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Autore: MaxT    10/04/2013    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam
 
Ciao Hera, Grazie mille per la recensione. Il capitolo è decisamente mosso e pieno di sorprese, e comunque la storia ne riserva ancora qualcuna per rendere la confusione più totale. Povera Irma, tutta assetata, che si vede uscire le ombre da sotto il lavello come in un incubo e poi resta tutta impeciata! Temo che dovrà aspettare ancora un po' per poter tracannare un po' del suo elemento. 
Ciao Sweet Witch, che piacere risentirti. Sono molto contento che tu abbia trovato piacevole e ben scritto questo capitolo. Se Will riuscirà a sopravvivere? Penso proprio di sì: se avessero voluto farla secca, le Nemesis avrebbero tirato fuori le pistole di cui sono armate.
 
Qualche parola su questo capitolo: non è facile trovare un finale, o un semifinale, per una storia così. La possibilità più ovvia era che le W.I.T.C.H.  salvassero Elyon, come è sempre avvenuto da canon, in cui la Luce di Meridian non si è mai scollata dal ruolo di 'princess in distress'; la seconda possibilità, appena meno ovvia, era la vittoria di Elyon; la terza, ma scommetto che nessuno ci avrebbe scommesso, era il trionfo delle antagoniste.
Attribuire  la vittoria, a sorpresa, a un personaggio che era stato 
presentato come un fantoccio vivente mi è sembrata la rivincita delle mille e mille comparse ingiustamente sfruttate e lasciate nell'ombra in migliaia di film e fumetti, e vedere la vincitrice impelagata in una crisi d'identità che in fondo è la diretta conseguenza dei suoi metodi, secondo il principio del contrappeso e del contrappasso, mi è sembrata una soluzione più interessante di quelle canoniche. Spero che le mie scelte vi risultino quantomeno interessanti.

 
Buona lettura
MaxT 

 
 

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti
 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. La controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian.
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile.
Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta le false guardiane e infine la falsa Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
Informata da Caleb, la vera Elyon decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.
Nel frattempo Vera fa sperimentare nuove armi segrete, come fruste capaci di iniettare narcotici e sistemi per materializzare armi pesanti in vista del confronto finale.
Cinque mesi dopo, la situazione precipita improvvisamente per un casuale ma burrascoso incontro di Taranee con le gocce a Midgale. 
A Kandrakar, Elyon viene costretta a rivelare che il colpo di stato di Vera era stato frutto di un loro accordo per far realizzare la profezia della tirannide nel modo meno dannoso possibile. Vera aveva assunto una pozione per dimenticare questo accordo, ma la sua memoria sarà ripristinata pronunciando in sua presenza una frase concordata, che comunica a Dora che viene rimandata a Meridian come messaggera.
Quando Elyon viene condotta al cospetto di Vera, questa rifiuta di tirarsi in disparte e ammettere pubblicamente la montatura, tuttavia mantiene la promessa di riportarla a casa, libera, in attesa del confronto finale.
Elyon scopre tragicamente di aver portato con sè la Corona di luce fasulla. Informato, l'Oracolo disapprova il suo piano di creare delle Nemesis a lei fedeli, e impone di concordare un piano con le Guardiane. Endarno, sfiducioso, incarica Orube di preparare una seconda squadra d'intervento.
Elyon sostiene il piano di Cornelia di usare il Potere della Terra per aprire una galleria nei muri e sorprendere Vera; in realtà non ha rinunciato al suo piano segreto di sorprendere la rivale creando tre Nemesis a lei fedeli, più una sosia di sè senza poteri da far catturare. 
Arrivato il grande giorno, Le WITCH e Elyon si teletrasportano alla periferia di Meridian, ma questa le lascia brevemente per iniziare il suo piano. Riesce a infiltrare le tre Nemesis a lei fedeli, che trasmettono a Vera di avere catturato Elyon, in realtà la sosia. Nel frattempo però, credendosi abbandonate, le WITCH si dirigono verso la città senza aspettare l'amica, che tornando indietro si scopre rimasta sola. 
Le false Nemesis con la loro prigioniera riescono a passare i pur severissimi controlli e arrivare al cospetto di Vera. Questa, leggendo dalla mente della prigioniera un piano fittizio cui era impreparata, decide di far distribuire ai soldati di guardia al palazzo una nuova arma non letale, gli 'anticorpi'. Nel frattempo le WITCH sono costrette ad entrare nel sotterraneo per sfuggire ai soldati in superficie.
Qui vengono localizzate dal sistema di sorveglianza ma riescono a sfuggire alle Nemesis; iniziano a scavare una galleria verso il palazzo, ma una crisi di claustrofobia di Hay Lin le costringe a rinunciare, e sono costrette a risalire in superficie.
Qui le loro tracce vengono notate dai militari, ma Caleb, travestito da soldato, riesce a depistare le ricerche. Poco dopo, però, una bomba ad anticorpi lanciata a caso da un'aquila colpisce Taranee, avvolgendola e rivelandola agli avversari.
Le WITCH si asserragliano in una casa per ripulire Taranee dagli anticorpi che le bloccano i poteri, ma l'operazione è lunga e vengono assediatenella casa dai soldati. Il vento provocato da Hay Lin fa schiantare una delle aquile; in collera per questo, Vera fa preparare le Nemesis per un assalto che rischia di essere sanguinoso, ma Theresion per impedirlo manipola la barriera e fa disperdere il gruppo d'assalto, e viene imprigionata. Le tre Nemesis di Elyon cercano di approfittare per aggredire Vera, ma falliscono e vengono catturate. Ora Vera ha perso la maggior parte delle sue guerriere, e nel frattempo le WITCH sono sfuggite all'assedio con un tunnel e, protette dall'invisibilità, stanno salendo la scarpata verso il palazzo reale, anche grazie all'azione di depistaggio di Caleb.
Nel frattempo, Elyon è riuscita a sostituirsi a Irenior incontrata nei sotterranei, ma anche lei viene investita dagli anticorpi appena uscita in strada. I militari, ingannati sulla sua identità, l'accompagnano a palazzo perchè si possa ripulire. Lei va nella stanza di Carol, dove la trova narcotizzata per ordine di Vera.
Salita la scarpata le WITCH, protette da un fragile manto di invisibilità, devono affrontare i soldati, le aquile e infine dei carri armati materializzati da Vera; tuttavia le avversarie finiscono per perdere il controllo di tali mezzi, che sfondano il muro del giardino prima di essere smaterializzati.
Le WITCH riescono a penetrare nel palazzo e, sfuggendo ai soldati, ad arrivare fin nella sala del trono, che trovano vuota; un attimo dopo, però, subiscono prima l'attacco diversivo da un videogioco materializzato, e subito dopo l'attacco delle Nemesis che, utilizzando anticorpi, riescono a bloccare tutte le guardiane tranne Will, e che, neutralizzato il Cuore di Kandrakar, si apprestano ad attaccare anche lei. 
Nel frattempo, al piano di sopre  Vera riconosce Elyon, che tentava di confondersi con Irenior, e riesce a farla catturare dalle Nemesis. Però, quando credeva ormai di avere la vittoria in mano, la goccia di Elyon la teletrasporta fuori dal palazzo, prendendo il controllo della situazione. L'esultanza di Elyon dura poco: la sua goccia, infatti, le dice una cosa che la raggela. 
 
