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Autore: angelad    09/04/2013    8 recensioni
Un piccolo paesino di campagna. Una ragazza adolescente con un caratterino niente male, ignara di molte cose. Un padre ferito e inquieto. La loro vita sembra procedere per il meglio, ma qualcosa turba la loro serenità. La vita porta sempre a farsi delle domande e a volte il passato irrompe nel presente senza aver la possibilità di contrastarlo...
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
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….Non si sentiva in colpa, perché sapeva di essere nel giusto.
Un padre avrebbe fatto qualunque cosa per sua figlia…..
 


Amore è… Infinito

 

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Le lezioni terminarono un po’ prima del solito a causa dell’assenza di un’insegnate  ed a Johanna non parve  vero di poter tornare a casa in anticipo rispetto ai soliti orari.

Aveva un sacco di compiti da fare, ma si sarebbe sicuramente ritagliata il tempo per iniziare la sua personale investigazione che l’avrebbe condotta a scoprire l’identità di sua madre. L’avrebbe scoperta a qualunque costo, anche senza l’approvazione di suo padre.

Crescendo gli aveva chiesto varie volte di parlarle di lei e la sua versione ufficiale era sempre stata la seguente: sua madre l’aveva partorita, ma se n’era andata pochi mesi dopo la sua nascita, senza un motivo ben definito.

Aveva creduto a quella storia per molto tempo, ora, però, le pareva inverosimile. Chi abbandona il proprio figlio ha una ragione, sempre. La si può condividere oppure no, ma un perché doveva esistere.

Poteva non desiderarla, poteva credere di non essere adatta ad adempiere al suo ruolo di madre, poteva avere mille motivi. Johanna era consapevole di correre il rischio di essere ferita profondamente, ma voleva scoprire quella motivazione in maniera viscerale. Era un sentimento irrazionale, ma sapeva di doverlo fare.

Solo così avrebbe potuto mettere la parola fine ad un capitolo della sua vita che era rimasto aperto per troppo tempo.

Decise di tornare a casa a piedi, una passeggiata le avrebbe fatto bene e l’avrebbe aiutata a riordinare le idee.

Era una bellissima giornata, il sole riscaldava la campagna e portava nell’aria quell’odore di primavera che tirava su il cuore.

La giovane  si tolse la felpa e rimase in maniche corte per godersi quel tepore. Si sentiva bene nonostante i mille pensieri che le affollavano la mente e il diverbio avuto con il padre quella mattina.

Ci aveva riflettuto sopra e aveva capito che in fondo Samantha aveva ragione: forse si comportava in quel modo solo perché le voleva bene e gli stava a cuore la sua sicurezza.

Dovevano solo ritrovare il loro feeling e tutto si sarebbe sistemato.
Si sarebbe aperta con lui, gli avrebbe esposto la sua idea e gli avrebbe chiesto il suo aiuto. Per lei era davvero importante e solo suo padre poteva darle alcune informazioni per far partire la sua ricerca,  per esempio il nome di sua madre.

Nonostante l’ottimismo, temeva un pochino la sua reazione, ma, sperava che  quando avesse visto quanto fosse importante per lei non si sarebbe tirato indietro. Le voleva bene e l’avrebbe aiutata. Forse l’avrebbe considerato un atto di ribellione contro di lui e contro la sua educazione: dopotutto lui l’aveva cresciuta, curata quando stava male.

Ci rifletté sopra un attimo e decretò che avrebbe fatto in modo che non accadesse.

Era diventata quello che era grazie a lui e non l’avrebbe dimenticato, ma doveva chiudere quella ferita della sua anima. Non poteva più portare quel fardello. Il destino forse l’avrebbe delusa, ma ciò poteva essere un vantaggio per lui. Il fantasma di quella donna sarebbe scomparso e avrebbero avuto il modo d’amarsi ancora di più.

Sì, suo padre sarebbe stato dalla sua parte.

Ad un tratto si sentì chiamare: “Johanna aspettami!” e si voltò per capire chi la stava seguendo.

Lo riconobbe all’istante nonostante i capelli biondi spettinati, lo zaino cadente dalle spalle e la giacca che spuntava dal suo interno.

Sembrava fosse scappato di casa: “Jeremy non ucciderti, ti aspetto. Non vorrei mai essere costretta a dover passare il pomeriggio in una caserma con lo sceriffo per ricostruire la tua morte. Ho altri progetti per le prossime ore”.

