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Autore: _Char    10/04/2013    1 recensioni
Non avevo mai visto un ragazzo dai suoi stessi tratti. Erano ben delineati, che richiamavano quasi i tratti stranieri, come quelli degli spagnoli. Seducenti, ammalianti. Era uno di quelli per cui saresti uscita dalla classe fino al corridoio per vederlo. Uno di quelli che ti calamitano con lo sguardo. Con cui avresti voluto fare l’amore subito. No. Non amore. Sesso. Focoso, caldo, passionale, in cui s’intrecciavano gemiti e sospiri.
Sesso. Sesso puro.
Rimasi senza parole, sentendomi morire. Cosa stavo facendo?? Andavo a sbavare dietro a un tizio che non avevo mai visto in vita mia?
Ero confusa, troppo. Non ero abituata ad emozioni così forti. Nessun ragazzo fino ad allora era riuscito a risvegliarmi tutti gli ormoni in una sola volta, con un solo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                             CAPITOLO 6


Qualcuno mi schioccò le dita in faccia. Mi risvegliai dal sonno ad occhi aperti, girandomi distrattamente verso l'artefice di quell'uscita.
Margherita mi fissava stranita:
-Dio santo Bi, svegliati- borbottò, -sembri demente stamattina-
-Scusa- bofonchiai, non avendola quasi ascoltata. Tornai a poggiarmi sul banco con le braccia conserte: nonostante avessimo tutti fatto le ore piccole, quella notte, io sembravo ancora un panda in overdose di sonniferi mentre le altre al mio confronto sembravano fresche come delle rose.
-Che c'è, ti ha fatto male ieri sera lasciarti andare?- sorrise maliziosa.
-Fottiti- replicai lapidaria, quasi fulminandola con lo sguardo.
Inclinò la testa.
-Hai il ciclo?- chiese perplessa.
-No- bofonchiai, -ho solo sonno-
-“Ho solo sonno, sono solo stanca” … Vuoi riprenderti, Bi?- mi rimproverò seriamente, dandomi uno sguardo ammonitore, -cosa credi, che tutto ti passi per magia? Devi prenderti un pomeriggio intero, chiuderti in camera e dormire fino a che quel tuo nervosismo tanto carino e gentile non scompare, capito?-
-L'avrei già fatto, Marghe- sospirai, - se non avessimo tanto da studiare e tanto da fare-
-Ti riferisci a...?- mi guardò intensamente.
Aggrottai le sopracciglia, sorpresa.
-Cosa?- replicai, stupita.
-Bianca, a me non la dai a bere chiaro? Puoi ingannare Carlotta, puoi ingannare te stessa ma non me. Lo so che c'è qualcosa che non va, lo vedo. E scommetto quanto vuoi che già so anche cosa riguarda. O forse dovrei dire chi-
-Per favore, non mi va di parlarne- mormorai, accasciandomi sulle braccia.
-A me sì invece, quindi sturati le orecchie e ascoltami. Lo so che ti piace, non negarlo. Vedo il modo in cui lo guardi. E so anche...- azzardò poi, perdendo un po' il tono fermo e deciso, -che sei confusa. Ti capisco, Bianca, puoi parlarne con me-
-Lo dici per esperienza diretta?- la punzecchiai, seccamente. Ma bastò un suo sguardo per farmi crollare.
-Scusami- mormorai, -è che... non dormo da tre giorni ormai. Mi dispiace comportarmi così da stronza-
-Non preoccuparti- sorrise dolcemente, - sei adorabile anche quando fai la stronza-
Sorrisi, rasserenata. Per fortuna c'era qualcuno con cui parlare seriamente.
-Allora, dimmi tutto- riprese, -parlamene, Bianca. Ti farà bene. O finirai per scoppiare dentro-
Stavo già scoppiando dentro.
-...È che non so cosa fare- dissi, -Non lo so, sono confusa... Ogni volta ricomincia tutto d'accapo... -
Stette in silenzio, osservandomi.
-Sai qual'è il problema, secondo me?- disse lentamente, dopo un po'.
La guardai interessata.
-Che non vuoi ammettere di esserne attratta. È così, te ne vergogni con te stessa oppure non vuoi che succeda- disse, guardandomi seriamente, -ma devi lasciarti andare Bianca. Vivi. E amalo. Perché so che lo ami-
-Amare è una parola grossa- dissi soltanto.
-Sarà, ma è tanto improvvisa quanto significativa- replicò.
Scossi la testa.
-Ho paura- mormorai, -ho paura che sia solo sesso. Non conosco niente del suo carattere, è solo un'attrazione fisica-
-Allora perché non lo conosci un po'?- fece maliziosa, -così puoi vedere se è il tuo principe azzurro-
-Scordatelo, Margherita, non credo veda qualcosa più che una ragazza in me-
-Provare non costa nulla...- concluse, con sguardo vago.
In quel momento entrò il professore di arte in classe, e la porta si richiuse, portando via tutti i pensieri e le parole degli studenti.


