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Autore: _TheDarkLadyV_    12/04/2013    6 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volevate il Valo? Bene, prendetene e mangiatene tutti (?)
Io torno dalla mia divah, alias Jared Leto che si sente solo. Quando avete finito ditemelo xD
Ringraziamo tutti insieme Luther Vandross ( Il titolo del capitolo è tratto da una sua canzone) per aver riacciuffato la Musa che stava cercando di scappare. Un giorno di questi l'ammazzo u.u
Pregate Tomo affinché non se ne vada per davvero.
Prima di lasciarvi vi metto questo link.  https://www.youtube.com/watch?v=W6uA99bDy94 
Ascoltatela come sottofondo tanto è instrumental :)
Le dico adesso le mie solite cazzate perché probabilmente sarete troppo scioccate alle fine del capitolo per leggerle xD
Addio <3
 
 
 
Continuavo a ripetermi, lì davanti all'ingresso della mostra, che tutti quei preparativi erano stati un inutile perdita di tempo. Io almeno lo sapevo benissimo, ma la mia cara improvvisata guru del make up e dell'eleganza fu di tutt'altro parere. Nella mia mente era ancora ben stampata l'espressione estatica di Elisabeth quando mi vide finalmente pronta.
Solo io non notavo nulla di eccezionale? Anzi tutto questo mi stava irritando alla grande.
Quando mai?
Sembravo il re leone con un ictus e con l'idea fissa sulla possibilità di perdere una scarpetta prima della mezzanotte battendo il record di Cenerentola. Il trucco, che metteva in risalto i miei lineamenti quasi orientali, era così lontano dai miei gusti che fui tentata da un demone che continuava a sussurrarmi nell'orecchio di togliermelo in quel preciso istante. Ma poi un altro demone molto più calmo mi fece ricordare la dedizione di Elisabeth e non mi sembrò giusto fare una cazzata del genere. Tuttavia l'unica cosa che riusciva a non farmi bestemmiare in un finlandese improvvisato, fu il vestito che decisamente adoravo, ma per il resto ero talmente diversa dalla figura che ogni mattina si guardava allo specchio che forse nemmeno il mio spiccato intuito sarebbe riuscito a riconoscermi in mezzo alla folla.
Continuavo nel frattempo a torturarmi le mani, ancora indecisa se entrare o darmi alla fuga. Elisabeth era scappata perché era in leggero ritardo e io ero liberissima di girare sui tacchi e andare via, tanto non mi avrebbe visto nessuno.
Non che mi mancasse il coraggio, ma l'unico piccolo problema che riscontrai in quel piano apparentemente perfetto fu l'impossibilità di trovare una scusa plausibile e credibile il giorno dopo. Così mi resi conto per la prima volta, che quella sera ero vincolata dalla solenne legge del “ non puoi fare cazzate in stile Watson.”
E questo mi diede ulteriori motivi per cercare di bestemmiare in quella lingua incomprensibile, parente forse del giapponese.
In quel preciso istante mi guardai intorno e scoprii di essere l'oggetto di osservazione analitica di un tizio che stava fumando poco lontano da me. Mi stava studiando con particolare interesse, e i suoi occhi percorrevano il mio corpo coperto dal cappotto. Sembrava un porco in calore.
Iniziamo bene!
Mi girai dandogli le spalle disgustata e alzai gli occhi al cielo.
Gli uomini con poco sale nella zucca non capivano mai i momenti in cui dovevano darci un taglio con gli sguardi da allupati. Continuavano in modo esagerato dimenticando di essere in mezzo alla gente. Innervosita a quel punto entrai non sapendo bene chi mi avesse dato quella forza. Per un attimo mi sentii come un indiano d'America che per la prima volta era a contatto con la civiltà. Tolsi il cappotto e decisi di fare compagnia ai quadri, mettendomi anche io in mostra.
“Santo cielo sei stupenda!”
Mi voltai e ritrovai mia madre vestita elegantemente, guardarmi scioccata. Volevo capire anche io cosa avessi di così speciale.
“ Mamma scusa per il ritardo.”- le dissi cercando di mostrarmi felice e contenta.
“Credevamo che ti fossi persa! Su vieni, gli altri ti stanno aspettando.”