 
 
 
 
Capitolo 84  
 
Elyon ed Elyon


 
Meridian, sala operativa delle Nemesis
 
“In realtà, io sono la vera Elyon, e tu la goccia!”, ripete l’altra. 
Per un attimo, nella sala operativa regna un silenzio stupefatto. La debole luminescenza verde del pavimento si mescola alla luce del sole che entra dagli abbaini per creare sui visi un effetto tanto surreale quanto quelle parole.
“COOOOOSA?!?”. Elyon la guarda scioccata e incredula. “Tu pensi…. Ma… Ma… Ma che sciocchezza è questa?”.
“E’ così, cara. Ci siamo scambiate quando ti ho presa in disparte per le ultime istruzioni, un’ora prima di partire da Heatherfield”.
“Oh, no-no-no! IO ti ho presa in disparte, e ti ho instillato l’incantesimo di memoria che ti avrebbe fatto credere di essere me, ma solo per poter ingannare Vera che ti avrebbe letto i ricordi, solo per questo! L’incantesimo si è attivato quando la tua scorta ha finto di averti catturata, e si sarebbe dovuto dissolvere dopo due ore esatte! E sono già passate da mo’! Quindi o qualcosa non ha funzionato, o stai facendo finta!”.
“Tu avresti dovuto riprendere i tuoi veri ricordi non appena io ti avessi rivelato che sei tu la goccia. Perché non è così?”, risponde l’altra Elyon accigliandosi, “Forse è vero che qualcosa non ha funzionato”.
“No-no-no, che sciocchezza! Non puoi sostenere questa bugia, qui sei in mezzo a gente che legge il pensiero!”. Rivolta alle tre Nemesis, chiede imperiosa: “Non è forse vero che sono io la vera Elyon?”.
Le tre si stringono nelle spalle, imbarazzate.  “Beh, tu sei quella che credevamo la vera Elyon…”. “Quella che abbiamo lasciato nel sotterraneo!”.
“Che era la goccia!”, interrompe spazientita l’altra, “Ci eravamo scambiate già da prima!”.
“Non vi chiedo cosa credevate!”, insiste Elyon, “Leggeteci il pensiero: non è forse vero che io sono la vera Elyon, e lei si sta inventando tutto?”.
Le tre studiano entrambe le contendenti con attenzione, poi scuotono il viso all’unisono. “Non siamo in grado di dirlo”. “Per me, nessuna delle due sta mentendo”. “Non consapevolmente, almeno”.
“Ma come!”, protesta quasi piangendo Elyon.
“Non so come convincerti…”, geme l’altra sempre più preoccupata, “Speriamo che questo incantesimo del cavolo finisca!”.
Le tre aggiungono, un po’ esitanti: “Mi ricordo però quello che l’originale disse all’altra appena creata”. “Che se l’avesse aiutata, avrebbe potuto far parte della famiglia reale a pieno titolo”. “E… scegliersi il nome e l’aspetto che avesse preferito”.
 
 
Sala del trono
 
Nella desolazione della grande sala cosparsa di anticorpi, Will si allontana dalle sue compagne imbrattate e ridotte all’impotenza, cercando di raggiungere il tendone della finestratura per poter ripulire almeno il Cuore di Kandrakar. Senza quello, tutto il suo potere vale poco, forse nulla.
Alla porta risuonano colpi sempre più forti, e voci in meridiano che stenta a comprendere.
Le due Nemesis già visibili si stanno muovendo con prudenza verso di lei, pronte a una sua reazione, per saltarle addosso con le chissà quante compagne ancora invisibili che stanno lasciando tracce confuse sulla patina biancastra che copre il marmo del pavimento. 
 
