Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Sakyo_    12/04/2013    4 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Night and Day
Capitolo 9



I giorni trascorsero velocemente e con essi anche l'autunno, che lasciò il suo posto al freddo e secco inverno.
Proprio quando i primi fiocchi di neve iniziavano a scendere dal cielo e a posarsi sui tetti e sui prati di Fairfield, tutta la scuola entrò in fibrillazione per l'imminente gita scolastica invernale.
Sebbene il clima non fosse dei migliori la gita era vista come uno degli eventi più attesi dell'anno e presto capii il perché.
«La leggenda del Dolce Amoris narra che gli amori più duraturi sono nati proprio durante la gita invernale...» spiegò Iris con il suo fare da sapientona a cui mi ero ormai abituata.
«Ah, sì? Fammi un esempio, allora...»
«Beh» iniziò lei «Come puoi non esserti accorta dell'amore che lega la Direttrice al suo cagnolino?»
Le mie sopracciglia aggrottate spinsero Iris a continuare il discorso.
«L'ha trovato proprio durante un'escursione in montagna, e da allora non se ne è più separata!»
Scoppiai in una risata nel sentire quella buffa storiella. «Avrei preferito un altro esempio, ma mi accontento»
La mia amica fece la linguaccia e si buttò sul mio letto.
«Allora, questa valigia?»
«Non so cosa portare, non ho nulla che vada bene» mi lagnai.
«Scommetto che il tuo armadio non è dello stesso parere» disse «Aprilo, dai»
Feci come mi disse e spalancai le ante del mio armadio le quali rivelarono una caterva di vestiti che occupavano disordinatamente cassetti e ripiani.
«Questo sarebbe “nulla”?» chiese Iris sconvolta. «Hai una marea di roba!»
«Sì, ma...»
Prima che potessi controbattere lei si alzò dal letto e prese una stampella che reggeva un maglioncino rosso.
«Cosa vuoi dire a questo?»
«Ha una scollatura che non mi piace...»
Iris mi fissò per qualche istante e scosse la testa, poi continuò con una lunga maglia beige. «E questa? Guarda che carina...»
«L'ho messa troppe volte...»
«A questa camicia azzurra manca solo la parola»
«I bottoni sono antichi!»
Non ci volle molto perché capisse che con me era tempo sprecato.
«Oh Em, fa' come ti pare. Alla fine sono solo due giorni e una notte in montagna, non andiamo mica ad un gran galà!»
Sospirai depressa mentre tentai di sistemare alla bell'e meglio il caos nell'armadio.
«Sai...» cominciò Iris, sfogliando una rivista senza troppo interesse «Ho sentito dire che anche Nathaniel parteciperà alla gita...»
«Davvero?» in cuor mio la domanda però era un'altra: chissà se anche Castiel sarebbe venuto? Dalla mia bocca però non uscì nulla. Non avevo ancora raccontato a Iris degli ultimi sviluppi e nemmeno in quel momento sapevo come intraprendere il discorso. Un po' scoraggiata, pensai anche che in fin dei conti tra me e Castiel non c'era nulla, quindi nemmeno nulla di cui parlare con la mia amica.
Iris dovette notare il mio cambiamento di espressione perché aggiunse in tono curioso «Hai il suo numero?»
«Eh? Di chi?»
«Ma come di chi? Di Nathaniel!»
Ah già, stavamo parlando di lui.
«Sì» dissi, ripiegando un cardigan nero e adagiandolo piano sul letto «Me l'ha dato tempo fa, quando erano successi quei casini con Ambra. Mi aveva detto che se avessi avuto altri problemi, avrei potuto chiamarlo»
Iris rimase a bocca aperta. «Wow! Accidenti Em, non è da tutti ricevere il numero del segretario!»
«Dici?» ma la mia mente era completamente altrove. Pensavo che Castiel non fosse tipo da cellulare, mi dava l'impressione di essere uno di quelli che meno lo usava, meglio stava. Magari ne aveva uno, modello vecchio catorcio, ma lo teneva sempre in camera e a volte si dimenticava perfino della sua esistenza.
Sorrisi tra me e me.
Iris colse la palla al balzo facendo chissà quali congetture fra me e Nathaniel, ma non potendo entrare nel mio vortice di pensieri mentali ignorava che in realtà era Castiel il ragazzo a cui stavo dedicando le mie funzioni cerebrali in quel preciso momento.