Quando diceva altri intendeva anche Ville? Che stupida! Certo che intendeva pure lui. Mi prese per un braccio e mi guidò con decisione lungo un corridoio pieno di gente. Nel frattempo mi disse quanto fosse emozionata, agitata e completamente fuori di sé dalla gioia. Prima di lasciarmi con Jonathan e Ville mi fece conoscere qualche suo amico e amica e vidi i suoi quadri che erano decisamente stupendi. Ma quello stato di finta tranquillità andò in frantumi nello stesso momento in cui una voce alle mie spalle esclamò: “ alla buon'ora!”
Mi voltai lentamente e quasi con timore. Fu Jonathan a darmi il benvenuto con aria divertita. Lo avrei ammazzato. Ville era al suo fianco e ci mancò poco alla perdita completa del mio ossigeno e per esteso del mio cervello. Sì perché quest'ultimo si spense nello stesso momento in cui la sua figura alta e slanciata, esile e figa quanto bastava per mandare in tilt gente normale, fu davanti ai miei occhi. Solo in quel momento capii di provare un amore esagerato per i suoi capelli mossi e per quella poca barba che gli stava crescendo.
Il suo abbigliamento di certo non migliorava la mia salute mentale. Quel completo scuro era adatto per farlo davvero diventare un bellissimo principe delle tenebre, uno di quelli maledetti e complicati e fottutamente bastardi.
Avevo bisogno di buttarmi in un pozzo d'acqua. Ora. Urgentemente.
La mia espressione piacevolmente scioccata si rifletteva nella sua. Scossi la testa e ritrovai immediatamente la mia parlantina.
“Scusate. Ho avuto qualche problemino ma ora è tutto okay.”
Guardai entrambi cercando di mandare via l'imbarazzo che lo sguardo di Ville continuava a provocarmi.
“John vieni con me voglio farti conoscere un mio amico. Anche lui è un ballerino.”
Mia madre prese per un braccio Jonathan ed entrambi si allontanarono da noi. Notai una punta di divertimento nella voce di mia madre e più che mai in quel momento li odiai. E fu così che il re leone con l'ictus restò in compagnia del mostro di Lockness che continuava ad improvvisarsi medico della mutua. Perché aveva gli occhi e per giunta quel tipo di occhi?
Buttala sullo scherzo, buttala sullo scherzo!
“ Sei stato colpito da un raggio cosmico?”- gli chiesi. Riuscii a strappargli un sorriso mentre con eleganza si avvicinò a me sussurrandomi: “ è che mi hai lasciato piacevolmente sorpreso, my Lady..”
Si guardò intorno continuando a restare a poca distanza da me.
“Sei..bellissima.”- commentò alla fine con la sua voce sensuale e completamente fuori dalla portata degli esseri umani. Quella, signore, fu la botta finale.
Arrossii e dissi: “ grazie. Beh anche tu non scherzi.”
Difficilmente avrei detto apertamente “ sei bellissimo” o nei peggiori dei casi “ sei da stupro.” Non l'avevo mai fatto e quindi dire “ anche tu non scherzi” per me equivaleva all'espressione “ sei un incanto”; fu un modo un po' strambo per privarmi di ogni antipatia, acidità e cinismo.
Colpito da quelle parole, che difficilmente si sarebbe aspettato di sentire da una come me, disse: “ okay, forse davvero sono stato colpito da un raggio cosmico.”
“Scemo.”- dissi sorridendo.- “ questa volta ti è andata più che bene.”
“Quale onore! Lady V sta diventando troppo buona con me.”
“ Non farci l'abitudine.”
Chi mi diede tutta la tranquillità del mondo in quell'istante doveva essere invisibile e probabilmente era accanto a me e mi stringeva la mano. Avevo ripreso a parlare tranquillamente così come lui e l'imbarazzo iniziale sembrò proprio aver fatto le valige per qualche posto a me ignoto. Meglio così.
“Tua madre è davvero un artista eccellente.”
“Lo so. Quando ero piccola ricordo che faceva dei disegni stupendi per me.”
“È una brava donna. Dovresti esserne orgogliosa.”
“Lo sono infatti.”- dissi mentre guardai mia madre avvicinarsi a noi. Jonathan sembrava il suo maggiordomo e a stento riuscii a trattenermi dal non ridere.
Ma in quello scambio di beneducate frivolezze e sorrisi da paralisi totale, non bisognava dimenticare il male che prontamente poteva giungere come un cavallo oscuro a turbare l'atmosfera e l'armonia, quella che io stessa sentivo e per la quale ero riuscita a smettere i panni di Lady V, dando così a Jade lo spazio che più di ogni altra cosa meritava.
