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Autore: Nana Kudo    11/04/2013    5 recensioni
Un sogno. È cominciato tutto così: come un sogno.
Ma poi qualcosa è cambiata, gli ingranaggi di quel orologio chiamato destino hanno deciso di andare avanti a muoversi lo stesso senza prendere minimamente in considerazione l'idea di ritornare indietro all'ora esatta. No. Hanno deciso di non farlo.
Ed ora l'unica cosa che posso fare io invece, per far sì che quel filo rosso che mi lega ancora a tutto ciò che non voglio assolutamente perdere, Ran, e ciò che ancora voglio ottenere, non si spezzi, è cercare in tutti i modi un raggio di luce in questo buio che vuole sembrare perenne, cercare in tutti i modi i Corvi e riuscire finalmente a liberare il cielo dalle loro piume scure e tetre.
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OAV 9. The stranger of ten years afters.
Abbiamo creduto tutti che fosse solo un sogno. Ma in realtà ci sbagliavamo.
Perché? Per saperlo non vi rimane altro che leggere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo venti
I primi dubbi
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“Dieci anni, dieci anni! Ti rendi conto?!” urlò la ventisettenne, rivolgendosi all’amica che con fare svogliato girava da parecchi minuti il cucchiaino all’interno della tazza color pastello tra le sue mani.
“Ora va, ora viene.. ti dice di aspettarlo e dopo dieci anni di lui manco l’ombra… ma che ha sto qua al posto del cervello?! Non è tutto normale, sul serio!” continuò, alzando le mani al cielo disperata.
“Sonoko” la richiamò Ran, ridendo e poggiando il cucchiaino sul piattino sotto la tazza. L’altra si voltò, stupita per il comportamento di quella. In fondo, cosa c’era di divertente in quello che stava dicendo?
“Shinichi sta risolvendo un caso importante, non è mica colpa sua se non può venire spesso” provò a spiegarle la karateka, ricevendo di tutta risposta uno sbuffo da parte della bionda.
“Ran, siamo sincere, quale caso può durare dieci anni?!”
“Quello a cui sta lavorando?”
Sonoko non rispose nemmeno, sospirò rassegnata e cominciò ad assaggiare la fetta di torta alla panna davanti a sé.
“Convinta te..” sussurrò, prima di cominciare a masticare il primo boccone del dolce.
L’altra sorrise, passando qualche attimo a osservare l’amica; poi abbassò lo sguardo verso il contenuto della sua tazza, socchiudendo gli occhi e perdendosi così nei suoi pensieri.
Effettivamente Sonoko aveva ragione, in un certo senso.
Erano anni che le diceva sempre di aspettarlo, che le mandava addirittura un bambino per giurarle che sarebbe tornato, un giorno*, o che semplicemente continuava a ferirla con quell’atteggiamento ottenuto negli ultimi tempi. Niente chiamate, niente visite… niente Shinichi.
E doveva ammettere a se stessa il fatto che Sonoko aveva ragione anche per quanto riguardava questo difficilissimo caso a cui l’amico lavorava da più di dieci anni, ormai.
Cioè, Shinichi Kudo, quello che sapeva scovare il colpevole grazie a tutti quei consigli e insegnamenti datigli da Holmes nei suoi libri, e che gli facevano sprecare massimo qualche giorno, ora com’è che non funzionavano più solo per questo caso?
Sì, la cosa a volte le pareva strana, e anche fin troppo, a dir la verità.
Lo sguardo sul cappuccino si fece sempre più intenso, così come il silenzio nella piccola caffetteria Poirot e così come i suoi pensieri, che la portarono ad assumere un’espressione che di allegro e felice non aveva proprio nulla.
-Sonoko ha ragione, il fatto che lui dopo tutto questo tempo non sia ancora tornato e che stia ancora risolvendo un caso di cui a quanto pare nessuno ne è al corrente è alquanto strano, e non posso affatto negarlo, né trovare scuse per giustificarlo.- bevve un piccolo sorso del suo cappuccino, con lo sguardo fisso oltre a quel vetro che la divideva dal mondo esterno, oltre quello spazio accogliente e calmo in cui si trovava.
O almeno, calmo fino a quando il rumore di una sedia strisciata violentemente sul pavimento e i palmi di due mani sbattute con poca delicatezza sul tavolo di legno scuro non rimbombarono all’interno del locale attirando l’attenzione di quei pochi clienti presenti al suo interno.
“Senti, tu potrai essere anche tanto cretina da credere a quel bastardo, ma io no” urlò Sonoko alla karateka, con un’espressione piuttosto seria disegnatale in viso. “Quindi, sappi che se non verrà lui qui entro fine giornata io-”
“E’ venuto a trovarmi” la interruppe Ran, con tono calmo e basso, ritornando a giocare col cucchiaino e a girarlo all’interno della tazza.
“COSA?!” urlò ancora l’ereditiera, alzando il tono di voce e attirando di nuovo l’attenzione di quei pochi clienti presenti.
“Abbassa la voce per favore” le sussurrò l’amica guardandosi in giro rossa in viso, e facendole intanto segno con la mano di sedersi. “Ricordi il giorno in cui sono svenuta?”
“La festa dei poliziotti?”
“Esatto. Vedi, quando è morto Yamamoto io, Kazuha e Hattori siamo corsi subito nel posto in cui abbiamo sentito arrivare un urlo, e una volta lì l’ho.. visto..” sussurrò, con le guance ancora più rosse di prima al solo pensiero di ciò che era successo dopo.
Sonoko, senza nemmeno aspettare altre spiegazioni, tirò un urlo congiungendo le mani a mo’ di preghiera.
“E..e.. che avete fatto tu e Holmes? Eh eh?” le chiese con gli occhi sognanti, saltellando sulla sedia su cui stava seduta.
“In realtà n-” provò a parlare la karateka, prima di essere interrotta dalla bionda che con uno sguardo malizioso le si avvicinò ancora di più.
“Dì la verità” cominciò sorridendo spavaldamente. “Un bacio alla mogliettina l’ha dato? O anche altro, già che eravate in un albergo?”
“SONOKO!” sbottò la donna, rossa fino alla punta dei capelli e facendo cadere il cucchiaino per terra, provocando semplicemente una risata all’amica.
“Allora?” insisté, ritornando con la schiena adagiata allo schienale della sua sedia.
“Diciamo che c’è stato solo un abbraccio e poi..” si fermò un attimo, sorridendo amaramente. “Se n’è andato”
“Come se n’è andato? Ti ha lasciata lì?” le chiese sconcertata, quasi cadendo dalle nuvole. L’altra si limitò ad annuire.
“E poi? Non l’hai più sentito né visto?” le chiese ancora, mutando completamente l’espressione di prima in una shockata e curiosa allo stesso tempo.
“Sì” rispose, riprendendo l’utensile da terra. “E’ venuto a trovarmi all’agenzia per chiedermi scusa e poi dopo nemmeno dieci minuti se n’è andato di nuovo via”
“Fammi indovinare, prima di andarsene ti ha detto di aspettarlo ancora?” le domandò.
Ran non rispose, si limitò semplicemente a ricambiare il suo sguardo con uno spento e triste, per poi distoglierlo subito dopo facendo così intuire la risposta a quella.
Sbuffò, Sonoko, poggiando il capo su una mano e spostando lo sguardo verso il bancone della caffetteria.
“E’ incorreggibile” disse, sbuffando ancora. “Tu sei qui a piangere sul latte versato e quello magari è in mezzo a miriadi di fan e a fare non m’interessa cosa ma certamente non investigare”
“Sonoko!” sbottò Ran, col viso paonazzo.
“Che c’è? Vogliamo scommettere?” disse di rimando, incrociando le mani al petto. “Tanto qualsiasi cosa tu dirai sappi che per me quello lì è in mezzo a ragazze, punto”.
 

