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Autore: EdSheeran_ObsessED    09/04/2013    1 recensioni
Insicura. Timida. Fredda. Questa è Cate, una quindicenne che ha un pessimo rapporto con il suo corpo e con sua madre. L'unico a conoscerla a fondo è Peter,il suo migliore amico. Ma ciò che Peter non sa è che Cate gli nasconde un terribile segreto. Che scoprirà solo dopo cinque anni...
Volevo informare il lettore che il personaggio di Peter è ispirato al cantante britannico Ed Sheeran. Per cui la mia storia è dedicata a lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 14:
Squillò il cellulare. Cate guardò il telefono, era Chuck. Uscì dalla stanza.
“Pronto?” disse
“Ciao Cate”
“Ciao, vedo che ti ricordi il mio nome Chuck” le scappò un sorriso. 
“E tu ricordi il mio!” rispose lui. 
“Senti hai da fare adesso?” 
Cate guardò l’orologio, erano le cinque meno dieci. L’orario delle visite pomeridiane sarebbe terminato tra poco. 
“No, no. Perché?” chiese
“Perfetto!” disse Chuck. “Ti andrebbe un tè con me?” 
Cate sorrise. Era tanto tempo che non beveva il tè, prendeva sempre il caffè. Le mancava sorseggiare un tè caldo mentre chiacchierava con un amico. 
“Perché Chuck è solo un tuo amico, vero Cate?” pensò. Fece una smorfia.
“Mi farebbe piacere. Dove ci vediamo?”
“Dove sei tu adesso?” chiese Chuck facendo rumore con le chiavi che probabilmente aveva in mano. Evidentemente si aspettava un “si” da Cate. Era davvero una ragazza così prevedibile?!
“Sono al Royal Sussex Hospital” rispose. 
“Ci vediamo lì fuori tra cinque minuti” rispose Chuck riattaccando. 
Cate si appoggiò alla porta della camera di Peter, sentiva il rumore del respiratore. 
La sua mente si affollò di pensieri: “Che stai facendo Cate? Insomma, Peter è in coma e tu pensi ad andare a sorseggiare il tè con Chuck?”.
Si morse il labbro e alzò gli occhi al cielo.
“Però è così gentile e premuroso, ed è anche carino. Hai visto che occhi? E quei capelli!?”. Sorrise, le sudarono le mani. 
“Sarebbero più belli se fossero stati rossi, e magari se avesse avuto un po’ meno muscoli, e più pancia.”. Il sorriso le svanì di nuovo dal volto. 
“Ecco, ora ti metti anche a fantasticare…”. Si diede una botta in testa ed entrò nella stanza di Peter. 
“Pete, io vado adesso” abbassò lo sguardo “Mi vedo con Mallorie.” disse. 
Non voleva dire a Peter che stava frequentando un altro, anche se in realtà non era così. Non stava frequentando Chuck, stava solo andando a bere del tè con lui. Baciò un ultima volta le labbra di Peter. 
Quando uscì l’aria era cambiata. Aveva smesso di piovere e il sole risplendeva ancora sul lungo mare di Brighton, sulla sabbia aranciata, sul mare, l‘infinito mare. 
“L’infinito. Questa è la quantità di tempo che voglio passare ancora con te.”. Cate ripensò a quelle bellissime parole che Peter le aveva detto, le vennero i brividi. 
Una macchina blu sostò davanti a lei. Era lussuosa, con i finestrini oscurati, e lo stemma della Jeep sullo sportello. Uno dei finestrini si abbassò.
“Cate Armstrong?” chiese Chuck. Cate sorrise.
“In carne e ossa” rispose. Aprì lo sportello, e si infilò in macchina. Era una macchina molto lussuosa, con i sedili in pelle beige, lo spazio per posare le bibite e gli schermi dietro i sedili per vedere i film durante un viaggio. Cate ne rimase ammaliata. 
“E questa macchina così lussuosa da dove sbuca?” chiese allacciandosi la cintura. 
“Sono tante le cose che non sai di me.” rispose Chuck ingranando la marcia. 
