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Autore: Mini GD    10/04/2013    4 recensioni
Un panorama mozzafiato che prendeva dall'alto tutta la città che brulicava di vita. Tante macchine percorrevano le strade di quella grande metropoli, ricca di negozi grandi e piccoli, colorati e svariati che vendevano articoli l’uno diverso dall'altro. Una città grande, con tanti posti da visitare, ricca di cultura e storia ma anche di nuove generazioni che hanno tutta la vita da percorrere e segreti da svelare.
Come un grande albero che affonda le radici in secoli passati che vede i suoi rami verdi e rigogliosi puntare sempre più in alto fino a sfiorare il sole.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“JiYong, se ti dico che l’ho trovata, mi dai un premio?” disse Seungri, guadagnando occhiate da parte di tutti, che stavano cercando ovunque, centimetro per centimetro di quella camera, da ormai ore che per loro erano diventate infinte.
“Vediamo prima se è quella, dammi” strofinò le mani sugli occhi, avvicinandosi al maknae, che stava sbadigliando dalla stanchezza. Una volta lasciata la lettera nelle mani del leader, tutti catalizzarono i loro pensieri sulla sua figura che apriva la busta, estraendo una pagina, color bianco sporco.
Lesse in fretta tutte le righe, compiendo con la testa movimenti da sinistra verso desta, seguendo la velocità di lettura.
“Allora?” esclamò SeungHyun, che non resistiva più a quella tensione, alla sua lentezza nel trovare una prova certa che quella era la lettera giusta.
 
 
Era da giorni che non la vedeva, era tornata in Italia per stare un po’ con i suoi parenti; non li biasimava, anche lui sapeva cosa significava stare lontano da lei. Era teso come una corda di violino, agitato più del solito perché si era prolungata la sua vacanza lì, e in quei minuti, soffriva ancora di più che nei giorni che passavano lenti come bradipi. Poi, un suono, il campanello. Mai suono fu più bello di quello e corse alla porta veloce come la luce, spalancandola e sorridendo alla vista della ragazza che gli aveva aperto gli occhi su un altro modo di vivere, che gli aveva insegnato tante cose e che lo faceva stare meglio con la sua sola presenza e semplicità. Come anche le sue lettere, che continuava a inviare anche se si sentivano per telefono, accordandosi sugli orari in cui chiamare; a lui piaceva ricevere quelle lettere, per quanto potessero essere ormai un metodo superato per qualcuno, lui lo trovava estremamente adorabile, perché raccoglievano frasi scritte da una calligrafia che si sforzava di essere precisa, soprattutto nelle righe iniziali.
“Ciao!” gli sorrise, agitando la mano libera, mentre nell’altra stringeva una busta.
“Finalmente” prese la sua mano e la portò dentro,  per poi abbracciarla una volta chiusa la porta.
“Mi sei mancato anche tu!” rise lei, percependo la stretta di JiYong aumentare, quasi fino a toglierle il respiro, abituata già a dimenticare come respirare ogni qual volta lo vedeva.
“Cosa c’è nella busta?” domandò curioso, senza lasciare la sua mano, neanche una volta seduti sul divano.
“Foto. Non volevi vedere com’era la mia città?” rise, separando le loro mani, per prendere un’ album contendente delle foto sviluppate di recente. Tutti gli scatti comprendevano una zona particolare del posto che ha visto i primi passi della Gio’ adolescente. Alcuni erano scatti di solo mare, comprese varie barche con pescatori;  verso la fine, invece, c’era lei che indicava il portone che dava al condominio dove abitava e dove è nata e cresciuta, una foto presa abbastanza da lontano che ha permesso di prendere l’indicazione della via.
Le ultime erano foto della sua famiglia, con  i suoi genitori, zii e cugini, alla quale era legata tantissimo.

 
 
“Ji, per caso ti sei addormentato?” Daesung lo scosse,  dopo diversi minuti che lui aveva passato a guardare la lettera.
“No, non è quella giusta” proferì, buttandosi poi sul suo letto, stanco dalle ore di ricerche che non avevano dato risultati, se non uno sconforto. Tutti sbuffarono e Seungri perse il sorriso vittorioso che aveva una volta presa il mano quella busta.
“Dai, la troveremo” disse YoungBae titubante, neanche lui sembrava crederci, ma voleva continuare a cercare.
“Il destino non vuole che la ritrovi, vero?” proferì, portando le mani al volto, passandole successivamente nei capelli.
“Non siamo così pessimisti!” intervenne D-Lite, cercando di sorridere in modo da rallegrare anche il suo amico, che da giorni non dormiva in modo decente.
“Dimmi tu se non devo esserlo dopo due ore di ricerche” sospirò, scuotendo la testa, cercando di ricordare dove aveva messo la lettera il giorno dopo.
“Due ore e dodici minuti per essere esatti!”   lo corresse Seungri, guardando il suo orologio, che segnava le 18.37.
“Grazie, è confortante sapere che altri dodici minuti sono andati persi” lo guardò, stanco e stressato; mai camera sua era stata più confusa, fogli, magliette e buste erano ovunque, cancellando quasi del tutto la vista del pavimento “Basta, non la troverò, ne sono sicuro. Ora sistemo questo caos e concludiamo qui la storia” aggiunse, invitando con un gesto della mano i suoi amici ad uscire.
“Sicuro? Se vuoi possiamo continuare” Seungri non voleva arrendersi ed era sicuro che la lettera era lì, in quella stanza.
“No, non fa nulla Seungri. Grazie, per tutto ragazzi… ora voglio solo riposare” rispose sinceramente,  cominciando a raccogliere tutti i vestiti che aveva lanciato per aria, con la speranza di trovare qualcosa.
Uscirono tutti, lasciando a JiYong il tempo per riordinare le idee e camera sua, per poi decidere sul da farsi.
 
