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Autore: Britin_Kinney    09/04/2013    2 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 9


Una volta tornato a Camelot, Artù, si era rintanato negli appartamenti reali e non accennava ad uscirne. Aveva deciso di fare una cosa, però. Una cosa che sperava fosse l'ultimo salvaggente al quale aggrapparsi per rimanere a galla in tutto quel groviglio confuso.
Merlin non si presentò nelle sue stanze quella sera e Artù non se ne lamentava, né intendeva andarlo a chiamare. Era rimasto alquanto turbato dalla sua reazione.
Probabilmente sarebbe stato meglio se entrambi riflettessero per conto loro, solo per un po'; Artù, giusto il tempo di capire come fare a risolvere tutto quel macello che gli chiudeva violentemente lo stomaco e Merlin, riflettendo sugli aspetti positivi della scelta che aveva fatto e cioè: rifuggire i sentimenti di Artù.
Fatto sta che tutti e due, nello stare lontani, avevano sviluppato una specie di corazza al mondo esterno la quale, ogni qualvolta veniva scalfita, provocava nei ragazzi una specie di reazione esageratamente emotiva, nel caso di Merlin oppure, nel caso di Artù, esageratamente apatica.
“Merlin, la cena è pronta” annunciò Gaius quella sera, rivolgendosi al figlioccio accovacciato su di un fianco, nel suo letto.
“Non ho fame, Gaius” rispose Merlin, asciugandosi con il dorso delle mani le lacrime che ormai da quando era tornato bagnavano il suo cuscino.
Gaius aveva provato a chiedergli cosa fosse successo ma Merlin scuoteva il capo e non rispondeva, chiudeva gli occhi e si limitava a singhiozzare.
“Merlin, devi mangiare qualcosa” lo contraddisse il medico.
“Non riuscirei a sentirne il sapore” commentò tristemente.
“Merlin...” ripetè il più anziano sedendosi sul bordo del suo modesto letto “mi vuoi dire cosa c'è che non va? Mi fa stare male vederti così, se solo tu mi dicessi cosa è accaduto, potrei aiutarti” provò ad offrirsi il cerusico ma Merlin scuotè nuovamente il capo.
“Non potreste mai capire” mormorò il servo “nessuno può”.
Gaius rimase in silenzio, spiazzato dalle sue parole e accarezzandogli una spalla si limitò ad uscire dalla stanza del protetto.
Ma cosa poteva essergli successo di tanto grave, da piangere come un disperato per tutto quel tempo?

Artù si presentò nella piccola sala dove a volte consumava il pranzo e la cena con il Re, salutando suo padre con un lieve inchino distratto.
“Ho una notizia da darti” il Re sorrise... il che non era mai un buon presagio.
“Dimmi, padre” lo esortò Artù, regalandogli un sorriso forzato che, per fortuna, il Re non notò.
“Verrano a trovarci Lord Godwin e la principessa Helena” annunciò continuando a sorridere.
“Oh... meraviglioso” riusci solamente a dire il principe.
“Anche se l'ultima volta non è andata molto bene, spero che stavolta abbiano un soggiorno del tutto tranquillo” disse il Re.
“L'ultima volta volevate che la sposassi” Artù sollevò un sopracciglio.
“Già, ma lasciamo quell'episodio alle spalle ed accogliamo i nostri ospiti come si deve, d'accordo?” il Re lo guardò negli occhi, severo.
“Certo, padre. Me ne occuperò personalmente” promise Artù. Per fortuna la cena, con un tempismo perfetto, arrivò proprio in quel momento e i due non ebbero più occasione di discutere dell'imminente visita di Lord Godwin e sua figlia, dunque si limitarono a concentrasi sulle pietanze nei loro piatti. Pietanze, che ad Artù pur essendo le sue preferite, non sembravano nemmeno minimamente accativanti. L'appetito era svanito e il suo stomaco era così stretto che non riusciva nemmeno a bere.
“Non hai fame?” domandò il Re, vedendo che suo figlio giocava distrattamente con il cibo nel piatto, scostandolo e destra e a sinistra con la posata.
“Non proprio, padre. Se non vi dispiace, preferirei ritirarmi nelle mie stanze, sono molto stanco” mentì Artù, guardando il padre negli occhi e attendendo il suo consenso.
Il Re finì di sorseggiare il vino nel suo calice e poi annuì.
“Sì, va' pure. Domattina avrai tante cose da fare, Lord Godwin arriverà in serata, domani” riflettè, congedandolo. Artù si licenziò con un altro inchino. Quando uscì dalla sala, sentì di avere ancora il diario in tasca...
Sgattaiolò dal maniero e si diresse a grandi passi verso la dimora di Gaius e Merlin.
Arrivato a destinazione, adagiò con cura il diario sull'uscio e poi bussò, nascondendosi poco più avanti; vide la porta aprirsi e Gaius recuperare da terra l'oggetto personale del protetto.
Tornò vicino alla porta d'ingresso e lì si appostò, ascoltando.
“Merlin?” sentì chiamare.
“Sì?” alla voce di Merlin, Artù chiuse gli occhi e rabbrividì.
“Sembra che il diario sia tornato indietro” informò Gaius e dal tono di voce sembrava che sorridesse.
“D-davvero?” domandò Merlin con voce sorpresa ma ancora incrinata.
“Sì, eccolo” annunciò la voce di Gaius che giungeva ovattata al principe, fuori dall'abitazione.
Artù sorrise, pensando che sicuramente Merlin avrebbe letto ciò che aveva scritto...
 
