Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: FILIBANFI    09/04/2013    3 recensioni
Buongiorno a tutti!
Parto dalla premessa che sono un bambino di dieci anni e che questa è una delle mie prime FF. Mi sono appassionato a questa serie televisiva tramite, ovviamente, la rete televisiva Disney Channel. Adesso che è terminata la prima stagione, ho deciso di crearne un'ipotetica seconda, mostrandovi come vorrei che andasse questa nuova stagione. Questa mia FF avrà ottanta capitoli: ognuno di essi corrisponderà ad un episodio. La trama racconta della fine dell'estate e dell'inizio di un nuovo anno allo Studio 21. Violetta e gli altri protagonisti vivranno emozionanti avventure, che potremo condividere anche noi. Questa storia è vista dal punto di vista di Violetta e quindi scritta in prima persona. In questo modo, le divertenti vicissitudini degli adulti, però, non avrebbero luogo o almeno scarseggerebbero. Quindi, se riesco, a fine di questa FF, farò la stessa, vista però dal punto di vista di German. Adesso non vi dico più niente: il resto lo dovete scoprire da voi. Infine, vi invito a recensire in molti la mia storia. Avrete modo di commentare chi vorreste che andasse con Violetta: Tomas o Leon? Il dubbio della protagonista ha avvolto anche me, quindi mi baserò sulle vostre preferenze. Ciao!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 2 – LA FESTA (PRIMA PARTE)

Image and video hosting by TinyPic

Perfetto. Sto per perdere la seconda persona che amo per un paio di stupidi messaggi scambiati con un ragazzo. Ma so che posso mentire a Leon, ma non posso mentire a me stessa: è inevitabile, provo ancora dei forti sentimenti per Tomas. Però adesso sono stanca di mentire anche a Leon. Una relazione non può essere basata su delle bugie, ma su delle verità. E, siccome quest’anno siamo partiti col piede sbagliato, decido che è meglio ristrutturare l’edificio, rendendo stabili sia la base e le fondamenta tramite la verità. La verità può essere considerata la morale di tutte le emozioni passate nell’anno precedente. Troppe bugia ho raccontato in passato e ho promesso a me stessa di smettere. Questa è la volta buona per iniziare la procedura di verità.
« D’accordo, hai ragione » rispondo, trovando stranamente ferma e decisa la mia voce. «Ho messaggiato con Tomas durante l’estate. E con questo? C’era bisogno di rubarmi il cellulare e frugarci dentro? Leon, lo sai vero che questa si chiama violazione della privacy? ».
So di essere, per una volta nella mia vita, davvero predominante sulla mia timidezza. Senza badare a Leon che tenta di non farmene rimpossessare, strappo il telefonino dalle sue mani, mentre Leon mi consiglia malvagiamente: « Brava, controllo i messaggi e domani dimmi chi aveva ragione, alla fine! ». Detto questo, prese felpa, libri e borsa da palestra, per poi varcare la soglia dello Studio 21.
Non lo ho mai visto tanto arrabbiato. Forse ci sono andata giù un po’ troppo duramente ma, in fin dei conti, questa volta ha superato se stesso. Deve avermelo rubato mentre ritornavamo al posto, dopo l’esibizione che abbiamo fatto di Voy Por Ti fatta a lezione di Angie; era dietro di me e, vedendo lo schermo illuminato nella mia borsa con sopra scritto in viola stampatello Tomas, deve avermelo rubato per il nervosismo. Non lo credevo così, Leon. D’un tratto, penso a quanto la lezione di Angie mi pare lontana, dopo tutto quello passato oggi. La lezione scombussolata di Beto, l’incontro e le difficili coreografie eseguite per mano di Jackie Grace, la nuova Professoressa di Danza, il timore che fra Francesca e Federico ci sia qualcosa di più di semplice amicizia, il timore nell’aver perso il cellulare e la terribile separazione da Leon nel ritrovarlo. O almeno credo si tratti di separazione.
Comunque, la cosa che sicuramente più di tutte scuote la mia giornata, sono i messaggi inviatami da Tomas, che finiscono per tracciare ancora più profondamente un punto di domanda sul mio cuore.
Il primo sms, arrivatomi stamattina mentre correvo allo Studio con Angie, recita le seguenti parole:

Ciao Violetta,
sono Tomas. Volevo solo augurarti un primo giorno di scuola indimenticabile e volevo chiederti di divertirti anche per me. Non immagini neanche quanto vorrei esserti accanto, osservare per ore i tuoi zigomi perfetti, attribuiti al tuo buon gusto per gli abiti e alla tua simpatia. Sei perfetta, Violetta.
