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Autore: itslarryscomingout    09/04/2013    2 recensioni
La ragazza lo guardò con stupore. Si passò una mano sul volto, strofinandosi poi gli occhi. Si avvicinò cautamente, incerta. E se fosse stata solo una casualità? Chi diceva che era proprio quello?
Continuò a camminare, fino ad arrivare ad una distanza di pochi metri. Ed alzò la testa, guardandola. La ragazza era ferma, immobile, lo guardava ad occhi sbarrati.
"Non è possibile."
Disse solo, in un sussurro, scuotendo la testa. Ed la guardò inarcando un sopracciglio. E se... riguardò la rosa bianca che aveva nelle mani, sorridendo poi lievemente, aggiustandosi la visiera del cappellino senza staccare gli occhi della ragazza difronte a lui.
Lei si avvicinò, a quel punto, sentendo le gambe molli.
"Edward?" pronunciò incerta. Ed sorrise, guardandola di nuovo.
"Ed-Edward sei tu?", pronunciò lei, sentendo la gola secca e gli occhi umidi. Avrebbe voluto piangere. Lui si avvicinò lievemente, porgendole la rosa. Lei l'afferrò incerta attenta a non sfiorarlo. Si concentrò sul fiore abbassando la testa. Era puro, bello, bianco, profumato.
"Perché non mi hai detto che eri tu?", sussurrò allora lei, lasciando che una lacrima le rigasse il volto. Si sentiva presa in giro. E Ed a quella visione sentì piccolo piccolo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Edward che da un po' di tempo sento di meno.
E in generale più lontano di quanto
già i kilometri non siano. 


 

Hannah si spostò col dorso della mano un ciuffo ribelle che le era scappato dalla coda e poi riposò la sua attenzione sulla ciotola piena di liquido biancastro. Canticchiò un motivetto a bassa voce facendo schioccare sui denti note disconnesse mentre con la mano sinistra afferrava delle gocce di cioccolato e le buttava insieme al composto. Riguardò la ricetta sulla rivista che teneva aperta sul tavolo e facendo una smorfia versò con un cucchiaio un po’ di impasto in una teglia facendolo compattare come fosse una pallina. Riempì tutta la teglia e poi aprì il forno dietro di lei, mettendovela dentro. Accese il fuoco ad una temperatura di circa 180° e poi prese tutto ciò che c’era sulla tavola e lo gettò nel lavabo. Alzò gli occhi al cielo quando notò la tavola praticamente tutta sporca, così come il pavimento.
“Che schifo!” urlò, e battendo forte i piedi sul pavimento –era buffa, sembrava una bambina- si protese con uno strofinaccio per pulire quel disastro. Continuò a cantare lo stesso motivetto di prima –forse lo aveva sentito in una pubblicità di YouTube- e pulì tutto il cioccolato e l’impasto sciolto sul tavolo. Si riavvicinò al lavandino, aprì l’acqua sciacquando il pannospugna usato e incrostato di cibo dolce, ma si accasciò leggermente sul mobile quando venne investita da un ricordo che le annebbiò il cuore, gli occhi che pian piano si inumidirono, la pelle che rabbrividì, ma non il cervello che la riportò indietro a otto anni prima.


“Hannah, stai ferma!” urlò ridendo la madre della ragazzina. Era il suo compleanno, faceva dieci anni ed era emozionatissima. Le sue amichette Kate e Janet sarebbero venute durante il pomeriggio per festeggiare insieme a lei.
“Dieci anni sono importanti mamma” aveva detto la bambina solo qualche ora prima mentre stava ritornando a casa con sua madre che era andata a prenderla dopo scuola. “Sai, è un numero pari il dieci, è la metà di cinque. E poi c’è uno zero nella cifra e solo per questo è importante il doppio!” aveva concluso, soddisfatta. La donna aveva alzato gli occhi al cielo, ma poi “Si dai, forse due amichette potremmo anche farle venire” aveva detto alla bambina, sorridendole. Lei batté le mani soddisfatta ringraziando la mamma.
La madre aveva fermato l’auto e la bambina, senza pensarci troppo era scesa urlando entrando in casa dove aveva letteralmente gettato per terra lo zainetto leggero.
“Vengono Kate e Janette! Vengono Kate e Janette!” e la madre era scoppiata a ridere, chiudendo la porta con un tonfo.


