Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: xaruto    11/04/2013    2 recensioni
Applebloom resta vittima di un grave incidente, e da quel giorno Applejack è tormentata da orribili incubi,
che le stanno distruggendo lentamente la sua sanità mentale. Twilight però non potrà aiutarla al momento.
Dovrà chiedere aiuto a Zecora che però l'avverte che avrà due scelte: affrontare i propri demoni o morire.
P.s
Gli eventi di questa fanfiction, avvengono dopo Silent Ponyville 2, ed e connessa a Study of the Mind Delve
Non è necessario leggerli per capire questa trama.
Genere: Dark, Horror, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple Bloom, Applejack
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Passato, Presente o Futuro ?


 

Applejack cercò sotto il letto qualcosa o qualche simbolo magico che spiegasse come sia riuscita a teletrasportarsi a Manehatten, ma non trovò niente. 
Guardò con cura la stanza e sotto la coda dell'occhio notò un piccolo quaderno sopra il comodino. Lo prese, lo aprì e lesse la prima pagina.


 

Caro diario mia nonna mi ha consigliato di iniziare a scrivere un diario per aiutarmi nella mia terapia. 
Sinceramente credo che sia una cosa stupida perciò invece di scrivere tutti giorni, scriverò solo quando accadrà qualcosa di interessante. 
Domani dovrei andare al manicomio. Volevo partire la notte in cui  sono arrivata, ma i mie zii Orange mi hanno spaventata sulla storia di un 
pony che rapisce i puledri nel cuore della notte. Spero che il mio soggiorno al manicomio siano veloci, perché voglio che quelle urla

spariscono dalla mia testa anche se significa dimenticarlo per sempre.”


 

Quando Applejack ebbe finito di leggere, rimase inquieta e confusa. Girò la pagina e vide che i fogli erano stati strappati e il resto erano pagine bianche.
Mise il quaderno dentro la sua borsa, e usci dalla stanza. Si trovò in un bel salotto ben arredato, con un grande tavolo e un particolare camino. 
Capì che era nella casa dei suoi Zii Orange ma la cosa strana che anche se sono passati anni dall’ultima volta che era stata li, 
trovò insolito che la disposizione dei mobili e i mobili stessi era uguale a quando lei se ne era andata. 
Tranne un orologio a pendolo infondo alla stanza a destra del camino. Era l’unico mobile che non centrava con la stanza.

 


 

Zii Orange ci siete? Sono vostra nipote Applejack” come se lo aspettava nessuno rispose.

Non trovando niente di interessante notò accanto la porta una mappa attaccata al muro.

Sì avvicinò alla mappa è vide che l’istituto psichiatrico era accerchiato in rosso.

La strada da fare era semplice. Basta che passi per il Central Park poi esco verso l’ovest, proseguo a nord e dovrei trovarlo davanti a me”


 

Si girò per aprire la porta ma la trovò bloccata.     

Dannazione! Dove sarà la chiave!?... E... E questo cose?”

Sulla porta c’erano incisi tre nomi: Orin, Millie e Skyra, uno sopra l’altro e accanto a ognuno di essi 
c’erano tre frecce a mezza punta che puntavano in direzioni diverse.

Quella vicino a Orin indicava verso l’ovest invece quella vicino a Millie indica a nord-est

e infine e quella vicino a Skyra indicava a est.



 

DING DONG


 

Un forte suono fece sobbalzare Applejack, ma capì subito che era il suono dell’orologio a pendolo.

Lei lentamente andò a controllarlo. Era un grande Orologio a colona dall’aspetto molto antico ma in ottimo stato. 
Era di legno e intarsiato in ornamenti di fiori e foglie e con il quadrante in ottone e vetrata di vetro divisa dal quadrante.


 

L’ora indicava la mezzanotte. La cosa strana che l’orologio non aveva fatto alcun suono, come il suo classico “tic tac”, 
come se avesse suonato solo per attirare  la sua attenzione, e questo pensiero le diede i brividi. 
Ma all’interno dell’orologio si poteva vedere attraverso la porta di vetro una chiave legata a uno dei pesi del pendolo. 
Applejack provò ad aprire ma inutilmente. Rimase delusa ma poi notò che si poteva aprire la porta del quadrante dell’orologio. 
La aprì ma cercò di capire come la poteva aiutare. E vide che sul lato dell’orologio c’era inciso una piccola nota.