Perciò, se quello zoticone di Leon non ti vuole più, non sa che cosa perde. Invece, se non mi risponderai, dovrò accettare che molto probabilmente sarai a divertirti con lui, che ammetto dovrei rispettare di più e non chiamare zoticone. Insomma, tutto questo per dirti di non tirarti mai giù di morale e per assicurarti la mia presenza spirituale ovunque. Anche adesso, che starai leggendo questo messaggio, sappi che ti sono accanto.
Un bacio,

Il tuo fan numero uno, Tomas ;)
Solo il primo messaggio potrebbe occuparmi metà della mia memoria telefonica, per via della sua lunghezza. Ma la profondità del messaggio lo fa apparire fin troppo corto, vorresti che andasse avanti per ore. Una delle cose che ho imparato sulle donne e che ho sperimentato personalmente è che amiamo i complimenti poetici da parte dei nostri uomini. Tomas non è un cantautore, è un poeta. Anche in  un messaggio riesce a farmi venire la pelle d’oca. Me lo immagino qui, accanto a me, con la chitarra, intento a cominciare a cantare Entre Tu Y Yo, la nostra canzone, quella che ci rappresenta. Quella che abbiamo cantato al suo esame di ammissione. Mi ricordo quella volta come fosse ieri. Tomas l’aveva cantata guardandomi negli occhi durante tutta la durata della canzone, non batteva ciglio. Era come se, la prima minima chiusura d’occhio, avrebbe rovinato l’intera struttura musicale. Magia. Ecco cos’era quel legame che sentivamo nel cantare insieme questa e altre canzoni. Nient’altro che pura magia.
Mi domando cosa farei se ci fosse ancora qui Tomas. Da un lato, penso che, se riesco a provare questo per lui, anche se non è neanche presente, quello che sentirei nell’averlo vicinato sarebbe decisamente profondo. Da un’altra parte, però, penso che l’unico motivo per cui gli do molta importanza ultimamente è per il pensiero di come se la stia cavando in Spagna. Si starà divertendo, anche senza la mia compagnia e quella di tutti gli altri ex compagni? Avrà talmente successo in Spagna da non rimpiangere l’allontanamento dallo Studio 21? Se fosse così allora non sarebbe il Tomas che conosco io. Quello che, in mille modi, ha tentato di dimostrarmi il suo amore nei miei confronti e che, nello stesso tempo, mi faceva soffrire terribilmente. Con Leon, però, è diverso. Con lui sto bene, mi sento al sicuro e non posso lasciarmelo scappare così, con un paio di messaggi ed un ragazzo in mezzo che vive, però, in Spagna. Sto già correndo alla porta per rincorrerlo e supplicare il perdono in ginocchio, quando mi ricordo: erano due i messaggi. Decisamente più curiosa del solito, come se volessi che ci fosse scritto qualcosa che mi faccia cambiare idea sui sentimenti che provo, corro ad accendere il mio cellulare.
Durante l’eterna accensione, mi rendo conto di quello che ho appena pensato: ma a favore di chi avrei voluto farmi cambiare idea? Verso Leon e impedire a me stessa si rincorrerlo, capendo che appartengo a Tomas? O forse mi aspetto un messaggio in cui ci sia scritto di un fasullo odio che Tomas prova nei miei confronti, in modo da poter vivere felicemente la mia relazione con Leon, senza più bugie.
Il cellulare si accende e clicco sulla busta ingiallita, che simboleggia l’icona del messaggio. In fretta e furia, i miei occhi si dirigono in basso, dove vedono due messaggi di Francesca, in cui scambiavamo le nostre emozioni per l’imminente giorno di apertura dello Studio 21, ricorrenti a ieri, e una breve conversazione avuta con Federico, che mia aveva anticipato il suo ritorno allo Studio.
Infine, mi faccio ansimante nel vedere il primo messaggio di Tomas e sopra il secondo. Chiudo gli occhi e ci clicco sopra. Quando riapro le palpebre, scopro che il messaggio è decisamente breve, ma uno di quelli che, anche se corti, ti sembrano i più lungi e significativi del mondo, quasi il contrario di quello precedente. Scritto in corsivo chiaro, il messaggio recita:

Ok, sono passate ore e non mi hai risposto. Ho afferrato il messaggio: ti sei rimessa con Leon. Non mi azzardo ad insultarlo, ma mi limito semplicemente a dirtelo, sotto sotterfugi, sono stanco di mentire:
TI AMO, VIOLETTA!

