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Autore: LovelyDead    30/10/2007    15 recensioni
La mia nuova classe era ancora più inquietante di quella vecchia, le persone mi guardavano più male che mai e non sembrava esserci nessuno disposto a sedersi accanto a me. Vabbe', pazienza, mi dissi, e mi sedetti da solo. Il mio posto era vicino la finestra, e, dato che il professore sembrava non arrivare più (o forse ero io in anticipo) decisi di accendere una sigaretta, anche perchè il nervosismo mi stava assalendo. Non ebbi nemmeno il tempo di fare 2 tiri che sentii qualcuno accomodarsi sulla sedia accanto la mia. Mi girai di scatto, per un attimo pensai che fosse un errore. "Ehi ciao!" mi disse il ragazzo che si era appena seduto. Sputai del fumo dall'altro lato e tornai a fissarlo... Ma...?
Ff sui My Chemical Romance, la seconda. Questa volta una yaoi ambientata ai tempi del liceo, spero sarà gradita. xoxoxo.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23. Gerard's P.O.V.
La neve aveva formato uno strato spessissimo (spessissimo è dire poco) sul davanzale della finestra della mia camera, i vetri completamente appannati e il freddo che arrivava fino alle ossa.
Però andava bene così. Il tempo di Newark era fantastico per me. Tutto era fantastico.
E un fantastico 27 Dicembre, durante un fantastico periodo di vacanze natalizie, mi ridestai con un brivido di freddo nel mio letto.
Lentamente aprii gli occhi, sbadigliai e cercai di alzarmi. Ma non potevo, c'era qualcosa che mi bloccava.
Cercai di mettere a fuoco e vidi una persona seduta per terra, poggiata con le braccia sul materasso e la testa su di esse; improvvisamente realizzai e sussultai con un "ah!".
"M-Mikes?" chiamai, pensando che fosse mio fratello.
Nessuna risposta.
Smossi un po'.
"Mikes?"
Niente.
"MIKES?"
Mio fratello entrò nella stanza con aria angosciata.
"Che c'è? Che urli?" chiese sconvolto.
"Che cosa... Chi è?" balbettai indicando la persona addormentata per metà sul mio letto, per metà a terra. Mikey scoppiò a ridere.
"Dovrebbe essere Frank, è venuto due ore fa per farti una sorpesa, e dopo tentativi inutili di svegliarti si è addormentato lì." disse tra una risata e l'altra.
Risi.
"Oh povero Frankie! Va bene... Vorrà dire che lo sveglierò."
"Okay, fratello."
"Mikes, aspetta!"
"Sìììì?"
"Che ora è?"
"L'1. Preferisci fare pranzo o colazione?"
"COSI' TARDI?!... Vabbe'. Vada per la colazione."
"D'accordo."
Mi rivolse un sorriso e scese al piano di sotto.
Guardai Frank addormentato lì, con il cappuccio sulla testa, che respirava lentamente.
Lo smossi un po', ma non accennò a svegliarsi.
"Ehi, Frankie...?"
Niente, era in catalessi.
Riuscii a scendere dal letto, mi sistemai il pigiama per quanto fosse possibile farlo, mi sedetti accanto a lui e lo tirai verso di me.
Gemette e borbottò qualcosa come "unnngh".
Finalmente aprì gli occhi, spostò le braccia e la testa dal letto e fece un enorme sbadiglio.
Si guardò intorno finchè non incontrò il mio sguardo.
"AH!" urlò facendo una faccia allibita. "Che ci fai qui?!"
"Frank, sei a casa mia."
"Ah... Oh dio, è vero! Ero venuto qui per... Farti una sorpresa e mi sono addormentato. OH GEE, SCUSA, MI DISPIACE TANTO!"
Gesticolava come un pazzo, nonostante si fosse appena svegliato.
"Va tutto bene! Calmati! E' colpa mia, mi sono svegliato adesso."
