Campagna
di Promozione
Sociale
- Messaggio
No
Profit:
Dona
l'8% del
tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai
felici milioni di scrittori.
Copia-incollate questo messaggio ovunque vogliate!
Capitolo 4: Gossip
Sunday POV
Un
suono fastidioso mi martella le orecchie. Sembra un campanello che
suona, ma forse sto ancora sognando. O forse no? Apro gli occhi di
scatto e mi rendo conto di essermi addormentata nel mio lettone con
Nathan affianco. È già sveglio e stranamente non
sta piangendo. Lo
saluto prendendolo in braccio e mi dirigo verso la camera di Harry,
dopo aver notato che sono già le dieci di mattina.
«Harry!»
urlo a squarciagola stropicciandomi gli occhi «suonano alla
porta!».
Lo
sento mugugnare qualcosa di incomprensibile e quando busso alla porta
della sua camera per poi aprirla, il riccio si volta verso la
finestra ancora chiusa, dandole le spalle. «Voglio
dormire»
borbotta con la voce ancora impastata dal sonno «apri
tu» mi
implora.
«Ma
Harry, è casa tua!» protesto. Ma, ottenendo in
risposta soltanto il
suo silenzio, mi dirigo sbuffando verso le scale che conducono al
piano inferiore.
Lo
scampanellio si fa sempre più insistente e comincio quindi a
correre
– con Nathan in braccio e ancora in pigiama – verso
l'ingresso.
Mi fiondo verso la porta e la apro senza nemmeno prima guardare chi
è
dallo spioncino.
Una
donna mora sulla quarantina mi guarda sorpresa e poi si sofferma per
secondi che mi sembrano ore a guardare mio figlio. La sua espressione
mi sorprende, mostra contemporaneamente decine di emozioni
contrastanti: emozione, stupore e poi consapevolezza verso Nathan; ma
quando rivolge lo sguardo verso di me l'espressione cambia
radicalmente: rabbia, diffidenza, confusione e qualcos'altro che non
riesco a capire. È strano, sono sicura di non conoscerla, ma
ha
comunque un'aria familiare. Forse sono le fossette che si sono
formate sulle guance mentre sorride a...qualcosa alle mie spalle.
Mi
volto curiosa. Harry?
«Mamma?»
esclama sorpreso il riccio «cosa ci fai qui?»
chiede con voce piena
di emozione per poi fiondarsi tra le braccia della donna, felice come
una pasqua.
Oh
porca misera. Questa è sua madre? E ora chi le
spiegherà la
situazione?
Distolgo
lo sguardo da quell'abbraccio che urla la parola
“famiglia” al
mondo intero. Parola della quale io – purtroppo –
non ho mai
conosciuto il significato.
In
quel momento squilla anche il telefono e Harry si fionda in sala per
rispondere, dicendo a me e a sua madre di andare in cucina.
Cosa?
Mi abbandona qui da sola con lei?! Ma questo è pazzo.
«Harry...»
faccio per protestare ma lui è già sparito oltre
la porta e io mi
limito a tornare a guardare sua madre, imbarazzata.
«Ciao,
sono Anne» si presenta la donna, ora già
più cordiale «stavate
dormendo? Avete già fatto colazione?» chiede poi
sorridendomi.
«Oh,
ehm, no, non abbiamo ancora mangiato» balbetto come un'idiota.
«Bene,
siediti pure cara, ci penso io» propone «tu intanto
pensa al tuo
bambino».
In
effetti è da qualche minuto che ha cominciato a piangere,
probabilmente per la fame, così decido di allattarlo. Nel
frattempo
Anne comincia a preparare la colazione, sorprendendosi di trovare il
frigo di Harry pieno.
«Ero
convinta di dovergli comprare tutto io, come tutte le volte che vengo
a trovarlo» dice.
«Abbiamo
fatto la spesa ieri» spiego, intimidita dal suo sguardo
indagatore.
Lei mi guarda sorpresa ma non ribatte.
Restiamo
in silenzio per diversi minuti, finché –
finalmente - non arriva
Harry.
«Wow
mamma, uova e pancetta?» esclama contento per poi rivolgersi
a me
sottovoce «ti prego, reggimi il gioco».
Reggergli
il gioco? Che gioco? «Harry, ma di che stai
parl...» mi interrompe
con uno sguardo di ammonimento per poi indicare sua madre che ci sta
dando le spalle, e io mi zittisco immediatamente.
«Si,
Haz, la tua colazione preferita, scommetto che non la mangi da
secoli» risponde Anne alla precedente domanda del figlio.
Una
volta pronto ci sediamo tutti a tavola e facciamo colazione.
«Beh
mamma, come mai sei qui?» biascica Harry con la bocca piena,
sputacchiando qualche pezzo di pancetta.
«Harold!
Non parlare con la bocca piena! Non è educato» lo
rimprovera sua
madre, strappandomi un sorriso «comunque hai anche il
coraggio di
chiedermelo? Perché io devo sempre essere l'ultima a sapere
le cose?
Sono tua madre!» continua seria, volgendo lo sguardo verso di
me.