“Beh, devi avere molti figli per andartene in giro con una macchina così grande. Sicuramente gli schermi dietro i sedili li terranno calmi durante un viaggio.” continuò Cate. Ovviamente sapeva che la risposta era negativa e che Chuck non aveva dei figli. 
Chuck rise. “Si, li tiene a bada per un po’” rispose scherzando. 
Svoltò sul lungo mare di Brighton e sostò all’inizio della zona pedonale. I due scesero dalla macchina e iniziarono a passeggiare mentre lentamente si avvicinavano al Tea Shop dall’altro lato del lungomare. 
“Perché eri in ospedale?” chiese Chuck. 
“Per dei controlli, sai dopo l’incidente.” 
“Come ti senti?”
“è carino che tu mi faccia questa domanda, non me la fa più nessuno da quando P…” 
“Da quando?” chiese Chuck 
“Da quando sono scappata di casa” rispose Cate sorridendo amaramente. 
“Sei scappata di casa?” chiese Chuck. 
Cate guardò le mani di lui avvicinarsi sempre più alle sue. Era come se Chuck la volesse prendere per mano, e passeggiare romanticamente ammirando il tramonto. Allora Cate si infilò le mani in tasca. 
“Già” disse guardandolo ritirare le mani. Rise, poi riprese a raccontare “A sedici anni, finita la scuola ho mandato al diavolo tutto e tutti e sono andata in America.”. 
“Che coraggio, si insomma, finisci la scuola e subito te ne scappi dall’altra parte del globo, c’hai le palle.” disse ridendo. 
“Senza quelle non si arriva da nessuna parte.” rispose Cate. 
“Invece tu che rapporto hai con i tuoi?” chiese 
Chuck sospirò. “Mio padre era il tipico inglese sempre ubriaco, che usciva la sera per comprare le sigarette e tornava a casa con due signore della notte,si insomma, con due prostitute. E con il puzzo di alcool addosso ovviamente.”. 
“Non sono gli uomini irlandesi a fare così?” chiese Cate 
“Gli inglesi e gli irlandesi non fanno altro che copiarsi a vicenda.”
“Tuo madre?” chiese
“Mia madre” disse Chuck “era un’insegnante di storia dell’arte al liceo.” 
“Cosa può aver unito un’insegnante e un ubriacone?” chiese Cate. 
“Il sesso non protetto” rispose Chuck amaramente.
 Cate arrossì. “Ha, quello non piace a nessuno” rise sperando che Chuck non volesse continuare su quell’argomento così intimo e imbarazzante. 
Ma Chuck era un vero gentiluomo e cambiò argomento, raccontando della sua passione per la musica, soprattutto per il pianoforte. 
Arrivarono al Tea Shop. Era un posto davvero carino, con le sedie di legno bianche e i tavolini di vetro. Era un posto per le coppiette, si vedeva. C’erano solo tavoli per due. Si sedettero fuori, dove si vedeva il mare. Un cameriere ben vestito e molto educato prese le loro ordinazioni: Chuck ordinò un tè nero con dei biscotti alla vaniglia, mentre Cate ordinò un tè ai frutti rossi e un cupcake al cioccolato. 
Il tempo volò, i due passarono tutto il pomeriggio a parlare delle loro vite, Cate della sua vita in America, Chuck della sua carriera poliziesca. 
“Beh Chuck mi riaccompagneresti a casa?” chiese Cate alzandosi. “Sta facendo buio e non vorrei fare un altro incontro spiacevole” continuò infilandosi la giacca. 
“Ti avrei riaccompagnata anche se fosse stato pieno giorno.”. 
Da vero gentleman Chuck pagò il conto, aprì lo sportello della macchina a Cate, e la riaccompagnò sotto casa.
“Beh allora grazie della magnifica giornata.”. 
Chuck non le rispose, ma scese dalla macchina e le aprì lo sportello. Cate si alzò, i due si trovarono faccia a faccia, e Chuck le rubò un bacio. Un bacio, svelto, passionale e traditore. Cate subito pensò a Peter, scostò le labbra e mollò uno schiaffo a Chuck. 