Durante il pomeriggio, Hannah stava correndo per la cucina con un cucchiaio sporco nella mano e il muso colorato di marrone per via della cioccolata che aveva rubato dalla torta, mentre rideva per la madre che continuava a inseguirla.
“Fermati Hannah!” rise nuovamente la donna, stoppando la sua corsa. La bambina si fermò a sua volta ridendo forte insieme alla madre e si bloccò solo quando si sentì sollevare di qualche centimetro da terra da delle braccia forti. Era mingherlina per la sua età, pelle e ossa, quasi sembrava avesse sei - sette anni in tutto. Così il papà se la portò in braccio facilmente, scompigliandole i capelli. La bimba fece una smorfia, buttando a terra il cucchiaio sporco e mettendo poi le braccia al collo del padre, esultante.
“Auguri principessa!”, disse l’uomo sistemandole un codino sfatto. Lei arricciò il naso e poi gli diede un bacino sulla guancia ridendo quando gliela vide sporca di cioccolata come il suo muso.
“Che buffo che sei, papà!”, aveva detto indicandolo, mentre la mamma soffocava una risatina.
“Che mi hai combinato piccola peste? Cioccolato? Andiamo a pulirci dai!”, così si era avvicinato al lavandino e, aprendo l’acqua, aveva pulito la sua guancia e il musetto di sua figlia.
“Grazie papà!”


Sbatté velocemente le palpebre sentendo le lacrime staccarsi dalle ciglia lunghe e rotolare giù fino al mento. Tirò col naso, sentendo i sensi ristabilirsi e si riscosse solo quando sentì la mano farle male. La guardò e si accorse di essersela dimenticata sotto l’acqua fredda facendola congelare completamente. Si morse il labbro e senza preoccuparsi della mano addormentata continuò a pulire. Ricordava tutto come se l’avesse vissuto solo qualche ora prima. Invece erano passati giorni, ore, minuti, secondi, centesimi e millesimi di tempo. Continuò a lavare distratta i piatti, pensando a tutto tranne che a quello che stava facendo, ma si riscosse solo quando sentì il cellulare vibrarle nella tasca del pantaloncino che indossava come pigiama. Chiuse l’acqua e si asciugò le mani sulla maglia, incurante.

Edward ore 06:38 p.m. : “Credo di aver rotto il lavandino …”
Hannah ore 06:40 p.m. : “Non sai fare niente se non rompi qualcosa?”

Il ragazzo dall’altra parte strinse il cellulare e guardò il disastro che c’era a terra.

Edward ore 06:43 p.m. : “Oh Dio, questa volta ho bisogno di una barca.”
Hannah ore 06:44 p.m. : “Non entrerai mai in casa mia se distruggi i lavandini.”

La ragazza rise e si stese sul divano nella sua cucina, aspettando una risposta. Aveva pensato molte volte che quell’Edward fosse strano. E idiota. E stronzo -pensò a quando le aveva praticamente sbattuto in faccia che stava mangiando cioccolata da solo. E lei per la cioccolata ci moriva!-. Però era divertente per lei prenderlo in giro per le sue sventure. Avrebbe voluto essere una mosca per gironzolare in casa sua e osservarlo. Non sapeva molto su di lui, ma francamente non gl’importava così tanto. Sembrava egoista sotto un certo punto di vista, ma la verità era che i suoi problemi e sua madre la stavano soffocando. Voleva solo qualcuno con cui parlare. Se non fosse stato per quel minimo rapporto che aveva instaurato con quel ragazzo, sinceramente avrebbe anche cancellato il suo contatto Facebook. Odiava i suoi “amici”. Odiava parlarci. Odiava sua madre. Odiava quella casa. Odiava tutto … tranne quel ragazzo.