D’improvviso uno schianto metallico, poi  i colpi cessano. I grandi battenti dell'ingresso iniziano ad aprirsi, con uno stridio che si somma al vocio, ai clangori di armi e all’abbaiare di ordini da fuori. 
Iniziano a irrompere nella sala soldati, tanti soldati, tutti con brutte facce marroni e divise verdi, e soprattutto con lance e spade sguainate, e coni bianchi spianati pronti all’azione. Dopo qualche passo si fermano stupefatti a guardare la scena surreale, e subito vengono spinti in avanti da altri che sopraggiungono.
“Avanti! Prendetele tutte!”, grida un capitano da più indietro.
I soldati sparano un paio di coni d’anticorpi, che turbinano nell’aria per qualche secondo prima di depositarsi a terra come neve senza aggiungere danni a quelli già fatti, al di là di sporcare ancora di più il pavimento.
“Prendetele!”, ripete il capitano, reso baldanzoso dal numero di soldati che cresce sempre più. 
Tutti assieme, i militari si fanno avanti, circondando sia le guardiane che le Nemesis e minacciandole con  le spade e le lance, stavolta tutte con il puntale metallico ben saldo e affilato.
“Arrendetevi, streghe!”, intima l’ufficiale.
 
Ora che i soldati circondano le Nemesis a pochi metri da Will, anche lei riesce a vederle. 
Rinunciando all’invisibilità ormai inutile in una stanza così affollata, lei punta i palmi minacciosa contro i militari più prossimi.  “Non avvicinatevi!”, intima, ma non sa se i suoi raggi funzionerebbero ancora in quella situazione, in un ambiente così inquinato da quella robaccia. Tenta di allungare la mano verso il tendone per pulirvi il suo talismano imbrattato, ma un soldato le fa cortesemente capire che le taglierebbe la mano con la spada.
 
“Mollateci, imbecilli!”, grida una delle Nemesis, anche lei con una selva di lame puntate contro la gola, “Non vedete le insegne sulla divisa? Non capite che siamo dalla stessa parte?”.
Qualche mormorio tra i soldati accoglie le sue parole: “Ma… sembra quasi la stessa voce!”. “Chi è, questa?”
L’ufficiale si fa avanti verso quella che ha parlato, mentre i soldati gli fanno largo. “Togliete loro i caschi!”, ordina perentorio.
Un attimo dopo, un nuovo chiacchiericcio stupito percorre la sala: nonostante le righe nere e le divise con le inquietanti insegne dagli occhi di gatto, la somiglianza tra i visi di queste sconosciute guerriere e la terribile Guardiana dai capelli rossi è evidente per tutti, come pure l’innaturale uniformità del loro aspetto alieno. 
L’unica senza pitture sul viso lancia un’occhiata di fuoco a Will, che capisce immediatamente di trovarsi a tre metri dalla sua vecchia goccia.
“Cosa vuol dire, tutto questo?”, chiede imperioso il capitano. “Dov’è la Regina?”.
“Quale regina?”, chiede Will con tono di sfida, “Quella vera o l’usurpatrice?”. 
Il capitano rimane brevemente interdetto dai sottintesi possibili in questa domanda. Che ci sia stato qualche sviluppo di cui non è a conoscenza?  “La regina Vera, naturalmente. Quella in carica”.
“E’ qui sopra”, risponde Wanda, “Adesso andrò a chiamarla, e garantirà per noi!”.
“No!”, risponde il capitano, “Adesso andranno a cercarla i miei uomini, e voi non farete un passo finché le cose non saranno chiarite!”.
 
 
Sala operativa
 
“Non avrei mai dovuto creare una goccia così goccia”, recrimina Elyon quasi piangendo. “Me l’aveva detto, la mamma!”.
“Qualcosa non ha funzionato”, geme l’altra con gli occhi lucidi, “Ma cosa?”.
“Avrei dovuto darti un nome tutto tuo fin dall’inizio. E invece…”.
 
Le loro recriminazioni tardive vengono interrotte da un energico bussare sulla porta blindata.
Recuperate le loro pistole da un cassetto, le tre Nemesis si portano all’ingresso, senza aprirlo.  “Chi è?”, chiede una con diffidenza, controllando i proiettili nel caricatore.
“C’è la regina?”, chiede una voce in meridiano.
“Quale regina?”.
Dall’altra parte c’è un momento di esitazione. “Quella che c’è”, risponde infine la voce.
“Chi la vuole?”.
“Potete riferire se vuole venire nella sala del Trono, quando può?”.
 
“La sala del trono… Oddei!!!”, trasale Elyon, ricordandosi. “Le WITCH!”.
“Me n’ero completamente dimenticata!”, aggiunge l’altra Elyon portandosi le mani al viso. “Speriamo che non si siano fatte male!!!”.
“Che stupida! Aspettatemi qui, vado giù!”.
“No, resta qui tu! Vado giù io!”.
 
 
Sala del trono
 
Ansimando per la salita, l’anziano e massiccio colonnello Tracon entra nella sala del trono, mentre i soldati lo salutano deferenti e si comprimono verso le  pareti per fargli strada. 
Si guarda attorno accigliato, cercando di celare il respiro corto davanti ai suoi subordinati. 
Il capitano gli va incontro, esibendosi in un perfetto saluto militare. “Signor colonnello, la situazione è sotto controllo! Abbiamo catturato le Streghe di Kandrakar!”. Indica orgogliosamente le forme bianchicce e mal distinte delle quattro Guardiane ridotte all’impotenza. 
“Pagliaccio!”, lo contraddice quella che sembrerebbe essere Irma, sputacchiando sul pavimento. “Sei arrivato che eravamo già così”.
“Le abbiamo catturate noi!”, protesta Wanda, orgogliosa quanto si può esserlo con quattro lance puntate al collo.
Il colonnello avanza lentamente, osservando le prigioniere. “E Sua Altezza, capitano? Non risponde ai miei tentativi di contatto da una buona decina di minuti”. Si avvicina al trono quasi indugiando nella tentazione di sedersi sopra. In fondo, è il padrone del campo, ora…
“Dovrebbe essere al piano di sopra, signore. L’ho appena mandata a chiamare”.
“Ah, bene”, risponde un po’ deluso. “Un po’ di chiarezza, ci vuole! Tra poco sapremo se abbiamo ancora una regina”.
 
