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Autore: ScleratissimaGiu    11/04/2013    1 recensioni
Serial killer a Seattle: sei persone sono già morte. Era il primo caso per Julie, nuovo membro dell'Unità Analisi Comportamentale arrivata fresca fresca dalla CIA. Ma lei non si sentiva sicura... e forse, visto quello che è successo, aveva ragione.
La storia è dedicata a BecauseOfMusic_, che mi sopporta, mi corregge ed ispira :)
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Peter Gordon abitava al numero ventiquattro di Spring Street, a Seattle.
Ogni giorno si districava tra la tragica giungla da marciapiede e arrivava lì dove non sarebbe mai voluto arrivare: in metropolitana.
Qui, la sua odiata giungla raggiungeva l’apice dell’animalesco, la gente tirava fuori la parte peggiore di sé, e sì, anche Peter Gordon aveva una parte peggiore, solo che, in giacca e cravatta, rasato di fresco e con gli occhialetti sporchi, non lo diresti mai.
Peter aveva cinquantaquattro anni e lavorava in una vecchia fabbrica d’auto d’epoca: non aveva un lavoro rilevante, ma, facendo continuamente la spia contro i suoi colleghi, tutti lo odiavano.
Il fatto è che Peter odiava due cose in particolare: caos ed ingiustizie.
Non riusciva a rimanere zitto se un suo collega arrivava in ritardo e si faceva timbrare il cartellino da qualcun altro, mentre lui doveva affrontare quella che classificava come “sparatoria in Afghanistan” per arrivare puntuale.
I due luoghi che considerava come inferno personale erano appunto la fabbrica e la metropolitana, dove caos ed ingiustizie raggiungevano livelli a dir poco sovrumani… dove la voglia di uccidere si faceva più intensa.
“A quanto può viaggiare la metropolitana?” pensava di solito l’uomo, guardando i suoi futuri compagni di viaggio.
“Se qualcuno ci finisse sotto, potrebbe…” morire, già.
“Sarebbe una disgrazia… morire così. Ma… anche una giusta punizione…”.
Peter Gordon è stato il secondo caso di schizofrenia più grave al mondo dopo Charles Manson, ed è stato il primo ed il più devastante per me.
Sono arrivata all’ Unità Analisi Comportamentale dell’FBI l’otto aprile, ed il giorno seguente è arrivato questo caso.
Benchè arrivassi dalla CIA, nessuno sembrava nutrire pregiudizi particolari verso di me, anzi sembravano tutti gentili e disponibili, ma mi sentivo sempre come un pesce fuor d’acqua: dopotutto, i miei metodi d’azione erano totalmente diversi dai loro, ed io… beh, loro erano profiler esperti, mentre io una semplice novellina.
Dunque, credo che questa sia una normale giustificazione per quello che è successo.
  
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