incluso il parcheggio per la macchina-

 

-E’ un aggravio comparativo-

 

Era un mal di testa in potenza.

 

-Che cosa te ne fai di un parcheggio per la macchina,chiedi al conduttore di posteggiare lì l’autobus-

 

Era cosciente di averlo detto con un tono più duro di quello che era necessario,però tutto ciò era una stupidata assurda che le stava togliendo il tempo di lavorare in qualunque cosa che di sicuro era più importante,per non parlare del fatto che Chase sembrava un bimbo piccolo a cui non piace il colore della sua plastilina.

 

-Non è soltanto per il posto della macchina! Foreman ha sempre i casi migliori,Cameron è il braccio destro di House,per Dio stanno per uscire assieme! Hanno il parcheggio per la macchina e piccoli privilegi senza fine,per non parlare del fatto che House fa sempre quelle che vuole e evita le conseguenze e credo che non sia giusto-

 

Aveva progressivamente alzato il tono di voce tanto da finire la frase con un tono talmente alto che tutto il corridoio si era fermato a guardarli. Quella era la goccia che faceva traboccare il vaso.

 

-Sì che lo è-

 

Si girò e cominciò ad andare verso il suo studio senza fermarsi ad ascoltare le proteste di Chase,che la seguiva passo passo.

 

-Sì che lo è: House è il capo del dipartimento del miglior servizio diagnostico di tutto il paese e credo che sia evidente che non abbia ottenuto il posto leccando il culo a qualche vecchio ricco rimbecillito. Se evita le conseguenze delle sue azioni è perché,per quanto frustrante possa essere a te o a me,molte volte House ha ragione-

 

-Però Cameron e Foreman…-

 

-Cameron ha offerto il suo posto al dipartimento e Foreman ha fatto tutto ciò che ha potuto,mentre tu li hai traditi andando a fare da spia a Vogler. Se io fossi stata al posto di House, ora saresti in mezzo alla strada; così adesso,se fossi al tuo posto, smetterei di lamentarmi perché non hai il posto macchina e incomincerei a ringraziare per avere ancora un lavoro-aprì la porta del suo studio e,lasciandolo senza parole,chiuse la porta salutandolo-Buon pomeriggio Dottor Chase-

 

# # #

 

16:00

 

Cameron aveva appena finito le ore obbligatorie di ambulatorio e camminava per il corridoio del primo piano osservando i risultati di alcune analisi che erano appena arrivate. Con un po’ di fortuna per il paziente non ci sarebbe stato nulla e con un po’ di fortuna per lei ci sarebbe stato qualcosa di sufficientemente raro –sperando comunque che non fosse qualcosa di grave- da tenere la giornata occupata.

 

No,sembrava che non ci fosse nulla. Riguardò i risultati dal principio nel caso che…

 

All’improvviso e senza alcun avviso una mano uscì fuori dalla parete –o,più concretamente, fuori da un’oscura porta aperta- la prese per il braccio e la tirò in dentro,chiudendo la porta dietro di lei.

 

Nonostante nell’arco di pochi secondi avesse quasi sofferto un attacco di cuore, le sembrò di riconoscere qualcosa di familiare nella piccola stanza.

 

-House?-

 

-Shhhh,non gridare!-le disse sussurrando.

 

La piccola stanza era un deposito,dove gli addetti depositavano negli alti scaffali tutte le lenzuola pulite necessarie al piano e cento lenzuola in più,che servivano in caso d’emergenza. Tra gli scaffali –che la spaventavano immensamente- e lo spazio che occupava il suo capo lei aveva appena lo spazio per respirare o deglutire,mentre cercava di guadagnare spazio avvicinandosi alla parete che aveva alle spalle.

 

-Questo è il deposito delle lenzuola?-

 

-Wow hai dei superpoteri o qualcosa del genere?Come,non so-inclinò la testa verso l’alto come se lo stesse pensando -il superpotere di identificare con lo sguardo le lenzuola o dedurre che se sono tutte in una stanza,allora è il deposito delle lenzuola?-

 

-Perché mi hai trascinato nel deposito delle lenzuola?-

 

-Perché la gente non viene mai qui se non ha bisogno di…lenzuola-

 

La bassa frequenza dei sussurri di House faceva sì che l’aria della stanzetta vibrasse a ogni sua parola,inclusa quella racchiusa nei suoi polmoni.

 

-Perché siamo al buio nel deposito delle lenzuola?-

 

-Perché se qualcuno vede la luce accesa da sotto la fessura della porta potrebbe entrare a spegnerla-

 

Varie categorie di frustrazione stavano cominciando a strangolarle lo stomaco.

