Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Gravity_    12/04/2013    8 recensioni
Il fatto è, Ashton è uno che pensa troppo. Ma non è uno che pensa troppo e basta, no, Dio sarebbe stato troppo gentile con lui, e allora gli ha donato anche la capacità di parlare troppo. A macchinetta, senza fermarsi un secondo. Un vero e proprio chiacchierone. Così lo chiamavano, sempre, i professori. Dicevano che, se non avesse avuto un compagno a disposizione, lui avrebbe parlato con i muri. E come biasimarli, se si trovava fuori da una festa a provare il suo discorso di dichiarazione d'amore con l'aria; il tutto davanti ad una biondissima ragazza che lo stava prendendo per pazzo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and
video hosting by TinyPic

*Prima di leggere il secondo capitolo, vi avverto che ho modificato (e non poco, sapete com'è, sono una pefettina çç) il capitolo precedente. Quindi, sarebbe meglio se voi lo rileggeste. Ma, se non volete, la trama non cambia molto c:*

Capitolo 2.

-

Nè Ashton nè tantomeno Jessie avrebbero potuto anche solo intuire per quanto tempo rimasero con le mani intrecciate in quella morsa che il ragazzo classificò come qualcosa che doveva rimanere impressa nella sua mente. E lo fece davvero. Si concentrò, spostò gli occhi prima su Jessie e poi sulle loro mani, e chiuse gli occhi. Come se avesse scattato una foto, come se fosse diventato di punto in bianco una polaroid. E si accorse che quella foto era la più bella che avesse mai visto.


"Vai alla North? Ultimo anno?" chiese poi liberando la stretta delle due mani. Non tanto perché si era stancato, quanto perché la sua mano iniziava a sudare. Non riusciva ancora a capirne il motivo, era come se lo sguardo della ragazza lo intimorisse.

Scosse la testa, "No, terzo anno. E tu alla Suth, ci potrei giurare.”

Non perché Jessie fosse un'indovina o robe del genere, più che altro nella loro città c'erano soltanto due scuole, ed entrambe erano frequentate sì e no da quattrocento studenti. E lei non aveva mai visto quel viso tanto proporzionato, quegli occhi verdi-marroni coperti da degli occhiali con la montatura nera, quel fisico alto, ma non esageratamente. E quelle mani... se lo sarebbe sicuramente ricordato un ragazzo come Ashton.

"Giusto. È ovvio." Ribattè il ragazzo, alzandosi in piedi di fronte a lei.

"E questo cosa vorrebbe dire? Non sono abbastanza matura per te?"

"No, certo che no.” Ashton fece una pausa, giusto il tempo di mordersi la parte interiore della guancia e contare l'ennesima figuraccia di quella sera “Cioè, no, certo che lo sei. È solo che... non hai quello sguardo, capisci?"

"Non credo di aver afferrato" In effetti, Jessie aveva afferrato poco e niente delle parole che il ragazzo le aveva detto fino a quel momento.

"Sai, quello sguardo disperato e un po' demenziale. Quello del 'evviva sono all'ultimo anno, mi diplomo tra meno di un mese e tutte le mie serate da sballo piene di ubriacature e cazzate sono finite' " Ash alzò le braccia al cielo, nemmeno lui capì bene il motivo. Forse, perchè mentre diceva quelle parole gli era apparso di vedersi riflesso in uno specchio.

"Tu hai quello sguardo, ragazzo del quarto anno" Jessie ridacchiò.

"Già." Ashton la seguì.


Ed entrambi pensarono che andare a quella festa, alla fine, non era stata poi così tanto una brutta idea.


"Allooooora" enfatizzò la ragazza "Britney, parliamo di lei. Le piaci?" Disse senza peli sulla lingua.

"Le piccio, sì." Rispose Ashton guardando in basso, verso di lei, mentre le sue gambe non facevano altro che renderlo ancora più ridicolo facendolo camminare avanti e indietro come un incontenente. "Platonicamente. Come un amico" Aggiunse, e Jessie potè percepire l'amarezza di quella frase.

"So cosa vuol dire 'platonicamente'. Sono al terzo anno, non sono una deficiente" Forse il suo tono sembrò un po' troppo scontroso; e nei suoi pensieri, solo ed esclusivamente nei sui pensieri, si scusò col ragazzo che stava facendo avanti e indietro come un pazzo difronte a lei.