"Tre aghi ognuno di altezza diversa. Il grasso, l'alto e il magro. Da lento a veloce si muovono verso destra. Skyra non sta su tre, ma quindici."


 

E' una specie di indovinello. Accidenti non sono brava con gli indovinelli”

Tocco le lancette capendo che poteva spostarle ma non capiva quale ora doveva mettere

ma poi ripensò alla nota incisa e cominciò a ragionarci.


 

Allora... tre aghi ognuna di altezza diversa. Il grasso, l’alto e il magro. Da lento a veloce si muovano                                                                                                                              verso destra. Questo significa che parlano delle lancette dell’orologio, perché quella dell’ora è grossa, quella dei minuti è alta e dei secondi è magra. 
Ovviamente si muovano a destra cioè in senso orario. La più veloce è quella dei secondi invece la più lenta è quella dell’ora, 
ma cosa centra Skyra che non sta su tre ma su quindici?” Guardo il numero tre nel quadrante, e capì che a differenza della lancetta dell’ora, 
quella dei minuti e dei secondi si contano come 15 minuti o secondi. Anche se aveva risolto una parte dell’enigma  non aveva sufficienti informazioni. 
Ritorno alla porta dove vide che la freccia a mezza punta accanto a Skyra puntava esattamente a est. 
Questo significava che le frecce indicavano l’ora da indicare ma il problema che Skyra non diceva niente che poteva aiutarla. 
Non trovando soluzione sulle frecce cerco di capire il motivo dei tre nomi e qualcosa nella sua mente si illumino. 
Le iniziale dei tre sono le stesse iniziali delle rispettive unita di tempo e un altro fattore era il fatto che l’ordine della disposizione dei nome era uguale alla nota.

Il grasso, l’alto, magro. Orin, Milli, Skyra. Ora, minuti, secondi. Questa non è una coincidenza ma la soluzione dell’enigma.” disse Applejack


 

Torno all’orologio e iniziò a spostare le lancette uguali alle frecce incise sulla porta. 
Spostò le lancette indicando le ore 9:10:15 e appena lo fece si udì uno strano rumore meccanico. 
Provò di nuovo ad aprire la porta dell’orologio e questa volta la porta si aprì.

Sembra che questa pony di campagna sia più intelligente di quello che crede” sì complimento orgogliosa. 
Prese la chiave, si diresse verso la porta e la aprì.


 

Si trovò in un scuro corridoio ma niente di peggio di ciò che aveva visto. A passò veloce si diresse verso l’uscita. 
Appena uscì dal edificio calò il buio. Applejack accese la lampada e rimase terribilmente confusa. 
Poteva capire che il teletrasporto fino Manhatten fosse un’opera magica, ma quella nebbia e il buio improvviso non aveva senso. 
Era come se qualcosa la stesse perseguendo senza tregua. Non capiva perché non c’era nessuno. 
Manhatten era una città che non dorme mai, si ricordava che molto spesso non riusciva a dormire per colpa del suono della città, 
anche quando era buio tutti lampioni facevano sembrare che fosse ancora mattina, ma nessuno di loro era accesso. 
I suoni della città che le dava fastidio la notte, le mancavano perché quel silenzio la iniettava terrore.


 

Camminò lentamente verso la direzione del parco, e il registratore fece leggero rumore statico. 
Anche se era debole lei si guardò intorno cercando cosa avrebbe affrontato.
Il parco era vicino, cosi lei continuo per la sua strada, ma poi sentì dei rumori sinistri davanti a lei. 
D'istinto attraversò la strada e proseguire dritto. Cercò di fare meno rumore possibile, ma il suo cuore andò in gola quando il suono statico aumentò terribilmente. 
Qualcosa corse dietro di lei, ma non erano suoni di ossa che colpivano il terreno, era qualcosa molto peggio. 
Sentì uno strano rumore, e qualcosa di lungo la stava per colpirla, ma lei riuscì a evitarlo e sotto la luce della sua lampada vide cosa era. 
Il mostro aveva le sembianze di un pony,  il corpo e volto era orrendamente sfigurato e pieno di tagli, ma la cosa più orrida era la sua schiena. 
Aveva un enorme gobba che fungeva da contenitore sopra la sua testa si vedeva grosse labbra e da esse usciva un tentacolo ruvido e coperto di spine. 
Applejack corse evitando il tentacolo che riprovò a colpirla. 
Quella mostruosità la rincorse, ed era incredibile che per quanto fosse grosso, riuscisse a correre cosi veloce ma per fortuna lei riuscì a superarlo. 
Dopo qualche secondo il rumore statico si indebolì finché smise appena lei raggiunse l’entrata del Central Park.