Merlin diede la buonanotte a Gaius e sentendosi un po' più lieto per il fatto che il suo diario fosse ritornato nelle mani del leggittimo proprietario, sbocconcellò qualche biscotto.
Quando entrò nella sua stanza, alla luce di una candela, lo aprì e sfogliò le pagine lentamente. Lo portò al viso e sentì l'odore delle dita di Artù investirlo... le stesse dita che gli avevano accarezzato la schiena quel pomeriggio... e di cui, nonostante tutto, aveva deciso di conservarne gelosamente il ricordo.
Dopo l'ultima pagina, esattamente nel retro della copertina, vi era una specie di "lettera", Merlin riconobbe subito la calligrafia di Artù.
 
Dovrei cominciare col dirti che mi dispiace. Non vorrei mai farti soffrire, Merlin. Ma tu sai bene che quello che provo per te non è un gioco.
Tu, sei la persona più bella, sincera e speciale che abbia mai avuto l'onore di conoscere.
Merlin, io ti amo.
E non lo dico per trarti in inganno, non mento. Non ho mai mentito.
Sai che, per me, è difficile mettere a nudo i miei sentimenti. Ormai mi conosci così bene che sarebbe scontato fartelo presente.
Io, sarei disposto a rischiare tutto per te, tutto. Se solo servisse a farti capire quanto il mio amore per te sia forte, rinuncerei al mio diritto al trono.
Lo farei. Davvero.
So, che hai paura del futuro e di tutto ciò che comportano la mia posizione e il mio titolo.
Ma, Merlin, io mi sono innamorato di te. Io ti amo. Ti amo così tanto che non riesco a pensare a nient'altro.
Sono innamorato del tuo sorriso, delle tue mani, del tuo respiro. Dei tuoi occhi.
Sono innamorato di ciò che sei non di ciò che rappresenti. Il tuo corpo è solo qualcosa di relativo.
Certo non nascondo che il desiderio nei tuoi confronti sia forte, ma non offusca il mio amore.
Non devi avere paura, non devi averne. Perché non ti lascerei mai, per nulla al mondo.
So che è una stupidaggine, ma io sento che tu sei il mio destino. Sei davvero ciò che il futuro mi riserva.
Sei arrivato, un giorno qualunque e la mia vita ha cominciato a cambiare. Tu, hai cominciato a cambiarmi.
Hai sollevato un peso dal mio cuore che stava rischiando di uccidermi. Sei stato la madre che non ho mai avuto e il padre che non c'è mai stato.
Sei stato il fratello, l'amico, il confidente. Tutto.
Tutto quanto.
Tutte queste ricchezze, lapislazzuli, feste, banchetti, titoli altisonanti, se confrontati con quello che sei, valgono meno che il nulla assoluto.
Perciò, ti prego, cerca di capire.
Non sei costretto, ovviamente... ma se tu non mi amerai io morirò.
Se tu dovessi, ancora per una volta, dire di no, prometto di non amare mai più nessuno in tutta la mia vita.
Con amore, mai immutato.
Profondamente tuo, Artù.
 