Edward ore 06:45 p.m. : “Simpatica come un dito in … in un occhio, si.”

Sospirò, passandosi una mano sui capelli coperti da un cappellino di lana, riportando di nuovo lo sguardo sull’acqua distesa sul pavimento.
“Oddio. Ora che faccio?” parlò tra sé e sé mettendo il cellulare in tasca. Lo sentì vibrare e fece appena in tempo ad aggrapparsi prima di scivolare e cadere a terra rompendosi il collo.

Hannah ore 06:47 p.m. : “Lo so :* ”
Edward ore 06:48 p.m. : “Sono serio. Qui è tutto bagnato. Che devo fare?”
Hannah ore 06:50 p.m. : “Uhm … Pulire forse?!”
Edward ore 06:52 p.m. : “Sai, non c’ero arrivato. Peccato che qui continua ad uscire acqua.”
Hannah ore 06:55 p.m. : “Metti qualcosa a terra e chiama un idraulico dato che sei incapace di aggiustare il lavandino.”

Il ragazzo sbuffò e poi pensandoci si morse un labbro. Avrebbe dovuto trovare un idraulico ma … lui non poteva chiamare. Avrebbe spifferato la sua abitazione. E poi? Ai paparazzi chi avrebbe badato? Lui comunque doveva sempre uscire cautamente da casa. Forse non era molto attento, dato che alle volte scendeva senza curarsi di nulla, ma alle volte voleva riprovare ad essere “normale”. Non che non gli piacessero tutte quelle attenzioni, ma … voleva che almeno la sua vita privata rimanesse tale, soprattutto da quando … da quando con Rose era andata uno schifo. Era l’unica ragazza che avesse mai amato davvero. Le altre erano state solo un passatempo. Non che non le avesse amate o trattate bene, ma … in effetti nessuna di loro era Rose, ecco. Scosse la testa e riguardò lo schermo.

Edward ore 07:01 p.m. : “Ho provato ma … nessuno può venire. Mi toccherà costruire una zattera per sopravvivere.”

Rise per la sua stessa bugia, sentendo un pezzetto di lui diventare nero. Bugie su bugie.

Hannah ore 07:04 p.m. : “Manda un S.O.S. se stai affogando, mando qualcuno a salvarti!”

La ragazza rise per quella sua orribile battuta e si alzò di scatto dal divano quando sentì il fornetto ticchettare troppo velocemente.
“I biscotti, oddio, i biscotti!” urlò, girando la rotellina per spegnere il forno. Aprì subito l’anta da cui uscì del fumo grigiastro e tossì, spostandolo con la mano. Una puzza di bruciato si espanse per la stanza e quasi ebbe l’istinto di vomitare il nulla.
“Accidenti! Che schifo!”
Sbraitò, battendo un piede sul pavimento.

Hannah ore 07:13 p.m. : “Sai, ci ho ripensato per quanto riguarda l’S.O.S. Spero che tu affoghi, perché è solo colpa tua se ho bruciato i biscotti.”

Scrisse, arrabbiata. Ci teneva a quei biscotti e aveva fame. Sua madre non c’era, molto probabilmente era chiusa in qualche locale … a bere. Storse il naso sentendo gli occhi inumidirsi e diede un calcio all’anta del fornetto. Pensare a sua madre le faceva quell’effetto orribile. Prese il cellulare e si chiuse in bagno, cadendo sul pavimento singhiozzando. Odiava quella donna, la odiava da morire. Le stava rovinando la vita.

Edward ore 07:15 p.m. : “Su H, non prendertela per dei biscotti. Pensa che almeno tu puoi buttare tutto nella pattumiera. Io … io devo spaccarmi la schiena per pulire. :c ”
 “Vaffanculo. Lasciami in pace.”