-Grazie- dissi soltanto, una volta finita l'ora.
-Per cosa?- fece Margherita al mio fianco.
-Per avermi ascoltata- sorrisi, e lei ricambiò il sorriso.
-Allora, gli parlerai?- continuò, addolcendo la voce.
-Vorrei...- ammisi, -ma non so come fare...-
-Usa la tua immaginazione- consigliò, -prima o poi qualcosa salterà fuori-
-... Ci proverò- sospirai, sperando mi venisse in mente qualcosa.

 

L'ora di uscita si avvicinava sempre di più. Questa volta attendevo il suono della campanella con una studiata pazienza; al solo pensare che ventiquattr'ore prima mi stavo agitando nervosamente nello stesso banco mi fece comparare la situazione attuale, ben decisa a restare calma.
Ascoltai con attenzione la lezione del professore, cercando di concentrare il mio interesse altrove, e dopo un po' mi sentii meglio. Ciò mi diede una spinta ad andare avanti.
Quando la campanella suonò, decisi di dover entrare in azione.
Bene” pensai, “è il mio momento. O la va o la spacca”
Margherita mi guardava, sorridente ma un po' incuriosita.
Sospirai intensamente e guardai gli altri studenti precipitarsi all'uscita, aspettando il momento giusto. Carlotta ci aspettava alla porta, ma Margherita le fece cenno di uscire senza di me, dandomi un sorriso d'incoraggiamento.
Misi lo zaino in spalla e mi diressi verso il fondo della classe, decisa ad intercettare i ragazzi che stavano uscendo.
Francesco era quasi a chiudere la comitiva.
Mi scostai da Giovanni e Mirko, che passando avanti stavano quasi per travolgermi incuranti, senza dare troppo nell'occhio, e mi posizionai fermamente dietro di loro.
-Ehi- dissi, per richiamare l'attenzione. Gli occhi dei ragazzi si concentrarono su di me, mentre continuavano ad uscire; cercavano di capire a chi mi rivolgessi. Ma l'interessato della conversazione intuì subito di essere il destinatario. I nostri occhi si incontrarono.
-Vorrei... parlarti di una cosa di ieri sera- continuai, abbassando il tono. Capì che voleva essere una conversazione in privato, e tornò a guardare gli altri, lasciandoli andare con un cenno di capo; non mi sfuggirono le loro frasi nel corridoio simili a “oh ooh, Francesco sta per avere un appuntamento ragazzi” “preparate lo champagne” o anche “Dio gliene scampi”.
Coraggio Bianca” pensai, cercando di farmi forza.
-Di cosa vorresti parlarmi?- iniziò, con tono morbido.
-Beh ecco, niente in particolare...- svincolai, -Il fatto è... che... quando ti sei allontanato, ieri sera, ti è caduta una cosa dalla tasca- sviai lo sguardo, per agevolarmi le cose.
-Una cosa?- ripeté, perplesso. Evidentemente stava intuendo che ci fosse qualcosa sotto.
-Sì- confermai, tornando a guardarlo, -beh, ecco...-
Mi avvicinai a lui e gli infilai delicatamente un piccolo foglietto nella tasca dei jeans.
-Chissà come mi sarà caduto- commentò sarcastico, dopo aver osservato bene i miei movimenti.
-Chissà- feci vaga, -forse era in fondo alla tasca. Capita di trovare delle carte, quando si comprano i pantaloni, e magari non ci se ne accorge prima-
Mi guardò, incuriosito.
-E non potevi lasciarla lì?- fece, stuzzicandomi, -Non aveva nessuna importanza-
-Beh ci tenevo a ridarti ogni cosa di te- feci, accostandomi leggermente, -Non mi sembrava opportuno lasciarla lì-
Sorrise, guardandomi interessato.
Gli diedi un mezzo sorriso per uscirmene e mi tirai indietro, tornando verso la porta.