Il ragazzo la raggiunse e si fermò proprio davanti a lei respirando profondamente per far scomparire il fiatone. Quando si calmò piazzò i suoi occhi verdi contro il viso della giovane: “Includono me?” e si affrettò a togliersi la felpa, lasciando intravedere il suo fisico muscoloso sotto la t-shirt.

Johanna non riuscì a rispondere con la necessaria tempistica, ma era rimasta per un attimo incantata. Dopotutto quella visione non era per niente male.

“Lo prendo per un complimento” sorrise il ragazzo sornione.

“Che cosa?” disse la ragazza avvampando.

“Non negarlo, non mi hai risposto perché eri intenta ad osservare dell’altro..” la stuzzicò.

“Nei tuoi sogni Jeremy, nei tuoi sogni” disse allungando il passo vergognandosi di essere stata colta in fallo.

Jeremy la prese per un braccio e la costrinse a girarsi: “Dai Jo, stavo scherzando, anche se ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto se la ragazza più carina della scuola avesse speso un secondo del suo prezioso tempo ad ammirarmi. Comunque sto ancora aspettando la tua risposta..”.

Lei non recepì. Era di nuovo immersa nei suoi pensieri: beh, sì, il ragazzo  era decisamente affascinante con quell’aria incolta che gli dava un’aria così da macho. Era più grande di lei di qualche anno, ma si era trasferito da poco in quella cittadina e non aveva molti amici. Nonostante fosse un tipo simpatico, era molto riservato e dava poca confidenza alle ragazze, tranne che a lei e a Samantha.
Era felice che l’avesse raggiunta, in fondo quel fetente le stava davvero simpatico.

Ma cosa stava pensando? Jeremy era solo un amico e ciò doveva restare. Non si sentiva ancora pronta ad oltrepassare quella sottile linea che divide l’amicizia dall’amore.

Però, come l’aveva chiamata? La ragazza più carina della scuola? Oddio, non era proprio il caso, ma non negò a se stessa di essersi sentita orgogliosa ed onorata.

Non poteva, però, alimentare le sue speranze, non era giusto in quel momento: “No Jeremy, il mondo non gira intorno a te. Devo parlare di un argomento importante con mio padre e spero di non scatenare l’Apocalisse”. Si stupì da sola di avergli raccontato la decisione presa poco prima: forse inconsciamente aveva bisogno di parlarne con qualcuno.

Jeremy le accarezzò il braccio: “Stai tranquilla, qualunque cosa tu debba chiedergli andrà tutto bene. Tuo padre ti vuole bene e non credo possa scoppiare l’Apocalisse in una giornata così bella. Mi ero sempre immaginato l’oscurità avanzare inesorabile sulla Terra, il cielo farsi nero e lingue di fuoco cadere al suolo ed infuocare tutto! Questa sarebbe una fine del mondo come si deve”.

Johanna rise: “Non immaginavo potessi avere tanta fantasia! Ok se mai vedrò avanzare nubi nere all’orizzonte ti chiamerò e organizzeremo la nostra fuga!”.

Il ragazzo le allungò la mano: “Ok affare fatto” e la ragazza glielo strinse: “Guarda che non  puoi tirarti indietro!”.

“Non ho nessuna intenzione di farlo. Ora che il nostro accordo è concluso, posso avere l’onore di accompagnarti a casa? Così chiacchieriamo ancora un po’”.

Johanna gli sorrise maliziosa: “Se hai voglia mi farebbe piacere”.

Jeremy si limitò a sorriderle ed a recuperare il suo zaino posato in terra durante la loro conversazione. Nell’istante in cui lo sollevò, però, la cerniera della zip si aprì senza motivo e il materiale scolastico del ragazzo cadde interamente in strada.

Si chinarono insieme per raccogliere tutto e, poco ci mancò, che non si dessero una testata. Si guardarono negli occhi e scoppiarono di nuovo a ridere.

Nelle mani di Johanna, però, finì un libro che non sembrava essere un testo scolastico. Sembrava un romanzo, un volume di almeno una decina di anni prima. Era raro vederne uno ancora in carta: la maggior parte delle persone utilizzava gli ebook ormai. Non aveva più la copertina, solo il nome dell’autore e il titolo erano ben visibili.

Richard Castle, Heat wave.

Lo tenne nelle mani per qualche secondo come ipnotizzata. Non sapeva come mai, ma quel libro la incuriosiva.

“Non sapevo che leggessi” disse poi rivolta a Jeremy.