 

-E perché….-

 

-Shhhh- fece una smorfia esasperata- se non lo hai ancora capito,l’obiettivo è che non ci vedano parlare. La gente parla-

 

La frustrazione stava cedendo il posto allo sconcerto,una sensazione che Cameron associava ormai al suo capo.

 

-Da quando ti interessa che cosa dice la gente.

 

-Non me ne frega nulla della gente. Sono Wilson e Cuddy che rompono le scatole-

 

Ci fu un breve silenzio e Cameron non poté evitare di respirare sonoramente e di stringersi  al petto le analisi come una collegiale.

 

-Ti rendo nervosa?-le chiese con superiorità.

 

Sì!

 

-Di che cosa volevi parlare?-

 

House le si avvicino un po’,inclinandosi per diminuire la differenza d’altezza e guardandola direttamente negli occhi,era sicura che il suo cuore avesse perso un paio di battiti.

 

-Di lenzuola-

 

Geniale,giusto quello di cui aveva bisogno. House a dieci centimetri di distanza che la prendeva in giro.

 

-House…-

 

-Passerò a prenderti alle otto,vestiti carina. Mi rifiuto di ballare,di prenderti per mano e di chiedere il permesso a tuo padre-

 

Non poté evitare di sorridere.

 

-Posso sapere dove andiamo?-

 

-No-

 

-E’ una sorpresa o qualcosa del genere?-

 

Chiese intrigata. Una sorpresa nei canoni di House era più pericolosa che un bambino con un pallone in una casa di cristallo.

 

-Più che altro non voglio che tu lo dica a Chase e Foreman,non voglio sopportare il mio fanclub per tutta la serata-

 

L’immagine mentale di Chase e Foreman con il volto dipinto dallo slogan “Io amo il Dottor House”,con foto sue tra le mani e saltando istericamente fece si che ridesse più forte di quello che aveva preteso al principio sotto gli occhi attenti di House.

 

-Ok-

 

House la guardò di sottecchi per l’ultima volta,mentre metteva la mano sopra la maniglia della porta:-Ok-

 

La luce del corridoio li accecò momentaneamente quando salirono della stanzetta e,quando Cameron alzò lo sguardo mentre si stropicciava gli occhi, si trovarono davanti a Wilson e Cuddy fermi ad appena due metri da loro che guardavano attentamente House,mentre si mordevano le labbra nel tentativo di non ridere.

 

Era evidente che tutto ciò non la riguardava,così tossì leggermente e con la testa bassa e le guance rosse si girò e cominciò ad allontanarsi per il corridoio,mentre alle sue spalle le risate di Cuddy e Wilson risuonavano per tutto l’edificio e la voce arrabbiata di House si elevava sopra le loro risate.

 

-Siete veramente una rottura di scatole!-

 

# # #

 

17:00

 

-Cuddy mi odia-

 

Foreman negò lievemente con il capo come se fosse incapace di ascoltare quello che stava ascoltando.

 

-Chase,Cuddy non ti odia-

 

Camminavano verso la sala di ostetricia con la nobile missione di rubare un’ecografia e cercavano di non sembrare troppo sospetti come in realtà si sentivano.

 

-Mi ha detto che,se fosse dipeso da lei,mi avrebbe licenziato-

 

-Cuddy non ti odia -Foreman si strinse nelle spalle,cercando di trovare le parole adeguate-….non ti odia-

 

 

Non era una grande consolazione ma è l’unica cosa che Foreman può offrirgli,dopo tutto,se lui fosse stato al posto di House,avrebbe licenziato Chase. Diavolo,probabilmente anche Cameron lo avrebbe licenziato.

 

-Credi che House mi licenzierà?-

 

A quanto pareva no,ma i movimenti del suo capo erano sempre imprevedibili.

 

-Credo che House ti torturerà-

 

Foreman salutò alcuni medici di neurochirurgia e aprì la porta del dipartimento di ostetricia con molta cautela.

 

-Credi che House mi torturerà e poi mi licenzierà?-

 

-Nah, suppongo che abbia in mente di torturarti fino al giorno della sua morte e,una volta morto,non potrà più licenziarti-

 

Era curioso che Chase fosse tanto preoccupato per un lavoro che non l’aveva mai appassionato, forse perché tutti quanti sapevano che lo aveva ottenuto grazie a suo padre o perché il reparto diagnostico non era mai stato il suo forte o per qualche altro strano motivo,però il suo repentino attaccamento al lavoro gli risultava sospetto.