Io
ed Harry ci guardiamo, io senza capire, lui stranamente non sorpreso.
«Ma di che sta parlando?» chiedo io, notando che il
riccio non è
intenzionato ad aprire bocca.
Così
vedo Anne rovistare nella sua borsa e sbattermi davanti agli occhi un
mucchio di giornali di gossip pieni di...foto
mie e di Harry.
Io
ed Harry che usciamo dall'ospedale con Nathan.
Io
ed Harry che facciamo la spesa.
Io
ed Harry che ridiamo cercando di mettere mio figlio nel porta-bimbo
con addosso la tutina leopardata.
Io
ed Harry che saliamo sulla sua auto.
Oh
merda.
«Mamma,
cosa avrei dovuto dirti?» chiede il riccio per poi sfiorarmi
la mano
e ricordarmi sottovoce di reggergli il gioco. Ma di che sta parlando?
«Harold,
sono tua madre! Avresti dovuto dirmi di avere un figlio! Ti sembra
una cosa da niente?» lo rimprovera Anne. Io sono ammutolita.
Perché
Harry non smentisce? Perché non dice che in
realtà Nathan non è
suo figlio? Perché non le spiega? «Ti credevo un
ragazzo
responsabile, e invece che fai? Metti incinta una ragazzina!»
continua lei.
«Non
sapevo come dirtelo!» si giustifica lui.
“Non
sapevo come dirtelo”? “Non
sapevo come dirtelo”?!
Perché diavolo non smentisce?!
“Reggimi
il gioco”.
È questo il gioco?
Perché se questo lui lo chiama
“giocare”, siamo messi proprio
male. Cosa cazzo ha in mente?
Lo
guardo sempre più sorpresa e, si, arrabbiata. Lui se ne
accorge e
cerca di tranquillizzarmi con lo sguardo.
«Sunny,
potresti lasciarmi un momento da solo con mia madre?» chiede
gentilmente. E io in tutta risposta annuisco, anche se in
realtà
quello che vorrei fare è ucciderlo.
Non
appena esco dalla cucina con Nathan in braccio, sento distintamente
Anne cominciare a tempestare suo figlio di domande.
«Perché
non mi hai detto di avere una ragazza? Convivete addirittura! E poi
sei padre Harold, sai cosa significa?! La ami almeno, questa
poveretta? O magari l'hai anche messa incinta da sbronzo?»
sento da
dietro la porta.
«Mamma,
mi conosci! Certo che la amo, e poi non dico che sia stato voluto, ma
sono felice lo stesso!». Ma cosa diavolo si sta inventando?
Non ci
sto capendo niente.
«E
con la band? I ragazzi sanno tutto? Cosa ne pensano i
management?»
continua la madre di Harry.
«Si
mamma, sanno tutto, e comunque non cambierà
niente» risponde la
voce attutita di Harry.
Per
un po' dall'altra stanza sento provenire solo silenzio.
«Spero
solo che tu sappia quello che stai facendo» sussurra Anne con
una
voce che sembra commossa «posso conoscere il mio nipotino?
Dio, chi
l'avrebbe mai detto che sarei diventata nonna così
presto?».
«Certo»
sento rispondere al riccio per poi sentirlo venire a chiamarmi. Apre
la porta della stanza dove mi trovo e mi sorride. Si, lo ammetto,
è
un sorriso bellissimo, ma che ugualmente non ricambio.
«Harry.
Dimmi che cazzo hai in mente»
dico gelida ed allarmata.
«Poi
ti spiego» dice facendosi anche lui serio «Eccoci
mamma!» cambia
tono, sfoggiando un sorriso un po' finto.
Ed
ecco che Anne parte subito facendo mille domande alle quali a stento
ho il tempo di rispondere. Continua a parlare di quando era incinta
di Harry, di qual è il miglio modo per allattare i
bebè e dei
migliori omogenizzati. In tutto ciò io ho soltanto il tempo
di
sorridere ed annuire, notando un Harry che tenta di contenere
inutilmente una madre – a parer suo – troppo
invadente.
«Ragazzi,
mi dispiace ma ora devo proprio andare, comunque verrò a
trovarvi
ancora» sorride Anne al settimo cielo.
Io
e Harry la guardiamo sfoggiando due sorrisi un po' tirati, lei bacia
per l'ultima volta Nathan e mi abbraccia.
Sono
un po' sorpresa per tutto questo affetto, ma sono felice di essere
stata accettata.
«Siete
davvero bellissimi e fortunati, ragazzi» dice infine Anne,
prima di
chiudersi la porta dell'ingresso alle spalle. Io ed Harry ci
guardiamo un po' sorpresi e imbarazzati, ma nessuno dei due dice
niente. Almeno non riguardo la frase appena pronunciata.
«Spiegami
tutto» ordino al riccio.
Harry
sospira, ma poi comincia a parlare. «Beh, i management mi
hanno
detto di fare così, cioè, non me l'hanno proprio
imposto, ma
vivamente
consigliato,
per usare le loro parole. Erano loro al telefono, hanno chiamato non
appena hanno saputo che la cosa era uscita sui giornali».
