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Autore: Kilian_Softballer_Ro    11/04/2013    1 recensioni
Una normalissima ragazzina, dal soprannome esotico, prende parte a una gita in montagna altrettanto normale...O forse no?
Verrà catapultata in un mondo che non si sarebbe mai aspettata nemmeno di immaginare, in compagnia di....No, questa è una sorpresa.
Crossover su:
- Sonic
- Il Signore degli Anelli
- Pokemon
E altri che vedremo in seguito. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nei giorni successivi feci di tutto per non pensare a quella serata ad alta gradazione di alcool. Non che dovessi sforzarmi granché. La prospettiva di una battaglia entro pochi giorni aveva scatenato l’agitazione in tutto il campo, fra le cose da fare e quelle da pensare, e io in quanto nuovo generale dovevo prendere confidenza con la mia truppa e conoscere il mio ruolo nella guerra ormai vicinissima. Fortunatamente Bev era stata assegnata al mio gruppo, il che era un ottimo supporto per me, ma il tutto era abbastanza faticoso lo stesso.
Mi allenavo, anche. Con Legolas. Con Knuckles. Sostanzialmente con chiunque. Quindi, ero davvero piena zeppa di impegni. La mia giornata cominciava alle sei, finiva a mezzanotte tarda ed ero sempre attiva. Per tutto il tempo che passavo fuori dalla mia tenda, le delusioni d’amore erano all’ultimo posto nella top ten dei miei pensieri.
Quando però rientravo, la sera, e crollavo sul giaciglio, i brevi intervalli di veglia che trascorrevo con gli occhi sbarrati contro il cuscino erano fitti di film mentali. Che stavolta purtroppo erano successi davvero. Rivedevo Shadow che mi baciava, il suo corpo davanti a me sdraiata….E  anche la zuffa, Eragon e il ceffone che avevo mollato a un riccio ubriaco. Ma quando cominciavo a chiedermi se avrei dovuto fare qualcosa, immancabilmente crollavo addormentata.
Dopo quello schiaffo ero entrata nella mia tenda, pronta a sfoderare la mia spada nel caso cercasse di seguirmi. Non l’aveva fatto. Non lo avevo più visto da quel momento in poi.
Eragon apparve inaspettatamente il giorno prima della battaglia, mentre era fuori dalla tenda cucina, intenta a fare a pezzi del pan secco  per renderlo masticabile. Ruminavo tenendo gli occhi bassi, cercando di vincere il nervosismo, perciò all’inizio non lo vidi arrivare. Quando però un paio di stivali giunse praticamente fin sotto il mio naso, alzai lo sguardo. Il Cavaliere mi guardava dall’alto, con un sorriso mite. – Salve.
Mi costrinsi a non  sembrare troppo sorpresa e assunsi un’espressione dura. – Ciao. – Borbottai.
-         Ti vedo ancora tesa, perciò andrò subito al dunque. Sono venuto a porgerti le mie scuse per il mio comportamento dell’altra sera.
-         E….cosa ti fa pensare che le accetterò?
Lui alzò le spalle. – Niente. Ma dovevo tentare.
Lo fissai intensamente. La rabbia, adesso che avevo avuto tempo di pensare ragionevolmente, se n’era andata quasi del tutto, ma mi era rimasto ancora qualcosa sulla punta della lingua. Gli puntai addosso il pezzo di pane.
-         Tu sei stato un idiota, ubriaco, frantumatore di bei momenti, rompicazzo e attaccabrighe. – Scandii.
Eragon annuì. – Lo so.
-         Allora, se lo sai, il caso è chiuso. – Abbassai il braccio e battei la mano sul terreno al mio fianco. – Vieni pure.
Il suo sorriso si allargò e il Cavaliere si sedette a gambe incrociate accanto a me.  – Grazie.
-         Prego
Restammo in silenzio per un po’, guardando fisso davanti a noi, ma dopo alcuni minuti mi accorsi con la coda dell’occhio che lui si stava trattenendo a stento dal ridere. Mi girai appena.
-         C’è qualcosa di buffo di cui non mi sono accorta? Perché avrei davvero bisogno di ridere un po’. – No, i giorni precedenti non erano stati così allegri. CHISSA’ come si faceva a intuirlo.
-         Nulla, nulla…. – Rispose Eragon, ma intanto vedevo benissimo che stava sbuffando. Non si conteneva più.
-         Non-mentire-a me. – Il mio tono voleva essere scherzoso, ma non mi uscì esattamente così.
-         Cielo, come sei seria…
-         Scusami…- Mi passai una mano sugli occhi. – Non è un momento molto allegro. Anzi, a dirla tutta sono così stanza che mi appoggerei a te e mi farei un pisolino, ma ho troppe cose da fare.
-         Ti  capisco…Sei un generale ora, giusto?