"Oh, okay."
Tirò un gran sospiro e guardò verso la finestra.
"Tempo del cazzo." commentò.
"Perchè? La neve è stupenda!" ribattei con gli occhi luccicanti.
"Senz'altro, ma tra poco ci sarà una bufera, guarda che strato di ghiaccio che c'è sul tuo davanzale!"
"Vabbe'... Capita." feci spallucce. "Ah, comunque buon giorno, Frankie." aggiunsi sorridendogli.
"'Giorno tesoro."
Mi diede un bacio tra la guancia e la bocca e mi prese la mano.
"Perchè questa sorpresa?" chiesi dopo qualche minuto.
"Così. Sai, domani partiremo, ci tenevo a passare una giornata con te qui a Newark, o a Belleville."
"Già... Anche se più tardi proveremo."
Sì, il giorno seguente saremmo partiti per New York e avremmo intrapreso il nostro primo tour, primo perchè saremmo stati davvero i MyChem. Noi e nessun intruso.
Io e Frankie scendemmo a fare colazione e poi uscimmo per andare a prendere il secondo caffè nello starbucks di Belleville.
Dopo i soliti quaranta minuti di bus, arrivammo davanti quel fantastico bar, con la sua insegna verde STARBUCKS COFFEE e le vetrine che fanno intravedere quante cose strapiene di calorie si possono mangiare lì dentro.
Aaah, dio benedica gli starbucks.
"Okay, allora, questo testo qui è nuovo." dissi passando dei fogli a Frank mentre aspettavamo il nostro caffè.
Dopo Demolition Lovers e Cubicles che avevo scritto a Novembre, la mia ispirazione sembrava essersi fottuta, poi, improvvisamente, a Natale, mi venne un colpo di genio (un insight, per dirla in termini specifici) e scrissi Headfirst For Halos.
"Whoa." disse leggendo con attenzione la mia scrittura incasinata "a cosa è riferita?" chiese.
"Non lo so. Al passato credo... Qualche volta mi piacerebbe tornare ad essere un bambino per poter vedere tutto con occhi diversi." risposi sinceramente.
"Lo vorremmo un po' tutti."
"Però anche il presente va bene..."
Rise e annuì dicendo:
"Sono d'accordissimo!" assunse un'aria pensierosa "Però sai, Demolition Lovers è la mia preferita, voglio dire 'e mentre cadiamo giù in questo lago di sangue, mentre cadiamo giù in questo lago di sangue, mentre cadiamo giù vedrò i tuoi occhi, in questo lago di sangue incontrerò i tuoi occhi. Per sempre.' E'... Così... Indescrivibilmente bella." consluse la frase con aria sognante e occhi luccicanti.
"Frank... Ma la sai a memoria?"
"Più o meno. Sai, mi ha colpito molto."
"Capisco. Be', non è il massimo dell'allegria, però, sì, piace anche a me. Anche se mi ricorda momenti non troppo belli."
"Lo so, lo so."
Una cameriera dai lunghissimi capelli castani ci portò i caffè con un sorriso irreale e noi, parlando di questo e di quello lo sorseggiammo.
Gli starbucks... Potrei viverci in uno starbucks.
...
La mattina seguente saremmo dovuti partire, ci eravamo tutti riuniti davanti casa di Ray, con amplificatori, cavi, strumenti e valigie.
L'ultimo ad arrivare fu proprio il padrone di casa, che uscì dalla porta con i capelli peggio del solito (povero, povero Ray), la chitarra in una mano, l'amplificatore nell'altra, e con i piedi calciava la sua valigia facendola rotolare giù per i tre scalini prima dell'uscio.
"Oh! Signor Toro, ci ha fatto l'onore di venire!" esclamò Mikey tirandogli addosso la sua gomma da masticare.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto! Il fatto è che ho avuto diversi problemi con l'amplificatore e... Mikes, ma che schifo! Immagina se la tua gomma mi fosse arrivata tra i capelli! Santo dio!" si scusò il chitarrista agitandosi come un matto dopo aver notato la gomma rosa maiale attaccata alla sua giacca.