Avevo dimenticato che i fantasmi del passato per la quale avevo sofferto potevano presentarsi come becchini alla porta chiedendo il permesso di tornare a tormentare la propria vittima. Arrivavano nei momenti più vari della vita e quella sera ne fu l'esempio.
" Ville, tesoro!"
Fissai scioccata la ragazza che si era quasi completamente avvinghiata a Ville. Per come ero fatta non avevo mai mostrato nessun tipico atteggiamento da donna gelosa, ma quel caso fu completamente diverso. In quel momento, infatti, non solo ebbi un enorme fastidio nel vedere quello sconsiderato approccio e modo di abbracciare la gente, ma il mio cuore stava davvero per cessare di battere. Irritazione e timore si erano appena incontrati per un determinato scontro.Quella chioma bionda e lucente, quel volto bello da tipica fotomodella di Playboy o nei casi più soft di Victoria's Secret e quegli occhi simili per il colore a quelli di Ville, non potevano che appartenere al mio peggior nemico, l'antagonista per eccellenza di quella piccola Cenerentola moderna che passò le pene dell'inferno senza meritarle.
Quel diavolo mascherato da perfetta donna senza scrupoli con indosso un abito da far girare la testa ad un migliaio di uomini era la famosa Amber Rush, colei che odiai più di qualunque altro essere vivente. Mia madre era nuovamente scomparsa e Jonathan aveva fatto conoscenza con una ragazza trasformandosi completamente in un dongiovanni. In quello scontro quindi non avrei avuto aiuti esterni, ma solo io aiutata da me stessa.
Ville non sembrava affatto sorpreso e non le riservò lo stesso trattamento visivo che aveva riservato a me e fu quasi allergico a quell'abbraccio. Non sapevo fino a che punto potessi parlare di situazione maschile positiva. Magari quel gesto nascondeva molte più cose dell'armadio di Narnia. Ville si schiarì la voce e disse: “ ciao Amber.”
Poi guardò me e continuò: “ lei è Jade Watson, la mia mus..amica.”
Okay, che diamine era stata quella piccola interferenza prima dell' aggettivo amica? Inutile chiederselo in quel momento, non quando il mio cervello aveva focalizzato l'attenzione su quel mostro che nel guardarmi restò più scioccato di tutti.
“Oh mio dio! Quale onore per me rivedere la mia vecchia amicona di liceo.”- esclamò con puro sarcasmo. Forse ancora non sapeva con chi aveva a che fare. Io ero la regina per eccellenza del sarcasmo e dell'acidità. Brutta storia.
“Orsacchiotto sei cambiata molto! Cerchi di imitare le dive del cinema ora?”- continuò lasciando Ville leggermente sorpreso. Lui guardò me aspettando una mia risposta evidentemente.
Bene Jade, affronta il nemico a testa alta e senza esitazione. Sei stronza e lo sei anche grazie a lei quindi restituisci i favori.
Sorrisi diabolicamente e celando la fragilità con un gran sorriso, dissi: “ sai, ogni tanto succede di avere dei cambiamenti in positivo cosa che non sempre accade e non a tutti. Qualcuna, per esempio è rimasta sempre uguale. Io ci sono nata diva, non di certo ho bisogno di imitare ciò che so fare alla perfezione a differenza invece di qualcun altro.”- mi fermai e la guardai più attentamente.- “ comunque ti vedo un pò patita. Dovresti fare meno esercizio fisico. Ti può sciupare molto, sai?”
Sorridendo beffarda alla sua reazione irritata sentii il cuore pulsare troppo velocemente ed ebbi paura che la mia fragilità potesse essere scoperta in quel preciso momento. Per la prima volta dopo quelle parole guardai Ville ancora più sorpreso di prima.
“ Scusate un attimo. Torno subito.”- dissi sorridendo dirigendomi verso un posto che fosse lontano da lì e fortunatamente trovai il bagno. Mi chiusi dentro e mi portai la mano al cuore cercando in quel modo di placarlo e farlo tranquillizzare. Stavo lottando contro quei ricordi vecchi e arcaici nella speranza di avere la meglio. Mi avvicinai allo specchio e solo in quel momento mi resi conto non solo di quanto fossi diversa, ma anche e soprattutto di quanto fossi stata coraggiosa e stronza al punto giusto. In quel momento la porta si aprì ritrovandomi faccia a faccia con Ville.