 
Merlin sorrise con le lacrime agli occhi, stavolta di felicità. Era ancora così confuso... Non era sicuro di cosa decidere. Non lo era, per niente.
Da un lato, voleva ardentemente amare Artù in ogni sua sfumatura positiva e negativa. Dall'altro, la paura di essere giustiziato o peggio, di vedere Artù sposare un'altra donna ed essere felice con lei attanagliava il suo cuore.
Così, ancor più sconvolto, si addormentò.
 
L'acqua del lago era più splendente del solito e Merlin era lì, a tendergli una mano per invitarlo ad entrare insieme a lui.
Artù si spogliò e gli andò incontro, Merlin lo abbracciò stringendolo a sé, con forza.
Poi lo aveva guardato, gli aveva sorriso e prendendolo dalle spalle lo aveva trascinato giù, nell'acqua limpida.
Quando erano riemersi, Artù si era sentito un uomo nuovo, rinato.
Merlin lo aveva sovrastato con il suo corpo e... avevano fatto l'amore lì. Sulla riva di quel lago che celava chissà quali segreti tra le sue sottili e delicate onde.
Gli occhi di Merlin occuparono la sua visuale mentre dolcemente, all'unisono, danzavano fondendosi in un corpo solo.
Amandosi.
Come mai Artù avrebbe amato nessuno.
“Ti amo” gemette Merlin al suo orecchio, baciandogli la guancia.
“Anche io, amore mio. Con tutto me stesso”
 
Artù si svegliò, affannato e con un pulsare distinto e pungente in mezzo alle gambe.
Poteva continuare così? Amando Merlin solo nella sua immaginazione?
Poteva continuare a baciarlo, sfiorarlo ed accarezzarlo unicamente nei suoi sogni e poi soffrire così tanto una volta desto?
Artù scese dal letto e indossò un paio di pantaloni, gli stivali e la tunica alla bell'e meglio.
Uscì dalle sue stanze e, senza far caso agli sguardi delle guardie appostate in diversi punti nei corridoi del maniero, uscì fuori dal palazzo, respirando contro l'aria fresca. Una nuvoletta di vapore riempì l'aria di fronte al suo viso, strofinò le mani una contro l'altra.
E dopo aver rivolto uno sguardo alla luna, scese di fretta le scale ed attraversò la piazza diretto all'abitazione del medico di corte.
Entrò senza difficoltà, cercando di fare meno rumore possibile. Si diresse alla porta della stanza di Merlin e, piano, fece il suo ingresso richiudendosela alle spalle.
Avanzò in punta di piedi, raggiungendo la sedia accanto al letto di Merlin e lì si accomodò, osservandolo.
La coperta consunta lo copriva fino all'addome, la mano sinistra era adagiata sul suo ventre mentre quella destra era abbandonata sul cuscino, le dita rilassate, piegate, sottili e delicate come sempre.
Si prese qualche attimo in più per studiare il suo viso.
Era possibile impazzire per amore?
Ma come faceva quel sentimento così grande ad offuscare il suo raziocinio e la sua volontà? Come poteva fargli esplodere un tripudio di luci dorate e aranciate proprio di fronte agli occhi e poi, un istante dopo, spegnere tutto e farlo piombare nel buio e nel freddo più totale?
Come poteva l'amore fare tutto questo?