Appena pronunciate queste parole, da due baluginii sulla pedana del trono emergono… due Elyon, ciascuna col suo bel sorriso largo tirato. “Buongiorno a tutti!”. “Eccomi qui!”.
Tutti i presenti restano a bocca aperta in un gigantesco e silenzioso “Eeeeh?”.
Una delle due declama: “Vi annuncio che ho vinto la sfida con mia sorella Vera, ragion per cui ho ripreso il mio posto di regina. Spero che nessuno se ne abbia a male. Ah, ringrazio la qui presente sosia per il suo aiuto”.
“La mia controfigura è un po’ confusa, le spiegherò dopo”, dice l’altra cercando di accostarsi al trono con nonchalance, “Comunque, avrete capito che ho vinto secondo le regole del nostro duello, dimostrando le mie capacità senza far male a nessuno, e ora sono nuovamente la Luce di Meridian”. 
“Ma credo che il vostro intervento non sia più richiesto. Colonnello, farebbe sgomberare dai soldati la sala?”, dice gentilmente l’altra, allontanando la rivale dal trono con un discreto colpo d’anca.
“Magari chiamate gli inservienti per le pulizie, grazie”, aggiunge questa con un sorriso ai militari, resistendo tenacemente ai tentativi di spintonamento.
“Ehi, piccoletta”, grida Irma che non ha ancora aperto gli occhi, “Che ne dici di spiegarci meglio il tuo sproloquio sulle controfigure intanto che ci pulisci da questa schifezza?”.
“Sì, sì, ripulitele”. “Soffiatela via. Si stacca benissimo con l’alito”, rispondono le due Elyon, facendo a gara per rubarsi la parola.
 
Will, finalmente senza più lame  puntate alla gola, lancia un’occhiata storta prima a Wanda, che la ricambia tutt’altro che amichevole, poi alle due Elyon. “Sono certa che avrai, pardon avrete, tante, tante cose da spiegare”, poi prende a soffiare sul Cuore di Kandrakar. La patina biancastra si sfoglia e vola via leggera, cadendo a terra come innocue scaglie.
D’improvviso il monile si mette a lampeggiare. “E’ una chiamata da Kandrakar!”.
Irma che non ha ancora aperto gli occhi, chiede: “Sono congratulazioni, o chiama per prenderci in giro?”.
Il viso amareggiato di Will si fa allarmato quando nelle sue orecchie rimbomba la voce insolitamente agitata dell’Oracolo: ‘Guardiane, correte qui, presto. E’ un’emergenza!’.
Will barra gli occhi. “L’oracolo ci vuole subito lì”.
“Sì, certo!”, risponde sarcastica Irma cercando di soffiarsi sulle mani, “Due minuti che finisco la messimpiega e indosso l’abito da sera, e poi sono da lui”. 
Le altre tengono la bocca ben serrata e si manifestano solo con mugolii infastiditi, non si capisce pro o contro chi.
Le due Elyon si rivolgono alle Nemesis, che sono state disarmate dai soldati. “Ragazze, c’è bisogno di aiuto! Aiutate le Guardiane a ripulirsi!”. “Voi avete tanto fiato, vero? Ecco il momento di dimostrarlo”.
Mentre le due Elyon continuano a dare ordini e pestarsi i piedi a vicenda, il monile riprende a lampeggiare con insistenza. Will non lo ha mai visto così… come agitato.
‘Guardiane, volete affrettarvi? Vera è qui’.
Le due Elyon, che facevano a gara nel distribuire istruzioni e sorrisi rassicuranti ai presenti, si voltano assieme, allarmate. 
“Come: Vera è lì? Cosa ci fa?”.  “Doveva restarsene tranquilla sulla Terra! Mia mamma le aveva perfino preparato un bel pranzetto…”.
“Non so niente di più”, si schermisce Will. Osserva le sue compagne, aiutate dalle Nemesis soffianti a liberarsi dai resti degli anticorpi con grande imbarazzo reciproco. Di quel passo, per ripulirle tutte ci vorrà almeno mezz’ora.
Il Cuore lampeggia nuovamente, con un ritmo più calmo. Quando Will si concentra, le trasmette con un tono vagamente sarcastico: ‘Fatevi pure i vostri comodi, Guardiane, tanto ormai l’abbiamo presa’.
“Presa?”, si chiede Will.
“Presa? Catturata, vuole dire? Ma non era nei patti!” esclama una Elyon allarmata, “Come farà a scagionarmi davanti a tutta la città?”.
L’altra rincara: “Una principessa di Meridian? Non è dignitoso! Devo andare subito a parlare con l’Oracolo! Tu resta qui, cara, e fai spazzare il pavimento, per piacere”.
“Non essere impertinente, goccia. Vado io dall’Oracolo!”.
 
 
Kandrakar, sala del consiglio.
 