***

 
“Passa!”
“Su Edogawa!”
Conan continuava a correre verso la porta avversaria col pallone come fosse incollato ai suoi piedi, riuscendo a deviare i difensori che cercavano di rubarglielo e avvicinarsi sempre di più a quella, fino a segnare finalmente un goal.
Due ragazzi, uno magro e uno piuttosto robusto, della stessa età del liceale, gli saltarono addosso ridendo insieme a lui.
“Grande Conan, hai segnato ancora!” urlò Mitsuiko, mentre Genta scompigliava i capelli al ragazzo occhialuto che a momenti non soffocava per via delle braccia di quest’ultimo aggrappate al suo collo.
“Hehe” provò a inscenare una risata, fino a quando l’amico non capì che di questo passo l’avrebbe ammazzato e liberò la presa.
“Abbiamo ancora dieci minuti alla fine dell’intervallo, muoviamoci che possiamo fare un altro goal” disse il più magro dei due dando un’occhiata veloce al suo orologio da polso.
“Muoviamoci allora!” urlò tutto allegro Genta, mentre Conan rimase fermo a massaggiarsi il collo.
“Che fai, non vieni?” gli chiesero i due, notando che non li aveva seguiti.
“Mi sono ricordato di una cosa che devo chiedere al proff.. voi continuate pure a giocare, appena finisco arrivo” rispose il detective, per poi incominciare a incamminarsi lasciando i due ragazzi da soli.
Si scambiarono un’occhiata veloce, prima di fare spallucce e tornare a giocare insieme ai loro compagni di classe.
 