 

Appena entrò, guardò una enorme cartina vicino a lei. Si assicurò di prendere la strada giusta. 
Per fortuna anche se il parco era enorme il percorso era molto semplice. Prosegui in mezzo al quel fitto bosco, che era stranamente silenzioso.
L'unico suono che si udiva erano i passi di Applejack e del suo cuore che cercava di calmarsi. 
Alcune ombre avvolte apparvero dal nulla facendo attivare il registratore ma poi sparirono un secondo dopo. 
Lei si guardò allarmata, e pensò di tagliare per i boschi ma sarebbe stato pericoloso se dovesse scappare ed evitare gli alberi allo stesso tempo. 
Attraversò in silenzio quella foresta finché non vide davanti a se il lago Harlem Meer. 
Girò a destra e corse velocemente cercando di ignorare ogni cosa intorno a lei ma la radio iniziò a suonare allora la puledra aumentò il passo ma 
qualcosa le afferrò la caviglia e la scaraventò a terra. Quel mostro di prima era nascosto tra gli alberi, e lei si accorse troppo tardi di lui. 
Il tentacolo si strinse alla sua caviglia e cercò di tirarla dentro a quella sacca.
Lui la trascinò con forza ringhiandò e sbavandò davanti a lei quasi a un metro distanza, 
allora la puledra non avendo scelta fece il suo gioco e con difficoltà corse verso quell’essere e lo colpì sul volto.


 

Lo stordì abbastanza da fargli molare la presa, e lei approfittò della situazione e corse versò. 
Corse versò il marciapiede oltre la strada e prosegui verso nord. Dopo due minuti di corsa, Applejack trovò la giusta via e svoltò. 
Cercò qualche pista per trovare l'ospedale e pregò di non aver sbagliato strada, ma dopo riuscì a vedere in lontananza un grosso edificio, 
e per qualche strano motivo era certa che era quello. Aumentò la velocità, ma un altro uno di quei mostri si parò davanti a lei. 
Un suo tentacolo uscì da quella mostruosa gobba e punto sul suo collo, ma lei per istinto lo addentò. 
Era il gusto peggiore che lei avesse mai provato in vita, molto peggio di quella volta che per sbaglio mangiò una mela marcia. 
Con una forte pressione staccò il tentacolo, e la creatura urlò per il dolore. 
Lei sputò quello che  rimasto in bocca e sentì il bisogno di vomitare, ma non poteva fermarsi quando si accorse che altri due di quei mostri erano dietro di lei. 
Evitò il mostrò che le era davanti e corse a pieni polmoni versò l'edificio scagliandosi contro la porta vetrata. 
Cade a terra e ancora piena di adrenalina si alzò e si guardò indietro pronta a fuggire ma le tre bestie non si muovevano. 
Applejack si avvicinò confusa e guardò che quelle creature stavano ferme e aspettavano che lei uscisse. 
Si girò e prese attenzione a dove si trovava ma appena lo fece si pentì amaramente. 
Quel luogo sinistro le diede senso di angoscia e paura. 
L'entrata sinistra c'era una reception, davanti a lei invece una grande sala e in fondo porta che che portava al cortile interno. 
Andò al centro della stanza per vedere meglio e vide che a sinistra e a destra c'erano due grosse porte, ma lei non capiva cosa aveva quel posto di sbagliato


 

"Sono sola ma mi sento cosi osservata" disse spaventata


 

Era da sola ma come se tutto il mondo la stesse guardando e capì che i mostri dietro la porta non erano li per attenderla in caso tornasse, 
ma per impedirle di tornare indietro. Era in trappola e non sapendo dove andare si diresse verso la reception.
Era un piccolo ufficio piano di scartoffie e cose varie ma quello che le interessava fu la mappa dell’edifico appesa al muro.
La prese ma appena la tolse vide che dietro di essa era inciso il numero 20. Guardò la mappa e vide la planimetria dell’edificio.
Era diviso in due parti in cui in mezzo c’era un piccolo giardino che lo divideva. 
A destra c'erano le stanze da letto, la mensa, bagni, cucina, infermeria e poi una stanza un po’ lontano dalle altre, 
ma non c'era scritto niente sopra perché era tutta nera con una grossa X rossa segnata sopra


 

Applejack era un po’ intimorita da quella stanza e pensò che era meglio evitarla. 
A sinistra invece c’erano diverse stanze con solo due grosse lettere. 
Se quello che a capito era una clinica medica forse a destra erano le stanze di terapia e trattamento. 
Cosi mise la sua nuova mappa in borsa e uscì dalla segreteria e si diresse versò le camere da letto. 
Si trovò davanti a un lungo corridoio dove c'erano porte a destra e a sinistra ed ognuna di esse erano numerate.