Appena materializzate con un lampo nella sala dal consiglio, Will e le due Elyon capiscono subito che c’è qualcos’altro che non va: anziché un luogo di ieratica serenità, la sala sembra un campo di battaglia. Una grande colonna delle arcate esterne appare sbriciolata come da un colpo di cannone, e due crateri larghi un metro si aprono sulle gradonate circostanti. L’aria è offuscata dalla polvere  del crollo, e permeata da un forte odore d’ozono. 
Da un corridoio laterale si sentono lontane grida di rabbia e indignazione, e degli ordini secchi le cui parole giungono distorte dal riverbero.  Parecchi uomini e donne armati di katana e vestiti di karategi stanno ritirandosi dalla sala, dolenti e zoppicanti.
Alcuni saggi dalle fattezze aliene girano avanti e indietro come polli spaventati, ripetendo: “E’ inaudito!”. “Non era mai successo prima!”. “Inimmaginabile!”.
Candidi sbuffi di nuvole fanno capolino dalle grandi arcate, poi decidono di ripassare in un altro momento.
 
L’Oracolo, coperto da una patina di polvere biancastra,  si volta verso Will. “Ben arrivata, Guardiana del Cuo…”. Le parole gli muoiono in bocca alla vista delle due Elyon. Strizza gli occhi, poi torna a guardare ancora. Sono proprio due!
Con un gesto, la sua veste lacera e impolverata torna alla sua ineccepibile condizione, e il suo viso riassume la sua ieratica imperturbabilità.
“Ben arrivata, Elyon di Meridian. Se le Guardiane non hanno fatto a tempo a venire in aiuto al loro Oracolo, quantomeno tu sei stata tempestiva nel venire a constatare i danni”.
“Grazie, Signore”, risponde una delle due, poi getta un’occhiata colpevole a Will, che tace cupa.
“Ma se posso, Signore, cos’è successo?”, chiede l’altra.
L’Oracolo risponde con un’altra domanda. “Elyon di Meridian, quale che tu sia, è legittimo chiederti il perché di questa presentazione così… corale?”.
“Certo, Signore… Vi presento la mia goccia… Elyon. E’ un po’ confusa, ora…”.
“Vi prego di scusarla, Signore, perché Elyon sono io. Sì, anche lei lo è, ma…”.
“Adesso vi spiego… ho fatto alla mia goccia un incantesimo di memoria per convincerla di essere me, e avrebbe dovuto svanire dopo due ore. Ma qualcosa…”.
“No-no, io l’ho fatto a lei, ma avrebbe dovuto riprendere la memoria quando…”.
“Ma piantala di contraddirmi! Non lo starai facendo apposta?”.
“Ma sentila! Ti avevo promesso che avresti potuto sceglierti il nome che più ti aggradava, ma non intendevo certo il mio!”.
 
L’Oracolo interrompe il battibecco con un gesto deciso. “Va bene, questi sono vostri problemi di famiglia. Piuttosto, non so se vi interessi sapere perché la sala è in queste condizioni”.
Le due si guardano attorno perplesse. 
“In effetti….”. “Se non è chiedere troppo…”.
Lui spiega: “Ebbene, abbiamo intercettato l’usurpatrice al suo quarto teletrasporto attraverso il passaggio naturale, mentre tentava di tornare a Meridian”. Osserva, ai suoi piedi, un sigillo di teletrasporto abbandonato a terra. “Di recente, abbiamo aggiunto alla Muraglia la stessa funzione deviante che è implementata nel firewall del vostro palazzo. Ah, spero di non aver violato alcun brevetto nel far ciò”.
Le due fanno cenni di ‘non importa’, e l’Oracolo prosegue: “Comunque, quella che chiamereste vostra sorella ce ne ha fatto rapidamente pentire. Nonostante la sala fosse piena di guerrieri, lei ha preferito tentare di vendere cara la pelle piuttosto che parlare come persone civili”.
“Io sono desolata…”.   “Ripagherò ogni danno…”.
L’Oracolo le guarda severamente, e scandisce grave: “Non ci sono solo danni materiali: il suo raggio ha colpito in pieno il Custode della Torre delle Nebbie.  Ora è stato teletrasportato con urgenza nel cosmo curativo di Obluminose. Secondo le prime prognosi, ne avrà per settimane e settimane!”.
“Oh, no! Povero Endarno! Come mi dispiace!”.  “Era così buono!”. 
L’Oracolo guarda con occhio scettico quei pianti greci. “Inoltre ha tentato di colpirmi con un raggio che mi ha mancato di poche spanne”, e indica i resti della colonna abbattuta, “Poi ha causato diversi feriti e contusi meno gravi tra i guerrieri, e ha aggravato il conto con una quantità di insulti mai uditi prima tra queste mura, compresi alcuni che non ritenevo che una principessa potesse conoscere, e altri ancora che non conoscevo neanch'io”.
“Mi dispiace tantissimo. Ma Vera non è cattiva. Solo uno scatto di stizza…”.  “Vi prego, fatela riportare qui, e ragioniamo ora da persone civili”.
L’Oracolo fa un cenno verso le macerie della colonna. “Ha avuto la sua possibilità, e guardate come l’ha sfruttata!”.
“Ora Vera ha perso”, insiste una Elyon. “Lasciamole un attimo per calmarsi, e accetterà la sconfitta”. “Scagionerà davanti a tutta Meridian le Guardiane di Kandrakar che ha screditato”.
“Ah, finalmente!”, interviene Will, poi torna a tacere in disparte.
L’Oracolo ci riflette un attimo, poi decide: “Va bene, la farò riportare qui”.
Poi si limita ad attendere, con imbarazzo delle sue ospiti. 
Will si guarda il collant a righe strappato sulle ginocchia, tutto sommato intonato al resto della sala. Più distanti, in piedi accanto alla gradonata, alcuni saggi stanno guardando la scena e parlottando assieme, lanciando occhiate scandalizzate al loro indirizzo.
 