"Scusami" sussurrò Ashton, con un tono di voce così basso che Jessie si sforzò molto per capire la parola che era appena uscita dalle sue labbra.

"E' tutto ok, Ashton. Tu ci stai provando con lei? Intendo, provando seriamente."

Perché gli stesse chiedendo tutte queste cose? Non ne aveva la minima idea. Perché stesse chiedendo tutte queste cose ad un perfetto sconosciuto? Non lo sapeva. Perché stesse chiedendo tutte queste cose ad un perfetto sconosciuto, e stava addirittura pensando di aiutarlo con una ragazza, anche questa a lei sconosciuta? Forse per noia, si rispose Jessie. O perché Ashton mi sembra simpatico. Insomma, tutta questa storia ormai l'aveva trascinata, e voleva sapere come questa sarebbe finita.

E sperava in un lieto fine, perché alla fine quel ragazzo lo meritava.


"In realtà, penso che da stasera si frequenterà con Tyler Lanes" Rispose il Ashton, stringendosi nelle spalle.

"Oh Signore. Una mia amica c'è stata insieme, per un po'." Jessie rabbrividì al pensiero di Annabelle e Tyler che si baciavano come polipi davanti al cinema. "E' un fattone!" Enfatizzò.

Ashton scannerizzò prima la ragazza e poi la situazione, prima di aprire bocca.


"Cosa... Cosa vorresti dire in questo modo? Cosa mi stai facendo?" Subito dopo, capì di non aver pensato abbastanza. Anche perché aveva appena urlato l'ultima frase, facendo dei gesti senza senso con le mani. E si maledisse. Maledisse lui, la sua boccaccia e la sua mente.

"Voglio solo farti capire che non devi arrenderti--"

"Beh, fidati, non mi sto arrendendo. E' per questo che sono qui, stasera." La interruppe Ashton.


"Perché ti stai nascondendo?" Chiese, dopo alcuni istanti di silenzio, Jessie.

"Io non- non mi sto nascondendo!" Rispose lui, coem se fosse un dato di fatto.

Un altra pausa di silenzio, e Ashton si chiese se la ragazza le faceva perché stava pensando oppure per mettere un po' di teatralità nella conversazione. "...Scappando?" aggiunse, poi.

"No! Scappare?" Tutto stava diventando troppo confuso per Ashton. Troppi pensieri, parole.

"Sì! Sennò perché te ne staresti qui, solo, al buio, con una sconosciuta?"

"E' solo che... Non potevo entrare in quel posto, ok? Non potevo restare a guardare il ragazzo più carino della città che ci prova con la ragazza di cui sono innamorato" Un minuscolo sassolino sul suolo diventò la cosa più interessante e importante in quel momento,e prese a calciarlo. Frank, lo chiamò così. E pensò scusami Frank se ti sto prendendo a calci, ma se non lo faccio ricomincio a parlare, e non voglio. Ma alla fine la sua bocca vinse su Frank "... È una tortura." Aggiunse, poi.


Silenzio.


"Vuoi una gomma?" Jessie ruppe quel muro senza suoni che si stava creando.

"No, grazie" Frank era ancora tra le sue scarpe, e Ashton continuava con i suoi Frank dove scappi? Aiutami a stare zitto. Ma un calcio troppo forte, il suo nuovo amico si ritrovò troppo lontano per un ragazzo pigro come Ashton. "...Anzi, sì." Disse avvicinandosi a lei.

Jessie allungò il pacchetto, e Ashton ne estrasse una. Fu allora che successe, di nuovo.

Gli occhi di lui in quelli di lei. Verde nell'azzurro.

E il ragazzo chiuse ancora gli occhi, per fermare quel momento nella mente.

Poi, dopo poco, si accorse che si stavano guardando l'uno dentro l'altra. E forse non riuscivano a comprendere molto, ma si riuscivano a guardare dentro, ed era quello che importava.

Ed era davvero tanto. Troppo, forse.


Ashton si allontanò, mettendosi tutta la gomma in bocca, sperando che in quel modo non gli sarebbero uscite da quelle cose che tutti chiamavano 'labbra' ma lui chiamava 'pozzo senza fondo pieno di parole' altre frasi.