 

"1...2...3...4...5...6...7...8...9...10...11..." contò Applejack


 

Contò il numero delle porte a destra e a sinistra finché non raggiunse il numero 20. 
Fece un lungo respirò e aprì la porta. La stanza c'era due piccoli letti messi accanto al muro uno opposto all'altro,  
in mezzo c'era un grosso tavolo che li divideva e sotto di essi c'erano due sedie. Vicino ai letti c'erano due armadi.


 

Applejack entrò in cerca di indizi, e si avvicino a uno dei due letti e vide che quello a sinistra c'era un’altra cassetta, 
e anche questa aveva un piccola striscia bianca ma questa volta era scritto "Compagna"


 

Prese come al solito il registratore, mise da parte la casetta al suo interno e inserì quella nuova e cliccò play. 
Si sentì sempre quel fastidioso suono statico e infine delle voci


 

"Questa è la tua stanza. Puoi mettere i tuoi vestiti e i tuoi effetti personali nel armadio e se serve qualsiasi cosa basta chiamare"

"Va bene, grazie"

La prima voce che sentì era una voce di una anziana la secondo era quella di Apple bloom, ma poi si sentì una terza voce.


 

"Oh una compagna di stanza. Finalmente ero stanca di stare da sola."

"Vi lascio fare amicizia se serve qualcosa chiamatemi" disse la voce anziana.

poi si sentì un suono di una porta chiudersi


 

"Salve compagna di stanza come va?" disse la voce sconosciuta

"Se stessi bene non sarei qui giusto?" rispose Apple bloom


 

si sentì rumori di passi passi e poi un leggero tonfo


 

"Senti devo mettere apposto mio bagaglio, e vorrei farlo in pace se non ti dispiace" disse Apple Bloom

"Va bene, ma non sembri di questa città, perché sei qui?"

"Non sono affari tuoi" la voce di Apple Bloom si fece più forte

"Mi dispiace, e che mi hanno messo questa stanza da sola, e gli altri pony mi prendono in giro per miei occhi, volevo solo fare amicizia con qualcuno"

ci fu un leggero silenziò poi si sentì un sospirò


 

"Uffa... mi dispiace se sono stata rude, e che sono un po' stanca" disse Apple Bloom

"Non fa niente, non devo immischiami, e poi non conosco ancora tuo nome?"

"Apple bloom, tu?"

"Piacere, Ditzy doo...."

Un forte rumore statico fermo la registrazione.


 

"Ditzy doo?! Dove ho sentito questo nome? humm.... Un pony a Ponyville si chiama cosi ma non può essere, 
perché ha più o meno la mia stessa età" si interrogò Applejack


 

Cercò di ricordarsi quale pony fosse quello della registrazione ma non ci riuscì.

"Aveva un altro nome, Depr o Derp o qualcosa del genere... Accidenti non riesco a ricordarlo, 
e pure ricordo tutti nomi dei miei cugini. Perché non riesco ricordare il suo?"

Non si sforzo molto ricordare, il suo obiettivò era trovare Apple bloom. Così cercò altri indizi sul letto ma non trovo niente. 
Guardò sull’altro vide, anche sotto di esso ma niente. Cosi decise di guardare nell’armadio. 
Aprì quello a destra e trovò solo una pagina strappata, la prese e iniziò a leggere.


 

"Caro diario e già passato un mese, questo posto è orribile. Alcuni puledri qui sono pazzi altri mi prendono in giro perché vengo dalla campagna, 
per fortuna loro Ditzy Doo mi trattiene dal fargli del male. Quello strano pony è molto simpatico, anche se non ho ancora capito cosa faccia qui. 
Le terapie invece sono noiose e molto lunghe, specialmente quelle magiche. 
Usano una magia sperimentale per farmi ricordare quello che successo ma ogni volta che lo fanno, mi vengono gli incubi di notte. 
Io non voglio ricordare, fa troppo male, io voglio dimenticarlo. Perché è colpa mia e tutta colpa mia."