 

-Gli hai dato il tuo numero di telefono?!- esclamava Margherita al telefono, più che sorpresa.
-Hai detto di inventarmi qualcosa, è tutto quello che mi è venuto in mente- replicai, camminando nervosa per la stanza.
Mi aspettavo una reazione perplessa.
Fu per questo che quasi trasalii quando la sentii alzare entusiasta la voce.
-Ma è fantastico!- gridava quasi, -ce l'hai fatta Bià!! Non pensavo avresti fatto una cosa del genere- si congratulò, felice.
Sorrisi, sollevata dalla sua reazione: in un certo senso mi aveva rassicurata il suo entusiasmo. Almeno non avevo fatto proprio una cazzata.
-A quando l'appuntamento?-
-Calmati Marghe, non so nemmeno se l'ha visto...- rimasi con i piedi per terra, cercando di non farmi contagiare troppo dalla sua contentezza.
-Oddio, non posso crederci!- sorrise ancora, -chissà che dirà Carlotta quando lo saprà-
Rimasi interdetta, per un minuto.
-Senti- feci poi, abbassando la voce, -non dirglielo, okay? Non voglio, per ora...-
-Perché?- si stupì lei.
-Non voglio che rovini tutto- risposi, -so come si comporterebbe. Non dirglielo ancora, per favore. Ci penserò io a farlo-, anche se in realtà non ne avevo l'intenzione.
-D'accordo- asserì, poco convinta, -starò zitta. Fammi sapere come va però- s'impuntò, curiosa.
-Sì, se avrò una speranza- sorrisi, passando oltre.
D'un tratto sentii un colpetto di vibrazione nell'orecchio, che cessò subito dopo averlo avvertito.
Sussultai.
-Credo mi sia arrivato un messaggio... ti dico dopo- dissi, morendo dalla curiosità.
-Davvero?? Bianca, fammi sapere tutto- fece apprensiva, e riattaccò la chiamata.
Abbassai il telefono dall'orecchio e premetti il pulsante di fine chiamata, nonostante l'avesse già fatto lei. Vedere o non vedere? E se poi era solo un messaggio promozionale della scheda telefonica, arrivato con un tempismo perfetto nel momento sbagliato come sempre?
Mi decisi, e riattivai lo schermo diventato buio.
C'era un messaggio in arrivo da un numero che non avevo mai visto.
Andai in fibrillazione.
Aprii l'icona della posta e mi sentii tremare le mani mentre attendeva il breve caricamento.
Sì, credo di aver perso quel foglietto”
Ripresi battito, lasciandomi andare in un sorriso liberatorio. Inviai un messaggio a Margherita.
L'ha letto sul serio!”
Cavolo Bianca!” diceva la sua risposta, “prepariamo fiori e champagne”
Non riuscivo a smettere di sorridere, sollevata.
Non sapevo cosa rispondergli.
È una fortuna che l'abbia trovato, allora” feci infine, ammiccante.
Fortuna per te o per me?”
Più che fortuna, combinazione”
Una combinazione piuttosto fortuita, allora...”
Mi bloccai, realizzando. Davvero stavo parlando con Francesco?? Non riuscivo a crederci.
Che ne diresti se ci creassimo un'altra combinazione fortuita?” arrivò un altro messaggio subito dopo.
Rimasi spiazzata. Mi stava chiedendo un appuntamento? Lui?
Le combinazioni non puoi programmartele” risposi.
Vogliamo chiamarle occasioni, allora?” ribatteva ancora, “una seconda occasione. Come ieri sera”
Una seconda occasione”. Quelle parole si ripetevano nella mia mente come un ritornello.
Posai il telefono, incerta. Che cosa dovevo fare? In fondo Margherita mi aveva consigliato di conoscere Francesco, poteva essere l'occasione giusta. Occasione. Di nuovo quella parola.
Tamburellai con le dita, pensierosa. E se poi me ne sarei pentita? Intanto erano due minuti che non rispondevo. Il telefono giaceva silenzioso sulle lenzuola.
Alla fine lo presi e composi il messaggio.
Se riuscirai a guadagnartela”
Posai di nuovo il telefono, come se scottasse. Tuttavia controllavo ogni momento un possibile segnale di un nuovo messaggio da leggere.
Ecco, era arrivato di nuovo.
Presi rapida l'apparecchio e lessi avidamente.
Dovrò meritarmela, allora. Vedo che non hai intenzione di cedermela facilmente... Una prova? Proviamo a farlo, e poi mi dirai se merito una seconda occasione...”
A quanto sembrava non stava andando poi così male. Mi decisi a scrivere.
Proviamo allora. Ma sarò inflessibile, sappilo”
Giudice imparziale. Staremo a vedere”
Era andata. Almeno era servito a qualcosa. Solo in un secondo momento realizzai che non ci eravamo detti praticamente niente.
E il luogo designato per questa tua “seconda occasione”?” scrissi poi, vincendo il timore e sperando di apparire neutra.
Non avevi detto che saresti stata inflessibile? Perdi già punti”
Diavolo. La colpa era sua.
Ma poi arrivò un secondo messaggio.
Non correre, bambina. Ci vuole tempo per ogni cosa...”
Intendi dire che rinunci?” lo istigai.
Ogni cosa a suo tempo. Sempre se non vuoi tirarti indietro”
Potrei farti la stessa offerta”
La conversazione finì lì. Ci sarebbe stato tempo, per la sua seconda occasione.

  
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