Dopo un po’, da un corridoio tornano a sentirsi voci concitate. Quando si sono avvicinate, tra le altre si distingue un “Giù le mani, cani immondi!” in meridiano  gridato dalla voce di Vera, e un “Ma sta buona, pazza furiosa!” nella lingua di Basiliade che sembra detto da un’altra voce conosciuta.
Le amenità si fanno sempre più forti e distinte, finché un gruppo di quattro guerrieri, di cui fa parte anche Orube, trasportano Vera di peso nella sala. 
Alla vista delle due Elyon la prigioniera malconcia, con il vestito lacero e un occhio tumefatto, sembra calmarsi, e la scorta le consente di appoggiare a terra i piedi.
“Bello scherzo mi avete fatto, voi due!”, scandisce risentita.
“Io sono qui per farti liberare” dice conciliante una delle Elyon.
“Sono venuta per farti tornare a Meridian. Devi solo ammettere la sconfitta, e riconoscermi come legittima regina”.
“Riconoscere me, vuole dire. Lei è la goccia”.
“Scusala, è ancora confusa. E’ che l’incantesimo di memoria non è ancora svanito”.
Vera risponde: “Mi sarebbe molto difficile non riconoscere la sconfitta. Ma chi è che ha vinto realmente?”.
“IIOO!!”, affermano a una sola voce le due Elyon.
“E poi, c’è una piccola formalità…”, riprende una.
“Sì, mi hai promesso che mi avresti incoronata tu stessa”.
“Mi ricordo bene”, risponde Vera. “Tiratemi fuori da questo pasticcio, e io incorono chi volete!”.
“Grazie cara”, risponde una Elyon con un sorrisone.
“E naturalmente, un’altra formalità che mi farebbe piacere che svolgessi tu”, aggiunge l’altra con un sorriso ancora più largo, “Dovresti venire a Meridian e scagionare me e le Guardiane da tutte quelle brutte figure che ci avete fatto fare”.
“In altre parole, assumerti la responsabilità di fronte a tutta la città di avere organizzato questa piccola... anzi, quest’immensa montatura”.
Vera sbianca all’idea. “Portatemi alla Torre delle Nebbie”, geme tra sé.
“Se lo vuoi tu…”, interviene l’Oracolo, “Guerrieri, accontentate la nostra prigioniera!”.
“Sì, signore!”, risponde marziale Orube, e fa per sollevare di nuovo la malconcia ex-regina.
“No, no, aspettate! Stavo scherzando!”, si contraddice lei. “Va bene, parlerò alla gente. Ammetterò tutto. Tanto, immagino che se non lo facessi io, ci penserebbe qualche controfigura”. 
“Brava Vera! Hai capito tutto!”. “Organizziamo la cerimonia per il pomeriggio, che dici?”.
 