 

La pagina finiva li, e come la prima non dava nessuna risposta concreta. Applejack mise la pagina in mezzo alle pagine strappate del diario. 
Non trovando altri indizi, controllò nel secondo armadio per essere sicura. Lo aprì e rimase confusa quando trovò solo un Muffin.
Lo prese per guardalo da vicino. Era un normale muffin con scaglie di frutta, e non aveva niente di sbagliato, ma quello era strano. 
Era la cosa più normale che lei ha trovato dopo tutto quello che successo, e senza pensarci troppo lo mangiò in un boccone.


 

"Humm. Buono, gusto di mele"


 

Capì che in quella stanza non c'era nient’altro da fare. Uscì ma all'improvvisò, infondo al corridoio sentì dei passi. Si girò a destra e vide l'ombra di un piccolo pony che la guardava. Per colpa del buio, lei non riuscì a capire chi fosse.


 

"Hey tu vieni qui" chiamo la sua attenzione ma l'ombra la ignorò e entrò in una stanza.


 

"Aspetta non ti farò del male"

Applejack lo rincorse con le orecchie alzate in caso la radio iniziasse a fare rumore statico.


 

Raggiunse la porta in cui l'ombra era entrato. La luce della lampada illuminò la stanza e scopri di essere entrata nel bagno. 
Si guardò con cura in cerca del puledro ma non trovò nessuna traccia. Come se fosse sparito dal nulla. 
Se ne approfittò per lavarsi la bocca, e per sua fortuna il lavandino funzionava. 
Appena si tolse quel gusto amaro dalla bocca sentì un risata raccapricciante.


 

"Chi è? Chi c'è qui dentro?" chiese Applejack


 

Anche se la radio non fece rumore c'era qualcuno nella stanza insieme a lei, che lentamente si diresse verso l'uscita. 
Sapeva che stare in una stanza piccola significava rimanere in trappola ma poi la voce si fece risentire.


 

Non scappare”

"Dove sei? Fatti vedere" disse Applejack

"Io non mi sto nascondendo, sono accanto a te"


 

Lei si girò la testa e vide il suo riflesso nello specchio. Era lei ma i suoi occhi erano completamenti oscuri e lacrimavano 
qualcosa di nero e molto denso e il manto era grigio. Ma quello che la inquietava era che Applejack aveva la bocca aperta e 
lo sguardo spaventato mentre il suo riflesso sorrideva.

 


 

"Chi sei?" disse Applejack

"Io sono colei che ti ha aiutata a diventare quello che sei! Ma se vuoi darmi un nome, sono il tuo orgoglio"

Applejack indietreggiò ma la figura nello specchiò rimasse immobile a fissarla.


 

"Che cosa è questo posto?" chiese Applejack

"Un luogo in cui neanche la tua cara Princess Celestia non può osservarci"

"Per caso hai visto Apple Bloom?"

"Oh, sì lei"

"dove si trova ?"

perché la cerchi cosi tanto?”

E’ mia sorella e io la devo proteggere”

il suo riflesso cominciò a ridere

"Perché stai ridendo?" disse Applejack irritata


 

"Perché tu continui a mentire"

"Io non mento!"

"AHAHAHAHA...sei una bugiarda, lo sei sempre stata"

"io sono l'elemento dell'onesta..."

"AHAHAH incredibile che le tue bugie sono riuscite a ingannare perfino gli elementi dell'armonia, 
non ti senti in colpa di aver ingannato la tua cara Princess Celestia?"


 

"STA ZITTA e rispondimi, dove Apple Bloom?"

Il suo riflesso non si fece minimamente intimidire, continuò a guardarla ghignando.


 

"se vuoi incontrarla devi prima trovare quattro chiavi." disse il suo riflesso

"quattro chiavi?"


 

"Una si trova dove i puledri si saziano, un altra si trova dove possono respirare aria fresca, 
la terza dove curare le loro ferite e l'ultima dove affrontano i loro incubi."


 

"Quando le avrò trovate, dove devo andare?"chiese Applejack

"Questo lo dovrai scoprirlo da sola, ma prima che tu vada vorrei farti una domanda?"

"Cosa?"

Lo specchio lentamente si oscuro, e il suo riflesso fece un sorriso poi spari.

