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Autore: SeaLight    08/04/2013    6 recensioni
Un orgoglioso guerriero Z con tre occhi. Una dolce, innocente criminale che si diletta nello stalking. Il loro piccolo e pallido amico dalle guanciotte rosse. E tanto, tanto amore in momenti random di vita quotidiana. Perché il Ten/Lunch è cosa buona e giusta.
76. Partenze. – Non ti lascerò più andare via, anche a costo di legarti!
77. Fedeltà. – E dimmi... in tutti questi anni, non hai mai sentito il desiderio di sistemarti?
78. Miliardi. Con l’aria di chi non ha altro scopo nella vita afferrò pigramente quello che per dimensioni assomigliava a un mestolo da minestra, lo immerse con uno splosssh nel gelato mezzo sciolto e se lo ficcò svogliatamente fra le labbra.
79. Amici? Quei due bambini erano cresciuti – forse uno solo dei due l’aveva fatto, ad essere sinceri – e non c’era stato giorno in cui non avessero tenuto fede alla loro promessa.
80. Scommesse. Sicuramente il fatto che lo stesso Tenshinhan le avesse rivelato che quello era il suo abituale luogo di allenamento non c’entrava assolutamente nulla.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jiaozi, Lunch, Tenshinhan | Coppie: Lunch/Tenshinhan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sono così, così tanto dispiaciuta. E' che, come si suol dire, la vita si è messa in mezzo e fra una cosa e l'altra settimana scorsa non ho potuto aggiornare. E ho deciso che ormai sarebbe stato meglio aspettare oggi. Mi dispiace di avervi lasciati senza aggiornamento, mi dispiace più per me stessa, a dire il vero - perché non è che sia indispensabile per la vostra sopravvivenza, per carità, è che mi spiace di essere venuta meno a un impegno. Ma il capitolo di oggi è un po' più lungo, spero possiate perdonarmi ;AA;
Si continua con la depressione, EVVAI. Perdonatemi, era un periodo un po' così. 
Ringrazio, una volta di più, tutti i recensori, i fedeli lettori e anche chi sorride appena leggendo queste storie. Ma immagino che non ci sia più bisogno di ripeterlo, sapete quanto vi adori tutti adhskfjh <3
Buona lettura, e a lunedì prossimo! (promesso)
SeaLight 




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78. Miliardi


Quella sera, entrando in camera sua e di Lunch, la prima cosa insolita che attirò la sua attenzione fu – molto banalmente – la luce ancora accesa a quell’ora tarda. Poi, e questo era molto meno banale, la presenza di Lunch sveglia e raggomitolata fra le coperte in canottiera, con una gran quantità di fazzoletti usati tutt’attorno, un barattolo di gelato al cioccolato di dimensioni mastodontiche di cui mai prima di allora aveva sospettato l’esistenza in quella casa in grembo, un’altrettanto enorme bottiglia di un liquido non ben precisato – ma che sicuramente non era succo di frutta – già mezza vuota al fianco e l’immancabile fucile abbandonato sul materasso a portata di mano, nonché un discreto numero di forellini sul soffitto. I ricci biondi e pieni di nodi si affollavano scompostamente fra la sua nuca e la testiera del letto come se non sapessero bene dove stare, coprendole buona parte del viso pesto, arrossato, avvilito, stanco e sporco di gelato. In breve, aveva un aspetto terribile. Con l’aria di chi non ha altro scopo nella vita afferrò pigramente quello che per dimensioni assomigliava a un mestolo da minestra, lo immerse con uno splosssh sordo nel gelato mezzo sciolto e se lo ficcò svogliatamente fra le labbra, lo sguardo perso e apatico fisso da qualche parte sul muro di fronte. Senza neanche guardare prese la bottiglia e versò una generosa dose del contenuto nel barattolo, salvo poi cambiare idea e svuotarsela direttamente in bocca. Tenshinhan aggrottò la fronte in quella che era la sua espressione turbata e incrociò le braccia, appoggiandosi allo stipite della porta.

– Che hai, Lunch?

Lei voltò lentamente la testa, e la sua espressione a metà fra il depresso e il violento da sopra le occhiaie gli suscitò un timore non indifferente, prontamente mascherato con un colpetto di tosse lievemente nervoso.

– Nah, stavo pensando – e giù un altro sorso – anni fa credevo che a quest’ora avrei messo a segno tutti i più grandi furti del mondo, avrei rapinato tutto ciò che c’era di rapinabile sul pianeta e sarei stata ricca da far schifo, col mondo intero ai miei piedi e branchi di poliziotti che avrebbero venduto l’anima pur di catturarmi. E invece, guardami. – Si soffiò il naso, e la sua voce roca abbandonò la nota depressa per assumere quella sfumatura di rabbia violenta che il compagno conosceva fin troppo bene. – Sto in mezzo al nulla a prendere freddo, con uno che a malapena sa cosa sono i soldi e non vede l’ora di andare a morire a furia di calci in culo da un qualche alieno, una... specie di clown in miniatura che non fa altro che starti appiccicato tutto il giorno, ho tagliato i ponti col resto del mondo e mi hai talmente riempita della tua fottuta moralità che ogni volta che riesco a fare una rapina lascio giù il bottino appena giro l’angolo. – Sparò qualche colpo in aria, giusto per enfatizzare il concetto, e tornò a concentrarsi sulla poltiglia alcolica al cioccolato che reggeva in mano.

Tenshinhan inarcò un sopracciglio.

– Ciclo?

– Ciclo – confermò, gettando il mestolo grondante gelato sulle lenzuola e fissando inerte un punto vicino ai propri piedi. Poi si lamenta con me che sono sporche, pensò l’uomo. Prese un lungo respiro e si avvicinò con cautela al materasso, sedendosi di fronte a Lunch a gambe incrociate. Appoggiò le mani sulle ginocchia per darsi forza; e seppur riluttante e consapevole che molto probabilmente stava andando incontro a una morte brutale e sanguinolenta – o comunque a qualcosa di molto simile –, ignorò la fragranza d’alcol, gelato e depressione che emanava, la circondò con le braccia e la strinse a sé con forza, premendosi la sua testa sulla spalla e ingarbugliando le dita nell’intrico dei suoi capelli. Lei sussultò.

– Sai, Lunch, – le disse dopo qualche istante – in città ogni tanto si trovano ancora manifesti con la tua faccia e una taglia di 500.000 zeny sopra.

– Mmh – bofonchiò, non del tutto convinta.

– E, uhm... – continuò, improvvisamente incerto – i soldi non sono l’unica cosa che si può, insomma, rubare.

– No, – sbuffò – no, fermo lì. Non provare neanche a dire una cosa come mi hai rubato il cuore o qualche stronzata del genere, innanzitutto perché non sei per nulla capace, e poi lo sai che con me non funziona.

– Io veramente intendevo la mia libertà e il mio quieto vivere, ma immagino che sia più o meno lo stesso.

Questa volta Lunch rise appena e tirò su col naso.

– Oh, non è proprio come un miliardo di dollari, ma vedrò di accontentarmi







   
 
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