«Ma
perché? Insomma...che senso ha?» chiedo confusa.
«Onestamente
non ne ho idea. Ma non cambierà niente per te, casomai
sarò io
quello sotto i riflettori».
«Mi
dispiace Harry, è colpa mia» dico.
«Figurati,
non è colpa di nessuno, è andata così
e basta» torna a sorridere
lui «Più che altro ora per la stampa noi due
stiamo insieme, e mi
dispiace averti coinvolta in una cosa del genere».
Cosa?
Un momento. Io e lui stiamo insieme? Oh cazzo ma perché la
mia vita
sta diventando sempre più complicata?
«E
quando tra due mesi me ne andrò, cosa dirai? La gente
penserà che
tu sia un padre che non vuole più vedere suo figlio, che se
ne frega
di lui».
«Sunday,
non preoccuparti, ci penseremo» mi tranquillizza
«io vado di sopra,
devo...stare un po' da solo» dice sbrigativamente.
Lo
vedo salire le scale con passo strascicato e io mi butto sul divano.
Devo calmarmi e metabolizzare i fatti accaduti in queste sole 48 ore.
È tutto assurdo, pazzesco, incredibile. La situazione
è troppo
nuova per essere accettata così in fretta, mi sento
opprimere da
tutti questi avvenimenti e da queste nuove responsabilità.
In due
giorni mi sono ritrovata a Londra, madre, (finta) ragazza di Harry
Styles, sui giornali di gossip e odiata dalle fan.
Sento
un lieve suono nell'aria: Harry che canticchia una canzone.
È molto
fioca, ma mi infastidisce comunque, cerco di darmi una regolata e con
apparente calma decido di mettere Nathan nella carrozzina e di
portarlo a fare un giro. Metto le scarpe e un giubbino di jeans senza
maniche e lascio un biglietto sul frigo al riccio, per poi dirigermi
verso l'ingresso ed uscire.
Harry
POV
Entro
nella stanza della musica. L'unica cosa di cui ho bisogno adesso
è
infatti cantare.
Cantare
per dire quello che non dico a parole.
Prendo
la chitarra e, anche se non so suonare molto bene, comincio a
strimpellare qualcosa grazie agli spartani insegnamenti di Niall.
There
was a time, I used to look into my father's eyes
In
a happy home, I was a king I had a gold throne
Those
days are gone, now the memories are on the wall
I
hear the sounds from the places where I was born
Up
on the hill, across the blue lake,
That's
where I had my first heartbreak
I
still remember how it all changed
My
father said
Don't
you worry, don't you worry child
See
heaven's got a plan for you
Don't
you worry, don't you worry now
Yeah!
Perché
non c'è nessuno a tranquillizzarmi adesso? Perché
perfino mia madre
non mi ha dato il supporto di cui avevo bisogno?
Anche
le persone a me più care, come la mia famiglia, mi
considerano già
un uomo vissuto che non ha bisogno di supporto o di qualcuno che lo
tranquillizzi quando ha paura.
Perché
è così: ho paura. Ho una
paura fottuta. Ma visto che
ora sono diventato famoso tutti pensano che io sia cresciuto. Ma le
due cose – purtroppo – non vanno di pari passo.
Sono ancora un
adolescente che ha bisogno di certezze, certezze che nessuno mi da.
Perché nessuno lo sapisce?
°
° °
Donzelle,
sono tornata! Allora, che dire? Beh, innanzitutto scusate il ritardo,
lo so, sono imperdonabile ç.ç
È
corto questo capitolo, secondo voi quanto dovrei farli lunghi (mmm)?
Non l'ho neanche riletto quindi perdonate eventuali errori,
ripetizioni o cose simili, lo sistemerò.
E
in più non ne sono affatto soddisfatta, voi cosa ne pensate?
Boh. La
canzone che canta Harry è Don't
you worry child - Swedish House Mafia se cliccate li
c'è anche
la traduzione :)
Ma
passiamo ai ringraziamenti: grazie ancora alle splendide
ragazze che hanno recensito,
ad Annarita98
e xenia
styles che mi hanno messa tra i loro autori preferiti, alle 12
ragazze che hanno messo la storia tra le preferite, alle 2
che l'hanno messa tra le ricordate e alle 19
che l'hanno messa tra le seguite; so che per alcune di voi numeri
così non solo molto alti, ma per me si e mi avete tutte resa
felicissima!
Fatemi
sapere cosa pensate della storia (se vi va), accetto anche recensioni
critiche, anzi, sono proprio quelle che mi
servirebbero per
migliorare!
Come
sempre, ecco qui l'abbigliamento:
Harry
e Sunday.
E
vi lascio il link di una mia nuova storia, un po' meno impegnativa,
per chi volesse: Swimming
Lessons, con protagonista Zayn.
Detto
ciò, vi saluto, vi ringrazio per aver sopportato questo
delirio e mi
ritiro nella mia grotta (?).
Adieu,
Lucia.
P.S: Per rifarsi un po' gli occhi vi lascio questa gif che adoro!