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Autore: RackyLPC    09/04/2013    4 recensioni
Finiti gli esami, il Professor Layton e Luke si preparano ad un'estate tranquilla, ma l'arrivo di una strana ragazza cambierà tutto. Non sanno ancora cosa li attende, tra lezioni di pianoforte, la ricomparsa di un vecchio nemico e una dura sfida per il Professore:il suo passato!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Clive Dove, Flora Reynolds, Hershel Layton, Luke Triton, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Diane tornò a casa in fretta e furia. Era stanca e spossata. Non si accorse per la seconda volta della non presenza di Layton. Era troppo confusa per pensare al suo presente. Il passato era come una ferita aperta da ricucire con i punti di sutura. Si recò nella camera del professore e scrisse le note che aveva in mente su un pezzo di carta a caso rubato dalla scrivania, poi lo piegò e se lo ripose in tasca. Si sedette sul letto e si sfilò gli stivaletti dai piedi. Anche se faceva caldo, si infilò sotto le lenzuola. Era il suo modo per sentirsi capita e rassicurata. Nessuno l’aveva mai pienamente capita, quella ragazza così sola. Non si addormentò ma non era sveglia. Era in trance, avvolta da mille pensieri. Avrebbe voluto confidarsi con qualcuno, ma con chi?
Poco dopo, la porta di casa si riaprì e ne entrò il professore. Si mise a sedere sul divano a pensare. L’indomani avrebbe parlato con Dimitri Allen, la persona che aveva permesso che Claire morisse, su quell’argomento che opprimeva la sua testa da ormai troppo tempo. Aveva le palpebre pesanti, così fece un sonnellino leggero, cinque ore dopo si sarebbe dovuto alzare. Invece, si svegliò alle otto passate. La luce filtrava dalle finestre e riscaldava l’ambiente. Odore di the. Ma niente tazzine. Niente Luke. Nessuna traccia di Diane. Era solo. Aspettò seduto qualche momento sul divano per capire cosa fosse successo, ma niente.
Poi, qualche nota di pianoforte. Era l’inizio della composizione di Claire. Ma più lunga. Era più completa. Almeno ora era certo che ci fosse qualcuno in casa. Si diresse nella sua camera da letto e trovò la ragazza seduta che suonava la pianola. Era girata di spalle e non sentì arrivare il professore. Suonò la melodia due o tre volte, poi l’uomo le si sedette accanto. Lei rimase scioccata dalla sua presenza. Non sapeva da quanto tempo fosse lì e si vergognò di aver suonato quella canzone proprio davanti a lui. Qualche attimo di silenzio.
-Ieri sera dovevi essere veramente stanca per dormire tutto quel tempo. Ti stavo aspettando per suonarla- si riferì alla pianola appoggiata sulle gambe della ragazza.
-Si, mi scusi professore. Non ce la facevo più- e mentre parlava teneva lo guardo basso.
-Mi dispiace, non avrei dovuto dormire qui, è il suo letto e penso che il divano non sia poi così comodo…
-Se non ti va di dormirci, posso trovarti un altro letto…- disse per rendere l’atmosfera un po’ meno tesa. Notò delle occhiaie sotto gli occhi di Diane, aveva le guance graffiate e un’espressione assonnata.
-Ma stai bene Diane? Non mi sembri molto in forma.- e la ragazza si toccò sotto gli occhi. Non voleva farsi vedere in quello stato.
-N-no no, tutto ok.- mentì.
Il professore guardò l’orologio e si accorse che poteva permettersi di restare a casa ancora un’oretta.
-Che ne dici se riprendiamo le lezioni? Per rimediare a quelle di ieri, ti va?
La ragazza sgranò gli occhi assonnati: non si aspettava una proposta del genere. Annuì e mise lo strumento in mezzo a loro due. Per un po’ di tempo non avrebbero pensato ai loro problemi.
 