Le ultime tre parole mi mozzano il fiato in gola, tanto da farmi deglutire in malo modo e facendomi andare di traverso la saliva, costringendomi a tossire violentemente. D’un tratto, atto che mi fa ulteriormente spaventare e mandare di traverso, si spalanca la porta dello sgabuzzino delle scope e ne escono Maxi e Nata. Non voglio neanche immaginare cosa stavano facendo all’interno, anche se purtroppo ho già capito anche dall’imbarazzo dei due nel vedermi lì.
Con un imbarazzo che, nonostante la situazione, mi fa incrinare le labbra in un sorriso, Maxi mi chiede, totalmente rosso in faccia: « Ehi, Vilu… cosa ci fai ancora qui, non dovresti essere già a casa? Conoscendo tuo padre, si sarà già preoccupato! ».
In modo da far capire a Maxi di immaginare che nello sgabuzzino si stavano sbaciucchiando, gli risponde con la spontaneità più grande che mi viene in mente: « Oh, no, tranquillo Maxi: sono solo le 17.30. Mio padre mi permette, ormai, di stare in giro fino almeno alle 19.00, ma non ho un coprifuoco ben preciso. Quindi, posso restare quanto voglio, sempre se non vi disturbo, ovvio… ».
Maxi e Nata si salutarono imbarazzatamente, siccome lei non vuole avere persone in mezzo alla loro relazione. Quindi, ha deciso che era meglio lasciarci da soli. Sinceramente, non so perché l’ho fatto: forse ero talmente frustata dalla distruzione della mia relazione con Leon e ancora di più dal sapere che aveva ragione nel giudicarmi ancora innamorata di Tomas che avevo quasi voglia di far provare a Maxi e Nata, seppure miei amici, lo stesso senso di abbandono. Non posso crederci che, in un secondo, dall’esser corteggiata da due, sono finita sola. Adesso desidero solo parlare con Maxi. Credo che solo lui, Camilla e Francesca potrebbero capirmi in questo momento: sono i miei unici, veri amici di cui mi posso fidare.
« Scusami tanto, Maxi, non ho fatto apposta…adesso Nata sarà arrabbiata… » mi dispero.
« No, no, Vilu, stai tranquilla » mi rassicura, evidentemente agitato. « Tanto Nata stava andando ugualmente…mi dici cosa è successo? ».
« Ho rotto con Leon » annuncio velocemente, come per non voler più ripassare quel tremendo ricordo che risale a soli dieci minuti fa. I dieci minuti più brutti di tutta la mia vita.
« Perché? Cos’è successo?! » esclama Maxi. Devo averlo seriamente preoccupato.
Così, gli racconto coi lacrimoni agli occhi dei due messaggi di Tomas, ficcandogli sotto il naso il mio cellulare, ancora aperto sugli SMS di Tomas. So che con Maxi posso sfogarmi quanto mi pare e lo sto per fare quando, precedendomi di un secondo, mi chiede frettolosamente e preoccupatamene: « Ok, Violetta, ho capito come ti senti, ma non ti devi disperare, d’accordo? Non ti ricordi l’anno scorso? Ne abbiamo passate tante a causa di Ludmilla, ma alla fine abbiamo trionfato noi. Ora non possiamo farci sconfiggere da un paio di messaggi, no? ». Su questo trovo che abbia pienamente ragione. Le cose si sistemeranno.
« Ok, adesso che ti sei calmata, che ne dici di andare a fare un salto a bere qualcosa al Risto Bar? » mi chiede, quando vede incrinarsi le mia labbra in un lungo sorriso. Ma sì, un bel frullato alla fragola è quello che mi ci vuole. D’un tratto, mi ricordo dell’allergia di Leon alla fragola e di quando è dovuto recarsi in ospedale, dopo aver bevuto un frullato alla fragola, colpa delle angherie di Ludmilla nei miei confronti in tempo passato.
« Certo » rispondo e, dandomi la mano con Maxi, raggiungiamo velocemente il Risto Bar di fronte.
Una volta seduti, ci accorgiamo che il locale è stranamente affollato. Verso di noi arriva Luca, il fratello di Francesca. Pare incredibile, eppure pare si sia alzato ancora di più. Con taccuino per gli appunti ed una biro rossa, Luca si dirige a passo felpato e viso sorridente verso di noi, pronto a chiederci ordinazioni.
Con la sua voce profonda, quindi, ci saluta: «Ciao, ragazzi! Andato bene il primo giorno? ».
« Sì, grazie » rispondiamo in coro. « E sembra che anche a te non si possa dire che è andato male! ».
Indico tutte le persone che stanno affollando i vari tavolini esterni del Risto Bar.