“Tu non sai tante cose di me- le rispose sorridendo dolcemente- quello comunque è un vecchio libro di mia madre. Me lo ha imprestato e devo ammettere che il suo consiglio si è rivelato vincente. Mi piace molto il modo stilistico in cui l’autore l’ha scritto, era uno che ci sapeva davvero fare. Un talento vero..”.

La ragazza, al contrario, si mostrò perplessa: “Non lo conosco, non l’ho mai sentito nominare. Mio padre è un amante della lettura e a casa abbiamo una libreria da far paura, ma non ho mai visto un libro di questo autore. Magari non era molto famoso..”.

“Non era molto famoso?!? Jo stai parlando del rivale di Patterson, il re del thriller, non di uno scrittore qualunque. Mia madre mi ha raccontato che con questa raccolta di quattro libri è diventato famosissimo..”.

“Davvero? Quindi, appurato che non si tratti di un racconto rosa, di che cosa parla?” chiese Johanna incuriosita.

Jeremy alzò le spalle: “L’ho appena iniziato, ma per quello che ho potuto capire i protagonisti sono una bella poliziotta di nome Nikki Heat della sezione omicidi della polizia di New York ed un affermato giornalista, Jameson Rook, che si trovano costretti a lavorare insieme. Nonostante all’inizio lei sembri infastidita dalle sua presenza, pian piano entrano in sintonia e diventano amici. Anche se mi dà l’idea che non lo resteranno ancora per molto. Prevedo che il loro legame si trasformi in qualcosa di più intenso..”.

La ragazza parve interessata: “Dici? Potenzialmente mi sembra una trama interessante, il genere che piace a me. Tua madre ha buon gusto” e strizzò l’occhio all’amico che, di rimando, la guardò di storto.

“Guarda che lo sto leggendo io, non mia madre. Ti è così difficile farmi un complimento? Devo mettermi in ginocchio e supplicarti?” scherzò Jeremy facendo finta di genuflettersi.

“Sarebbe davvero bello vederti cadere ai miei piedi in segno di sottomissione, ma non arriverò a tanto. Anzi, mi abbasserò a chiederti se me lo impresterai quando l’avrai finito. Mi ha davvero stregato..”.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e, di rimando, allungò le mani e le porse il libro: “Tieni”.

Johanna rimase di stucco e si sentì imbarazzata: “No, Jeremy. Lo prenderò più avanti, finiscilo tranquillamente..”.

“La vuoi smettere di fare la preziosa? So che sei un’accanita lettrice ed io per alcuni giorni sono intasato dagli allenamenti, quindi.. Lo finiresti sicuramente prima di me..”.

“Come fai a sapere che sono un’avida lettrice? Io dovrei essere un libro bianco per te..”.

Il ragazzo si fece serio e la guardò dritta negli occhi: “So molte cose di te Jo, più di quante tu non immagini. Sono un ottimo osservatore.. Per esempio odi l’insalata, alla mensa eviti sempre i piatti dove la puoi trovare; non hai molti amici, solo i così detti pochi ma buoni; in autobus adori stare dalla parte del finestrino, per poter osservare il paesaggio e fantasticare…”.

Johanna se possibile arrossì ancora di più e decise di non indagare oltre. Doveva piacere molto a quel ragazzo..

Così scattò il libro senza più fiatare e se lo strinse al petto.

“Sono in debito con te..” riuscì a sussurrare.

“Dammi un bacio e siamo a posto!” scherzò l’amico, sapendo che la ragazza non si sarebbe mai spinta tanto oltre.

Lei, per, lo fissò per un secondo, poi gli si avvicinò e posò le sue labbra sulle sue guance, facendole diventare di un bel rosso ciliegia.

“Se era così semplice, bastava che lo dicessi prima!” cercò di sdrammatizzare Johanna, domandosi perché il suo cuore avesse avuto quel leggero sobbalzo, mentre baciava Jeremy. Lei non era mica innamorata..

Senza che se ne rendessero conto, erano giunti in prossimità dell’abitazione della giovane. Jeremy era rimasto basito per alcuni istanti e non riuscì a fare niente, mentre Johanna, al contrario, lo salutò e si infilò nel vialetto per entrare in casa. Il giovane posò come un automa due dita dove la ragazza aveva posato le labbra sulla sua pelle e pensò che non si sarebbe lavato la faccia per molto tempo. Forse stava sognando.
Si ridestò improvvisamente e la salutò di slancio: “Ciao Jo! A domani..”.

