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Autore: Davide95    12/04/2013    0 recensioni
'Ti ricordi quando una domenica mattina mi sono presentato da te con la colazione in mano?'
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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'Non ci posso credere.'

La tua voce mi blocca sul posto, non ho il coraggio di alzare lo sguardo e perdermi dopo mesi nei tuoi occhi, non voglio vederti mentre sei felice senza di me. Faccio finta di non sentire il tuo sguardo sul mio capo e continuo a fissare la mia tazza di caffè, vuota.

'Guardami.'

E lo faccio, ti guardo e le orecchie prendono a ronzarmi, potrei vomitare. I tuoi occhi sono lucidi, forse per l'emozione di vedermi dopo tanto, forse perchè hai una brutta giornata, ma nonostante ciò, son belli, chiari, luminosi. La tua bocca è distesa in un sorriso, sembri trattenere il pianto più struggente della tua vita; le tue labbra son sempre maciullate dai tuoi denti, 'non lo faccio apposta' dicevi. La tua mano corre ad accarezzarmi i capelli quasi rasati, i tuoi polpastrelli fanno un po' di pressione sulla cute, come per richiamare qualche ricordo.

'Te li sei tagliati infine.'

Certo che li ho tagliati, mica potevo convivere ogni giorno con il ricordo delle tue dita tra i miei capelli lunghi.

Non riesco a proferir parola e mi chiedo ancora perchè tra di noi sia finita così, senza una vera fine. La nostra storia è stata trascinata via con calma dal vento, non è stato un taglio netto, non sapevamo nemmeno noi se mentre il vento ci stava portando via le nostre mani erano intrecciate o no. Poi a malincuore, ricordo che la tua l'ho trovata intrecciata alla mano di un altro, mentre io con la mia stringevo il nulla. Il vuoto.

Ti siedi davanti a me ed inizi a parlare, ma non riesco a sentirti, ad ascoltarti se fai sfiorare la tua gamba con la mia, non riesco a collegare il cervello se non la smetti di toccarti i capelli biondi in quel modo.

Il tuo profumo alla pesca mi arriva al naso in un soffio e devo distogliere lo sguardo da te perchè inizio a sentirmi male.

'Sono fidanzata' dici 'ma mi manchi un sacco'.

E un moto di rabbia si fa strada in me; sei sempre stata così confusa ed incoerente che non capisci che non ha senso quello che dici. Quando una ragazza, una donna, è mia, non c'è posto per nessun altro, non mi manca nessun altro. Che poi, si può essere davvero di qualcuno? Credo di si, ma sarebbe meglio di no. Bisogna essere di se stessi e non aggrapparsi mai a nessuno.

I tuoi capelli biondi scivolano sulle tue spalle, dovevi sempre legarli quando facevamo l'amore, ricordi? Lunghi com'erano impicciavano e basta.

Mi viene in mente della tua ossessione per i capelli, quando non la smetti di accarezzarmi il capo, vorresti baciarlo lo so.

'Perchè?' mi chiedi, ed io sorrido. Un po' ti dispiace che son così corti.

Dopo che 'NOI' è sparito, mi sono arruolato, ma non te lo dico. Non ancora.

'Son cambiate certe cose nella mia vita.'

Non ti dico che mio padre è morto qualche settimana fa, non ti dico nemmeno che mia sorella ha iniziato l'università e diavolo se è brava. Non ti dico che ho una fasciatura all'altezza dell'addome perchè nell'ultima missione, a causa di una distrazione, sono stato colpito. Non ti dico che ora ho un cane e che appena comprato mi son reso conto di aver fatto uno sbaglio, non so badare nemmeno a me stesso, come faccio a prendermi cura di un cucciolo non lo so.

Ma mi scopri, dopo avermi guardato a lungo le mani, strette alla tazza. Le nocche bianche hanno delle piccole cicatrici ormai guarite, ma su, vicino al polso, lì c'è ancora quel taglio con i punti in evidenza, non ancora riassorbiti. Mi prendi la mano incriminata, la guardi, la soppesi tra le tue.

'Dove vai, domani?'

E lo vedo dai tuoi occhi che hai capito, da vivi e lucidi son diventati spenti. Allora le hai sentite anche tu quelle voci, quelle che sostenevano che fossi partito per l'Iraq e non per una vacanza come avevo detto e fatto credere a tutti. È per quello che sei qui, vero? Hai sentito anche quelle voci che sostenevano fossi tornato, e ti conosco abbastanza per pensare che hai passato tutta la mattinata a cercarmi. Sei passata per tutti i bar della zona, poi hai pensato che non avrei voluto farmi vedere soprattutto da te, e perciò sei venuta qui, al bar che avevo definito 'rozzo' e mi hai trovato. Forse effettivamente volevo vederti. Non lo so.

'Non partire' mi dici, e penso che tu ti stia per mettere a piangere.

'Non posso, non ho niente per cui restare.'

Se non il mio cucciolo, penso.

'Hai me.'

E allora inizi a piangere, mi dici che sei caduta in depressione quando hai saputo che ero a combattere, quando hai saputo che mi ero ferito all'addome e quando hai saputo che sarei tornato in città, sei tornata felice, è come se avessi respirato di nuovo dopo tanto tempo che non lo facevi.

Non è vero che sei fidanzata, lo eri ma lui ti ha lasciato perchè non ce la faceva a vederti piangere per un uomo che non era lui.

Non è vero che ti ho, nessuno ha nessuno, mai.

'Resta.'

E per un secondo, un secondo soltanto, ci vedo assieme, mano nella mano, mentre camminiamo sorridenti nella stradina di sassi che porta a casa tua. Ci vedo insieme come una volta, mi vedo caricarti sulle spalle ridendo, ti vedo lamentarti ma so che tanto stai ridendo.

'Sei tu che sei andata via, io son sempre restato.'

So di averti ferito quando sembri incassare il colpo stringendoti le spalle; le tue guance si arrossano e ti rendi conto che è vero che non sei rimasta, che sei scappata e che ti sei lasciata portar via dal vento, poi mi rendo conto che forse anche io non ti stavo tendendo abbastanza. Per farmi perdonare ti stringo di più la mano sul tavolo, e tu sai quanto mi costano certi gesti.

'Non ho nessuno' dici mentre guardi le nostre mani intrecciate.

E un po' mi viene da ridere, perchè non può esser vero, sei sempre stata accerchiata da mille amici, parenti, la tua famiglia sempre così presente, a volte soffocante.

'Sono incinta' sussurri, quasi non volessi davvero dirlo.

Le mie spalle si irrigidiscono, la mia mano scatta sotto il tavolo, lasciando la tua sola; confuso, lacerato, arrabbiato, geloso, stupito. Sono senza parole, non riesco a dirti che sono contento sapendo che porti nel grembo un bambino non mio.

I tuoi occhi sorridono, mentre ti togli il cappotto e mi lasci guardare la tua pancia gonfia, grande, anzi enorme. Ti avvicini piano, mi guardi, hai paura di quello che potrei dirti e fai bene ad averti, sento solo tanto dolore all'altezza del cuore, credo potrei morire.

Poi lo fai, mi prendi la mano e l'appoggi sulla tua pancia, e tutto dentro di me si muove, si ribalta, l'unica cosa che so ora è che sei fantastica anche con il pancione. Tutta la rabbia sparisce, e con lei anche la delusione. Non posso far altro che abbracciarti e dirti che ti aiuterò.

'Resti?'

'Fino all'ultimo resto di noi, io resto.'*

 

 

 

 

 

 

*Citazione.

  
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