« Oh, sì, certo… » sorride quando capisce cosa volevo dire. « Allora, ragazzi, cosa ordinate? »
Io ordino un frullato alla fragola, cercando di superare il costante pensiero dell’allergia di Leon, mentre Maxi ne ordina uno alla banana. Appena Luca si congeda col fogliettino delle nostre ordinazioni, come avevo precedentemente previsto, Maxi attacca subito discorso: « Allora, Vilu, non ci sto capendo molto… mi vuoi spiegare cos’è successo? Perché hai litigato con Leon? ».
« Allora, tu sai che Tomas si è trasferito in Spagna, no? » comincio, tentando di moderare la mia voce al massimo. « Ecco, durante tutta l’estate ci siamo tenuti in contatto. Lui adesso lavora in un Teatro e deve continuare a racimolare soldi perché sua nonna non sta per niente bene. Ebbene, stamattina mi ha inviato due messaggi, quelli che ti ho già fatti vedere. Uno me lo ha inviato mentre correvo allo Studio 21 e l’altro poco prima della mia esibizione nella lezione di Angie, con Leon, che lo ha visto e sentito.
Ed è qui che, cosa che mi ha fatto parecchio irritare, ha preso il telefono senza il mio consenso, capisci? Lo credevo diverso Leon… ». Qua mi immergo nei miei pensieri, rendendomi conto che questa volta sono nel giusto, sicuramente.
« E quindi… poi cos’è successo? Leon ha letto i messaggi? » mi incalza freneticamente Maxi.
Io annuisco con la tristezza riflessa negli occhi e gli racconto della mia disperazione nella scomparsa del cellulare e dello stupore nel leggere i due messaggi di Tomas.
Mentre arrivano i due frullati e io mi tuffo nel mio, trovandovi un piacevolissimo senso di libertà sul palato, Maxi decide di variare discorso, dopo avermi fatto capire che aveva afferrato il concetto: sono nuovamente indecisa.
« Beh, allora…com’è la nuova Professoressa di Danza, Jackie? A me piace, è simpatica, a te Vilu? » mi chiede Maxi, tracciando con evidenza il fatto che voleva assolutamente variare discorso e tirarmi su di morale.
« Sì, anche a me! » rispondo con una falsa enfasi, tentando di nascondere la mia vera tristezza per l’accaduto.
Così, ci lanciamo in un discorso sulle differenza fra Gregorio e Jackie, divertente e sollevante, terminando anche di bere i nostri due frullati. La nostra conversazione procede, ma viene interrotta da un messaggio di entrambi, i quali recitano:

Ciao Vilu/Maxi,
volevo invitarvi, questa sera, alla festa per il mio compleanno, che si terrà stasera in discoteca alle ore 21.00 in Via Libertà, a casa mia. Dopo aver mangiato una gustosissima pizza, potremo scatenarci quanto ci piace. Per evitare che vi dimentichiate, come successo con Fran l’anno scorso, vi informo che il mio compleanno è dopodomani, ma che i regali potete portarmeli benissimo stasera.
Ah, quasi dimenticavo! Voi conoscete la mia fissazione sulla moda, per cui la mia festa sarà in maschera e coinciderà con il party di inizio anno che siamo soliti ad organizzare. Quindi, vestitevi completamente strani, ma con vestiti abbaglianti e che possano riportare l’attenzione tutta su di voi!
Un bacio,  da Cami <3

Ci mancava solo una festa in maschera organizzata da Camilla. Da un lato sarebbe una valida distrazione, ma dall’altra significherebbe vedere Leon e non potersi riposare in una giornata tempestiva come questa. Alla fine, opto per andarci, anche se principalmente è per non dare un dispiacere ad una delle mie migliori amiche. Ad ogni modo, tenterò di stare il più lontano possibile da Leon e di concentrarmi maggiormente sugli abiti da indossare. Quello da principessa dell’anno scorso, ormai mi sta fin troppo stretto. Inoltre, quest’anno vorrei indossare qualcosa che mi rappresenti per quella che sono: cambiata.
Ormai sono più grande, più cosciente, più passionevole e decisamente più responsabile delle mie azioni. Assieme a Maxi, decido di andare a dare un’occhiata negli sgabuzzini dello Studio 21, dove dovrebbero trovarsi vari indumenti di scena per gli spettacoli.
