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Autore: moni_cst    10/04/2013    9 recensioni
Cosa succede se Josh Davidson rientra improvvisamente nella vita di Kate Backett nel cuore di una notte?
Una one shot.... originariamente. Ora una mini long.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Josh Davidson, Kate Beckett, Lanie Parish, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Capitolo 3. Always

La pioggia sbatteva con forza contro il finestrino dell’aereo mentre l’asfalto della pista di atterraggio si avvicinava sempre di più. Era riuscita almeno a chiudere un po’ gli occhi durante il volo, anche se non era riuscita ad addormentarsi. Si sentiva stanca e aveva delle occhiaie molto profonde.
Sentì distrattamente il pilota salutare i passeggeri dopo aver concluso le operazioni di atterraggio e augurava loro un ottimo soggiorno, nonostante quel tempo così insolito per la zona.
Beckett accese il cellulare appena possibile e sperò tanto di ricevere l’SMS che attendeva. Mentre stava ancora guardando il display sentì il bip del messaggio e sorrise nel leggerlo. Un problema in meno: la Gates aveva acconsentito alla giornata di permesso e aveva anche aggiunto “passi una buona giornata, si riposi”. Le aveva solo scritto che era molto stanca e che avrebbe voluto approfittare di un giorno libero per risolvere una questione personale. Mentre attendeva che la gente defluisse accalcandosi nei corridoi, digitò velocemente un grazie di risposta. Avrebbe dovuto trovare un nuovo soprannome, ormai Iron Gates non sembrava più appropriato ultimamente.
Finalmente l’aereo si era quasi completamente svuotato, afferrò dalla cappelliera la sua borsa e si diresse verso l’uscita, guardò l’orologio: erano le 8 e mezza, quindi se era fortunata sarebbe riuscita ad arrivare in tempo.
Bip. Bip. Altri due messaggi. Mentre si apprestava alla fila di taxi, ebbe un brivido di freddo. Non aveva previsto quel tempo. Entrambi i messaggi erano chiamate ricevute durante il volo quando il cellulare era spento. Una era di Lanie e una di Castle.
Prendendo posto sul sedile posteriore del taxi diede l’indirizzo e decise di richiamare subito Lanie, non aveva voglia di fare conversazione con il tassista sulla insolita giornata di pioggia.
“Ciao Lanie, buongiorno non dirmi che c’è un cadavere, per favore!” notò il tassista che dallo specchietto retrovisore la stava osservando molto perplesso, Così tirò fuori il distintivo, fosse solo per tranquillizzarlo e gli sorrise.
“No, Kate ti ho chiamato perché Javier mi ha detto che non sei al distretto, che ti sei presa una giornata di ferie. Tutto bene? E’ insolito che lo fai senza preavviso.”
“No, Lanie a dirti la verità non va tutto bene” dall’altro lato del telefono aveva una sua amica nonché medico che sicuramente avrebbe potuto aiutarla a prendere una decisione riguardo a quanto le aveva detto Josh sui controlli e aveva bisogno di parlarle.
“Questa notte mi ha chiamato Josh”.
Fece una pausa per lasciare tempo alla dottoressa di metabolizzare l’informazione. La sua reazione infatti non tardò ad arrivare
“Josh??!! Di notte, dopo tutto questo tempo? Ma è matto?”
Kate sorrise, in effetti, Lanie non aveva tutti i torti. Va be’ che era medico ospedaliero e i medici ospedalieri non hanno orari, ma era stato davvero inopportuno.
“Lanie non mi posso dilungare molto in dettagli adesso ma mi ha detto che devo rifare i controlli e vorrei sapere che ne pensi”.
“Tesoro non sono un cardiologo”.
“Si lo so. E hai anche l’aggravante che di solito i tuoi pazienti sono morti” il tassista continuava a guardarla sempre più basito così decise di usare uno dei suoi sguardi, uno dei suoi “look-look” che annientava chiunque, per zittire quello sguardo fastidioso e interrogativo.
“In ogni caso vorrei parlarne con te, perché sei mia amica e medico. Voglio un parere competente ma allo stesso tempo che sia dalla mia parte. Hai capito in che senso?”
“Si perfettamente. Dimmi.” Lanie non potè non sorridere alle parole di Kate, quella donna d’acciaio a volte riusciva a diventare così vulnerabile…
“Ne voglio parlare ma non adesso, non al telefono”.
“Allora vediamoci a pranzo, così mi racconto di Josh”.
“No Lanie. Non sono a New York, volevo fare una sorpresa a Castle quindi adesso sono ad Orlando su un taxi e sto andando al suo albergo.”
“WOOW Kate, che bella e fantastica idea sarà estasiato dalla sorpresa, sa niente?”
No, non sa niente” poi con un sospiro “speriamo che la sorpresa non la trovi io quando busserò alla sua porta!!”