«Perché non gli mandi un messaggio?»
«Ma non avrà nemmeno il cellulare...»
Iris rimase in silenzio per un po' e mi scrutò come se non riuscisse a comprendere la mia vera natura. «Terra chiama Emma... Che cavolo stai blaterando? Mi hai appena detto che ti ha dato il suo numero!»
Spalancai gli occhi e mi diedi un buffetto sulla fronte. Ero totalmente fuori.
«Oh, ehm, sì. Scusa Iris, sono confusa»
Il proprietario della chioma rossa stava insinuandosi troppo spesso nella mia testa in quei giorni, e me ne accorsi perché ero diventata più rimbambita del solito.
Iris rinunciò al suo intento di estrapolare qualche informazione essenziale dalla mia bocca e a malincuore si dedicò nuovamente all'anonima rivista.

La mattina della partenza era finalmente arrivata. Nel cortile del liceo erano ammassati un centinaio di studenti divisi in quattro gruppi, che corrispondevano alle classi partecipanti alla gita invernale. Quasi subito intercettai tra la folla sia la testa di Castiel che quella di Nathaniel, il primo si trovava in mezzo a un gruppo di ragazzi della sua classe, tra cui mi parve di scorgere anche il famoso Lysander, l'altro invece era impegnato in una discussione con la direttrice e alcuni professori.
Come sentendosi osservati, entrambi volsero il capo nella mia direzione. Nathaniel mi salutò con un cenno della testa e un sorrisino abbozzato, per poi tornare a rivolgersi ai suoi superiori insieme a un'abbondante dose di professionalità, Castiel rimase per un istante incollato ai miei occhi senza mostrare alcun tipo di sentimento sul volto pallido. Dentro di me pensai che non volevo porre fine a quel contatto visivo, ma un'Iris energica più che mai mi si piazzò davanti per rintronarmi di chiacchiere come suo solito, costringendomi così a posare gli occhi su di lei.
La voce squillante della direttrice ci ordinò di sistemare zaini e valigie sui pullman e prendere velocemente posto all'interno. Mezz'ora dopo eravamo in viaggio, risa e gridolini facevano da sottofondo insieme a strofe di canzoni stonate. Nell'aria l'eccitazione era quasi palpabile.

Passeggiare per sentieri sdrucciolosi e irregolari, ma soprattutto in salita, sicuramente non rientrava nei miei passatempi preferiti. Fu proprio questo però che mi tenne impegnata per tutto il pomeriggio. Verso le sette rientrammo nel nostro albergo ed ebbi il tempo di fare una doccia lampo prima di rimpinzarmi la pancia con tutto il ben di Dio che trovai nella sala ristorazione. Alle nove ero spalmata sul letto insieme ad Iris e ad un'altra compagna di classe, Violet, una ragazza molto timida il cui nome rispecchiava il colore dei suoi capelli.
Stavo quasi per addormentarmi quando Iris se ne uscì con una proposta che lì per lì mi sembrò tutto tranne che interessante.
«Ragazze, siamo in gita, giusto?» chiese, sciogliendo i capelli color arancio dalla spessa treccia che usualmente portava.
«Sì» rispose Violet, con un'espressione che stava per mi pare la cosa più ovvia del mondo.
«Quindi... Dobbiamo approfittarne!»
I muscoli delle mie gambe, pulsanti per la fatica a cui non ero abituata, gridarono silenziosi insulti rivolti a Iris.
Mi rigirai nel letto e misi le mani sotto il cuscino «Che sonno...» dissi con uno sbadiglio, facendo finta di non aver sentito le parole della mia amica.
«Oh, che vecchiacce! Forza, alzatevi»
Di colpo mi sentii tirare per un braccio e caddi sulla moquette con un tonfo secco. Subito dopo, qualcuno bussò alla porta.
Violet, che era riuscita ad alzarsi da sola prima che l'uragano Iris lo facesse al posto suo, andò ad aprire.
Una voce profonda e pacata che non avevo mai sentito prima arrivò alle mie orecchie.
«Buonasera, ragazze... Disturbo?»
Feci capolino con la testa per vedere a chi appartenesse quella voce dalla tonalità così piacevole, per scoprire un secondo dopo che un argenteo Lysander si accingeva a fare il baciamano ad una Violet morente d'imbarazzo.