Mentre ci dirigiamo all’interno della scuola, mi rendo conto che anche quest’anno dovremo realizzare due show: quello di metà anno e quello di fine anno. Ad entrambi, lo scorso anno, ho rischiato seriamente la partecipazione. Tutte due le volte per colpa di papà. O per colpa mia, perché non riuscivo a raccontargli la verità. Arriviamo decisamente velocemente allo sgabuzzino e, dopo aver avuto il permesso di Antonio nel prendere gli abiti in prestito, entriamo nella stanza. A catturare subito il mio sguardo, caratteristica  fondamentale di quello che deve diventare il mio vestito per la festa, è uno smanicato che mischia tutti i colori passionali: dal blu al rosso, dal viola al giallo ocra. Abbinati ad esso, vi sono una parrucca che riporta capelli acconciati apparentemente in disordine, con fili colorati attribuiti ad essa.
Infine, da ciliegina sulla torta, fanno irruzione dei tacchi argentati con tacchi di cinque centimetri.
Senza pensarci un attimo, strappo via parrucca, abito e tacchi dal manichino, quasi senza badare a quest’ultimo e rischiando di farlo cadere. Intanto, vedo Maxi scegliere un abito dal colore ammaliante e luccicante, che vorrebbe abbinare ad una cresta, pettinatura preferita di Nata.
« Oh, saremo bellissimi » esclamo euforica.
Successivamente, apro la porta velocemente e, appena faccio un passo fuori rivolta verso Maxi, ecco che vengo bloccata da qualcosa che mi respinge e cado a terra, facendo cadere il mio nuovo abito.
Quando mi giro, vedo un giovane ragazzo, muscoloso e robusto, con una cresta piuttosto alta, con una faccia perfettamente rotonda che farebbe sbavare qualunque ragazza al suo cospetto. Ho paura che mi stia succedendo la stessa cosa.
« Oh, scusa tanto » diciamo in coro, in precedenza ad una risatina imbarazzata.
« Scusami tanto… » comincia il ragazzo misterioso.
« Violetta » finisco. « Grazie… »
« Diego » mi dice, mettendo in mostra un sorriso perfetto.
Scoppiamo nuovamente in una grande risata, che mi risolleva veramente l’animo.
« Come è possibile? » mi chiede, misteriosamente pensoso. La qualità che ha di non far trasparire emozioni tramite il solo senso della vista è un’altra qualità che, attribuita al resto, fa di Diego un ragazzo perfetto.
« Che cosa? » chiedo curiosa, ricordandomi in quel momento che Maxi è ancora dietro di me.
« Che un angelo come te sia caduto proprio sopra di me? » termina dolcemente.
Un altro ragazzo che riesce a farmi arrossire con una frase sola. Si può dire che sia la copia di Leon. Sento il mio viso diventare di un rosso pomodoro e ne ho la certezza quando Diego effettua una risatina.
« Beh, ora devo andare » dico, lasciandogli la mano che, senza accorgermene, gli avevo teso.
« Ehm, allora permettimi almeno di darti il mio numero in caso di bisogno ».
Mentre parla, tira fuori un foglietto col numero di cellulare e mi fa l’occhiolino. Esattamente come Leon.
Ĕ incredibile la somiglianza fra loro due. Entrambi mi fanno sentire piccola e protetta, quasi come se fossi davanti ad un camino acceso che sprigiona fiamme colorate in una giornata di pieno inverno gelato. Questo senso di protezione riescono a conferirmelo entrambi, sia Leon che Diego. Tutti eccetto Tomas. Questo, effettivamente è il principale motivo per cui ho lasciato Tomas, oltre alle angherie oltrepassate di Ludmilla, per andare insieme a Leon, l’anno scorso. Credo che lui non mi riesca a capire veramente. Invece, a Leon basta guardarmi negli occhi per capire se e perché sono preoccupata. Lui è speciale. E ho sbagliato a tenere così tanta confidenza con Tomas. Dovevo prevederlo che sarebbe successo qualcosa. D’un tratto, mi ricordo del bel ragazzo che si trova davanti a me, un certo Diego Dominguez, che mi sta porgendo un bigliettino piuttosto ingiallito per il tempo, con scritto sopra il suo numero di cellulare. Credo di aver capito il motivo della consumazione del foglietto: sicuramente Diego non è altro che un farfallone, e non ho voglia di cadere in una sua trappola. Anche se devo ammettere che, grazie a lui, ho capito di amare ancora Leon. Solo per gentilezza afferro il biglietto e, con un finto sorriso, gli prometto una telefonata. Quando però, Diego ritorna in Aula Professori, dove probabilmente era diretto prima del nostro “scontro”, mi dirigo con Maxi all’uscita dello Studio 21, dove stropiccio e getto a terra il biglietto. Non voglio avere altri problemi con Leon.  Io e Maxi decidiamo di andare a fare una passeggiata al Parco, essendo ormai le 18.30 e dovendo andare a Casa di Camilla verso le 20.00.