"Beh, probabilmente dovresti andare. Sai, prima che le tue amiche se ne vadano da sole." Neanche la gomma aveva fermato le labbra di Ashton. Maledetta gomma, non servi a niente. Pensò, e giurò che si sarebbe vendicato, magari sputandola vicino o addirittura sopra a qualche bisogno di qualche cane.

"Non hai chiesto la mia opinione." rispose acida Jessie.

"Stavo solo... Pensavo che potremmo trovare un passaggio insieme"

Jessie si pentì del tono, ma come al solito non si scusò. "Sì, quelle puttane non se ne andranno senza di me. Sicuramente sono attorcigliate a qualcuno, e non ho la minima intenzione di andarle a staccare proprio io, quindi..." si strinse nelle spalle.

"Allora non farlo." mormorò Ashton che si era fermato con lo sguardo su un neo che compariva sul collo di Jessie. Chissà come ci si sente a baciarlo, pensò. Ma fece scivolare quella cavolata.

"Bene. Non lo farò"

"Grandioso."

"Okay."


Ashton si risedette vicino a lei, a terra. E si convinse che lo fece solo per osservare meglio quel neo, che perse subito la sua attenzione quando gli occhi chiari di lei si posarono su quelli di lui. E non seppe mantenere lo sguardo. E lo infastidì, perché era tutto... nuovo. Non riusciva a trovare altre parole per descriverlo.


"Dio. Questa canzone è fantastica." Disse poi, perché era la verità. E ringraziò il cielo che la musica fosse così ad alto volume che si sentisse anche al di fuori della casa.

Ma se qualcuno gli avesse chiesto come facesse il ritmo o che parole diceva, lui non sarebbe stato in grado di rispondere.

"Oh, sì, lo è."

Poi, nè Frank che lo aspettava vicino ad uno skate dimenticato sulla strada, nè la gomma e nemmeno i denti che stringevano la lingua in una morsa letale, riuscì a fermare il desiderio che più gli riempiva il cuore in quel momento.

Allora,"Vuoi ballare con me?" chiese con un sorriso.


Jessie non fu sicura di aver capito bene. Voglio dire, chi chiede di ballare fuori ad una festa? E tutto le sembrò strano come poche cose che aveva visto prima.

"Vuoi ballare con me?" ripetè Ashton, alzando un po' di più la voce.

"No..."

"Come?"

"Solo... no." disse lei squotendo la testa e guardando di fronte, per non incontrare più gli occhi del ragazzo che gli era accanto.

La mente di Ashton disse lo sapevo che avrebbe risposto così. Ma non si diede per vinto.

"Solo...no? Sai, era per aumentare la mia autostima, che era molto più che carente. Già, era davvero carente. E me lo hai fatto notare tu.--"

Jessie lo interruppe, "Ascolta, io non ballo... pubblicamente. E non manifesto il mio affetto pubblicamente. Quelle coppie, mi... nauseano."e fece una faccia schifata.

"Okay, calma. Prima di tutto, siamo completamente soli, qui. Non c'è anima viva. Oh, forse lì...” indicò un punto non preciso nel buio. “No, retifico, è un gatto randagio. E, seconda cosa, stavo solo parlando di un ballo, capisci?"


Jessie si alzò, sistemandosi la sua odiata borsa sulle spalle. Oh perfetto, ho parlato troppo anche questa volta, pensò Ahton. Ora se ne va, e io resto di nuovo solo qui, e magari Frank se ne va pure lui.

"Beh? La canzone sta per finire.” disse lei allungando una mano per aiutare il ragazzo. Ma lui non la guardò nemmeno, la mano. Peccato, era così morbida prima, si lasciò sfuggire la ragazza.


Si misero sotto il lampione l'unica luce che illuminava quel vialetto, se si poteva chiamare così.

Lui la prese per i fianchi, esperto. Lei esitò prima di allacciare le mani dietro alla nuca di Ashton, imbranata. E iniziarono ad ondeggiare a ritmo della musica che proveniva dall'interno della festa.

"Non riesco a credere che lo stia davvero facendo. E' la cosa più... scadente, sì, scadente che io abbia mai fatto. Sai, manca solo che inizi a piovere e... E' così frustrante, no? Voglio dire--"

Ashton non voleva farlo, perché la voce di Jessie gli piaceva davvero, ma la zittì. Perchè quello era un altro momento che voleva catturare con la polaroid che aveva nel cervello."Puoi gestirlo?", gli sussurrò, quindi.