Quando mi accorsi che il vittoriano era niente popò di meno che in pigiama, trattenni con tutta me stessa una risata. Era la visione più buffa che mi si fosse mai presentata dinanzi agli occhi.
Il suo viso, così bello e delicato tanto da temere si potesse rompere in mille pezzi di porcellana da un momento all'altro, mal si opponeva ad un pigiama di raso a righe verdognole, dello stesso colore di uno dei suoi magnifici occhi.
Iris non si fece scappare quell'occasione prelibata e si avvicinò al ragazzo sorridendo contenta.
«Ciao, Lys!»
Sentendosi chiamare, Lysander si voltò verso di lei «Oh, che piacere rivederti, Iris»
Dopo una breve ma intensa presentazione, grazie alla quale ebbi la possibilità di esaminare meglio le sue iridi così diverse, il ragazzo sembrò dar voce ai pensieri della mia amica.
«Sapete, io e gli altri ragazzi ci stavamo chiedendo se per caso aveste voglia di prendere un tè con noi, nell'altra stanza»
A quella proposta vidi le guance di Violet assumere sfumature che passarono dal rosa pallido al viola livido in un batter d'occhio e provai tenerezza per lei.
Ovviamente, cosa poteva rispondere Iris?
«Ma certo! Dateci cinque minuti e arriviamo»
Come promesso, cinque minuti dopo eravamo nella stanza dei ragazzi insieme ad altra gente che conoscevo solo di vista. Con mia sorpresa scoprii che anche Castiel era nel tè-party con noi.
Nonostante fossimo in montagna e fuori nevicasse, il rosso, sfidando ogni legge della fisica, indossava solamente una classica canotta nera e dei pantaloni grigi che dovevano fungere da pseudo pigiama. Come temevo, il cuore non perse tempo ed andò presto in tachicardia.
Presi posto nel cerchio che si era creato sulla moquette accanto a Violet e ad un ragazzo di nome Alexy, mentre Lysander era tutto impegnato a riscaldare l'acqua in un bollitore da viaggio.
«E dire che credevo la sua fosse soltanto una scusa per fare baldoria...» sussurrai a Violet.
Ma pensandoci bene, invitare compagni random a prendere il tè in una stanza d'albergo era proprio ciò che ci si poteva aspettare da un tipo come lui.
«Bene» esordì ad un tratto Alexy, il ragazzo accanto a me «E' ora di iniziare!»
«Iniziare cosa?» chiese qualcuno.
«Ma è ovvio: il gioco della bottiglia!»
Il disagio si impossessò di me. A parte le mie amiche, Castiel e Lysander appena conosciuto, tutti gli altri erano per me solo volti intravisti qualche volta nei corridoi del liceo. Sentii che non era il caso di cimentarmi in quel gioco troppo azzardato, perciò mi alzai e andai ad aiutare Lysander nella preparazione del tè. Con mia grande sorpresa, Violet rimase in gioco e anzi si avvicinò di qualche centimetro ad Alexy sfruttando lo spazio che avevo lasciato tra di loro.
Poco dopo anche Castiel si unì a noi. Dentro di me, apprezzai il fatto che avesse deciso di non partecipare al gioco della bottiglia.
«Ohi» disse, dandomi un buffetto in testa.
«Ehi...» risposi, sorridendo.
Era la prima volta che riuscivamo a parlarci dall'inizio della giornata. Ne fui felice.
«Come mai non giochi?» gli chiesi, anche se immaginavo già la risposta.
«Ti risulta che io mi cimenti con queste robette da poppanti?» il sorrisino ironico e mezzo accennato che accompagnava quella frase mi fece ridere.
In realtà, sapevo che cose come quella gli ricordavano un passato difficile da digerire. Amicizie rovinate a causa di baci non voluti... No, il gioco della bottiglia non faceva proprio per Castiel.
Lysander si intromise per chiedere a Castiel quale fragranza di tè preferisse.
«Alla fragola» rispose lui, e io non credetti alle mie orecchie.
«Alla fragola? Tu?!» esclamai, ridendo a crepapelle.
«Beh, qualche problema?» rispose indispettito.