"Tranquillo, mucca-capelli-di-fata, siamo ancora in tempo." disse Frank ridacchiando.
"COME MI HAI CHIAMATO?" esordì l'altro diventando più rosso del rossetto della signora Iero (ed è sul serio troppo, troppo rosso).
Frank scoppiò a ridere, mentre intravedevamo il nostro bus venire fuori dall'angolo dietro la via, già, ci aspettavano ore e ore di viaggio sul bus.
"Vieni qui, capelli di mucca, ti aiuto a mettere tutta questa roba sul bus!" esclamò dopo essersi calmato (stava arrivando ad avere spasmi per le troppe risate).
Io aiutai mio fratello a mettere a posto le sue cose dietro, io d'altronde non avevo molto.
Salimmo, salutammo il conducente, Irma e Jake e ci sistemammo.
Io e Frank nei posti dietro insieme, Ray e Matt davanti e infine, Jake, Irma e Mikey nei posti più vicini al conducente... Essendo entrambi bassisti (mio fratello e Jake, ovviamente) cominciarono a parlare di riff per basso e quant'altro. Che carini.
Ovviamente, Jake non era lì mica per suonare, voleva semplicemente accompagnarci e poi, approfittarne dato che c'era Irma (si è capito che quei due si facevano il filo da tempo, finalmente erano "insieme").
"Ho voglia di carote." disse Frank con espressiona malinconica.
"Ma sei scemo?" chiesi per tutta risposta storcendo il naso.
"No! Voglio una carota... Buone le carote."
"Certo, tesoro, vuoi una carota."
Poggiò la sua testa sul mio petto mormorando tra sè e sè qualcosa riguardando l'arancione delle carote e mi sequestrò la sciarpa, mettendola al suo collo.
Mentre la neve ricopriva sempre di più le strade di Belleville, lasciai che il sonno invadesse la mia mente e mi addormentai con il profumo dei capelli di Frank intorno a me.
Quando mi svegliai eravamo arrivati davanti l'albergo squallido (a due stelle) in cui avremmo alloggiato per il resto della settimana.
"Be'... Non è quello dell'ultima volta, ma va bene." disse Frankie sbuffando.
Prendemmo tutta la roba dal bus e la trascinammo fino all'ascensore malconcio dell'hotel, prendemmo le camere e via.
Here we go.
"Ragazzi... Sono così il terzo incomodo!" piagnucolò Mikey mettendo i suoi vestiti in un armadio minuscolo.
Sì, lui era capitato in stanza con me e il mio ragazzo.
"Andiamo, Mikes! Non scoperemo in questa stanza, okay?" dissi gesticolando in modo esageratamente gay.
Frank fece un colpo di tosse che suonava come un "come no?".
"I mean... Non in tua presenza!" aggiunsi sorridendo.
"E io dovrei stare nella stessa stanza in cui mio fratello ha fatto sesso con uno dei miei migliori amici con il rischio di coricarmi dove avete...? Ewwwwwww, che schifo!" aggiunse Mikes disgustato.
"Ma l'hai già fatto!" mi lasciai sfuggire il piccolo dettaglio. Eccolo, il mio povero tredicenne fratello era diventato color latte. "Ehr... Mikey, ma no! Voglio dire-"
"-L'avete fatto sul mio letto?" chiese con gli occhi che quasi pendevano fuori dalle orbite.
"E... Be'... E' bella questa tenda!" esclamai indicando la tenda verde acido che copriva l'enorme finestra della camera.
"FRANK! Dimmelo, l'avete fatto sul mio letto?" strillò guardando il chitarrista.
Frank fece un sorriso storto e rise istericamente, il classico 'eh eh eh'.