Essendo piuttosto vicina, alla casa di Camilla ci andremo a piedi io e Maxi. Per cui, mando un messaggio a papà, in cui gli spiego la faccenda della festa e i vari orari. Ĕ qui che mi viene in mente la cosa che, fra tutte quelle affrontate in questa interminabile giornata, potrebbe essere considerata la più importante: non ho il consenso di andare alla festa. E, considerando gli orari prolungati, credo proprio che dovrò inginocchiarmi e pregare in ginocchio papà per avere il permesso di andare a casa di Camilla.
In effetti, anche se ora mi considera cresciuta e responsabile, un po’ di quella fastidiosa iperprotettività è rimasta ancora in papà. Però, è anche vero che ci si deve abituare alle cose che non si è abituati.
Prima ancora che papà possa leggere il messaggio appena inviatogli, lo chiamo e, mentre compongo il numero sul cellulare, decido di acconsentire a papà di venire a prendermi prima della fine del party. Ma, stranamente, il cellulare suona ma non risponde nessuno. Sto per puntare il dito sulla cornetta rossa, quando il mio orecchio sinistro percepisce un suono simile a “Pronto! Pronto!”.
Velocemente, appoggio il telefonino sull’apparecchio acustico e, prima di poter dre qualunque cosa, la voce stranamente e misteriosamente preoccupata e agitata di papà mi blocca, chiedendo di chiamare più tardi. Questo significa che non ha avuto neanche il tempo di guardare il mio nome sul cellulare. Sarà qualche riunione di lavoro con Roberto. Molto strano, però. Poi, mi accorgo che non ha chiuso la telefonata. Probabilmente, la causa è ugualmente il nervosismo che lo sta perseguitando. Mi metto in ascolto. La voce di una donna mi fa sussultare. Non è Angie.
E ad un tratto capisco. L’unica persona che poteva peggiorare ancora di più la giornata. Jade LaFontaine. Quella voce acuta, stridula e trapanante mi giunge fastidiosamente all’orecchio, mentre chiede a papà se sono pronti. Ma per cosa? Non si saranno rimessi insieme, vero?
Decido di continuare il mio tragitto con Maxi, consapevole del fatto che, prima o poi, papà leggerà il messaggio e capirà. Ma, mentre ci introduciamo nel Parco, non faccio che pensare a quanto ho appena sentito. Non posso credere che papà si sia anche solamente rincontrato con la donna che, assieme a Ludmilla, ha fatto in modo che il mio anno precedente fosse un disastro. E poi penso ad Angie. Penso a come, dopo aver finalmente trovato il mare, possa frettolosamente introdursi la tempesta nella sua vita. E io penso proprio di sapere cosa si prova. Questa mattina mi sono svegliata con la certezza di un graduale miglioramento dall’anno scorso a questo. Ed invece, mi ritrovo qui, dopo aver litigato con Leon, scoperto che Jade potrebbe rientrare nella mia vita e prossima ad andare ad una festa dove potrebbe succedere di tutto. Questo credo fosse il breve riassunto della parte negativa della mia giornata…per adesso. Essendo assorta dai miei pensieri, non mi accorgo che in men che non si dica siamo arrivati al Parco. Inoltre, per l’intero tragitto, Maxi mi ha parlato delle abitudini, positive o negative, di Nata, di cui, sinceramente, non mi interessa niente. Penso solo al fastidioso ed irritante ritorno di quella strega in casa. L’affetto per Camilla, però, risulta essere superiore alla curiosità di andare a scoprire cosa ci fa Jade in Casa. Mi accorgo che ormai manca poco alla festa di Camilla e che noi, essendo due dei suoi migliori amici, dovremmo essere lì in precedenza rispetto agli altri. D’un tratto, non posso pensare ad altro che ad una terribile verità che, però, mi fa brillare gli occhi di gioia. Ci sarà anche lui questa sera. Ma non sto pensando a Leon. Bensì a Diego. Quel ragazzo mi ha stupito dal primo istante, ma ha decisamente troppi difetti: dall’arroganza al bugiardo. L’intento di questa sera è, in realtà, riappacificarmi con Leon. Ma so che non sarà un’impresa del tutto facile. Io e Maxi stiamo correndo in Via Libertà, intravedo già la magnifica casa gigante di Camilla, contornata, per l’occasione, da festoni e da fili, su cui sono stati attaccate delle bandierine che augurano buon compleanno. Anche da qui si riesce a sentire il buon odore di pizza margherita provenire dalla Casa di una delle mie migliori amiche.