E dopo quell’orribile risposta lanciò il telefono sulla parete di fronte. Quello si aprì in tanti pezzi con uno schiocco sonoro e con esso il cuore di Hannah che singhiozzò più forte. Si accasciò sul pavimento, poggiò la testa a terra e si strinse le mani al petto che le faceva male. Sentiva un peso e l’umiliazione salire alle stelle. I suoi vicini di casa sicuramente sapevano delle urla che si scambiava con la madre –infondo quella casa stava cadendo a pezzi, le pareti erano instabili e “fini”, tutti avrebbero potuto sentire- e la mancanza di un padre nella sua vita stava diventando opprimente. Lei stava diventando un mostro. Non parlava con nessuno se non con quel ragazzo. Si alzò in piedi e si guardò allo specchio. I capelli erano scombinati, pieni di nodi. La faccia era sconvolta, le occhiaie contornavano terribilmente gli occhi. Il corpo era magro, piccolino, sempre più fine. Faceva schifo.
Si guardò intorno e questa volta aprì i cassetti con più decisione. Uno cadde a terra, sul suo piede. Urlò dal dolore e si ritrasse indietro inciampando ulteriormente. Si mantenne vicino alla vasca e sorrise quasi da psicopatica quando trovò ciò che cercava. Era per terra, vicino un giornaletto mai letto, chissà come ci era arrivato lì  dentro.
La prese in mano. La lama luccicante, tagliente, pulita, terribilmente nuova. Chiuse gli occhi, sedendosi a gambe incrociate sugli oggetti fuoriusciti.
Rimase ad osservarla per forse dieci - quindici minuti, poi si tolse il braccialettino che gli aveva regalato suo padre tempo prima e avvicinò la lama al polso.
“Niente Edward. Niente mamma. Niente papà. Niente Kate. Niente Janette. Niente Claire. Niente.”
Pronunciò ad occhi chiusi. Spostò lievemente la lama, quel tanto per farsi un piccolo taglietto.
E aveva pensato a suo padre che non c’era più.
“Scusa papà.” Disse aprendo gli occhi lasciando che due lacrime le scendessero sulle guance.
“Scusa mamma.” Continuò, sentendo il cuore impazzito. Spostò ancora un po’ la lametta sul polso. Aveva pensato a lei quando aveva tracciato quel piccolo taglietto. Aveva pensato al mostro che quella donna era diventato, alla mamma che ormai non era più. E poi aveva pensato a se stessa. Lei stava diventando come lei: Un mostro. Non pensava più a nessuno, nemmeno a Claire che ogni giorno bussava alla sua porta, chiamandola a gran voce. Tutti sapevano che lei era chiusa in casa, ma alla fine, dopo massimo mezz’ora, andavano via. Aveva rifiutato tutti, continuava a rifiutare tutti.
“Scusa Edward.” Disse alla fine, tracciando l’ultimo taglietto. Lo aveva deluso, se lo sentiva. Lo aveva preso a parole senza motivo. Lo aveva deluso maggiormente perché si era fatta ora del male. La prima volta che ci aveva provato, due settimane prima, si era fermata grazie a lui che le aveva risposto. Ma in quel momento lei aveva lanciato il cellulare all’aria, aveva cercato di distruggerlo completamente, eliminarlo.
“Sc-scusa Ed.” Ripeté, abbassando gli occhi sul polso. Aveva dei piccoli graffietti lievi, ma gli facevano schifo. Lanciò la lametta nel gabinetto, sentendo l’acqua schioccare quando l’oggetto vi cadde dentro. Si stese per terra e pianse ancora e ancora.
E dentro di lei cominciò a nascere la convinzione di essere quella sbagliata.

Ed continuò ad asciugare il pavimento alla bell’e meglio. Era passata ormai mezzora da quando Hannah gli aveva dato quella risposta. Inizialmente non aveva capito se stesse scherzando, ma poi dopo avergli mandato i primi ‘Che succede?’ ‘Perché fai così?’ e ‘Che ho detto?’, si era arreso e aveva continuato a pulire il pavimento, affermando a se stesso che si, Hannah era forse la ragazza più strana con cui avesse mai avuto a che fare, inconsapevole di quello che dall’altra parte della città, a kilometri da lì, stava succedendo. 


 

 


 

  
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