“Come ti permetti!” rispose. 
“Pensavo ci fosse un’intesa tra noi” si giustificò Chuck arrossendo e vergognandosi. 
“Sono impegnata. Ti considero solo un amico. Ma preferirei che non ci vedessimo, non so cosa direbbe il mio ragazzo di questo tuo interesse nei miei confronti.”. disse Cate allontanandosi. 
“Non puoi fare così.” urlò Chuck “Non dopo questi bei momenti insieme. Il tè, la passeggiata, io sono il tuo salvatore. Dov’era il tuo amore mentre ti violentavano?”. Quella domanda spezzò in due il cuore di Cate. 
Chuck continuò “Non c’era vero?! Però io c’ero. Cate, lui non ti merita, non ti pensa, non ti protegge. Sono io il tuo angelo custode, lui dov’era quando degli sconosciuti ti facevano del male eh?”. 
“Era in coma. E tu sei un grande bastardo. Vaffanculo.” urlò Cate entrando in casa e chiudendo a chiave la porta. 
“Sei una sgualdrina” urlò Chuck, seguito dal rumore di uno sportello che sbatteva, e di una macchina che sfrecciava via. 
“Che succede?”. Mallorie guardò Cate chiudere in fretta la porta. Aveva il fiatone ed era spaventata. 
“Chi era quello?” chiese ancora Mallorie. 
“Dove sei stata?” chiese Cate togliendosi la giacca. “Sei praticamente sparita per due giorni.”. 
Mallorie posò il libro che aveva in mano sul tavolo. “A divertirmi.” rispose. Cate salì le scale per andare in camera sua e Mallorie la seguì. “Ma tu non mi hai ancora risposto. Chi era quello?”. 
Cate si sedette sul letto e Mallorie a fianco a lei. Le raccontò tutto, dello stupro, di Chuck e di cosa aveva provato a fare.
“Beh certo Cate che andare a bere il tè con un tizio che ti ha aiutata in mezzo alla strada non è niente”
“Che intendi?” chiese Cate.
“Beh come minimo dovevi dargliela.”.
Cate rise e le lanciò un cuscino in faccia. “Ma che dici?!” arrossì. Ma la gioia passò subito quando Cate iniziò a piegarsi in due per dei forti dolori alla pancia. 
“Cate tutto ok?” chiese Mallorie. 
“No, ho un tremendo mal di pancia.”
“Senti” disse in modo vago per non farla arrabbiare “Ma non è che vorresti farti un test di gravidanza?”
Cate spalancò gli occhi. 
“Ho avuto un rapporto con Peter due settimane fa.. E poi c’è stato lo stupro.” si alzò “O mio Dio!” urlò. Era nel panico. 
Mallorie si avvicinò alla borsa e prese una provetta per fare il test. 
“Stai calma, non è detto che sia così. Ma tu sei andata a farti visitare dopo lo stupro?”
“No…” rispose Cate guardando Mallorie che le porgeva la provetta. 
“Perché hai un test di gravidanza nella borsa?” chiese Cate. 
“Eh..” disse Mallorie arrossendo “Diciamo che potrei essere andata a comprare dei profilattici in farmacia l’altra sera e per sbaglio aver comprato uno di questi, sai ero un po’ brilla.” disse ridendo. 
Cate non rise affatto. La scrutò come per dire “Hai avuto un rapporto non protetto e te la ridi?”
Mallorie continuò “Sta tranquilla, eravamo troppo ubriachi, così ci siamo addormentati su una panchina. Non è successo niente.”.
Cate strappò la provetta da mano a Mallorie e si chiuse in bagno.
Tre minuti dopo aprì la porta.
“Mallorie non capisco cosa dice”.
Mallorie entrò, guardò il test. “Sei incinta!” esclamò sorridendo.
Cate impallidì.
“Non sei contenta?” chiese Mallorie frenando il suo entusiasmo.
“E se il bambino non fosse di Peter?” chiese Cate. “E se fosse dello stupratore?”
  
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