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Autore: Paradichlorobenzene_    10/04/2013    2 recensioni
C'erano passati in tanti nel suo cuore - come dal cielo passano gli aerei - che lei non ci faceva più caso.
Prendeva tutto alla leggera, con la stessa freddezza che le aveva forgiato il carattere da sette anni a quella parte.
L'energia le si era consumata poco a poco, così, a tutti quelli che vi entravano per poi andarsene,
Florence chiedeva solo di spegnere la luce.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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14 settembre  - 1° giorno del quinto anno a Stalag 14.

Dopo il lungo e dolce – dolcissimo, a dire il vero – periodo delle vacanze estive, eccomi ritornata tra le mura di Stalag 14.  Era così bello fare le ore piccole, alzarsi all’ora di pranzo e vegetare in riva al mare.
Nonostante sia solo la prima ora, sento già il peso dei professori e delle loro lezioni gravare sulle mie spalle bruciate. Dopotutto, al quinto anno di un liceo scientifico,  i professori e i loro affiliati – Dio me ne scampi – si aspettano da te qualcosa oltre ogni ragionevole limite umano.
E così, il professore di matematica, un tipo leggermente attempato che si crede ancora un adolescente, si ritrova a farci l’interrogatorio sulle nostre vacanze estive.
 
-          Signor Delacroix! La smetta di fissare il vuoto risponda alla mia domanda!
-          Ma cosa gliene importa a lei di quel che ho fatto durante le vacanze? Sono andato al mare, sono andato in discoteca e mi sono portato a letto ragazze a decine, è questo che voleva sapere?

 
Castiel. Diciannove anni, bocciato in quarta superiore. Carattere: da sindrome premestruale. Segni carattestici: Capelli tinti e sorrisetto idiota. Particolare tendenza a comportarsi da strafottente e ad essere sospeso. Infatti, eccolo con una nota il primo giorno di scuola.
 
-          E lei, signor Ainsworth? Signorina Laurent! La smetta di limarsi le unghie!
-          Professore, lei non capisce la vitale importanza delle unghie sempre perfette!
-          Io sono stato in campagna con la mia famiglia.
 

Lysandre. Diciannove anni, bocciato in quarta per la sua tendenza a dimenticare le cose importanti, con particolare predilezione per i compiti in classe. Carattere: Abbastanza calmo, assente è il termine più adatto. Segni caratteristici: Capelli bianchi, occhi bicolore, vestiti in stile Epoca Vittoriana, tendenza a dimenticare il suo quaderno con risultati disastrosi.
 
Ambre. Diciotto anni a dicembre, arrivata per miracolo – miracolo di suo fratello (san) Nathaniel, specifichiamolo sempre – in quinta superiore. Carattere: Da gallina isterica. Segni caratteristici: Capelli cotonati, tendenza a snobbare la gente, è sempre circondata dalle sue due amiche del gruppo delle oche: Li Chang e Charlotte François. Anche da Capucine Guerin, che però viene del tutto ignorata.  

 
Dopo quattro interminabili anni in un liceo – anche se solo uno in questo istituto – il mio cervello funziona come un radar. Chiunque abbia visto un programma di Graphic - Design mi può capire. Quelle linee verde fosforescenti tipo mirino sono ovunque. Ma la cosa peggiore è che ho iniziato a parlare da sola, come se non fossi già abbastanza fuori di mio. La notte mi ritrovo a vedere luci fluttuanti nella stanza, che mi parlano. I sensi di colpa mi attanagliano da tre anni ormai, sono tre anni che non riesco a dormire. Ho cambiato scuola per scappare dall’immagine che quelle altre persone – non compagni, persone – avevano di me. E non me ne rendevo conto.
O almeno finché non conobbi Jèan.
Jèan è stato l’errore più bello che io potessi fare. Era bello, ed era dolce, e intelligente, ma forse anche parecchio superficiale. Era il maggio dell’anno prima, avevo compiuto da poco meno di tre mesi diciassette anni e  ci frequentavamo già da un po’, almeno fin quando mi accorsi di essere incinta da circa due mesi. Il giorno dopo averlo saputo non si presentò a scuola, e così per settimane.
Poi mi dissero che aveva cambiato città, persino stato. Così come la scheda telefonica e, a quanto mi hanno detto, il taglio di capelli.
Non mi disse quasi niente, ne un parere, non mi aveva nemmeno lasciato esplicitamente.
Solo “Stai attenta a quel che fai”, dopo mi voltò le spalle e se ne andò. Fu l’ultima volta che lo vidi.
Il mese dopo persi il bambino, mentre stavo per entrare al quarto mese.
Avevo deciso di tenerlo ma la mia buona volontà non servì a salvargli la vita, non c’era stato niente da fare.
Mia zia, che voleva ritrasferirsi nella mia città natale, decise di tornare definitivamente a Parigi.
Da allora ogni ragazzo mi si avvicinava per un motivo ben preciso, le voci girano nelle città medio - piccole come Frejéus, e molti dei miei conoscenti avevano amicizie a Parigi, finché anch’io, un po’ per divertimento un po’ per noia, ho iniziato a tener loro la porta aperta.
Adesso sono cambiate molte cose, tranne questo. Il mio aspetto e molti lati del mio carattere, ma non altro.
Dopo Jèan ce ne furono molti altri. Non me ne ricordo nemmeno i visi. Entrando in una nuova scuola, decisi però di darmi una regolata. E adesso, che in classe ho la mia controfigura smorfiosa, mi rendo perfettamente conto che la mia, dopotutto, non è una decisione poi così sbagliata.
 

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Vacanze a Marseille, Florence, estate 2010.

   
 
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