L’Oracolo le interrompe, con un'insolita irritazione nella voce: “Vostre Altezze, non date troppe cose per scontate! Non potete fare i conti senza l’oste, e a Kandrakar l’oste sono io!”.
“Certo….”. “Giusto…”, rispondono preoccupate le due.
“Vera ha provocato danni enormi, a partire da quando ha rubato il Cuore di Kandrakar fino a quando ha devastato la sala e colpito i suoi accoliti! E Voi non siete affatto estranee a tutto ciò. Dovremmo chiuderla a vino e tarallucci? Ce n’è più che abbastanza per chiudere la Muraglia!”.
Le due restano stupite nel sentire il pittoresco linguaggio dell’Oracolo, solitamente compassato e formale, e agghiacciano alla prospettiva di tagliare i loro rapporti con la Terra. “Ragioniamoci, Signore! Come possiamo trovare un accordo?”. “Sì, come possiamo ripagarvi tutto il vostro incomodo?”. “Possiamo offrire dell’oro? Dell’acqua magica?”. “Un mese di vacanza tutto compreso in una località balneare? Per due?”.
L’Oracolo ascolta distante le offerte delle Elyon, e alla fine risponde: “Non m’interessa il vostro oro né la vostra energia. Kandrakar ha tutta l’energia di cui ha bisogno, e non avrà difficoltà a riparare i danni!”. 
Per dimostrarlo, indica la colonna abbattuta, e questa comincia immediatamente a essere avvolta da una nube candida proveniente dall’esterno; in pochi secondi, quando i bianchi sbuffi cominciano a diradarsi, la colonna appare nuovamente intatta, e il pavimento sgombero da macerie. 
Si rivolge nuovamente alle due, intimidite dalla notevole dimostrazione di potere, e conclude: “Per la vacanza, ci penserò”.  Continua a guardarle con intenzione.
“Allora, Signore, cosa volete?”. “Cosa posso fare per Voi?”.
“Potete fare molto, o meglio non fare molto. Come sapete, la nostra congrega ha lo scopo di regolare le interazioni tra i mondi, in modo da valutarle con cura e impedirle quando queste presentano problemi per l’equilibrio. Ebbene, vi prego di credermi se affermo che parecchie vostre azioni, negli ultimi anni, ci hanno creato difficoltà. E non mi riferisco solo a quelle eclatanti come il furto del Cuore di Kandrakar e a questa specie di guerra per Meridian le cui conseguenze sono ancora difficili da valutare per intero, o alla reazione inconsulta e violenta di Vera. Mi riferisco anche a tante piccole cose inquietanti e potenzialmente gravide di conseguenze. Per esempio, al replicare il Cuore di Kandrakar, o le alette delle Guardiane. Al blindare con potenti incantesimi le vostre residenze, cosicché i nostri mezzi d’osservazione non ci permettono di valutare cosa vi accade all’interno. Al portare sulla Terra la magia di Meridian, o nel metamondo la tecnologia della Terra. Al far sospettare ai terrestri, con la vostra negligenza nel nascondere la magia, che possa esistere un altro mondo, e a fargli chiedere come ci potrebbero arrivare. E poi, naturalmente, mi riferisco a quello che per me è l’oggetto principale di questa contesa: tutto ciò che può servire per ricostruire il Sigillo di Phobos, che permetterebbe a chiunque di forzare la nostra muraglia con conseguenze imprevedibili per le sue stesse costruttrici.
Tace un attimo, poi conclude: “In altre parole: voglio la promessa solenne che, per tutto quanto ha a che fare con i rapporti tra Terra, Metamondo e Kandrakar, voi tutte non farete, né celerete, niente che io potrei non approvare. Allora, ce l’ho questa parola?”.
Segue un momento di silenzio. 
Vera è la prima a parlare: “Per quanto riguarda me, non ho scelta. Certo, che lo prometto! Se mi rilascerete, beninteso”.
Una Elyon obietta: “Ma come potrò sapere se ciò che progettiamo di fare sarebbe ben accetto o meno a Kandrakar?”.
“Guarderai dentro di te, Elyon di Meridian. Se è qualcosa che mi nasconderesti, ti sarai risposta da sola”.
L’altra insiste: “Magari io progetto qualcosa in buona fede e voi lo prendete come una minaccia…”. 
L’Oracolo risponde: “Avevo previsto l’obiezione. Nella Sala delle Ombre c’è il mio dono per voi”.
Batte le mani, e tra queste appare uno strano oggetto cubico di radica rossiccia, con finiture in ottone lucente, un disco forato, una manovella e una strana appendice posta sopra di traverso, che termina con due estremità simili a trombette. 
Cos’è? Somiglia un po’ ad un macinacaffè d’epoca…
“Ma…è un telefono!”, esclamano le due all’unisono.
“Non un telefono qualsiasi”, dice solennemente l’Oracolo mentre l’oggetto levita davanti a lui, “E’ il Telefono Interuniversale, il mio dono per voi. D’ora in poi, se vorrete andare sulla Terra, mi chiederete prima il permesso, togliendomi ogni dubbio sulle vostre intenzioni”.
Le due soppesano i pro e i contro di quel patto leonino. 
Alla fine, una conclude riluttante: “Accetto, non c’è scelta”.
L’altra puntualizza: “Veramente, tocca a me accettare. Comunque, non c’è scelta”.
“Bene. Allora mi date la vostra parola?”.
“Sì”. “Sì”. 
L’Oracolo annuisce soddisfatto. “Bene. Allora, liberate la prigioniera!”.
I lacci di pietra attorno al tronco di Vera si sciolgono, tornando a fondersi con il pavimento della fortezza, mentre le sue quattro guardie la depongono a terra, nascondendo dietro gli sguardi marziali il timore di un incipiente colpo della strega.
“Bene cara”, le sorride una delle due Elyon, “A quanto pare, avevi ragione tu a dire che la vera Corona di Luce era quella nelle tue mani. E… non è per caso che l’hai con te?”.
“Sì, la tengo sma…”.
“Ehi”, interrompe l’altra, “Sorellina cara, non farti confondere: sono io la vera Elyon, lei è solo la goccia!”.
“Ma che dici! Non mi riconosci più? Sono io che vi ho create, tutt’e due!”.
“Basta-basta-basta!”, sbotta Vera, “Non materializzerò la corona vera finché non mi sarà ben chiaro qual'è la Elyon vera!”.
“Ma sono io!”. “Io!”.
L’Oracolo lascia trasparire un’espressione corrucciata. “E con questo, il nostro accordo deve saltare?”.
I quattro guerrieri tornano ad avvicinarsi minacciosamente ai lati di Vera, che preoccupata sollecita: “Ragazze, decidetevi!”.
L’Oracolo riprende, come amareggiato e vagamente ostile: “Ho sbagliato a pensare che questa duplicazione fosse solo una faccenda interna alla famiglia Escanor. In queste condizioni confuse, non ha senso stipulare un patto così importante come quello che vi ho proposto. Io ho assolutamente bisogno di un interlocutore credibile. Ora voi due andrete a quattr’occhi nella Terrazza della Serenità e parlerete assieme come persone mature, e voglio che da lì venga fuori un’indicazione chiara su chi è la vera Elyon e chi la sosia! In assenza di questo, sarò costretto a imporre una mia decisione, che temo dispiacerà a qualcuna di voi”. Si rivolge a una guerriera della scorta impettita in attesa di ordini: “Orube, ti prego di accompagnare le nostre due ospiti fino alla Terrazza della Serenità, dove le lascerai riflettere da sole”. Poi, rivolto alle Elyon preoccupate, aggiunge: “Sia chiaro che non vi sto suggerendo di tentare di buttarvi giù a vicenda”.
 