“ Ville!”- esclamai quasi impaurita.
“ Perché scappi?”- mi chiese schietto.
“ Io non scappo.”
“ Sicura?”
Restai in silenzio e poi abbassai gli occhi.
“ E' che non voglio vedere certa gente.”
“ Perfetto.”- disse lui. Si girò e chiuse a chiave il bagno. Lo guardai confusa e con il cuore che iniziò a battere all'impazzata. La sua espressione poi non prometteva nulla di buono e a complicare tutto ci mise anche il sorrisino diabolico. Che cosa aveva in mente?
Bagno.
Io.
Lui.
Bagno.
Qualcuno aiuti la mia testa a restare seria e casta.
“ Che fai?”- chiesi nervosa.
“ Se non vuoi vedere certa gente, vorrà dire che resteremo qui.”
Tutti qui? Non sapevo se esserne sollevata o dispiaciuta. In compenso scoppiai a ridere ed esclamai: “ sei pazzo!”
Lui sorrise, ma allo stesso tempo era serio.
“ Dimmi la verità: tu conosci Amber.”
“ Sì.”- risposi tornando seria. Lo squadrai e ricordandomi il modo in cui la pornostar lo aveva salutato dissi: “ anche tu la conosci e sembra anche molto bene.”
A quel punto Ville sembrò imbarazzato. Evidentemente avevo toccato un tasto dolente e forse la mia teoria non era del tutto da escludere: c'era qualcosa fra i due.
“ Sì..nel senso che una volta ci sono andato a letto.”- raccontò senza guardarmi.
Ecco! Non che fossi sorpresa. Conoscevo Amber e i suoi modi di fare. Ciò che mi sorprese fu sapere che anche Ville era stato una sua vittima. Il senso di delusione mi aveva colpito in faccia come uno schiaffo.
“ Ah!”- esclamai priva di altre parole. Sentendo quel tono pieno di delusione,Ville mi guardò dritto negli occhi.
“ Ehi non ti allarmare! Ero ubriaco e non capivo la maggior parte delle cose che stavo facendo. È successo solo una volta.”
“ Quando è successo?”- chiesi a braccia conserte, decisamente innervosita. Se fosse stato un altro, avrei già provveduto ad infilargli la testa nel water. Una volta lo feci per davvero, ma poi valutai che quell'azione non era adatta ad essere ripetuto con un soggetto finnico.
“ E' passato un secolo. Penso due anni. Ma ogni tanto torna alla carica e mi fa delle proposte.”
“ E..?”
“ Ehi per chi mi hai preso?”
“ Per un uomo?”- chiesi scettica.- “ oh avanti Ville! Probabilmente ci sarai andato più di una volta e adesso vuoi farmi credere che non ci sei più ricascato?”
“ Aaah donzella, così mi offendi! Pensavo che avessi capito come sono fatto io.”
Quelle parole furono seguite da uno sguardo serio e assassino che tolse dal mio viso tutta la schiettezza e l'acidità che avevo. Diventai seria e dissi: “ scusami. È che..”
“ Stai tremando. Sono io la causa?”- chiese interrompendomi e prendo le mie mani nelle sue. Era vero stavo tremando e la causa non era lui, quanto piuttosto tutto quello che stavo sentendo.
“ No..assolutamente no.”- sussurrai.
“ Se vuoi possiamo andare via e mi racconti strada facendo cosa ti è successo.”
“ D'accordo.”
Uscimmo dal bagno e cercai di assumere un'espressione tranquilla mentre salutavo gli altri e seguivo Ville fuori. Non avevo idee di che ore fossero, ma era molto buio e il freddo di certo non mi aiutava.
Restai al fianco di Ville senza parlare. Sentivo solamente un gran magone alla gola e la voglia immensa di piangere. Era quello l'effetto che riusciva a farmi Amber. Lei non era altro che l'unione di tutti i miei incubi. Ci mancava solamente l'entrata in scena di Julian e davvero avrei finito per ricadere nel passato.
“ Jade..tutto bene?”- chiese Ville spezzando il flusso dei miei pensieri. Mi fermai e cercai attraverso quel profondo respiro che feci, di trovare la forza per parlare con tranquillità, ma quei ricordi avevano preso il sopravvento e lo sfogo misto alle lacrime non poté essere represso.