«Scusa, ma...» dissi tra le lacrime «Tu dovresti essere più un tipo da, che so, tè nero! Ma non da fragole!» conclusi, asciugandomi gli occhi bagnati per le troppe risate.
Castiel arrossì e in tutta risposta mi prese per i fianchi e iniziò a punzecchiarmeli con le dita.
«No, il solletico no! Fermo!»
«Ritira ciò che hai detto, molestatrice!»
Ma le nostre risate furono interrotte dagli schiamazzi dei presenti che guardavano nella nostra direzione.
«Ehi, Cas, sei uscito tu!» urlò un ragazzo.
Entrambi ci voltammo verso il gruppo seduto a terra e notammo che il collo della bottiglia di plastica al centro del cerchio era puntata proprio verso di lui.
«Io non gioco» affermò Castiel secco, per poi voltarsi di spalle e riempire un bicchiere con l'acqua calda.
«Mi spiace, ti tocca!» ribattè Alexy senza curarsi della decisione del rosso, e girò di nuovo la bottiglia.
Nonostante avessi deciso di non partecipare a quel gioco, per un piccolissimo, microscopico istante me ne pentii e nel mio stomaco percepii una fitta di aspettativa. Sentimento che quasi mi scoppiò in pancia quando vidi la bottiglia fermarsi proprio su di me.
Iris cacciò un gridolino eccitato. «Devi baciare Castiel, Em!»
La gola mi si seccò all'istante e dalla bocca non uscì il minimo suono.
Sentii Castiel irrigidirsi accanto a me, e alzai di poco gli occhi per notare un lieve rossore sulle sue guance bianche.
«Ehi, io non ho deciso un bel niente!» esclamò, stringendo i pugni.
«E dai Cas, non fare il bambino... Baciala!»
Di colpo ritrovai le mie facoltà intellettive e capii che Castiel si trovava in difficoltà. I suoi pensieri su di me mi erano sconosciuti, ma una cosa di cui potevo essere certa era che un bacio dato in quel modo gli avrebbe fatto solo del male. E ad essere sincera, per quanto in quel momento sentissi le farfalle nello stomaco, nemmeno io volevo riceverne uno così... Inadeguato.
«Ragazzi» dissi, ritrovando la forza di parlare «Non è il caso, davvero»
Dodici paia di occhi sprigionavano delusione in mia direzione, ma non ci feci caso perché i miei erano puntati su Castiel che stava abbandonando la stanza.
Quasi senza accorgermene, mi ritovai a correre alle sue calcagna. Avevo deciso di non stare al gioco proprio per non ferirlo ulteriormente, ma a quanto pareva ciò non era servito a nulla.
Le gambe doloranti non mi permettevano di camminare troppo velocemente, perciò dopo averlo seguito per tutto il corridoio fino ad una grande terrazza mi fermai, portandomi le mani sulle ginocchia e lamentandomi in una smorfia di dolore.
«Cavolo, sei proprio un testone!»
A quella mia affermazione Castiel si fermò.
«Avevo detto che non volevo giocare» disse semplicemente, poi si ammutolì.
Certe volte sembrava proprio un bambino.
«Nessuno ti avrebbe obbligato a farlo. Sei così impulsivo!»
Lui voltò mezzo viso in mia direzione e mi scrutò con la coda dell'occhio «Senti chi parla» mi sbeffeggiò.
Misi il muso, sebbene sapevo che non aveva affatto torto. Ero l'ultima persona che poteva permettersi di fare ramanzine su un difetto quale l'impulsività, visto che io ne detenevo il primato assoluto.
Un'improvvisa folata di vento mi fece rabbrividire e istintivamente portai le braccia a cingere le spalle.
Incredibilmente, Castiel non accennava il minimo segno di infreddolimento.
Con i gomiti poggiati sulla ringhiera della terrazza, osservava il cielo costellato di tanti, piccoli puntini luminosi.
Rimasi a guardarlo, ipnotizzata dai suoi capelli rossi che sventolavano dolcemente nell'aria scura e gelida.
Avrei voluto dirgli qualcosa, ma non sapevo bene cosa. L'unica certezza che avevo era che desideravo con tutta me stessa rimanere lì, insieme a lui.
Tutto il resto poteva anche scomparire.
