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Autore: Josephine_    08/04/2013    4 recensioni
“Capisco.” Annuì Tremotino “Comunque… chiedimi cosa vuoi. Come regalo intendo. Posso avere tutto ciò che desideri, sempre che non vada contro il nostro contratto.” Puntualizzò poi.
Belle sapeva a cosa si riferiva: tornare a casa, rivedere il padre, il castello. Quello no, non lo poteva avere.
“E’ troppo facile così. Il regalo deve essere una sorpresa, non posso dirvelo io. E soprattutto non potete usare la magia, visto che io non posso usarla.”
Belle sembrava tornata di buon umore, e questo lo fece sorridere.
“Allora, abbiamo un accordo?” lo schernì lei scimmiottandolo e ottenendo come reazione la solita risata un po’ pazza.
“Io amo gli accordi.”
[fluffosa Rumbelle ambientata nel periodo Natalizio, hope u enjoy it :)]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Belle aveva aperto gli occhi e subito si era sentita inondata di tristezza mista ad un forte senso di malinconia. A nulla era valso il sole che illuminava il castello con i suoi raggi tiepidi, a nulla era valso il bagno caldo che si era fatta appena scesa dal letto, a nulla era valsa la torta che aveva preparato per ingannare la noia prima che il Signore Oscuro scendesse per la colazione.
 
Quella era la vigilia di Natale e lei era sola, vestita da sguattera, in un castello buio e polveroso ad eseguire ogni minima richiesta del suo padrone.
 
Era la vigilia di Natale e non era a casa con suo padre ad addobbare l’albero o a cercare un regalo adatto ad ognuno dei suoi amici.
 
Era la vigilia di Natale e non aveva libri nuovi da scartare, cene importanti da organizzare, ospiti da ricevere.
 
Era la vigilia di Natale e si sentiva tremendamente sola e dimenticata.
 
“Oh, buongiorno dearie” la salutò l’Oscuro entrando nella stanza e facendo un inchino abbozzato come a volerla prendere in giro.
 
“Buongiorno” rispose di rimando Belle, sforzandosi di sorridere nonostante i pensieri che in quel momento le affollavano la mente.
 
“Come mai stai lì impalata? Svelta, la colazione.” Ghignò Tremotino vedendola interdetta.
 
Il tono brusco di lui la riscosse immediatamente, e Belle sentì con sollievo di essersi momentaneamente liberata di quell’odiosa tristezza che fino a un minuto prima le stava schiacciando il cuore impedendole di respirare. Con decisione prese il vassoio e porse all’uomo una tazza di tè e una fetta di torta –rigorosamente al cioccolato, come l’aveva vista fare tante volte a Palazzo.
 
“Complimenti, sei un’ottima cuoca, dearie” riconobbe l’Oscuro, sorridendo maliziosamente dopo aver assaggiato un pezzo di dolce “E scommetto che sai fare anche un sacco di altre cose.”
 
“Vi piace davvero? Non ero sicura venisse bene, dopotutto non avevo mai cucinato una cosa del genere. Anzi, diciamo pure che non ho mai cucinato. Comunque sono felice che vi piaccia, ho trovato la ricetta in un libro e l’ho seguita alla lettera, e non è stato poi così difficile come pensavo.”
 
Belle non aveva pensato al fatto che all’Oscuro potesse non interessare minimamente da dove lei avesse preso la ricetta per la torta al cioccolato. Non aveva neanche pensato al fatto che egli poteva aver mentito sulla buona riuscita del dolce solo per educazione nei suoi confronti. E non le era neppure passata di mente l’idea che lui avrebbe potuto interromperla in malo modo da un momento all’altro, stufo dei suoi vagheggiamenti da “eroina della cucina”.  Era solo felice di aver cucinato un dolce la mattina della vigilia, e felice che ci fosse qualcuno lì davanti a lei ad apprezzarlo.
 
Tremotino dal canto suo non disse nulla. Neanche a lui passò di mente l’idea di interromperla. Aveva fossilizzato lo sguardo sulle labbra di lei, così rosse e carnose, che si muovevano velocemente quasi avessero paura di non riuscire a dire tutto quello che volevano. Notò che quando si esprimeva con fretta il labbro superiore si spostava un po’ di lato in una smorfia che sarebbe passata inosservata agli occhi di chiunque, ma non ai suoi. Notò anche che gesticolava parecchio, mentre parlava. Soprattutto quando raccontava. Una volta aveva fatto il maledettissimo errore di chiederle la trama di un libro e lei aveva continuato a parlare agitando le mani davanti a sé per più di mezz’ora. L’aveva trovata irritante allora. E anche in quel momento, mentre con una mano si sistemava i capelli dietro le orecchie e con l’altra tentava di spiegargli la ricetta che aveva usato, pensò che fosse troppo… troppo diversa.
 
“Voi sapete cucinare?” le aveva chiesto infine lei, interrompendo l’interessante filippica sui manuali di ricette che aveva letto in cucina quella stessa mattina.
 