Rimasto solo, si ritrovò a pensare di star corteggiando una fuori di testa e che l’avrebbe mandato al manicomio con i suoi atteggiamenti ambigui, ma non poté negare a se stesso, di non essersi mai sentito così vivo.

Ringraziò con la mente il suo nuovo alleato, quello scrittore di best seller sparito dalla scena molti anni prima, ma che, involontariamente, lo aveva aiutato. Aveva fatto un notevole passo avanti con la ragazza che gli piaceva grazie a lui e si ripromise che, se mai lo avesse conosciuto ed incontrato, gli avrebbe stretto la mano.

Beh, sì. Doveva decisamente un favore a Richard Castle.
 
 
 
 
Alzò gli occhi dal computer appena in tempo: sua figlia stava rientrando a casa prima del solito. Accompagnata da un biondino per giunta.

Chi diavolo era? Che cosa voleva da Johanna?

Si nascose dietro alla tenda del salotto e li osservò per bene. Sembrava innocuo, ma doveva star attento. Aveva imparato a sue spese quanto la realtà fosse ingannevole a volte.

Cosa stava farneticando? Quel giovanotto avrà avuto sì e no 18 anni e, considerato che sua figlia era tutt’altro che uno scorfano, probabilmente ci stava provando con lei.

Ecco, ci mancava un possibile fidanzato, la ciliegina sulla torta di un periodo da dimenticare. Sì, era geloso e non aveva problemi ad ammetterlo con se stesso.

Quando ne avevano parlato con Kate, dell’argomento “fidanzatini” fin dal giorno della nascita di Johanna, la sua amata gli aveva assicurato che ci avrebbe pensato lei a tenerlo a freno. Desiderò dal profondo del cuore averla accanto a lui in quel momento e provò una fitta al cuore nel constatare che era un desiderio irrealizzabile.

Serrò i pugni e un brivido freddo lo attraversò da capo a piede.

Tutto era andato a rotoli in così poco tempo e lui non riusciva quasi più a reggere quella situazione da solo. Amava Johanna con tutto il suo cuore, ma incominciava ad essere davvero stanco.

Sua figlia e il biondino continuavano a ridere fuori dalla finestra e Rick si ritrovò ad invidiarli. Non ricordava quasi più quando aveva avuto la stessa spensieratezza e la stessa felicità.

In verità non voleva ricordare quei momenti, perché la sua mente si sarebbe focalizzata su Kate ancora una volta; solo lei lo aveva fatto sentire un uomo realizzato, un uomo innamorato.

Una lacrima cercò di cadere sul suo viso, ma l’uomo non lo permise. Si era ripromesso di non piangere più per lei, sua moglie non avrebbe voluto.

Perso nei suoi pensieri, si ritrasse dal vetro quando vide la sua secondogenita liquidare il biondino con un fugace bacio su una guancia ed incamminarsi verso la porta d’ingresso sorridendo.

Lo sguardo perso del ragazzo, invece, gli strappò un sorriso. Anche lui doveva aver avuto quella faccia da ebete molti anni addietro, quando Kate, alla fine del loro primo caso insieme, aveva rifiutato il suo invito a cena, provocandolo apertamente. In quel momento gli sembrò di essere uscito sconfitto, in realtà, la donna  aveva appena acceso la miccia di una bomba davvero potente, il loro amore.

Sei a posto ragazzo, non sai cosa si prova a corteggiare una donna col sangue Beckett nelle vene. Ti sei appena lanciato dentro a un tornado. Se lei non fosse mia figlia e non sapessi dove vuoi andare a parare, e tu vuoi andare a parare lì ne sono sicuro, ti darei anche qualche buon consiglio. Ma purtroppo siamo nemici in questa battaglia..

In quel momento sua figlia aprì la porta e Rick sentì indistintamente un forte profumo di ciliegie. Che il ciliegio in giardino avesse già dato qualche frutto?

La sua attenzione fu richiamata da Johanna che lo salutò: “Ciao papà” e gettò la cartella sul divano.

“Ciao tesoro, tutto bene a scuola? Sei arrivata prima del solito.. Hai già mangiato?”.

“Sì sì stai tranquillo.. ascolta, volevo scusarmi con te per l’atteggiamento che ho avuto stamattina. Avevi ragione, dovevo scendere prima e fare colazione con te. Almeno avremmo potuto dire due parole prima d’iniziare la giornata” disse convinta Johanna.

