Mi dispiace ma dovrete aspettare ancora un po' prima di rivedere queste parole. Cara Camille, la storia è appena cominciata. Questi pensieri non fanno parte del presente, non ancora. Sono un assaggio del futuro. "Chi sei?", cerco di dire, ma quella camera era talmente fredda che la voce non usciva, era bloccata, tra lo stomaco e la gola. "Sono qui per aiutarti", sibilò una voce. Ero già abbastanza preoccupata, adesso ci mancavano le paranoie. "Non sono paranoie, mia cara. é tutto vero. Io sono reale ", disse quel qualcuno facendo pesare le ultime parole. Forse non ero pazza del tutto. Era reale quella voce. E percepiva quello che pensavo. Questo sì che sarebbe stato un problema. Ma i miei pensieri furono interrotti da un rumore. Bussarono alla porta e sentii un dileguarsi di aria, come se mi avessero appena rubato una parte di ossigeno. "Ehi tu, scendi immediatamente!", urlarono dal piano di sotto. Mi precipitai di sotto. Ero spaventata. Non capivo dove mi trovassi. Chi erano quelle persone attorno a quel tavolo color nocciola? Cosa volevano da me? Mi dissero di sedermi accanto a uno di loro. "Sei stata brava fino adesso. Non hai ancora opposto resistenza, sul serio. Potrebbe essere una tattica. Noi non ti faremo del male ". La parte più ironica del mio cervello mi disse 'ovviamente. Dicono tutti così finchè fai quello che vogliono loro. Nel momento in cui traspare un gesto, uno sguardo, un movimento: addio. é come se fossero autorizzati a ferirti '. Lo zittii immediatamente: dovevo cercare di capire il più possibile di tutta quella storia che riguardava, inspiegabilmente, me. Quell'uomo continuò il suo discorso. Aveva il viso cupo e serio. Chissà, forse dopo tutte quelle ore di solitudine, avrei saputo qualcosa di più di quello che stava succedendo. "Sei qui per un motivo". "E, sentiamo, quale sarebbe?", esordii con tono acido. Me ne pentii immediatamente, ma quegli uomini mi avevano appena tolto dalla mia famiglia, da casa mia, dai miei amici, e forse anche dalla mia città. Dalla mia vita. Mi avevano portato via senza una spiegazione. Mi avevano imbavagliata senza una ragione e mi avevano portata in una stanza. Una camera buia e vuota, proprio come me. E ora pretendevano di cavarsela così? Non esisteva proprio. Avevo sbagliato, sicuramente. Morivo dalla voglia di fuggire, di difendermi in qualche modo. Ma i loro volti così cupi, quelle corporature robuste mi spaventavano. Avrebbero potuto uccidermi con un movimento di dita, se solo avessero voluto, e io stavo appena dando loro un'ottima ragione per farlo. Complimenti Camille, complimenti. Stavolta l'hai fatta grossa. Ecco i sensi di colpa che cominciavano ad arrivare: penetravano lungo il mio corpo, nell'interno, ed ero sicura che se quelle persone non mi avessero uccisa, loro sarebbero stati i primi a farlo. "Oh, povera ragazza mia. Non sarò certo io a spiegartelo", disse con un tono che traspariva molto. Era vendicativo. E sembrava voler dire 'voglio proprio vedere come te la caverai ora'. Sentii un forte rumore provenire dall'esterno. Stava per entrare qualcuno in quella stanza. Quel qualcuno che mi avrebbe rivelato finalmente, cosa ci facevo io lì. Così diversa. Vidi un'ombra appararire lenta e inesorabile. Cominciai a scorgere un viso familiare. Quella barba, i suoi occhi mi ricordavano qualcuno. Il sole di prima mattina gli illuminava il volto. Quell'uomo era mio padre.