Salì velocemente le scale, arrivando così in pochissimo tempo alla sua classe, seconda B.
Aprì la porta scorrevole rivelando la figura di una ragazza dai capelli corti e ramati seduta a un banco vicino alla finestra, lasciandosi sfuggire così un sorriso.
Si avvicinò a lei cercando di fare il meno rumore possibile, osservando interessato quei fogli pieni di formule che quella ancora non aveva finito di studiare e modificare, sperando di avere qualche buona notizia.
Prima ancora che potesse aprire bocca, però, la scienziata posò la matita accanto al foglio e con fare scocciato si voltò verso di lui, facendolo deglutire.
“No” disse, incrociando le mani al petto. “Non ho ancora creato un antidoto, non ho ancora finito le ricerche, non ho ancora finito di leggere tutti i documenti dei miei, non ho ancora cominciato a pensare a qualcosa e non ho ancora cambiato idea sul fatto che averti qui ogni tre due come la cozza a chiedermi se abbia finito o ancora no sia straziante” sbuffò, voltandosi subito dopo in direzione del foglio.
Shinichi ci mise un attimo per formulare ciò che le aveva appena detto l’amica. Niente antidoto, niente ricerche, niente di niente. Sbuffò, con espressione scocciata mente poggiava i gomiti sul banco e il capo su una mano.
“Un semplice no poteva bastare” mormorò seccato, mentre la ragazza accanto a lui si lasciò sfuggire l’ennesimo sbuffo.
“Te l’hanno mai detto che mettere fretta alle persone non fa altro che rallentarle?” domandò Ai, senza però spostare lo sguardo dalle formule tra le sue mani.
“Te sta mattina” rispose semplicemente il detective.
“E non ti sei chiesto perché te lo ripeto minimo dieci volte al giorno da quando Vermouth mi ha lasciato le chiavi del laboratorio due settimane fa?”
Shinichi sembrò pensarci su un momento, per poi risponderle tranquillamente come sempre.
“Perché ogni volta che te lo chiedo tu non hai ancora fatto niente?”
“No, baka” sbuffò la scienziata, voltandosi nuovamente verso di lui. “Perché mi vieni a rompere continuamente senza pensare che forse un antidoto non può nascere nel giro di un’ora!”
“Ma sono passate due settimane!” ribatté il finto liceale. “Quanto ti ci vuole a creare un antidoto, scusa?”
La scienziata non si sprecò nemmeno a rispondergli, e, sempre più alterata di prima, si rivoltò cercando di concentrarsi su quel blocco di fogli e ricerche che si era portata a scuola.
Sospirò rassegnato, il ragazzo, fissando lo sguardo dinanzi a sé e perdendosi nei suoi pensieri.
Non vedeva l’ora di poter tornare nel suo vero corpo, stare con Ran e combattere l’organizzazione, ma a quanto pare dopo due settimane da quando tutto sembrava per migliorare, non era cambiato ancora nulla.
Lui era ancora costretto in quel corpo da liceale che odiava con tutto se stesso.
Ai ancora non aveva creato un antidoto.
Ran piangeva ancora e usciva sempre più spesso senza dire dove andava.
Kaito ancora rubava in modo da non passare sospetto all’organizzazione che, secondo loro, si sarebbe potuta insospettire se tutto d’un colpo Kid fosse sparito dalla circolazione.
Vermouth, Bourbon e Kir ancora che facevano il doppio gioco.
E Hattori ancora in casa sua a rompere con battute idiote su di lui e l’amica d’infanzia.
L’unico che ha visto la sua vita cambiare poteva essere solo Akai, che finalmente aveva deciso di contattare la sorella e raccontarle tutta la verità, o almeno, così aveva detto loro qualche giorno prima.
Voltò lo sguardo verso l’amica che continuava a lavorare concentrata, lasciandosi sfuggire un sospiro. Sospiro che non passò inosservato agli occhi di quest’ultima.
“Sei stanco? Poverino” lo schernì quella, continuando a guardarlo con gli occhi ridotti a fessure.
“Simpatica” rispose, sospirando di nuovo e tornando a fissare lo sguardo dinanzi a lui. “Se tu non fossi così lenta io non mi stuferei di aspettare”
Fece per rispondere, Ai, quando la campanella suonò e dietro ad essa i loro compagni di classe e la professoressa rientrarono in aula.
Lo fulminò con lo sguardo, mentre quello si limitò a sorridere alzandosi e andandosi a sedere al proprio posto.
 