 

Dissimularono un po’,deambulando per la sala,e presero la prima ecografia che trovarono e uscirono fuori il più rapidamente possibile fino ad arrivare al corridoio,lontano dagli sguardi sospettosi delle infermiere di ostetricia.

 

-Ad ogni modo non potrà essere arrabbiato per sempre,vero?-

 

Lo ignorò coscientemente,essendo più preoccupato di non andare addosso a qualche letto posto in corsia che dei rompicapi di Chase.

 

-Va a destra-

 

-Presto troverà qualcosa che lo faccia infuriare e si dimenticherà di me o chi lo sa, lo stesso House non è completamente inumano e sa perdonare-

 

Foreman cercò di non far trasparire le proprie emozioni attraverso il viso,cercò di non muovere un muscolo affinché Chase non potesse capire ciò che realmente pensava e allo stesso tempo cercò di alleggerire la tensione con un commento ironico e vagamente giocoso.

 

-Sì,e magari domani desidererà correre alla maratona di New York- aspettò di vedere la reazione di Chase,un lieve sorriso che gli dava carta bianca per dire ciò che pensava realmente-Non ti preoccupare, tra un po’ troverà mezza dozzina di cose con le quali essere arrabbiato-

 

Osservò con la coda dell’occhio,mentre entravano nell’ascensore,che Chase assentiva pensieroso,sentendosi un po’ colpevole per non avergli detto la verità. Ma come gliel’avrebbe potuta dire?”Sai Chase,House ti sta torturando per passare il tempo ed in verità non penso che ti consideri sufficientemente importante per portarti rancore”.

 

Dopotutto,ogni persona al mondo mente.

 

# # #

 

18:00

 

-Dovresti metterti i gemelli-

 

House si inclinò dal suo posto sulla sedia delle visite e lasciò cadere la testa sopra la scrivania di Wilson.

 

-Non_se_ne_parla_proprio-

 

Dal lato opposto della scrivania Wilson osservava divertito la scena mentre si dondolava dolcemente da un lato all’altro sulla sedia a rotelle.

 

-Se ti metterai lo smoking,avrai bisogno dei gemelli-

 

House alzò solo parzialmente il capo dalla scrivania indirizzando uno sguardo di sfida e un smorfia burlona al suo amico.

 

-Perché? Sennò che succederà? Verrà la polizia dei gemelli ad arrestarmi-

 

-No,verrà la polizia del buon gusto e ti impaletterà -fece una pausa drammatica da pensatore coscienzioso e continuò a guardare House con espressione divertita-di fatto,credo di averne qualcuno qui,nell’armadio dello studio-

 

-Fantastico- mormorò sarcasticamente House tra i denti.

 

Giusto quello che gli mancava,consigli sulla moda da parte di Wilson per un appuntamento,al quale era obbligato ad andare. Ci mancava solo che apparisse la Cuddy con un camicione di flanella lungo fino alle ginocchia per lui e lo costringesse a partecipare ad un pigiama party.

 

Osservò scocciato come Wilson si alzava e andava in fondo alla stanza dove si nascondeva il suo armadio-cosa che mancava totalmente dallo studio di House- e si consolò pensando che,per lo meno,mentre cercava i famosi gemelli,non avrebbe potuto parlare del famoso appuntamento.

 

-E dove pensi di portarla?-chiese Wilson dall’armadio.

 

Alzò la testa dalla scrivania e sbuffò infastidito. Non solo avrebbe dovuto continuare la conversazione ma avrebbe dovuto continuarla gridando,con un po’ di fortuna qualche infermiera idiota avrebbe sentito qualcosa,lo avrebbe male interpretato e lo avrebbe raccontato un po’ qui un po’ la,con la diretta conseguenza che un’infinità di idioti sarebbero venuti a sapere fatti della sua vita privata in modo talmente male interpretato che tra un anno lo avrebbero creduto un figlio illegittimo di Maria Teresa di Calcutta.

 

agggggg…

 

-Dovresti andare tu all’appuntamento,dato che sei molto più interessato tu che io-gli gridò in risposta.

 

Wilson riapparve momentaneamente tirando fuori la testa da cappotti e impermeabili.

 

-No,il mio interesse è apparente,il tuo no-

 

E naturalmente non poteva mancare la classica analisi di motivazioni,poteva realizzare ufficialmente una festa.