Il cuore di Applejack ricominciò a battere veloce quando sentì il suono della sirena in lontananza. 
La poca luce della stanza svani nell'oscurità,e l'unica rimasta era quella della sua lanterna. 
La stanza cominciò a cambiare. Le pareti iniziarono a marcire, i muri che dividevano i bagni diventarono una gabbia di metallo e 
la puzza già insopportabile diventò asfissiante.


 

"No... Questo no.... Non di nuovo ti prego"

Applejack andò in panico mentre vedeva il mondo intorno a lei essere divorato letteralmente dall'oscurità. 
Si diresse lentamente verso la porta ma dal nulla il suo riflesso le apparso davanti. 
Lei indietreggiò dalla paura mentre il suo riflesso la guardò divertita.


 

"Non provare a scappare, prima devi rispondere alla mia domanda. Tu dici che Apple Bloom è nostra sorella ma c'è un problema"


 

Il suo riflesso si avvicino a lei, ormai fuggire era inutile. Lentamente avvicinò le sue labbra vicino alle orecchie di Applejack.


 

"Quando è stato la prima volta che hai vistò Apple Bloom? Ma io intendo proprio la prima volta. 
Riesci a ricordarti di averla vista appena nata o insieme ai tuoi genitori o prima che tu sia partita per questa città?"


 

"Sì lo ricordo e stato quando... è successo..."


 

Per quanto si sforzasse non riuscì ricordare Apple Bloom insieme a sua famiglia. Non ci riusciva

I suoi ricordi erano limpidi il giorno in cui ha avuto Cutie Mark, ma andare oltre quello c’era solo ombra.


 

"No non riesco ricordarlo, ma perché ho vuoti di memoria da quando..."

"Da quando i nostri genitori sono morti, ti hanno detto questo ma ti hanno mentito."

"Che cosa vuoi dire?"

"Quel giorno sono morti quattro pony non due"


 

La conversazione si interrompe quando la radio cominciò ha fare un leggero suono statico


 

"I tuoi amichetti stanno arrivando, se riuscirai a sopravvivere anche questa volta, 
ti dirò di più ma fino ad allora buona fortuna" dopo quelle parole andò all'indietro sparendo di nuovo nell'oscurità


 

Applejack prima di uscire prese velocemente la mappa


 

"Ok ha detto dove i puledri si saziano quindi deve essere la mensa, un altro dove prendono aria fresca perciò sarà il giardino. 
Dove curano le ferite sono certa che è l'infermeria qui vicino e l'ultimo posto e dove affrontano i propri incubi..... non mi viene niente in mente..."


 

Ma non c'era tempo a pensare il rumore della radio aumentava sempre di più.

Dopo aver messo la mappa in borsa andò alla porta e la apri ma quando uscì il suono statico andò in pico. 
Era circondata da circa quindici mostri come l'altra volta ma questi erano diversi. 
Sembrano puledri senza il manto e le loro carni erano una massa gonfia e malforme. 
Non avevano labbra ma si poteva vedere i denti esposti. Erano marroni e marci ma ancora forti da strappare la carne.



 

Un mostro di destra attacco pronto a morderla ma Applejack prese il momento giusto e lo calciò. 
Fu scaraventò contro gli altri, cosi li scavalcò lanciandosi contro il corridoio. Dopo essere scapata dal primo gruppo riprese a corre fino entrare nella mensa.


 

C'erano alcuni tavoli rovinati e sopra di esso del cibo andato a male. 
Applejack si guardò intorno, e anche se non vedeva nessun mostro il registratore non smetteva ancora di fare rumore.

Cercò attentamente la chiave. Guardò tutti i tavoli, ma non trovò niente che potesse dire dove si trovasse ma notò che sull’ultimo tavolo infondo alla stanza c'era scritto qualcosa.


 

"Quando non presterai attenzione. Strapperò i tuoi tendini a morsi" lo lesse con disgusto e paura ma era l'unico tavolo con scritto qualcosa 
ma sotto non c'era niente e sopra c'erano due vassoi pieni di cibi cosi decomposti che non si riconosceva più che cosa era. 
Poi penso che forse la chiave era nascosta dentro il cibo. Schifata per l'idea, fece un lungo respiro e mise lo zoccolo dentro quello schifezza. 
L'odore era terribile e la sensazione era ancora peggio ma raschiando il fondo il suo zoccolo sentì qualcosa di metallico. 
Lo tirò fuori e vide che era quello che cercava, Una chiave con una bizzarra sanalatura. 
Si strappo un pezzo di benda in eccesso che fasciava suo zoccolo e pulì la chiave. 
Non aveva voglia di sentire quell'odore tutto il tempo. E notò subito un incisione sulla chiave.