-         Già.  E domani andiamo a morire.
-         Quanto ottimismo.
-         Chiamasi realismo.
-         Forse hai ragione. – Stese le braccia per stiracchiarsi e in quel momento mi resi conto di quanto ci somigliassimo. Anche lui era un ragazzino, poco più di un ragazzino, su cui poggiavano più responsabilità di quante dovessero essere. – Ah….Sai che pace, un minuto di tranquillità? Non ho ancora finito di correre ovunque da stamattina.
-         A chi lo dici. Uno dei miei “amorevoli” soldati ha deciso di ammutinarsi perché sono una donna. – Borbottai. – Sciocco. Spero solo che la botta che gli ha dato Beverly non sia troppo forte.
-         Dai, possiamo considerarci fortunati in questo genere di cose. Tu hai Beverly che si fa valere. Io ho Saphira.
-         Bev non sputa fiamme.
-         E Saphira non tira padelle.
-         Anche questo è vero. – Sì, Beverly era in grado di farlo. Sì, aveva veramente tirato una padellata in testa a un elfo che l’aveva irritata. Non l’aveva beccato, ma la storia aveva fatto il giro di mezzo accampamento. O forse di tutto?
In quel momento vedemmo un ragazzino arrivare di corsa verso di noi. Non c’era un’uniforme particolare per paggi o messaggeri, ma di solito lo si capiva, ed era questo il caso.
-         Mio signore, c….ci sono alcuni suoi soldati che vorrebbero parlarle. – Balbettò, rosso come un pomodoro.
-         E’ finita la pacchia – sospirò Eragon alzandosi. – Bene, Esme. Ci vedremo domani sera, se saremo ancora vivi. Grazie per avermi perdonato.
-         C-ciao. – Cosa potevo rispondere a un saluto del genere? Lasciava intendere che avremmo potuto non vederci mai più. Non ero abituata a questo genere di cose. – Non mi hai ancora detto cosa ti faceva ridere così tanto.
-         E non te lo dirò. Lo saprai domani.- Si voltò verso il paggio. – Andiamo, Jarsha. Portami dai miei soldati.
-         Sissignore.
-         Aspetta! – Balzai in piedi. Ma lui si limitò a salutarmi con la mano come se fossi una bambina.
Imprecando e gettando a terra il pezzo di pane che stavo ANCORA stringendo nella mano, me ne tornai anch’io ai miei doveri.
Quel discorso, nonostante fosse servito a mettere pace fra noi due, non mi aveva distratto per niente. Anzi.
Adesso avevo anche la consapevolezza che l’indomani avremmo potuto morire. Io, lui, Shadow.
Tutti.
 
Avete presente quelle giornate luuuuunghe,  che sembrano non finire mai? Fu una di quelle.
La tensione cresceva a mano a mano che passavano le ore. Il problema era che queste NON passavano.
Feci l’ennesimo discorso ai miei soldati. La maggioranza di loro erano alle prime armi (già, non ve l’ho detto? Sarò anche stata la prescelta, ma siccome nessuno mi vedeva davvero come un generale, mi avevano affidato una gran quantità di ragazzini inesperti), quindi ancora più nervosi di me.
Andai nella tenda degli strateghi per conoscere di preciso la mia posizione nello schieramento del giorno dopo. Avevo sperato di incontrare Shadow, anche solo per vederlo, ma non era presente. Al suo posto c’era Soter.
Non ci fu molto tempo per parlare dopo la riunione. Tutti scapparono da una parte e dall’altra per tornare ai propri doveri. Io ero l’unica che non aveva (quasi) niente da fare. Tornai dai miei commilitoni a spiegare ciò che avevo appreso, e poi mi ritrovai senza sapere cosa fare di me stessa.
Praticamente trascinai Beverly fino a un campo di allenamento. Piuttosto che finire a vagare per l’accampamento senza un’utilità preferivo sfinirmi con una spada in mano.
Mentre combattevo, però, mi accorsi di una cosa che qualcuno meno idiota di me avrebbe notato molto prima.
Bisogna sapere che all’inizio Bev non era così abile nell’usare le armi. Ovvero, era sempre meglio di me, ma aveva l’abilità di una che la spada, l’arco e tutto il resto aveva imparato ad usarli tempo prima e li prendeva in mano solo ogni tanto. Ora invece, anche se la nostra bravura lasciava ancora molto a desiderare, c’era qualcuno che si fermava a osservarci con interesse mentre incrociavamo le lame.
Quando terminammo, era ormai il tramonto. Ci guardammo ansanti e ghignammo. Sotto sotto, oltre a far passare il tempo, ci eravamo divertite. Uscimmo dal campo, portammo le spade ad affilare (dopotutto avremmo dovuto presto combattere, non ce l’eravamo scordato) e ci appostammo fuori dalla tenda dell’arrotino, preparandoci ad una lunga attesa.