La serata stava scadendo nel monotono, diventando noiosa e completamente incentrata sul trovare un programma decente che quella scatola colorata, detta TV, potesse offrire. Nulla, soliti show o film già visti e il leader, che teneva possesso del telecomando, continuava a premere il tasto “avanti”, pigiandolo con forza, come una voglia interna sua di voler andare avanti, ma con lei.
Alla fine il telecomando smise di reagire, le batterie si erano esaurite e non fornivano energia sufficiente per un ennesimo cambio di canale; intanto che Seungri cercava le pile nel cassetto di uno dei mobili della sala, il presentatore annunciava i programmi della serata, fornendo una dettagliata sintesi della trama del film che seguiva.
“Stasera, cari telespettatori, l’amore è il tema centrale. Come tutta la nostra vita del resto…”
JiYong stava cercando di non pensarci e quella sera avevano deciso di mandare una serata basata sul sentimento che lo stava lentamente uccidendo, conducendolo in un vincolo di pazzia. Per di più, le pile si erano messe d’accordo per crollare sulle parole smielate dell’uomo, che sorrideva e leggeva i suggerimenti posti dietro la camera.
“… quale storia d’amore, se non questa, può essere il simbolo dell’amore folle che sconfigge anche la morte?
Stasera, signore e signori, la tanto conosciuta e amata tragedia di Shakespeare: Romeo e Giulietta!”
 
 
“Cosa leggi di tanto interessante?” JiYong, cercava in tutti i modi di capire cosa stesse attirando l’attenzione di Gio’, da concentrarla tantissimo sulla lettura.
“Romeo e Giulietta di William Shakespeare, una storia d’amore che nasce da due giovani che non possono sposarsi, perché le famiglie di entrambi sono in lotta tra loro. Per alcuni eventi che vedono Romeo coinvolto in un duello da cui esce vincitore, viene esiliato e Giulietta viene data in sposa a un conte. Lei viene aiutata dal prete, che le dà una pozione, che la fa credere morta per 40 ore. Romeo però viene a sapere solo della morte e, preso con sé un veleno, ritorna dalla sua Giulietta e lo beve, credendo così di raggiungerla. Quando l’effetto della pozione finisce, lei trova il suo amato, morto, accanto a sé e decide, per tanto, di togliersi la vita” gli riassunse brevemente la storia, chiudendo il libro.
“Wow, questo si che è amore. Non l’ho mai letto” disse lui, mentre lei posava tra le sue mani il libro che, ormai, sapeva a memoria.
“Tieni, te lo regalo. E’ un libro bellissimo e ci tengo tanto” gli lasciò un bacetto sulla guancia, scendendo poi dal letto, dove si era seduta.

 
 
Corse in camera sua, salendo le scale in fretta;  ricordava benissimo dove aveva posato quel libro, soprattutto dopo l’ora passata a sistemare.
Quando aprì un cassetto e lo rivide lì, sorrise d’istinto, prendendolo tra le sue mani con cura; lasciò che le sue dita sfogliassero le pagine di quel libro ad una ad una, aspettando il momento per cui aveva atteso tutto quel pomeriggio.
La vide lì, color bianco così come era arrivata da lontano, con i bordi un po’ curvati. L’annusò, anche se ricordava tanto l’odore di un libro; rilesse quelle righe che ormai sapeva a memoria, leggendo tra quelle l’indirizzo che l’avrebbe portato da lei.
 
 
 “Dovrei venire con te, una volta ogni tanto. Non sai quant’ è brutto aspettare che torni” le disse nell’orecchio, continuando a dondolarsi, seguendo la musica di sottofondo.
“Certo, così magari conosci anche i miei” rise lei, ripensando alla madre, alle prese con l’inglese, visto che il coreano, per lei, era troppo complesso.
“Non vedo l’ora” rise anche lui, prendendole il viso tra le mani, fissandola negli occhi “Io ti amo, tanto. Anche se non riesci a camminare senza cadere” sorrise e la baciò, legando nuovamente quelle due anime che erano state separate solo dalla distanza fisica.

 
 
“Sicuro di voler andare solo tu?” ripeté la domanda YoungBae, che era riuscito solo a convincere JiYong a riposare, prendendosi un giorno, prima di partire. Aveva deciso di andare da solo, voleva sistemare le cose e riportarla a Seul con sé, sperando vivamente di non creare guai, una volta lasciata la nazione.
“Non mi perdo, ho anche io 24 anni, lo sai? Non preoccuparti, se ho bisogno, chiamo” lo rassicurò, continuando intensamente a guardare il tabellone con gli orari, stringendo sia la lettera che il biglietto.
Era solo questione di tempo e poi avrebbe finalmente rincontrato quegli occhi e quel sorriso, che tanto amava.
  
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