"Carestia"


Dopo aver messo via la chiave pensò che forse al secondo piatto ci fosse qualcos’altro.
Ma prima di rifarlo le venne un’idea migliore. Spinse il vassoio versò per terra e lo fece cadere.
Quella schifezza si sparse su tutto il terreno e fu evidente una piccola cassetta in mezzo a esso.


 

"hehe. Perché non ci ho pensato prima?" Disse contenta

con la stesso pezzo di benda pulì la cassetta e riuscì a vedere cosa era scritto nella fascia bianca.


 

"LUI"


 

Anche se era spaventata sul contenuto della cassetta, niente fu peggio quando il registratore aumento di colpo. 
La stanza si riempi di leggere risate malefiche. Non si capiva la provenienza, alcune erano lontane altre abbastanza vicine a lei da paralizzarla. 
Due creature usciranno dall'oscurità e si diressero verso di lei. Applejack lentamente indietreggiò ma poi sentì un terribile bruciore alla sua zampa ustionata.


 

Cade e terra e gridò disperata dal dolore. Uno di quei mostri le diede un potente morso, 
alla caviglia ustionata e continuò a masticarla con solo tentativo di staccarla.

Applejack si girò e pressò dall'ira cominciò calciare il volto del suo assalitore. I suoi calci gli spaccarono i denti e il mostro crollò a terra. 
Non aveva tempo per controllare la ferita anche se sanguinava copiosamente, ma gli altri mostri si stavano avvicinando a lei.
L'idea era quella di andare dalla mensa al giardino ma la ferita alla gamba le doleva troppo. Doveva andare in infermeria e l'unico modo e ritornare alle camere da letto.


 

Andò velocemente ma ogni passo che faceva era come se quel mostro gli stesse ancora masticando la gamba. 
Oltrepasso la porta e si trovò davanti di nuovo quel gruppo di mostri davanti a se. Erano troppi da evitare e tornare indietro era ormai impossibile.


 

"Dannazione"


 

Allora decise di fare un ultima scelta, si slegò la lampada legata alla borsa, prese la corda ancora legata alla lampada e 
la volteggiò in aria stando attenta che non si schiantasse contro il muro. 
Quel gruppetto di mostri si avvicinò a lei, pronti ad farla pezzi ma Applejack scagliò la lampada contro di loro,e colpì in testa uno di loro e andò a pezzi. 
L'olio prese fuoco creando una leggera esplosione che gli infiammo ma non era sufficiente per colpirli tutti. 
Infatti quelli illesi si fecero avanti calpestando i corpo di quei caduti a terra dalla fiamme.


 

Applejack stava per correre ma sentì un colpo di stanchezza per aver perso troppo sangue. 
Il morso aveva reciso i tendini. Cominciò a sudare e il suo manto si impallidì. I mostri si avvicinarono sempre di più quando 
si sentì quel maledetto urlo per tutta la stanza. Dalle fiamme un pony scheletrico uscì urlando. I mostri rimasti illesi presserò fuoco


 

Le fiamme li bruciarono senza tregua, essi emanarono il loro ultimo grido prima di cadere a terra e morire.

In quel corridoio che ormai puzzava di cadavere bracciato c'era solo Applejack e il pony infiamma davanti a lei che non la smetteva di urlare


 

"Avanti finiscimi, che cosa stai aspettando?"

Applejack lo guardò con terrore mentre lui gridava sempre più forte. Quelle urla rimbombò nella sua testa, che ormai stava per scoppiare. 
Non ce la faceva più, cerco di coprirsi le orecchie ma era inutile. I suoi timpani sanguinarono e la sua mente andò a pezzi fino che tutta la sua paura si tramutò in rabbia.


 

"UCCIDIMMIIIIIIIIIIIII"


 

Lei fece un urlo terribile e pieno di ira, e se non fosse per la sua gamba ferita si sarebbe lanciata contro il mostro di fuoco per farla finita. 
Esso si azzittì e la continuo a fissare infine le fiamme che ricoprivano i mostri si spensero insieme a lui 
ma questa volta se ne andò in silenzio lasciando la povera Applejack di nuovo sola.