Rick non le rispose, ma si avvicinò e la strinse a sé dandole un bacio sulla testa. Nonostante fosse testarda come un mulo sapeva essere di una dolcezza disarmante, se si accorgeva di essere in torto.

Proprio come sua madre..

“Sono felice tesoro, mi mancano le nostre chiacchierate mattutine. Sono ancora il tutto papi numero 1, vero? Da piccola mi chiamavi così, ricordi? Perché mi sembra d’aver notato d’avere un pretendente per il mio trono..” disse Rick lasciando cadere la frase in aria.

Johanna si staccò dall’abbraccio per guardarlo in faccia: “Di cosa stai parlando?”.

Rick le fece l’occhiolino, continuando a stringerla dietro alla schiena: “Di quel simpatico biondino a cui hai dato un bacio poco fa. Sappi che sono geloso..”.

La ragazza diventò fucsia: “Quanto hai visto esattamente? E poi Jeremy è solo un amico..”.

“Sì, anche ai miei tempi si diceva così..”.

Se fosse possibile il rosso delle gote della figlia si fece ancora più acceso: “No papà davvero. Per ora è solo un amico…”.

“Per ora?”.

“Papà ti prego.. Quel bacio è stato una specie di sfida.. Ti spiego. Mi ha prestato un libro e come tutti i maschi che si rispettano, voleva fare lo splendido e per la sua ricompensa ha sparato in grande. Un bacio. Credeva che non avessi il coraggio di darglielo, ma io l’ho colto di sorpresa comportandomi al contrario di come si aspettava. Deve capire che il gioco lo comando io, non lui..”. disse la figlia sicura di sé.

Non c’è niente da fare, tutta sua madre. Dove saranno finiti i miei geni? Pensò lo scrittore, ma si limitò a risponderle: “Almeno ha buon gusto per la lettura? O ti ha passato un romanzo da quattro soldi?”.

Johanna si liberò dall’abbraccio paterno ed andò a tirar fuori dalla cartella il libro di Jeremy: “Mi ha detto che è stato scritto quasi 20 anni fa, ma che è ancora attuale. Magari tu puoi conoscerlo. Si intitola Heat Wave e l’autore è un certo Richard Castle. Io non l’ho mai sentito nominare, tu?”.

Il cuore del povero Rick smise di battere all’istante per poi riprendere con una totale crisi di tachicardia. Con tutti i romanzi del pianeta quel biondino doveva proprio scegliere la loro storia per corteggiare Johanna?
Aveva fatto una fatica infernale in tutti quegli anni per mantenere segreta la sua vera identità, sia con la figlia sia con il resto del mondo e ora, una stupida carineria adolescenziale stava per mandare tutto in frantumi?

Non poteva permetterlo.

Maledisse l’universo.

Aveva appena fatto un passo in avanti con la sua bambina ed ora, con quello che sarebbe stato costretto a fare, stava per tornare indietro come i gamberi. Però non aveva scelta.

Si voltò di schiena in modo che Johanna non potesse guardarlo negli occhi: “Non voglio che tu legga quel libro. Non è adatto ad una ragazza della tua età, in alcuni tratti è decisamente troppo forte. Restituiscilo al tuo amico domani”.

La giovane ragazza restò paralizzata. Ma perché l’umore di quell’uomo era così mutevole? Fino a un secondo prima era allegro e gioioso, ora era di nuovo trincerato dietro il suo atteggiamento da padre duro.

“Perché?” chiese.

“Te l’ho appena spiegato il perché. Non voglio che tu lo legga, è difficile da capire?”.

Quella non era una risposta accettabile e una rabbia impetuosa si impossessò di Johanna: “E se non lo facessi?”.

Rick si voltò con uno sguardo tagliente: “Tu lo farai, perché io ti ho cresciuto insegnandoti ad avere rispetto per chi è più grande di te. Ad ubbidirmi perché sono tuo padre”.

Il poco autocontrollo rimasto a Johanna sparì nell’udire quelle parole: l’uomo che si trovava davanti a lei non era più suo padre, si era trasformato in un tiranno: “E’ vero tu mi hai insegnato a rispettare gli altri, ma anche che nessuno poteva trattarmi come se fossi un burattino. Nessuno doveva permettersi di manipolarmi, però tu lo fai. Mi tratti come se fossi una tua bambolina. Mi dispiace contraddirti: io sono una donna, un’adolescente, ma comunque una donna. Non una bambina, non una creatura da manovrare. Ho pensieri e sentimenti. E fammi capire: posso baciare tranquillamente chiunque davanti a casa senza incappare in una tua sgridata, ma non posso avere la libertà di leggermi un libro che mi attira? Ti rendi conto che è folle?”.