 

-Oh,sì:Vogler,la conferenza,la paziente con il cancro…tutto faceva parte di un mio piano elaborato per far sì che Cameron mi obbligasse ad uscire con lei-fece un gesto esasperato strabuzzando gli occhi-sono un genio-

 

-Non dico che tu lo abbia pianificato,solo che l’idea di uscire con lei non ti disgusta totalmente-

E sparì di nuovo nell’armadio alla ricerca dei gemelli perduti che lui nemmeno voleva mettersi. Soprattutto quando si trattava di gemelli appartenenti a Wilson,sicuramente glieli avevano regalati una delle sue spose.

 

Alcuni colpi alla porta preannunciarono l’entrata dell’amministratrice dell’ospedale:per caso aveva un sensore che la avvisava quando sarebbe stata una maggior fonte di disturbo per lui?

 

Guardò da un lato all’altro della stanza e poi guardò,lui mentre intanto chiudeva la porta e si avvicinava alla scrivania a braccia incrociate.

 

 

- Dov’è Wilson?-

 

- Nell’armadio-

 

-Perché?

 

House si strinse nelle spalle.

 

-Non so,perché vive lì?-

 

Cuddy lo guardò male e si limito a chiamare l’altro dottore a voce alta.

 

- Wilson!?-

 

Dalla porta aperta dall’altro lato della stanza giunse la voce del buon dottore e House si limitò a sorridere a Cuddy nell’equivalente facciale di un “te l’avevo detto”.

 

-Sono nell’armadio-

 

- E’ quello che dico io dal giorno del suo primo matrimonio-

 

-Lo dice l’uomo della stanza delle lenzuola-gli rispose Cuddy mentre Wilson continuava la sua ricerca- Sicuro che non vuoi che passi una nota a Cameron dopo l’intervallo?-

 

- Nah,confido che dopo averla tirata per la coda con la sufficiente intensità abbia capito l’indiretta-

 

Fu in quel momento esatto che Wilson ritornò al mondo con una piccola scatolina verde in mano.

 

-Che succede qui?-chiese guardando entrambi.

 

-House mi stava raccontando come aveva intenzione di conquistare la dottoressa Cameron tirandola per la coda-

Vedeva il pericolo avvicinarsi,lo vedeva:si alzò dalla sedia e si avvicinò alla porta.

 

- Ohhh,House devo rileggerti il libro “Da dove arrivano i bambini”?-

 

-Quello che vuoi ma tu sei sposato-disse segnalando Wilson - e tu sei ormai sciupata,-disse a Cuddy- così stanotte non sarò io a vincere il concorso per “La notte più patetica”-

 

E senza dare tempo ad una replica,che senza dubbio almeno uno dei suoi amici aveva già pronta, uscì dallo studio di Wilson senza i famosi gemelli e mormorando un “ o questo spero”.

 

# # #

 

19:00

 

House si guardò allo specchio posto sopra l’anta dell’armadio,mentre cercava di ricordare come si facesse il nodo alla cravatta,e qualcosa,che poteva benissimo essere la sua coscienza o la sua psiche sarcastica,gridò “yiaaaa”.

 

O qualcosa di simile.

Indossava un abito nero,una camicia bianca stirata (senza la maglietta dei Pink Floyd sotto) e la famosa cravatta di color metallizzato,che si rifiutava di annodarsi come doveva:l’ultima volta che era uscito con qualcuno vestito in quel modo era stato….troppo tempo fa,non meritava neanche la pena di essere ricordato.

 

Al quinto tentativo di fare un nodo alla Wilson decise di impiccarsi con la cravatta e risparmiarsi tutta quella marea di sofferenza, il campanello della porta lo salvò.

 

Dato che quella era casa sua e che,vista l’ora,non poteva essere nessun tipo di postino,non aveva nessun dubbio su chi avrebbe trovato dall’altra parte della porta una volta che l’avesse aperta.

 

-Non ho richiesto una aiutante per mettere i gemelli-

 

Effettivamente,sopra il suo zerbino,sul quale c’era scritto “Vattene” invece che “Benvenuto”,c’era Wilson,che a testa bassa trascinava una specie di piccolo trolley.

 

-Ma guarda guarda,sono cresciuti i gemelli dall’ultima volta che li ho visti-disse segnalando la valigia-che gli hai dato da mangiare,Cuddy?-

 

Wilson sorrise forzatamente,segno che la sua affermazione non gli aveva fatto piacere,ed entrò in casa,lasciandosi cadere sopra il sofà.