Scendendo dal taxi notò che l’Hotel non era fornito di pensilina. Certo! Quando mai piove in Florida in questa stagione? In ogni caso fece una rapida corsa verso l’ingresso e andò direttamente verso gli ascensori.
Salì fino al 18° piano e cercò le indicazioni della suite 1878.
Si fermò davanti la porta, fece un gran respiro e bussò.
Quando Castle aprì la porta, rimase decisamente stupito di ritrovarsi, senza preavviso, alla sua porta Kate con i capelli e i vestiti umidi per la pioggia. Stava per aprire la bocca ma quasi non ci riuscì, aveva gli occhi incollati ai suoi e l’unica cosa che riuscì a pronunciare fu un debole
“Kate cosa ci fai qui?” Ma cosa aveva detto? Sembrava non contento di vederla così. Era solo così stupito che non era riuscito a proferire altre parole.
Backett aveva uno sguardo intenso e diretto, gli sorrise e si avvicinò a lui con due passi decisi
“Voglio te”.
Gli afferrò il viso con le mani e lo baciò con dolcezza.
Castle rimase interdetto. Pietrificato. La prese per le braccia e la allontanò leggermente per guardarla meglio.
Doveva essere successo qualcosa, il suo viso era stanchissimo, aveva gli occhi cerchiati e una lacrima scendeva su una guancia facendo risaltare il riflesso verde delle sue iridi.
“Kate cosa è successo? Sono felicissimo che tu sia qui ma non dirmi che hai rischiato di nuovo di morire, ti prego!” la sua espressione era sinceramente preoccupata così Kate mentre gli carezzava il volto e le labbra, dolcemente, con la punta delle dita si affrettò a tranquillizzarlo
“Rick sto bene e non ho rischiato la vita. Ho solo sentito tanto la tua mancanza stanotte. Ieri notte mi ha chiamato Josh. E’ stata una telefonata difficile. Ma ti prego non ne voglio parlare adesso. Se sono venuta fin qui, decidendolo questa mattina all’alba, è solo perché ho bisogno di te, di sentire che sono tua. Ho solo bisogno di normalità. L’unica cosa che voglio sei tu”.
Rick la sospinse indietro con foga baciandola e la porta si richiuse sbattendo. In lontananza le parve di sentire un tuono ma forse era stato uno scherzo del suo cervello, della mancanza di sonno e della stanchezza. Forse si stava confondendo con i ricordi… Forse invece era tutto così reale.
Si abbracciarono stretti mentre con le loro mani si toccavano e accarezzavano a vicenda. Kate sentì forti brividi salirle lunga la schiena e pensò di aver fatto impulsivamente l’unica cosa giusta da fare. Mentre con le labbra schiuse godeva delle attenzioni del suo uomo, si lasciò andare ad un gemito sommesso, gli prese la mani  se le portò al petto.
Aveva bisogno di sentire le sue mani sul suo seno, sulla piccola tonda cicatrice del proiettile e su quell’altra, quella sottile, quasi invisibile, che le scendeva al centro del petto, quella dell’operazione al cuore.
Era un bisogno profondo, fisico ed emotivo allo stesso tempo.
Si scostò leggermente da lui, si sfilò la maglietta grigia che aveva indosso e guardandolo negli occhi lo incoraggiò a continuare.  Prese le sue mani e guidò le sue dita lentamente in quel percorso che mille volte avevano perlustrato insieme, mano nella mano.
Castle aveva capito che Kate in quel momento aveva bisogno di lui e del suo conforto, della sua presenza, della sua fisicità. Aveva capito che non era il momento delle domande e che le spiegazioni sarebbero arrivate dopo, se lei avesse voluto. Ora era deciso a farsi condurre in quella specie di rituale, a cui tante volte avevano giocato, ma che oggi aveva un significato diverso. Lo sentiva. Sentiva la sua Kate che nei suoi gesti passava repentinamente dalla dolcezza all’intensità passionale dei suoi movimenti. La sentiva fremere sotto il tocco della sua pelle mentre lui stava impazzendo per quella irruenza irresistibile.
Fino a quando si staccò da lui incollando gli occhi ai suoi, con quelle labbra arrossate e bagnate dalla saliva di entrambi, attraenti come non mai, che si incresparono leggermente quando iniziarono a parlare:
“Rick sono arrivata dal nulla così e non ti ho neanche chiesto se stavi uscendo, se hai appuntamenti questa mattina”.
“Tranquilla Sweetie, Non ho impegni in mattinata. Abbiamo tutto il tempo che desideri per noi. E sono felicissimo che tu sia qui. Non potevi farmi sorpresa più gradita”.
Non resistette all’impulso di unire di nuovo le sue labbra dolcemente con le sue per riassaporarla, anche solo per un attimo.
Kate si beò di quel contatto e separandosi solo quel tanto che le consentiva di parlare sulle sue labbra, sussurrò:
“Rick, fai l’amore con me”.
Castle la guardò con tutto l’amore che provava per lei, cercando di capire cosa aveva di nuovo minato la tranquillità della detective.
Improvvisamente lei aveva preso il cellulare.
“Kate, Non vorrai mica metterti a telefonare? Ora? Dopo quello che mi hai…”
“Shhhh!” Si riavvicinò a lui e lo accarezzo dolcemente. “Ho solo messo il Bolero di Ravel. Come sottofondo”.
Castle capì immediatamente e la avvolse tra le braccia sorridendo.
Aveva capito il messaggio subliminale e l’avrebbe amata con il vigore e il crescendo che lei desiderava.