Dopo un po' di secondi, il silenzio si interruppe “È il tuo cellulare?” chiese Jessie, perché qualcosa nella tasca di Ashton stava vibrando.

Oh, sì.” si allontanò da Jessie, perché tanto la foto l'aveva già scattata nella sua mente.


Sono arrivati gli sbirri, corri verso la macchina, veloce.

-Calum


Ashton pensò che strano, non ci sono nè sirene nè gente che corre come una mandria di bufali per arrivare alla macchina. E mentre lo faceva, doveva avere assunto un'espressione strana perché “che succede?”, gli chiese Jessie.

Oh, bho, dicono che è arrivata la polizia, ma...”

E proprio mentre lo diceva, una luce blu e rossa comparve all'inizio della strada, e la gente cominciò ad uscire. Chi quasi nudo, chi ubriaco fradicio, chi solo, chi insieme a qualcuno. Tutti uscirono dalla casa, che sembrava troppo piccola per contenere tutte quelle persone.

Che fate, coglioni? Scappate! Scappate!” urlò un ragazzo che Jessie identificò come Fred di 4°B, e i due, dopo essersi guardati negli occhi, iniziarono a correre dove tutti stavano andando.

Ma non sapevano se fosse la strada giusta, semplicemente seguirono gli altri.


Dov'è la tua macchina?” urlò ad un certo punto Jessie quando furono arrivati in un parcheggio, e il caos lì sembrava cresciuto ancora di più.

Sono venuto con degli amici, non ho la mia macchina qui” Disse Ashton, e guardò il cellulare, ma non c'erano segni di vita di quegli amici.

Poi, tutto arrivò come un pugno in pancia.

Se solo avesse alzato lo sguardo dal cellulare un secondo e venti centesimi dopo, non li avrebbe visti. Ma il tempismo non era mai stata una sua qualità. Quindi, riuscì benissimo ad osservare dai finestrini abbassati di una BMW bianca il viso di lei, Britney, nella macchina di lui, Tyler. E lei sorrideva, sincera, con quel sorriso che gli faceva sempre sciogliere il cuore. E lui aveva le pupille dilatate, reazione di chissà quale sostanza che gli stava girando nel corpo. Anche lui sorrideva, ma in quel sorriso Ashton non riuscì a trovare nemmeno un pizzico di sincerità.


Jessie cercò di capire il perché della bocca aperta e lo sguardo afflitto di Ashton, ma non riuscì a trovare una soluzione. Seguì la traiettoria del suo sguardo, ma arrivò solo ad una BMW. Poi riconobbe Tyler, e capì. Non seppe nemmeno lei cosa, ma capì. Quindi, “Hai voglia di fare due passi? Casa mia è a quattro isolati da qui.”


E Ashton le sorrise, forzatamente, ma senza lasciarlo vedere. E annuì.



YAY BELLISSIME.

Inizio col dire che oggi è un mese che ho messo il primo capitolo.

Questo vuol dire che sono in ritardo di un mese.

E per essere il secondo capitolo, è davvero tanto.

ma... potete perdonare una povera capra ignorante? *occhioni del gatto con gli stivali*

Che altro dire? Beh Ashton e Jessie si conoscono meglio, anche se ancora si chiamano sconosciuti a vicenda. Lui parla tanto, e lei è un po' scontrosa. Poi ad Ash arriva la batosta vedendo la sua macchina in macchina con un altro, e Jessie capisce.

Wow, che altro dire? È un capitolo di passaggio, ecco.

Lasciatemi una recensione (vi obbligo, O B B L I G O) con scritto quello che pensate, tutto.

E ringrazio con tutto il mio cuoricino coloro che hanno messo tra le preferite/seguite/ricordate la storia, mi ha fatto tanto taaaaanto piacere c':

Alla prossima, che sarà prima della scorsa volta che l'ho detto,

Isabella.


P.S. Vi piace il nuovo banner? Crediti: @demsfirstlove on twitter.

P.P.S. Se volete, contattatemi su twitter.

P.P.P.S. Volevo dirvi che io immagino Jessie come Britt Robertson, che è una delle mie atrici preferite c': ovvero, lei:



Image and video hosting by TinyPic
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Gravity_