“Certo. Io posso fare tutto.” Fu il commento di Tremotino, accompagnato da una risata a metà tra l’isterico e il divertito –Belle sospettava che quello fosse l’unico modo di ridere che conosceva, se non il più spontaneo.
 
“Ma dico prima… prima che voi foste l’Oscuro, cucinavate?”
 
“Dearie, sei sempre troppo curiosa.” La avvisò lui, questa volta tornando serio “comunque sì, ho cucinato. Non ci vuole poi chi sa quale capacità per pelare qualche patata, raccogliere qualche verdura e metterle in un pentolone pieno d’acqua.”
 
“Giusto.”
 
Belle si maledì per quelle domande così stupide e scontate. Dopotutto, a chi sarebbe passato per la mente di chiedere all’Oscuro Signore se nella sua vita precedente aveva avuto delle particolari doti culinarie? A nessuno, per l’appunto. Fissò lo sguardo sulle mani, crucciata, e tra i due scese il silenzio. Belle non sapeva dire se Tremotino la stesse guardando o se fosse preso da tutt’altra cosa, ma quando infine si decise a risollevare lo sguardo sul suo interlocutore, lo vide concentrato sulla tazzina di tè che teneva in mano –bianca con decorazioni di fiori blu, sbeccata da un lato.
 
“Bhè, io vado a lucidare l’argenteria, o di questo passo stasera passerò la notte tra i candelabri.”
 
“E invece dove vorresti passare la notte?” fu la domanda impertinente dell’Oscuro.
 
“C-come..? Io… a letto, a dormire. Da sola.” Spiegò Belle, piegando un sopracciglio in segno di disappunto ma pentendosi di quella precisazione –il “da sola”- un minuto dopo averla fatta. Era risaputo che la maggior parte delle affermazioni e delle domande di Tremotino erano volte a metterla in imbarazzo o in difficoltà, e Belle si sentì stupida per aver puntualizzato una cosa così superflua.
 
“Oh, dearie. E’ la vigilia di Natale. Sarò anche l’Oscuro, ma certe tradizioni non passano di moda neanche per quelli come me.” Spiegò lui mentre un ghigno gli increspava le labbra.
 
“Ah. Bhè, sarà una giornata come le altre suppongo.” E detto questo si rabbuiò come le era successo la mattina, quando i flashback di tutti i Natali trascorsi con la sua famiglia si erano susseguiti nella sua mente in maniera frenetica e senza poter essere fermati.
 
Tremotino inclinò leggermente la testa e la guardò. Osservo prima i capelli, quelle onde morbide e scure che neanche le forcine riuscivano ad arginare; poi la curva precisa degli zigomi che sfociavano in un collo liscio e lungo; poi il naso, così piccolo e leggermente stretto; infine gli occhi, due pozze azzurre e profonde, di solito pieni di euforia e curiosità ma ora così tristi e spenti.
 
“Non ti era mai mancata così tanto la tua famiglia. Anzi, eri felice di averla lasciata. Così potevi essere un’eroina e realizzare tutte le imprese che avevi letto nei tuoi libri!” esclamò ridendo.
 
“Oh. Sì. Io ho scelto il mio sogno, ho scelto di essere un’eroina. E non mi pento mai di aver seguito il mio cuore, i miei libri. E’ solo che amavo particolarmente il Natale quando ero a casa, e mi manca l’atmosfera che respiravo in ogni angolo del palazzo. Tutto qui. – Belle scosse le spalle, sforzandosi di sorridere. Aveva accettato l’accordo di Tremotino per diventare –finalmente- l’eroina che aveva sempre voluto essere. Aveva posto fine alla guerra degli Orchi, e avrebbe potuto fare ancora tante altre cose a fianco dell’Oscuro. Non doveva rimpiangere la sua scelta, anche se il Natale le mancava terribilmente.
 
“Capisco.” Annuì Tremotino “Comunque… chiedimi cosa vuoi. Come regalo intendo. Posso avere tutto ciò che desideri, sempre che non vada contro il nostro contratto.” Puntualizzò poi.
 
Belle sapeva a cosa si riferiva: tornare a casa, rivedere il padre, il castello. Quello no, non lo poteva avere.
 
“E’ troppo facile così. Il regalo deve essere una sorpresa, non posso dirtelo io. E soprattutto non puoi usare la magia, visto che io non posso usarla.”
 
Belle sembrava tornata di buon umore, e questo lo fece sorridere.
 
“Allora, abbiamo un accordo?” lo schernì lei scimmiottandolo e ottenendo come reazione la solita risata un po’ pazza.
 
“Io amo gli accordi.”















Writer's Corner:

Ecco il primo capitolo :) Sono "nuova" del fandom e questa è la mia prima Rumbelle, spero vivamente che vi sia piaciuta. Spero in qualche recensione -positive o negative che siano-, magari con dei consigli su come perfezionare la trama o i personaggi. A presto :**

  
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