Col sorriso stampato in faccia, stiamo per entrare in casa, attraverso il cancello ricoperto da ginestre colorate. Prima di fare il nostro ingresso, con i nostri abiti in mano, però riconosciamo la voce profonda ed arrogante della prima od ultima persona che avrei voluto incontrare oggi. Diego Dominguez. Non capisco se mi piace o no. Beh, come aspetto fisico penso piaccia ad ogni ragazza con un briciolo di intelligenza. Ma come carattere lo detesto.
Con un semplice gesto, io e Maxi ci capiamo e ci nascondiamo ai lati del cancello. Siamo curiosi di sapere con chi sta conversando uno come Diego.
« Allora, mi è giunta all’orecchio una voce che mi ha raccontato com’eri nel passato » comincia Diego, rivolto alla persona misteriosa che ha davanti. Riesco già a sentire incrinarsi le sue labbra in un perfido sorriso.
« Senti…io sono cambiata e ho già capito che razza di persona ho davanti. Per cui, o mi lasci in pace, oppure giuro che in qualche modo te la farò pagare per tutta la vita ».
La voce di Ludmilla mi giunge chiara alle orecchie. Sono cosciente che, durante il corso dell’estate, è cambiata, ma è ancora fin troppo poco bilanciata verso il bene e potrebbe essere benissimo condizionata dal Male, questa volta rappresentato nella figura di Diego.
« Beh…io ti ho già spiegato il mio piano nei minimi dettagli, ma tu fingi di non voler averne a che fare. Devi sapere che ho dei contatti precisi che mi hanno garantito una passata relazione fra te e un certo Tomas, che sembra essersi trasferito in Spagna » continua in modo malizioso Diego, tentando di raggiungere lo scopo di far irritare Ludmilla. Ma so che se esiste una persona in grado di tenergli testa, non avrei mai pensato di averlo detto, è proprio lei. Ludmilla Susanna Ferrò.
« Ma un’altra informazione che mi è giunta » continua Diego, sapendo che il suo piano, avanzando in questo modo, andrà di bene in meglio. « è che il caro Tomas aveva occhi solo per una certa Violetta ».
Ecco, ci scommettevo che, in qualche modo, il mio nome saltava fuori da quella maledetta e falsa bocca.
« Senti, caro Diego » risponde Ludmilla, con tono fermo e deciso. « Tu potrai avere anche le tue conoscenze, ma non sei l’unico. Se solo schiocco le dita, mio padre mi fa avere un curriculum lungo diecimila pagine su tutta la tua vita, dalla data della caduta del tuo primo dentino ai tuoi segreti più oscuri, come la prima volta che quel tuo corpo da verme ha espulso qualcosa dal Lato B ».
Sono certa che, anche se non lo dimostra, questo colpo ha segnato un punto a favore di Ludmilla, stupendo Diego.
« D’accordo, mi arrendo, hai vinto » ammette. « Ma sappi che, se cambi idea, sai dove trovarmi ».
Sento addirittura lo strizzare l’occhio affascinante di Diego, incrinandosi in un occhiolino ammaliante. L’ho visto per cinque minuti, eppure mi sembra di conoscerlo da una vita. E non so se considerarlo un amico stretto od un nemico da tenere lontano. Ĕ possibile che sia entrambe le cose?
Appena sentiamo le scarpe da ginnastica di Diego e le ballerine di Ludmilla allontanarsi, io e Maxi spuntiamo fuori dal cancello e, senza trovare parole per commentare, ci introduciamo in Casa Torres. Le immensi pareti verdi ti rapiscono gli occhi, che riescono anche a intravedere vari pizzaioli trasportare con incredibile naturalezza tantissimi vassoi giganti, con all’interno gustosissime pizze napoletane. Le mie preferite sono di gran lunga le americane, ovvero quelle con le patatine, che Olga a volte mi prepara.
Vengo, però, distratta da due grida di felicità, provenienti dalle laringi di Camilla e Francesca.
La festeggiata è vestita come lo era all’inizio della scuola, quando io non ero ancora nello Studio 21. La famosa maglia che recita la scritta Punk Not Death, che mi hanno raccontato di essere stata la causa della sua falsa colpevolezza nell’aver distrutto la chitarra di Rafa Palmer, che fortunatamente si è scoperta un falso. L’acconciatura è decisamente mossa, chiaramente scombussolata, da cui escono varie ciocche viola, molto alla moda.
La mia migliore amica, invece, è vestita semplicemente con un lungo abito blu coi pallini bianchi, stretti da un fiocco rosso che funge da cintura, essendo posizionati sulla vita. I capelli sono acconciati lisci, come spaghetti. Il vestito con cui cambiarsi ce lo ha in mano e decidiamo di andarci assieme.