Beverly sciolse la coda che le teneva fermi i capelli e li scosse. Poi estrasse un pacchetto di sigarette dalle tasche, se ne infilò una in bocca e la accese. Dopo tutto ciò, mi guardo interrogativa. – Scusa, Esme…Ti da fastidio?
-         Nah. – Ci pensai un attimo, poi aggiunsi: - Dammene una?
-         Sul serio? Non hai sempre detto che il fumo uccide?
-         Lo dicevo quando ancora sapevo che non sarei morta il giorno dopo, genio.
-         Oh, giusto. – Me ne passò una e me la accese. – Bene, ora che siamo qui che fumiamo in allegria…cosa facciamo? Dobbiamo cominciare con i requiem aeternam per domani?
Sogghignai. – Non hai mai paura tu?
Lei alzò le spalle. – Paura? Perché? Se è destino che moriamo, moriremo. Non ha senso cominciare a deprimersi ora.
-         Hai anche ragione.
-         Ovvio che ho ragione. Bene, passiamo ad altro. Trovami un argomento migliore di cui parlare.
-         Perché devo trovarlo io?
-         Perché io non faccio nulla di appassionante oltre che tirare padelle. Su, parla. Per esempio…uh…Per esempio parlami di Shadow! Come va con lui?
Io sospirai. Non le avevo raccontato niente. – Male va, Bev.
-         Davvero? Perché?
-         No, niente.
-         NON è niente. Si vede dalla tua faccia. Quindi tu adesso mi racconti. Tutto.
-         No, Bev.
-         Raccontamelo o questa sigaretta salirà su senza bisogno di un ascensore. Capita l’idea?
-         Va bene, va bene! – Sbottai. – Vuoi sapere? Accomodati!
E le raccontai tutto. Praticamente senza prendere fiato. Mentre parlavo la vedevo corrucciare la fronte e guardarmi stranita. Quando terminai, ansimando, buttò fuori una boccata di fumo e commentò: - I ragazzi, che idioti.- Mi guardò. – Non stare a preoccuparti. Se domani non morite, verrà da te in ginocchio.
- Se non moriamo! E se falliamo, cosa accadrà?
- Esme, non parlare per citazioni! Sembri Boromir!
- Non me ne importa! Lo dico lo stesso! Se anche muoio solo io, o solo lui, allora chiunque dei due sia rimasto si sentirà un cretino!
- E allora vacci a parlare!
- Non ne ho il coraggio. – Ammisi sottovoce. Ora che avevo vomitato tutto quello che mi ero tenuta in bocca per tre giorni, tanto valeva che dicessi tutto.
- Ma come….Oh, capito. Siete due idioti, tu e lui, ma l’amore e l’amore, no? – Soffiò in aria un’altra boccata. – In tal caso, non ti resta che sperare che non crepi nessuno.
- Già.
- Ehi, non fare quella faccia. – Abbozzò un sorriso. – Secondo me almeno tu sopravvivi. Chiunque si farebbe ammazzare al posto tuo. Tu sei….”la Predestinata”! Ti troverai decine di bei ragazzi che si buttano davanti a te nel tentativo di salvarti la vita.
- Oh, taci. Augurami un bel riccio nero che mi si butti davanti, invece.
- Va bene anche quello.
Ci guardammo, e dopo qualche secondo scoppiammo a ridere. Fu davvero una risata liberatoria, anche se avevo ancora una bella dose di inquietudine in testa. Comunque, restammo a parlare più tranquillamente ancora per un po’, finché non vennero a chiamarci perché le nostre spade erano pronte. A quel punto ci toccò separarci, e mi ritrovai di nuovo sola, senza sapere come far passare quelle lunghe ore che ancora mi separavano dalla battaglia.
La tensione era alle stelle. Era talmente palpabile che se avessi estratto la spada e avessi fenduto l’aria sarei riuscita a tagliarla. Dai libri, sapevo che prima dei combattimenti era sempre così, quindi cercai di adeguarmi. Il problema era che davvero non sapevo cosa fare.
Dopo una cena frugale al minimo, cercai di andare a buttarmi sul letto per dormire, ma non riuscivo. I miei occhi restavano spalancati. Sembravano due uova: impossibili da richiudere una  volta aperti.
Resistetti per un’ora o giù di lì, poi mi alzai ed uscii dalla tenda.
La notte, stavolta, non era calma. Sentivo borbottare o fare rumore praticamente in ogni tenda. Molti erano ancora in giro, e sedevano negli angoli con gli occhi bassi. Qualcuno parlava fra sé.
Cominciai a gironzolare, senza sapere bene dove andare. Da Beverly era meglio che non tornassi, le avevo, per essere precisi, rotto i coglioni a sufficienza. Legolas ed Eragon probabilmente erano troppo concentrati sull’indomani per sopportarmi.