Rick alzò la voce: “Non usare quel tono signorina!”, ma la discussione era ormai degenerata.

“Io parlo come mi pare e piace, visto che tu non mi dai la possibilità di avere una discussione civile con te. Quando l’argomento non è di tuo gradimento, mi zittisci e mi mandi in camera mia. Non ho più intenzione di farlo, ho 17 anni. Se vuoi rispetto da me, trattami da figlia!”.

L’uomo le si avvicinò e le strappò di mano il libro: “Tu non leggerai questo romanzo, fosse l’ultima cosa che faccio! Sei in punizione, da oggi e per mesi. Non uscirai, non navigherai su internet. Andrai a scuola e basta! Perché lo decido io  e, finchè non sarai maggiorenne, dovrai sottostare alle mie decisioni, che ti piacciano o no! Sono stato chiaro?”.

Johanna incurvò la bocca e sentì gli occhi diventare gonfi, ma giurò che non si sarebbe messa a piangere davanti a lui: “Vedi? Ho ragione. Tu non vuoi dialogare con me. Non ti interessa capire quali dubbi percorrono la mia anima, quali dolori io abbia. Non ti importa un fico secco di me! Vuoi solo che la tua autorità non sia messa in discussione!”.

Per Castle fu peggio di una pugnalata alla schiena, sua figlia non poteva pensare per davvero ciò che aveva appena detto: “Non dire stupidaggini Johanna! Io ti adoro e mi importa molto di te..”.

La ragazza lo guardò con sfida: “Allora dimostralo. Rispondi ad una domanda: chi è mia madre? Come si chiama?”.

Il cuore di Rick per la seconda volta in pochi minuti smise di battere. Non poteva averle fatto davvero quella domanda, non ora..

Qualunque decisione avesse preso in quel momento, avrebbe sbagliato.

Stava per massacrare quel che restava del loro rapporto, ma non poteva risponderle. Per nessun motivo..

“Ne abbiamo già parlato, non è importante che tu sappia chi sia. La nostra è stata una storia senza nessun valore. Se n’è andata molto tempo fa senza dare spiegazioni e non si merita le tue attenzioni. Non ti ha cercata per anni, non devi pensare a lei”.

Kate ti prego, perdonami..

“Non ci siamo capiti papà! Per ME è importante! Voglio sapere chi è! Non mi importa un fico secco se la vostra storia è finita o se non vi siete mai amati. Io devo sapere perché.. perché non mi ha voluto..”. gli occhi della ragazza non riuscirono più a trattenere le lacrime che si riversarono copiose lungo il suo viso.
Rick non aveva mai compreso fino in fondo quanto la mancanza di Kate avesse scavato una ferita così profonda nell’animo di sua figlia. Avrebbe voluto stringerla a sé, asciugar il suo pianto e raccontarle la verità. Si avvicinò a lei, ma sua figlia lo rifiutò: “Non osare toccarmi se non mi rispondi. Te lo chiedo ancora una volta: qual è il nome di mia madre?”.

L’uomo restò fermo, ma non le rispose.

Il cuore di Johanna si ruppe definitivamente: “Ok, non parlare. Però ascoltami bene perché non lo ripeterò né tantomeno cambierò idea. Scoprirò chi è, con o senza il tuo aiuto. Troverò mamma. Questa è una promessa” sibilò la ragazza offuscata dalle lacrime e con rapido gesto spalancò la porta di casa e corse fuori attraverso la campagna.

Rick la inseguì fino all’uscio: “Johanna torna qui!”, ma la giovane non l’ascoltò neanche. Si passò una mano tra i capelli, sfinito. Non aveva mai discusso in quel modo con nessuno, tantomeno con una delle sue figlie.

Perché? Maledizione, perché? Era stremato.

Raggiunse il salone e si abbandonò sul divano. Prese in mano il suo cellulare e ricercò nella rubrica un numero famigliare.

“Ciao tesoro. Come stai? Devi venire qui.. devi parlare con lei.. Io non so più che fare. Ti prego dammi una mano..”.
 
 
Angolo mio!
Ok lo so è presto, ma ho deciso di pubblicare lo stesso, perché stasera devo assolutamente fare qualcosa che mi piace..
Allora che ne dite di Jeremy? Come lo trovate?
E Jo? E Castle?
Alla prossima!!! 
  
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