Il suo abito è quello da principessa che l’anno scorso, alla sua festa, indossavo io. Appena ho finito di cambiarmi e mi guardo allo specchio, sento squillarmi il cellulare. Dopo la giornata passata, decido di guardare subito il messaggio. Il cuore mi si ferma. L’SMS proviene da Leon.
Fin troppo e velocemente clicco sul messaggio e, quella frazione di secondo che impiega nel caricarsi, sembrano ore di tortura. Quand’ecco che appare:
Ciao Vilu,
senti, non ce la faccio più a starti lontana. Solo questo giorno mi è sembrato un secolo più lungo del solito. Appena finisci di metterti il tuo favoloso abito, corri giù per le scale e, la prima porta a destra che trovi, entra e mi troverai. Sarà una sorpresa INDIMENTICABILE, nel vero senso della parola.
Un bacio, dal tuo amato Leon ;)

Il mio enorme sorriso attira Francesca, che mi chiede curiosamente chi sia il mittente del messaggio.
Francesca, però, mi informa del fatto che Leon, al suo arrivo, chiedeva disperato in giro se qualcuno avesse visto il suo cellulare, misteriosamente scomparso. Beh, oggi è giorno di perdita di cellulari. Significa che l’avrà ritrovato, comunque. Così, saluto Francesca e, correndo felicemente per gli scalini, mi catapulto nella prima porta a destra, come indicato da Leon.
No.
Non ci credo.
Ĕ impossibile.
Mi viene quasi da vomitare.
Leon è abbracciato ad una ragazza bionda.
Sento le mie amare lacrime solcarmi il viso e lo sguardo di Leon puntarsi su di me.
Come ha fatto a mentirmi così? A farmi soffrire in questo modo, dopo avermi assicurato una piacevole sorpresa?
Scuoto la testa a Leon, facendogli capire che quello è stato veramente un colpo basso.
Mi giro velocemente e la mia faccia va a sbattere contro una T-shirt verde. Alzo gli occhi e mi ritrovo puntato addosso lo sguardo di Diego. Neanche bado alla sua presenza, penso solo a correre più lontano possibile da lì.
Esco velocemente dalla porta e cerco la prima via d’uscita possibile. I miei occhi intravedono una scala che porta a piani più alti. Finita la prima rampa di scale, però, mi scivola una scarpa bianca.
Sto tornando a prenderla, quando Leon, che noto essere vestito con una giacca bianca ed una parrucca di capelli ricci, e Diego, acconciato con una giacca di pelle che ricopre in parte una T-shirt verde e la sua solita cresta, sopraggiungo ai lati del scarpa coi tacchi e la prendono insieme, nello stesso momento, portandola a mezz’aria. Pare un sogno rivelatore.
Ĕ come se la scarpetta rappresentasse il mio cuore: diviso fra il romantico e sconvolgente Leon e, difficile ammetterlo, ma vero, dal terribile, bello, arrogante e abbagliante Diego.
Ma la festa è appena iniziata…

TO BE CONTINUED…
 
*Angolo Autore*:
Ciao a tutti, V-lovers!!!!!!!!!!!
Sono ancora io, il vostro FILIBANFI.
Parto dallo scusarmi per il ritardo della pubblicazione di questo secondo capitolo (sono stato malato). Però, è risultato ancora più lungo del primo!!!
Mi scuso per non aver inserito l’Angolo Autore anche nel primo capitolo, ma non sapevo ancora molto bene come funzionava. Quindi, volevo solo dirvi che spero molto che vi sia piaciuto questo secondo capitolo! Beh, inizialmente, avevo idea di fare un unico capitolo riguardante la festa, ma sono stato, per la lunghezza, costretto a dividerlo in due parti. E penso che il finale sia piuttosto sconvolgente e spero di aver attirato in voi la curiosità di leggere il prossimo!
Posso garantirvi che forse sarà ancora più lungo, ma ancora più travolgente: inizierà la trama della vera storia!!!
Spero, inoltre, di aver suscitato in voi anche la curiosità del ritorno di Jade, che mi è venuta in mente nella scrittura del capitolo. Sarà difficile combaciare i momenti di Violetta con quelli di German, quindi di conseguenza anche di Jade, ma penso di sapere come fare. Insomma, non sto a tirarla lunga.
Voglio solo ringraziare coloro che hanno recensito la mia storia, oppure averla messa fra le seguite/ricordate/preferite!!!! Grazie infinitamente!
E, un saluto speciale all’utente Anne Hepburn, che è fin troppo gentile, e a cui dedico questo capitolo e il seguente <3 ;)
Un bacio, da FILIBANFI
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: FILIBANFI