Fin da piccolo gli avevano insegnato che l'amore era sofferenza. L'amore era legato con la morte, con il dolore, con tutto ciò che distrugge l'animo e spazza via ogni parvenza di ragione.
Come potevano, quelle ciglia brune, creare un cataclisma simile? Un'apocalisse proprio al centro del suo petto?
Come poteva, Merlin, annientare ogni sua convinzione, ogni sua decisione, ogni sua seppur remota, ombra di forza?
Si sentiva deliziosamente debole e, non si sarebbe mai vergognato di ammetterlo: lo amava.
Merlin si agitò nel sonno, come se sentisse la sua presenza.
Mormorò un: "no" ben definito e contrasse il viso in un'espressione sofferente 
"Artù..." sussurrò ancora "No...".
Merlin si svegliò e la prima cosa che vide fu il soffitto della sua camera, quando volse lo sguardo vide un'ombra e poi una figura ben distinta: era Artù.
Sobbalzò e si ritrasse mettendosi a sedere sul letto.
“Che ci fate qui?!” esclamò bisbigliando.
“Io non... non potevo resistere più. Dopo ciò che è successo non mi davo pace...” confessò, abbassando lo sguardo.
Merlin tuffò il viso in mezzo alle mani. E Artù sollevò gli occhi, fissandolo.
“Posso...?” cominciò, deglutendo e indicando il letto di Merlin.
“Io... d'accordo” gli concesse il mago, facendogli spazio senza però sollevare le coperte. Artù si adagiò su di esse senza protestare: era un buon inizio.
“Sembravi preoccupato, cosa stavi sognando?” domandò Artù ad un certo punto.
“Una cerimonia matrimoniale” rispose Merlin, arrossendo.
“Con chi mi sposavo?” chiese Artù, guardando le sue guance deliziosamente arrossate.
“Cosa vi fa pensare che stessi sognando una cerimonia matrimoniale con voi come protagonista?” lo punzecchiò serio Merlin vedendo il principe sorridere mesto.
“Hai detto il mio nome, prima” spiegò, sorridendo del suo imbarazzo a quella rivelazione.
“Ahm... vi sposavate con Gwen” narrò Merlin, nascondendo il viso nel cuscino.
“Non potrà mai accadere, fidati” ribatté Artù, scherzoso.
“Come mai ne siete così sicuro?” rispose a tono Merlin.
“Naah, non è il mio tipo” continuò Artù, scherzando.
“Capisco... se non vi dispiace vorrei provare a dormire, adesso” informò Merlin, guardandolo in viso.
“Ti spiace se resto ancora un po'?” chiese Artù, cercando una conferma nei suoi occhi.
“No... emh, io... vi dispiacerebbe abbracciarmi? Perché sento freddo, ecco” mise in chiaro Merlin, arrossendo ancora di più.
“Sei sicuro di volere davvero che ti tocchi?” il principe ricercò ancora una volta il suo sguardo.
“Se fate il bravo, sì” lo schernì Merlin e Artù rise piano, passando le braccia intorno al suo corpo.
“Sei gelato” commentò il biondo dopo qualche minuto ma, Merlin, non lo aveva ascoltato perché stava già dormendo.
Artù avvicinò lentamente la mano al suo viso e gli accarezzò una guancia con le nocche.
“Buonanotte, Merlin” augurò e dopo un'altra carezza tra i suoi capelli scuri, lasciò la camera del mago per ritirarsi nelle sue stanze.
Quando si mise sotto le coperte calde, gli occhi si fecero pesanti e finalmente, riuscì a prendere sonno.
 