Come se fosse riuscito a leggermi nella mente, Castiel si voltò e si avvicinò di qualche passo al mio corpo. Dovetti alzare il mento di qualche centimetro per arrivare a guardarlo negli occhi.
Una nuova folata di vento mi regalò la fragranza forte e pungente del suo collo. A giudicare dall'espressione che assunse il suo volto, anche lui dovette captare il mio profumo, perché socchiuse gli occhi e inspirò profondamente l'aria intorno a noi.
Castiel si abbassò quel che bastava per sfiorare il mio naso con la punta del suo, e incastonare le sue iridi scure come la notte alle mie. Era la seconda volta che me lo ritrovavo a distanza così ravvicinata, e ancora non riuscivo a farci l'abitudine.
Deglutii piano, senza staccare gli occhi dai suoi.
Lui li socchiuse leggermente, poi mi sussurrò sulle labbra «Non volevo baciarti...»
Fu come se d'un tratto un enorme meteorite mi avesse colpita in pieno.
Allora quel piccolo barlume di speranza che era nato dentro di me... Era tutto frutto della mia immaginazione?
Abbassai lo sguardo, cercando di nascondere la delusione che si era impossessata del mio cuore e del mio volto.
Ma lui mi prese il mento tra le dita, e lo rialzò alla sua altezza.
«Non volevo baciarti... In quel modo» disse, e tutto parve farsi improvvisamente stupendo.
Quelle parole dal suono roco mi sembrarono bellissime. Castiel mi stava dimostrando una cosa molto importante, e non me la sarei persa per nulla al mondo.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle sensazioni che stavo provando. Le labbra di Castiel si poggiarono sulle mie nel modo più casto e dolce che si possa immaginare. Mi baciò la bocca, poi si staccò e mi solleticò il contorno della mandibola con il naso. A quel punto gli buttai le braccia dietro il collo e presi in mano la situazione, stampandogli un altro bacio sulle labbra rosse e carnose. Passai lentamente la lingua sulla linea di chiusura delle sue labbra per spronarlo ad aprirle, cosa che fece senza farselo ripetere due volte.
Le nostre lingue si incontrarono e si conobbero, dapprima con garbo e pacatezza, poi con meno attenzione ai dettagli. Mi cinse forte in vita e mi carezzò delicatamente la schiena, fino ad arrivare ai capelli, che si ritrovarono stretti in una morsa decisa della sua mano.
Quel bacio durò il tempo che bastò a farmelo ricordare per tutta la vita.
Quando ci staccammo, le nostre labbra erano ancora più gonfie e rosse di prima.
«...Maialini» disse Castiel, corrucciando le sopracciglia.
«Eh?»
«Questi cosetti rosa» disse, indicando la maglia del mio pigiama «Mi hanno scrutato minacciosamente per tutto il tempo. Per colpa loro, adesso sono io a sentirmi un molestatore» disse in tono offeso.
Risi di gusto, scuotendo la testa. «Sei un idiota»
Mentre ripercorrevamo il corridoio per tornare in stanza, mi tornarono in mente le parole che Iris disse il giorno prima riguardo quella famosa leggenda scolastica...
«Che hai da sorridere?» mi chiese il rosso.
«Niente, niente» dissi io, prima di richiudermi la porta alle spalle, con i piedi a un metro da terra per la felicità.


Note dell'autrice: Hola ragazzeeee! \*_*/
Basta, ormai non ho più scuse per il ritardo. ;_; In realtà una ce n'è: per il continuo della storia ho dovuto scrivermi degli appuntini su un foglio, una specie di scaletta che devo rispettare assolutamente per non creare casini e/o intoppi con la trama. Il problema è che speravo di far rientrare tutti gli appuntini in questo capitolo, ma non ci sono riuscita e ho dovuto dividerlo in due parti, scegliendo per bene quali scene mettere in una parte e quali nell'altra. Ecco giustificato (in parte) il mio ritardo pazzesco!
Cosa ne pensate di questo bacino? Vi piace? A me personalmente è piaciuto tanto scriverlo. Come avete visto ho inserito anche Violet, Lysander e Alexy, ma vi dico subito che sono solamente comparse e non resteranno come personaggi fissi.
Quello che dovevo dire mi pare che l'ho detto, quindi non mi resta che salutarvi invitandovi a lasciare un commentino! Please!
Un bacio a tutte <3

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Sakyo_