Ti è mai capitato di sentirti solo, escluso dal mondo circostante e oggetto di mille scherzi squallidi solo perché eri leggermente diverso dagli altri? Ti è mai successo ti stare ad un passo dal vuoto e chiederti continuamente perché Dio ce l'aveva avuta tanto con te? Hai mai provato la voglia di staccare con tutti, non fidarti più di nessuno e chiuderti nel tuo castello di carte?”
Mi accorsi di essere andata oltre le mie difese e le lacrime di certo non aiutavano. Sentivo il bisogno di parlare ancora e così respirando ripresi.
Chi mai si sarebbe avvicinata a Jade, l'Orca Assassina, Mamma Orso, Moby Dick e compagnia varia? Chi mai avrebbe fatto amicizia con una tizia che tutto sembrava tranne che una ragazza? E perché non prenderla in giro e illuderla di potersi fidare della gente, solo per il gusto di farsi quattro risate alle spalle di una sfigata, una musona, della degna figlia di Hagrid il guardiacaccia di Hogwarts?”
Mi avvicinai a lui e toccandogli il petto con un dito dissi: “ te lo dico io: nessuno lo avrebbe mai fatto. Nessuno avrebbe mai amato Jade per quello che era e non per quello che sembrava.
Ero obesa. Brutta da far paura. Il cibo prelibato per menti ignoranti.”
Sorrisi sprezzante, mostrando tutto il disgusto che potei provare in quel momento. Ville mi guardava senza parlare, ma con un'aria decisamente dispiaciuta.
Adesso è bello vero? Tutta carina, meravigliosa, stupenda con una schiera di spasimanti. Così bella da far cadere mascelle a destra e sinistra; una diva che cammina con classe come se stesse governando il mondo, con una bella parlantina e intelligente tanto quanto basta per non farsi fregare. Anche a quei tempi ero intelligente con tante altre buone qualità. Ero anche un'ottima amica. Quella Jade brutta come la morte era uguale a questa Jade con la differenza che la prima aveva voglia di amare e si lasciava illudere facilmente. Ti saresti mai avvicinato a me dieci anni fa allo stesso modo? No, non l'avresti fatto. Non mi avresti nemmeno guardata, anzi se tu fossi stato in compagnia di qualche tuo amico mi avresti presa in giro sottovoce. Non puoi dire il contrario perché non sarebbe nella natura di un maschio e poi io non ti crederei.”
Mi fermai cercando di chiudere i rubinetti e conclusi dicendo: “ è per questo che sono così ora. È per questo che odio gli uomini, le donne come Amber e il mio passato. È per questo che al giorno d'oggi sono Jade stronza e senza pietà. Ed è per questo se nel mio mondo l'amore non esiste.”
Il silenzio calò poco dopo finii di parlare. Era chiaro come il mare quanto mi fossi spinta al di là del muro che avevo costruito in tutti quegli anni. Le difese ora erano state completamente abbattute e sapevo che da quel momento in poi non sarei riuscita a tornare indietro. Come avrei potuto farlo?
Ville si avvicinò a me e con un dito alzò il mio viso in modo da costringermi a guardarlo negli occhi. Aveva l'espressione più dolce che avessi visto in vita mia e riuscivo a percepire un grande amore. All'improvviso fui percorsa da un brivido.
Non puoi arrivare a dire che l'amore non esiste. Puoi aver sofferto come un cane, tanto da credere che forse non saresti più tornato quello che eri prima. Puoi essere stato abbandonato e ferito perché hai scoperto che eri circondato da persone stronze. E per questo te la prendi con tutti, te stesso incluso. Scarichi la colpa sugli altri che invece ti amano e ricambiano le tue esigenze sentimentali a differenza di chi invece era al tuo fianco.
L'amore esiste, e nessun essere umano le può sfuggire, nemmeno il più bravo corridore del mondo. È come la peste, si propaga e ti colpisce senza pietà e senza guardarti negli occhi. Altrimenti Cupido sarebbe disoccupato, no?”
Sorrise cercando di infondermi un po' di tranquillità. Il suo dito percorse i lineamenti del mio viso fermandosi poi ai capelli.
Per te non esiste perché hai smesso di crederci nell'esatto momento in cui la troppa crudeltà della gente si è scagliata contro di te. Hai ragione, sai? Chi non ne uscirebbe lacerato?