Il mattino seguente, Artù, aprì gli occhi contro il cuscino, sorridendo.
“Buongiorno, sire” lo salutò Merlin, sereno.
“Ehi, Buongiorno” ricambiò il biondo, sorridendogli.
“Sembrate felice, oggi” azzardò Merlin, arrossendo.
“Diciamo che sono un po' più sereno” rispose l'erede “ma non per questo più rilassato. Abbiamo molte cose da fare, oggi” lo informò guardando le dita di Merlin appoggiare con calma il vassoio sul tavolo, senza sbatterlo violentemente come le altre volte.
“Sapevo che avreste dovuto affrontare una giornata pesante, per questo ho riempito personalmente il vassoio 'stamattina, Fran era in disaccordo, ma sono riuscito a convincerla” raccontò, incurvando le labbra, soddisfatto.
“Umh... non hai mai fatto una cosa del genere, prima” lo riprese scherzosamente il principe.
“M-mi sembrava appropriato” balbettò Merlin in imbarazzo.
“Scherzavo, Merlin” mormorò il biondo, sogghignando divertito.
“Oh, sì. Emh... non avete fame?” Merlin cercò di cambiare discorso.
“Sì. Questa colazione, preparata personalmente è forse un ringraziamento?” domandò stiracchiando le labbra in un sorriso lieve.
“Un ringraziamento? Ehm... diciamo di sì” rispose Merlin indaffarandosi all'improvviso, sviando il suo sguardo in tutti i modi.
“Non mi è dispiaciuto passare qualche minuto con te, ieri. Se non ti dispiace, vorrei che accadesse più spesso” sussurrò “O-ovviamente non sei costretto, solo... solo se ti fa piacere” si affrettò a chiarire Artù, sentendosi tanto Gwen quando sproloquiava senza sosta.
“A dire il vero, non mi è dispiaciuto... ecco” rispose Merlin senza mai incontrare il suo sguardo.
Artù si alzò dal suo letto e si diresse verso di lui, Merlin si voltò ed entrami si trovarono uno di fronte all'altro.
Il principe sollevò una mano e afferrò quella di Merlin, rilassata lungo il fianco. Il respiro del mago cominciò ad accellerare mentre, senza smettere di guardarlo negli occhi, Artù portava il dorso della sua mano alle labbra, chinandosi per baciarlo.
Artù lo tirò leggermente da quella stessa mano e Merlin si lasciò catturare da lui. Sentì un calore immenso avvolgerlo mentre le braccia di Artù scorrevano attorno a lui, accerchiandolo.
Merlin ricambiò, chiudendo gli occhi e sorridendo contro il suo petto, lasciandosi andare ad un espressione di completa beatitudine.
“Grazie” soffiò Artù, sentendo il cuore battere con una tale energia da credere che sarebbe uscito fuori dal petto.
Il calore di Merlin addosso, il respiro di Merlin sulla pelle, umido, caldo... perfetto.
“Per cosa?” domandò sconcertato il servo, contro il suo petto.
“Per aver permesso questo” rispose, riferendosi all'abbraccio “non credo di poterne fare più a meno” confessò, senza ombra di pudore.
Merlin alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono, come quella sera nel freddo della caverna sedato dal calore del corpo di Artù.
Artù rimase fermo, immobile. Una terribile sensazione di dejà-vu lo colpì in pieno petto, dischiuse le labbra, ricercando più respiro.
E intanto, Merlin, continuava a crogiolarsi nelle sue insicurezze e nei suoi indugi.
Il principe, per non spaventarlo, cominciò ad avvicinarsi con una lentezza surreale, guardandogli ad intervalli le labbra e gli occhi, ritraendosi ogni qualvolta Merlin contraeva impercettibilmente il viso, poco convinto.
Alla fine, quando arrivò così vicino alle sue labbra da saggiare il suo respiro, si fermò.
“Sai che senza il tuo permesso non oserò farlo” soffiò, deglutendo e aggrottando le sopracciglia.
Merlin, senza dire nulla si avvicinò ulteriormente, annullando la distanza tra le loro labbra.
Le loro bocche aperte si sfiorarono dolcemente.
Artù adagiò entrambi i palmi delle mani sul collo delicato del suo servo... e, una volta appurato che Merlin non avesse alcun dubbio su ciò che stavano facendo, catturò lentamente le labbra del moro con le sue. Fu una carezza labiale, casta, pura. Sincera.
Artù si scostò da lui e anche se non lo diede a vedere, Merlin, sentiva un moto di delusione crescergli dal profondo delle viscere.
Perché gli aveva fatto assaggiare quella possibilità? Quella vita dolce e tranquilla, fatta di solo amore e spenzieratezza. E pace, quella pace che da molto tempo non alloggiava più nella sua anima.
Artù, invece, si era scostato da lui, senza portare il bacio alle lunghe. Preferiva frenarsi e andare avanti a poco a poco, senza spaventarlo o forzarlo. Merlin doveva scandire le condizioni di quel loro... strano legame.
E lui, si sarebbe fatto da parte, dandogli la priorità di scegliere, senza costringerlo né tanto meno obbligarlo a fare nulla controvoglia.
L'aveva baciato?-seppur per poco e in un modo che non assomigliava in nulla al bacio che si erano scambiati quella notte maledetta- D'accordo, sarebbe bastato per un po'. Ora, bisognava attendere un ulteriore avvicinamento di Merlin. Che, si aspettava accadesse il prima possibile.
Aveva gustato le sue labbra, un contatto così intimo e tenero, da farlo sciogliere come burro al sole.
Un contatto, che avrebbe sperato di ritrovare presto.
Sempre, ovviamente, Merlin permettendo.
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HeyHey! Spero, vivamente che vi sia piaciuto questo capitoletto... anche perché nel prossimo capitolo, ci sarà qualche colpo di scena... eheh e.e
D'accordo... la smetto di darvi suggerimenti! XD alla prossima, lettori! :*
Un bacio e un abbraccio immensi!
-A.
  
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