-Sai, sembra che tu sia già in grado di suonare il piano.
-Davvero? Detto da lei è un complimento!- rispose imbarazzata Diane, che in effetti manifestava una certa maestria nel muovere le dita sui lucenti tasti neri e bianchi. Layton guardò l’orologio: erano le nove e mezza.
-E’ ora che vada. Ho  un appuntamento importante. Ma dov’è Luke?
-Ma come, non era con lei prima che venisse da me?
-No, non l’ho ancora visto… dove si sarà cacciato?
Ansiosi, si diressero nella camera del ragazzino, ma la trovarono vuota. Il letto era sistemato e sulle coperte c’era un post-it. Diane lo lesse.
-Dice: “Professore, mi scusi se non l’ho svegliata, ma era tardi e se non mi fossi sbrigato avrei perso l’appuntamento alla stazione. Luke”. Ma quale appuntamento?
Il professore ebbe un’illuminazione, si sentì rassicurato e salutò la sua amica.
-Tornerà presto? Devo aspettarla per pranzo?
-Si cara, ma apparecchia per quattro. Oggi avremo una piacevole visita- e il professore rise allegramente, forse solo per non pensare a ciò che avrebbe fatto nelle due ore a venire. Poi uscì e si diresse alle carceri fuori città con la sua fidata Laytonmobile.
 
La stazione era molto affollata quella mattina. Luke cercava di farsi spazio fra la folla e cercare di arrivare sui binari del treno numero 4. Riuscito nella sua impresa, guardò l’orologio che aveva sul polso. Aveva il cinturino di pelle marrone e il quadrante era rigato qua e là. Luke ci era molto affezionato perché era un regalo del padre. Le lancette nere segnavano le dieci meno cinque. Aspettò pazientemente come fa un gentiluomo e alle dieci spaccate si udì il rumore del Molentary Express arrivare a gran velocità. Quando si fermò, si creò un viavai che non finiva più, fra chi scendeva dal treno e chi invece stava per imbarcarsi. Il ragazzo fu spinto a destra e a manca, e un signore dalla corporatura robusta lo fece cadere in avanti, così Luke si ritrovò fra le braccia di una ragazza.
-Ooops, mi scusi signorina… eeehhhh? Flora, ciao, che bello rivederti!
-Ciaoooo Luke!- e i due si diedero un abbraccio fatto per bene. Erano tre mesi che non si rivedevano: Flora si era recata a Saint Mistére perché aveva nostalgia del suo paese natale. Anche se tutti gli abitanti del villaggio erano dei robot, lei aveva vissuto per dodici anni con loro ed era loro affezionata. Ma la compagnia di Luke e del professore era inimitabile.
I due cercarono di uscire dalla stazione, anche se fu un’impresa ardua.
Lungo il cammino di ritorno verso casa, i due ragazzi parlarono del più e del meno, ma  per lo più chiacchierò la castana.
-Allora, qui a Londra quali sono le novità?
-Ehm, lo vedrai quando torneremo a casa…
-E daiiii! Dimmi cos’e!
Quelle poche orette, Diane le trascorse nel modo migliore che le fosse venuto in mente: la casa era pulita, perciò prese uno di quei mattoni di libro che erano riposti con cura sulla libreria e cominciò a sfogliarlo.
Ne prese uno a caso: Biologia, materia che adorava e che preferiva in assoluto. Le cellule, gli organismi, le ossa, gli animali: tutte cose che avrebbe voluto approfondire all’università, ma tanto sapeva benissimo che non le sarebbe mai stato permesso. Perciò non si faceva dei film nella testa e si rassegnava a dover andare all’università di Oxford. Che seccatura. Dover studiare ciò che non si vuole è la cosa peggiore che le sarebbe potuta capitare. Ma doveva mettersi anima e cuore in pace, se voleva prendere uno straccio di diploma negli anni a venire.
Le pagine lucide sembravano non essere mai state toccate da mano umana, e per questo pensò che forse non avrebbe dovuto prenderlo senza permesso, ma la tentazione fu più grande del pensiero.
Si soffermò per lo più sul capitolo dedicato agli animali, che l’avevano sempre appassionata. Lesse così intensamente che non si accorse del tempo che passava e fu interrotta dallo squillo del campanello.
“Dev’essere Luke” pensò fra sé e sé, così aprì la porta senza problemi.
-Hey, ma dov’eri…- e si bloccò: quello alla porta non era Luke, ma Clive. Un mix di emozioni si susseguirono, felicità, gioia, incertezza, paura: possibile che una persona le provocasse tutto questo?
-Buongiorno Diane. Disturbo?
  
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