 

-Che succede,tua moglie ti ha beccato mentre le mettevi le corna?-

 

-Io non le metto le corna-

 

-Quello che non le mette le corna non sono certo io-si allontanò dalla porta e tornò di fronte allo specchio-e nonostante tutto ti caccia di casa,sapendo che verrai da me e castigandoci entrambi-

 

Riprovò a fare il nodo alla cravatta facendo una smorfia contrariata. Ora poteva aggiungere una ragione in più sul perché non andasse al lavoro o in qualunque altro posto con la cravatta

 

Si tolse la cravatta e la tirò verso il sofà,facendola atterrare sulla faccia del suo amico.

 

-Fammi il nodo alla cravatta- Wilson inarcò un sopracciglio- Ti chiami Wilson,devi saper fare il nodo ad una stupidissima cravatta!-

 

Wilson semplicemente sorrise e si passò la cravatta attorno al collo per fare il nodo.

 

-Tu ti chiami House,cosa dovrebbe dirci questo?-House fece una smorfia schifata,come se qualcosa nella stanza stesse appestando l’aria-così oggi è la grande notte!?-

 

-Se per grande notte intendi la notte in cui devo portare a termine il ricatto,allora sì-

 

Si mise la cravatta che Wilson aveva annodato e la sistemò sul collo. Doveva uscire da lì il prima possibile perché Wilson in versione rompiscatole era già sufficientemente un fastidio in quella situazione,ma un Wilson nella versione sopraccitata,spaparanzato sul suo divano perché la moglie l’aveva cacciato di casa,era troppo per quel giornata.

 

Prese il bastone,le chiavi della moto e aprì la porta senza dire una parola.

 

-Divertiti e non fare nulla che non farei io-si avvicinò a lui e gli mise un paio di preservativi nella tasca dei pantaloni. Definitivamente doveva uscire da lì- e,per favore,succeda quello che succeda…ricorda che oggi dormo sul tuo divano-

 

-Yah- sospirò profondamente e chiuse la porta mormorando tra i  denti-a questo punto mi sarei suicidato alle nove-

 

# # #

 

20:00

 

Il campanello non suonò,ma,al suo posto,si fece sentire un rumore sordo e fastidioso che la avvisava che House era venuto a prenderla.

 

-Avon chiama –

 

Si guardò per l’ultima volta allo specchio muovendo leggermente il satin nero della gonna e,respirando profondamente,aprì la porta.

 

-Spero che tu sia pronta perché se non arrivo a casa presto mi convertirò in zucca-lanciò il bastone in aria e lo riprese un attimo prima che toccasse terra-Ah,no aspetta…troppo tardi-

 

Non si era cosparso di profumo-grazie a Dio- ma era in giacca e cravatta e aveva fatto qualcosa ai capelli-se li era pettinati?- :almeno di una cosa era certa,non avrebbero mangiato da McDonald.

 

-Devo solo prendere la borsa-si girò per prendere l’oggetto in questione,appoggiato sul divano,facendo sì che la gonna si alzasse fin sopra il ginocchio- Dove andiamo?-

 

House la fece passare quando uscì dall’appartamento camminando per  il corridoio.

 

-Per prima cosa andremo all’opera e dopo ho riservato un tavolo al “Gastone”. Vedere tanta gente grassa sullo stesso palcoscenico mi fa venire fame-

 

C’era un tono pessimista nella sua voce sempre sommersa in un permanente sarcasmo.

 

-Perché ti stai così tanto impegnando per non farlo funzionare?-

 

-Perché tu ti stai tanto impegnando per farlo funzionare?-

 

Si sorprese nel pensare che non l’aveva pianificato,in fondo non era una situazione facile quella di cominciare una relazione con il proprio capo,specie se quel capo era House.

 

Giunsero all’ascensore ed aspettarono pazientemente che il “ding” indicasse loro che era arrivato.

 

Potrebbe avergli potuto rispondergli  perché era una persona affascinante,brillante,divertente e,in un modo di sentire distorto, totalmente adorabile e gentile,però a differenza delle credenze popolari House sembrava sentirsi a disagio e si metteva sulla difensiva quando qualcuno gli faceva un complimento che non riguardasse il suo impegno professionale.

 

Ding!

 

Entrarono nell’ascensore e,prima che le porte si chiudessero,Cameron rispose all’unica verità che poteva rispondere.

 

-Perché sei la persona meno noiosa che conosco-

 

Con la coda dell’occhio poté vedere come House alzava gli occhi al cielo e non si trattenne dal sorridere.

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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