Ma tu incoscientemente hai continuato ad amare. Ami i tuoi amici, le lettrici e le fan che ti seguono. Ami anche i tuoi personaggi, anche quelli cattivi. Questo è amore. Non sempre bisogna associarlo al tipico amore sentimentale alla Romeo e Giulietta. Puoi amare anche una matita e sentirti ricambiato nel profondo allo stesso modo di un ragazzo o una ragazza.
Forse hai ragione, se tu fossi stata brutta e grassa, quel giorno probabilmente non ti avrei guardata insistentemente al bar, o forse ti avrei guardata per ripetermi quanto fossi grassa, e non ti avrei salvata al parco dalle grinfie di uno stupido casanova improvvisato come invece ho fatto. Sì, non l'avrei fatto, perché l'aspetto esteriore a volte recita la sua parte più meschina. Eppure avrei perso una grande occasione.”
Sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia schiena.
Ma non puoi pensare al passato e riversare le tue vendette su gente che di te e dei tuoi demoni non sa niente. Ora sei questa Jade. Il brutto anatroccolo si è trasformato, non sei contenta? Sei cresciuta e hai fatto la tua trasformazione, come tutti gli altri anatroccoli. Ora sei un cigno e se l'invidia di queste stupide come Amber non vuole accettarlo poco importa. C'è altra gente oltre a lei pronta ad apprezzarti per come sei.”
A quel punto sospirò e prese fra le sue mani il mio viso. Sentii una scarica elettrica colpirmi in pieno. Le sue mani per quanto fosse strano, erano calde e grandi. Mi sentivo protetta e capii che in quel preciso istante Lady V era completamente scomparsa. Al suo posto venne fuori la Jade che avevo sempre voluto ci fosse.
Smettila di piangere. Non hai nessun motivo di farlo.”- sussurrò a poca distanza dalle mie labbra.- “E io che pensavo di passare dritto dritto al sesso selvaggio in una stanza d'albergo.”
Scoppiai a ridere mentre lui sorridendo con delicatezza mi tolse le ultime lacrime da volto.
Scusa. Non volevo mostrarmi in questo modo. Il trucco sarà andato a puttane. È che..per me..è la prima volta che succede questo. Non so nemmeno perché sia successo. Non amo farmi vedere così debole, specie con un uomo...ma forse è successo perché per la prima volta credo di potermi fidare di qualcuno.”
 
Here I am, I just want you to come closer
Come a little closer let me whisper in your ear..

Ecco, l'avevo detto. Ora come non mai tutto ciò che provavo quando ero con lui, l'avevo detto in poche e semplici parole. Ero incredula eppure l'avevo fatto. Ville sorrise evidentemente sorpreso e compiaciuto allo stesso tempo. Continuò a guardarmi negli occhi come se stesse mantendendo un contatto importante. Vidi le sue labbra avvicinarsi lentamente alle mie fino a quando per la seconda volta in pochi giorni si toccarono per poi però allontanarsi di nuovo. Ville per un attimo aveva ritratto le sue tornando con i suoi occhi a fissarmi. Fu una questione di secondi e quelle labbra invitanti furono di nuovo sulle mie e da quel momento il mio cervello andò offline mentre una sequenza di baci casti annunciava il preludio di quello che sarebbe stato il bacio senza fiato. Lo sentivo in quel continuo movimento che prendeva consistenza ad ogni secondo che passava.
Le sue mani si spostarono lentamente dal mio viso fino ai miei fianchi per poi strangermi in un abbraccio senza via di uscita. La sua fermezza non solo era evidente nell'abbraccio, ma anche se soprattutto nel bacio.
Avevo dimenticato anche il modo in cui si respirava, forse perché quel bacio nemmeno mi diede il tempo di riprendere il respiro.
Sì, Valo ci sapeva fottutamente fare.
 
The closer I get to you,
The more you make me see
By giving me what you've got..
 
 
MUAHAHAH!
Salve! Eccomi di nuovo qui! Ci siete? Tutto ok??? Muahahhaaha!!
Spero di essermi fatta perdonare :)
Beh che ve ne pare? XD
Cooomunque facendo la guastafeste, devo farvi vedere la nuova arrivata, che penso proprio odierete come non mai muahah! 
http://www.kir-muenchen.de/wp-content/gallery/2110-eroffnung-stage-fashion-more/dsc_3832-1.jpg

 

Ci vediamo alla prossima muahahhaaha
Vostra Vals <3
   
 
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