Mentre le precede verso il perimetro esterno della sala, Orube sussurra, senza guardare nessuna delle due in particolare: “Allora, Elyon, tu non riesci a stare a lungo fuori dai guai, vero?”.
Mentre stanno per varcare la porta della bellissima terrazza che si apre su un mare di nuvole dalle tonalità violette e rosate, le Elyon sentono ridacchiare dietro di sé. Si voltano indignate, ma non riescono a capire chi è stato.
“Ridono di me!”. 
“Ridono di noi!”.
“Ne hanno buon motivo!” sfreccia la guerriera, e gira sui talloni per tornare nella sala.
Ciascuna Elyon la guarda allontanarsi con una fitta al cuore. Una volta Orube era stata sua amica, ai tempi della breve fuga dalle mire di Endarno. Ma ora…
“Stiamo diventando lo zimbello di tutta Kandrakar!”.
“Forse diventeremo anche lo zimbello di Meridian”.
“Sarebbe la nostra fine!”.
Segue un attimo di silenzio permeato da veloci riflessioni. 
“Ma forse potremo trasformare questa situazione in un punto di forza!”.
L’altra annuisce. “Sì, lo so cosa vuoi dire!”.
“Allora, ci stai?”.
“Ovviamente sì”.
 
Dopo qualche minuto, le due ritornano a passo veloce verso l’Oracolo, camminando fianco a fianco con la stessa espressione risoluta.
L’uomo le guarda avvicinarsi e fermarsi di fronte a lui, più indistinguibili che mai.
Una del duetto esordisce: “Signore, abbiamo raggiunto una conclusione condivisa”.
Lui annuisce impassibile. “Ne sono lieto. Qual è?”.
“Che non solo nessuna di noi due può essere obiettivamente sicura di essere la vera Elyon…”.
“… Ma che ormai non è neppure desiderabile riuscire a distinguerla, visto quanto potrebbe essere traumatico un tentativo di escludere una delle due”.
“Perciò abbiamo deciso che condivideremo tutto”.
“Dal nome all’aspetto”.
“Dalla corona al trono”.
“Dagli onori, se ce ne saranno ancora, ai doveri”.
“Tutti i ricordi e gli impegni”.
“Gli amici, quelli che resteranno, e gli amori”.
“La sua parola sarà la mia, e la mia parola la sua”.
“Non cercheremo mai più di scalzarci a vicenda, né di distinguerci tra noi”.
“Non ci presenteremo mai più assieme in pubblico, se possibile”.
“Ma quella che si presenterà, andrà sempre considerata la vera Elyon”.
“Come se fossimo un’unica persona col dono dell’ubiquità”.
“Ora giuriamo solennemente questo davanti a Voi, e lo ripeteremo ogni volta che sarà necessario”.
 
L’ultima frase è seguita dal silenzio più meravigliato che si sia mai sentito, o non sentito, in quel luogo. 
Il debole sibilo del vento fra le colonne resta padrone del campo per un po’, prima che l’Oracolo risponda: “Se è questa la vostra decisione, Elyon, io la rispetto. Ovviamente, mi attendo che voi manteniate l’impegno preso con me”.
“Non dubitatene!”.
“Bene”, conclude l’Oracolo porgendo il lucido Telefono Universale, rimasto a galleggiare nell’aria, alla Elyon più vicina. “Ora dedichiamo qualche parola al futuro: per ora né Vera, né le Nemesis, potranno stabilirsi sulla Terra. Le gocce sì, se vorranno, ma senza più praticare magie.  In seguito, vedremo!”. 
“Ma Oracolo”, si ribella Vera incredula, “Io sto andando a Meridian a fare un bagno nella… nel discredito più profondo! Non potete ordinarmi di restare lì a sopportare la vergogna per tutta la vita!”.
“Ecco una questione che realmente può restare solo tra voi”, risponde impassibile l’Oracolo; poi, forse un po’ impietosito dall’espressione disperata di Vera, aggiunge: “Il Metamondo è grande, sono sicuro che una come te troverà altri luoghi dove stare, e altre cose da fare… almeno finché non riuscirà a farmi cambiare idea”.
“Non preoccuparti, cara”, interviene una Elyon sorridente, “Sono sicura che presto dimostrerai la tua affidabilità all’Oracolo”. L’altra aggiunge: “Nel frattempo, abbiamo un sacco di incarichi da darti che ti renderanno grande merito, e prima o poi potrai tornare a mostrarti in pubblico a Meridian senza alcun imbarazzo”.
“Sarò vecchia, ormai”, risponde rassegnata Vera. Ma sarà pur sempre meglio che marcire nella Torre delle Nebbie, pensa con un’ultima occhiata agli energumeni della scorta. 
 
“Bene, Elyon e Elyon, e ora, a quale dovrò consegnare la Corona di Luce?”.
“A lei”, dice una delle due. “Incorona lei, visto che io sono già stata… Oh, beh, non fa differenza”.
“Ma no, cara”, obietta l’altra, “Per me è lo stesso, e poi... Perché non ti fai incoronare tu? Nel frattempo, per un po’ io mi posso accontentare della corona finta”.
“No, no, insisto”, dice l’altra, facendosi apparire un simulacro in mano e indossandolo. “Prego, a te...”.
“E va bene, se proprio insisti…”. 
Mentre la scorta si allontana rispettosamente di qualche passo, una Elyon si avvicina alla Grande Sorella, le passa la mano sullo zigomo cancellandole l’ematoma che le gonfiava un occhio, e riaccosta la lacerazione del vestito. “Vera, me la dai la corona, ora?”. 
L’altra annuisce, e allarga i palmi. La corona è lì, bella e lucida, come se l’avesse in mano da prima. Gliela pone sul capo, aggiustandola un po’ finché non sta perfettamente. 
“Alla Luce di Meridian, una e bina”, conclude mesta.
  
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