Mi avviai alla ricerca di qualcuno con cui parlare. Elencavo tutti coloro che conoscevo, ma ricadevo sempre sullo stesso nome.
“Shadow,  Bev, Soter, Shadow, Eragon, Shadow…” Era inutile, finivo sempre lì. Ma come avevo detto a Beverly, non avevo il coraggio di andare da lui. Se mi sentivo un’idiota io, con tutta probabilità anche lui sarebbe stato allo stesso livello, quindi…
Ricominciai la mia cantilena mentale. “ Beverly Shadow, Legolas, Knuckles…..” Knuckles! Ecco chi c’era! Mi affrettai verso la sua tenda. Sapevo vagamente dov’era, ma potevo trovarla.
In effetti la trovai. Per abitudine, non bussai. Misi la testa dentro e raggelai, arrossendo. Il letto di Knuckles era colmo di coperte, sotto il quale notavo movimenti e saltelli. In un angolo, un mucchio di vestiti.
“Okaaaaaay…..” Pensai arretrando lentamente.
Sì, preferivo non indagare. Ma così facendo non sapevo di nuovo dove andare.
A quel punto rinunciai. Ero una nullafacente terrorizzata dal domani, oh sì, e non avevo voglia di pensare a qualcosa da fare. Lasciai che i  miei piedi mi portassero dove pareva loro, mentre cercavo di svuotare la mente.
Funzionò. In quelle settimane avevo appreso un metodo sicuro per non pensare a niente. Bisognava focalizzare un oggetto comune, concentrandosi solo su quello. Quella notte avevo nella testa un paio di occhiali da sole, senza un perché.
Quando non riuscii più a fissarmi su di essi, scossi la testa e mi guardai intorno, cercando di capire dove fossi.
Ero in uno spiazzo quasi ai margini dell’accampamento, distante dalle tende, dove solitamente facevano atterrare i draghi. C’era pace, e silenzio. Alzai lo sguardo e rimasi senza fiato.
Vedevo stelle, stelle su stelle, molte di più di quante ne avrei mai viste nel “mio mondo”. Il cielo era calmo, un’oasi di tranquillità in tutto quel borbottare. Mi sedetti a gambe incrociate sull’erba, sempre col naso all’insù.
Finalmente avvertivo l’inquietudine sciogliersi. Sentivo…pace, non c’è altro modo per descrivere quella sensazione. So che fa molto estasi da droga, o anche discorso da santone indiano (che dopotutto è la stessa cosa), ma adesso provavo un’assoluta tranquillità. Non mi importava più del domani. Avevo la consapevolezza del senso di “destino” e mi bastava. Le preoccupazioni per la battaglia? Puff. Svanite.
 
Rimasi lì per tutta la notte. Quando vidi il cielo schiarirsi, mi alzai e raggiunsi camminando la mia tenda. Non ero stanca, non avevo sonno. Ero ancora in pace.
Indossai l’armatura che avevo già scelto un paio di giorni prima, la cotta, gli schinieri, tutto. Mi misi l’arco a tracolla e la spada nella fodera. Presi l’elmo sottobraccio e uscii dalla tenda. Nonostante sapessi che forse non ci sarei più entrata, ero ancora calma, anche se attendevo l’adrenalina che presto avrebbe cominciato a scorrermi nelle vene.
All’esterno, centinaia, migliaia di First e Estel si stavano radunando davanti all’accampamento. Raggiunsi la mia truppa e mi schierai con loro, al fianco di Beverly, che mi indirizzò un sogghigno nervoso.
Chiusi gli occhi e ascoltai tutti i rumori che sentivo intorno  a me.  Gli scudi degli uomini che cozzavano mentre loro si schieravano. Qualche chiacchiericcio, ma pochi, soprattutto dove sapevo esserci i nostri strateghi. Questi suoni vagavano nell’aria carica, e arrivavano (e anche se ne sapevo il perché, non ne avevo paura) da una parte e dall’altra delle montagne. Ripeto, non avevo paura. Ero pronta.
Riaprii gli occhi solo quando sentii il segnale, il suono di un corno ripetuto per tre volte.
La battaglia aveva inizio.

Io sooono un'idioooota. Lo so. Ho di nuovo ritardato un sacco ad aggiornare e chiedo venia. Ma qui è successa sostanzialmente qualunque cosa, ho cercato di fare il possibile.
Comuuuunque....siamo arrivati alla battaglia definitiva: questo vuol dire che il prossimo capitolo sarà importante e farò il possibile per aggiornare in fretta. Se ricomincio di nuovo ad aggiornare a distanza di un mese avete il permesso di spezzarmi le gambine :)
In ogni caso, spero vi piaccia! See ya!
Ro =)
  
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