 

Non credette cosa aveva visto, e ancora meno non credette in cosa abbia detto. 
Pensò cosa l’abbia spinta a dirlo, se paura o se l’ultimo residuo della sua sanità mentale la stava abbandonando. 
Con la poca energia che aveva, andò oltre i cadaveri bruciati.


 

Alla fine del corridoio c'era una piccola porta con simbolo della croce rossa.

Aprì sperando che il registratore non suonasse, ma senza luce era praticamente cieca. 
Cercò inutilmente qualcosa per curarsi le ferite ma non riuscì a trovare niente. 
Perdeva sempre più sangue e si sentì sempre più debole, e alla fine crollò a terra sfinita dalla fatica. Prima che chiudesse gli occhi una forte luce colpi il viso accecandola.


 

"Credo che sei arrivata la mia fine..." disse lei sfinita ma un’altra voce simile alla sua si sentì dal nulla.


 

"Ti sbagli, il divertimento è appena iniziato"

Il suo riflesso riapparse di nuovo.


 

"Non è la luce che cerchi, è solo una torcia. Produce più luce della tua vecchia lampada, 
peccato pero che non può essere usata come arma. Devo darti miei complimenti quello che hai fatto prima era davvero ingegnoso"


 

"Cosa vuoi da me?"

"Alla tua destra c'è un tavolo, sopra di esso c'è tutto il necessario per rimetterti in forma"

"Perché mi stai aiutando? Tu sei una di loro"

"Se fossi una di loro non dovrebbe esserci un rumore statico? Io non lo sento. Probabilmente hai sbattuto la testa troppo forte. 
Ora muoviti prima che il pavimento sia ricoperto dal tuo sangue."


 

Applejack si alzò prese la torcia con la bocca e la punta versò il tavolo a destra. C'era una scatola di pronto soccorso e una fiala di vetro. 
Apri la scatola, e tolse la benda alla gamba ferita, ormai sporca di sangue. Verso il disinfettante ma appena lo fece, 
sentì un bruciore terribile, sia per la ferita sia che non si deve mai usare disinfettante sulle bruciature. 
Poi ingerì degli anticoagulanti, e rifasciò la gamba ma anche se era fuori pericolo, la stanchezza l'aveva indebolita.


 

"Bevi quella fiala starai molto meglio" disse il suo riflesso


 

Lei mise la lampada sul tavolo, prese la fiala e spezzò la testa e la bevette. Aveva un gusto amaro e molto forte ma fece subito effetto. 
Tutti suoi dolori sparirono, la stanchezza se ne andò come se avesse fatto un lungo sonno e la sua energia ritornò, anzi forse ne aveva più di prima.


 

"Wow, come gusto fa pena ma per risvegliare gli spiriti e meglio di un sidro di mele." Disse Applejack

"Ti consiglio di stare attenta, hai preso solo una chiave e sei quasi morta, io sono stanca di aiutarti"

"Perché non mi dici cosa sta succedendo?"

"E’ rovinarti il divertimento? No devi scoprirlo da sola e se sopravviverai troverai quello che cerchi"

"Chi e quella specie di pony infiamma? Credo che non mi voglia farmi del male, però le sue urla mi fanno impazzire...."

" Tutto quello che devi sapere, che lui è il motivo perché sei qui"

"Cosa vuoi dire?"

"Ho detto anche troppo. Cerca la chiave in questa stanza, e trova le altre due e fai veloce. 
Più tempo aspetti meno saranno le possibilità che trovi la tua cosiddetta 
sorella"

Dopo averlo dettò spari di nuovo nell'oscurità


 

"Aspetta non andare...." era inutile il suo riflesso sparì ormai. Prese la lanterna e si guardò in torno. 
Quella stanza era come tutte le altre, a pezzi e inorridita. Dopo aver cercato meglio, vide una barella sporca di sangue. 
Sopra di esso c'era una chiave e una cassetta con sopra scritto "Dolore" invece la chiave era inciso “Pestilenza”


 

Prima che Applejack la prendesse, vide un laccio emostatico sul pavimento. 
Lo prese e con esso legò la torcia alla cinghia della borsa, in modo talle da non tenerla sempre con la bocca.

Poi prese il registratore tolse la cassetta al suo interno e mise la cassetta con l'etichetta "Lui" e cliccò play.

"Bene ora sentiamo che cosa mi aspetta" disse, preparandosi al peggio.


 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: xaruto