Il Bolero di Ravel stava ancora risuonando per la stanza per il repeat inserito, i due amanti si trovavano avvinghiati nel letto, la loro pelle riluceva imperlata da minuscole goccioline di sudore e la loro carnagione abbronzata dall’ultimo we trascorso negli Hamptons, contrastava con il candore delle lenzuola. Si accarezzavano lentamente e Beckett sussurrava a pochi centimetri dal volto di Castle un fiume di parole. Lui ogni tanto le baciava i capelli, o le palpebre, o le asciugava con le labbra le lacrime che le uscivano.
Non avevano parlato spesso del periodo dell’ospedalizzazione di Beckett. Era un argomento doloroso per entrambi. Castle adesso sapeva che era stato un periodo difficile anche per Kate e non solo per la convalescenza fisica.
L’aveva allontanato da lei, per 3 lunghissimi mesi senza neanche una telefonata. Sparita. Ma quel periodo non era stato facile neanche per lei, evidentemente. Oltre alla ripresa fisica aveva preso la decisione di lasciare Josh. E aveva dovuto affrontare da sola anche i colloqui con i medici. Non ci poteva pensare. Odiava Josh ancora di più. Come aveva potuto non esserle accanto e confortarla quando le aveva dato la prognosi del suo periodo di convalescenza?  
Si riprese un attimo dai suoi pensieri e tornò a concentrarsi sulle parole di Kate e sulle sue carezze. La sua mano lo stava accarezzando dal ginocchio, passando per la sua coscia, il suo fianco, l’addome fino a fare dei cerchi concentrici sul suo capezzolo fino a tornare al ginocchio. Sempre avanti indietro, sempre la stessa strada. La pelle bruciava al suo tocco fino a quando lei divaricò le dita della mano e gli accarezzò la pancia con desiderio, rendendosi conto in quel momento dell’effetto che quelle carezze stavano sortendo su di lui.
“Castle, ma come fai?” disse lei stringendo con decisione il suo membro così duro e morbido insieme.
“Colpa tua, detective. Sei tu che mi fai quest’effetto!”
Kate sorrise compiaciuta e sussurrò “Grazie Rick”
“Di cosa? “.
“Di esserci”.
“Always”. Al sentire quella parola che tanto le era mancata, Kate sfoderò uno dei migliori sorrisi riservati solo al suo uomo e sollevandosi si mise cavalcioni su di lui, decisa a restituirgli la passione che lui le aveva donato solo qualche attimo prima.   


Spazio di Monica:

Ormai il mio cervello è fuso e questo capitolo ne è la prova evidente.
Ringrazio tutte le mie nuove amiche CastleOssessionate come me!

Siccome non ci capisco niente con i colori dei rating, io la passo a gialla se devo cambiarla fatemelo sapere

  
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