***

 
“Finalmente è finita” disse Ayumi stiracchiando le braccia, mentre gli altri quattro ragazzi le camminavano accanto chi con facce allegre, chi meno e chi l’esatto opposto.
Dopo la scuola, quel giorno, avevano deciso di ritrovarsi tutti dal professor Agasa, insieme a Heiji, per provare il nuovo videogioco da lui inventato, e in quel momento si stavano avviando tutti assieme con le cartelle tra le mani.
“E’ da tanto che non vediamo il professore, chissà come starà” pensò Genta ad alta voce, cercando di ricordare l’aspetto dell’anziano l’ultima volta che si erano visti.
“Grasso come sempre” rispose seccata Ai, facendo inarcare un sopracciglio a Conan che cercò comunque d’inscenare un sorriso.
“Viva la sincerità” ironizzò il detective, facendo ridere gli altri tre.
Andarono avanti ancora un po’ ridendo e scherzando come sempre, quando la figura di una donna dai capelli lunghi e scuri, vestita interamente di nero non passò davanti a loro.
“Ma quella non è Ran-oneesan?” chiese Ayumi, notando gli stessi lineamenti e caratteristiche.
Shinichi rimase un attimo ad osservarla affiancata a un muro mentre controllava il suo cellulare, fino ad avere la conferma ai suoi sospetti.
Sì, era Ran.
E la cosa che lo insospettiva di più era il perché di quel suo atteggiamento così preoccupato e soprattutto, che stava facendo lì a quell’ora quando il mattino stesso gli aveva detto che sarebbe stata da Sonoko.
Intorno a lui i ragazzi continuavano a chiedersi tra di loro che ci faceva Ran lì, cercando di parlargli ogni tanto ma senza molti risultati: era talmente concentrato sulla figura dell’amica d’infanzia che tutto il mondo pareva non esistere più per lui.
La vide correre in un vicolo, e senza pensarci due volte, prese la stessa strada.
“Conan-kun aspetta!” provò a fermarlo la ragazza dai capelli castani, senza ottenere molti risultati. “Che fa?!”
“Magari voleva chiedere qualcosa a Ran-san” ipotizzò Mitsuiko, facendo spallucce.
“Noi cominciamo ad andare dal professore, sicuramente ci raggiungerà tra poco” propose il più robusto tra di loro.
“Ma” provò a replicare Ayumi, ma Ai la prese per mano sorridendole e la trascinò con sé.
“Ha ragione Mitsuiko, vedrai che tra poco sarà di ritorno” le disse inscenando un sorriso, per poi lanciare un ultimo sguardo preoccupato a quel vicolo dove l’amico e l’amata erano spariti poco prima.
 