"E'capitatolasettimanascorsa. Nonpotevamotrattenercisai." disse senza respirare.
"EWWWWWWW!" gridò Mikey orripilato.
"Ma dai, non è che... Cioè... Dai!" cercai di formulare una frase di senso compiuto senza riuscirci, però.
Mio fratello prese inspiegabilmente una marlboro rossa delle mie e uscì dalla camera molto, molto lentamente.
"Potevi star zitto!" rimproverai Frank.
"Ho solo detto la verità."
"Già... Siamo tremendi, eh?"
"Oh, sì."
...
Eccolo lì, il nodo di origine divina che si formava sempre e costantemente sul cavo del mio microfono. Era un maledetto, quel nodo, enorme e impossibile da sciogliere. Mi salvavo sempre sul filo del rasoio, mi giravo un attimo e quella massa immonda spariva come per miracolo.
E' la maledizione del cantante. Maledetto nodo divino! "Pensi di farcela?" mi chiese Frank guardandomi perplesso con un mezzo sorriso sul volto.
"Sì... Probabile... Forse." borbottai.
Presi una sigaretta e me l'accesi, mi avrebbe aiutata forse.
No, mio fratello non ce l'aveva fatta a fumare quella che aveva preso, poverino, non ne aveva avuto il coraggio e se n'era uscito con un "vaffanculo! Se cominciassi Diane mi lascerebbe senza pensarci neppure", dopo essere tornato nella stanza con un caffè gigante tra le mani.
"Ragazzi, siete pronti?" chiese un tipo dello stuff irrompendo nel backstage.
Noi annuimmo (io non esattamente, più che altro mi cadde la sigaretta dalla bocca) e spostammo alcune cose sul palco, preparandoci a cominciare.
Ero nervoso. Nervosissimo.
Eccoci lì, davanti il sipario pronto ad aprirsi, pronti a dare una scossa a quel fottuto piccolo pub, pronti a trasmettere ogni singolo sentimento racchiuso nelle nostre canzoni.
La tua mano nella mia, dentro la tua tristezza che gela.
E poi ti direi che potremmo prendere l'autostrada anche con il bagagliaio pieno di munizioni...
Finirei i miei giorni con te in una grandinata di proiettili.
Siamo reali, gente, siamo reali. Questo non è il frutto di un'infatuazione, è puro e semplice amore.
Patetico, Gee, sei patetico.
E chi se ne fotte.
This is the best day ever, pensai su quel palco.
E lo era.
Era tutto perfetto, lì, con quel clima piacevolmente raggelante e la gente stretta nei suoi indumenti di lana sotto il palco totalmente gasata.
Frankie suonava come un pazzo la sua chitarra e ogni tanto mi rivolgeva un sguardo o un sorriso.
Sì, andava tutto bene.
La vita è troia, ti fotte gratis e l'ho dovuta pagare per lasciarmi in pace. Però ce l'ho fatta. Stronza, si è fottuta da sola. Prima che tutta questa storia cominciasse pensavo che l'amore rubasse le vite alle persone, che le intrappolasse nella sua rete infinita e non le lasciasse più andare; non sono più sicuro che sia così.
Probabilmente sto solo riportando indietro la vita che hai rubato.

This is the end, my only friend...

Fine.
E' finita, sì è finita! Ce l'ho fatta... Puffete. Spero vi sia piaciuto questo cap conclusivo, c'ho messo l'anima, anche se non mi soddisfa del tutto.
Un ringraziamento speciale a tutti quelli che mi hanno seguito fino alla fine (Daila, Ika lil rebel, niamh, iketta, marty, blaise, sadsong, elyrock, etc [al momento non me ne vengono in mente altri, scusatemi se non vi cito tutti]), grazie per il sostegno e... vi amo :°).
Vi prego di farmi sapere la vostra opinione su un eventuale sequel, okay?
Un bacione immenso e spero alla prossima FF! :°°)
Ilia.
  
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