-Che sta succedendo, Ran?-
Pensò Shinichi continuando a correre dietro alla figura di Ran, mantenendo però una certa distanza in modo da non farsi scoprire.
Erano arrivati ad una stradina abitata parecchio distante da casa loro e di Agasa, vicino al lago, che si divideva poi in quattro piccoli vicoli bui.
La brunetta rallentò improvvisamente il passo, costringendo così anche il detective a fare lo stesso e recuperare entrambi l’ossigeno perso per via della corsa appena fatta.
Conan la vide poggiarsi ad un muretto lì vicino e pensò bene di nascondersi dietro uno lontano dalla donna, ancora ignara del fatto che lui l’aveva vista e seguita.
Tirò fuori dalla borsa nera il cellulare e lo scrutò per qualche secondo, per poi guardarsi in torno e incrociare le braccia al petto.
-Sta aspettando qualcuno.. ma chi?-
Si strofinò il mento con le dita com’era solito a fare, provando a pensare a chi poteva essere la persona che Ran tanto aspettava e che non voleva nessuno lo sapesse.
L’idea che si stesse incontrando con Araide non evitò di arrivare, ma dopo un incredibile senso di fastidio, si rese conto che non avrebbe mai nascosto in questo modo il fatto che doveva incontrarsi con lui, ma che anzi, l’avrebbe detto anche visto che, data la situazione, non stava facendo nulla di male.
-Se non è Araide, allora chi deve incontrarsi con Ran?-
Passò all’incirca un quarto d’ora in cui entrambi aspettavano con ansia l’arrivo di questa persona misteriosa che la donna nascondeva a tutti quanti, minuti in cui Shinichi non faceva altro che torturarsi le dita nervosamente e Ran a controllare di continuo il cellulare e l’orologio che aveva al polso.
Tutta quest’ansia però, si dissolse come neve al sole appena il rumore di ruote che strisciano sull’asfalto si fece sempre più vicino e intenso.
Ran mutò improvvisamente espressione e si scostò dal muretto di mattoni voltandosi verso la fonte di quel rumore, mentre Shinichi, all’erta come sempre, si sporse leggermente dal muretto per scoprire l’identità dell’individuo che doveva incontrarsi con lei.
Pochi secondi dopo, una moto scura si fermò vicino a Ran, che sorrise alla persona in sella ad essa.
Shinichi la scrutò col presentimento di aver visto quella moto e il proprietario da qualche parte. Fisico snello e formoso, tuta completamente nera, stivali con tacco a spillo e casco del medesimo colore e capelli lunghi fino alla vita e di un color biondo chiarissimo.
Deglutì, intuendo finalmente con chi doveva incontrarsi Ran.
La donna scese dalla moto e dopo averla spenta, rivelò il proprio volto e quegli occhi di ghiaccio che fecero gelare il sangue nelle vene al detective.
“Scusa per il ritardo ma ho avuto un imprevisto.. Angel
 

 
 
 
*Episodio 193 (in Italia 208), file 260.


Nana's Corner:
Minna konnichiwa!! 
Lo so, lo so, l'ho visto anche dalle visite e dalle seguite/preferite e ricordate che tanti si sono già stufati della storia, e che probabilmente il fatto è che la sto tirando troppo per le lunghe e sono troppo lenta con gli aggiornamenti, ma purtroppo in quest'ultimo periodo le cose non mi vanno molto bene e con l'aggiunta degli esami e scuola diciamo che non avevo nè il tempo nè l'umore adatto a scrivere.
Gommen nasai, mi dispiace tanto per avervi detto che avrei aggiornato presto e poi vi ho fatti aspettare più di un mese, gommen! ç__ç
Comunque, ecco qui una giornata cominciata normalmente per i nostri protagonisti.
A quanto pare sono passate già due settimane e Haibara ancora non ha concluso nulla.. ha ragione niichan quando si lamenta a questo punto u.u
Sonoko boccuccia bella ha sparlato di Shinichi nonostante Ran continua a non farlo e allo stesso tempo le fa capire che forse è un po' strano il fatto che in dieci anni il caso di Shinichi sia ancora irrisolto e nessuno ne sia al corrente.
Poi ecco, vanno a casa di Agasa e trovano Ran sospetta, Shinichi la segue e scopre che si doveva incontrare con una certa persona.. non so perché ma credo abbiate già capito che è LOL
Comunque lo saprete già nel prossimo che sta succedendo, a differenza della lettera dei Miyano di cui scopriremo il contenuto tra un po' ^^
Ah, per quanto riguardo Akai e Sera tranquilli, non li lascio a loro, ve lo dirò più tardi come si sono incontrati.. non tralascio nulla io u.u

Ed ora il vostro angolo preferito: Il metante's Corner:
1- Con chi si incontra Ran e perché?
2- Perché Haibara ci mette così tanto a creare un antidoto? (sì, può esserci un motivo come no.. era tanto per mettere una domanda .-.)
3- Come ha fatto secondo voi Akai a contattare/dire a Sera che è vivo?
4- Che farà ora Shinichi dopo aver sorpreso Ran?

Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, chi ha aggiunto la storia tra le preferie/seguite/ricordate o chi legge semplicemente, che incoraggio a lasciarmi un commento, anche piccolo, ma mi farebbe piacere anche un vostro parere sulla storia ^^
Chiedo scusa a chi non ho ancora risposto alle recensioni ma non ne ho avuto tempo, appena posso lo faccio :)
E chiedo di nuovo scusa per il ritardo. Sul serio, mi dispiace molto.
Spero di rivedervi presto col prossimo, 
Grazie per essere arrivati fin qui!

XXX.
Nana Kudo.

   
 
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