Due ragazze guardavano con tristezza l' edificio che per
tante volte, in passato, era stato simbolo di speranza.
Illuminata dalla luna Hogwarts si innalzava abbandonata di
fronte a loro.
"Andiamo?" chiese una ragazza con il capuccio
scuro che le copriva il viso.
"Andiamo!" rispose l' altra.
"E' incredibile come la foresta proibita si sia
espansa in questi anni. Ha ricoperto tutto il parco" Disse la ragazza con
il capuccio. I suoi movimenti erano sinuosi e si muoveva tra i rami con la
stessa fluidità dell' acqua.
"Hai ragione" rispose l' altra ragazza. Si
muoveva con la stessa grazia, ma in lei si avvertiva qualcosa di selvaggio,
sembrava un felino.
Non portava un cappuccio e nemmeno una tunica. Nell' istante
in cui un raggio lunare passò tra i rami e la illuminò, facilmente sarebbe
stata scambiata per un amazzone: il vestito in pelle, la gonna a due pezzi, gli stivali col pelo, le
cinture. L' altra ragazza non toglieva il capuccio e la tunica ricopriva
interamente la sua figura, ma tra le pieghe del capuccio si muovevano delle
ciocche ribelli di un biondo abbagliante.
Nel folto della foresta sembravano delle ombre che si
muovevano.
"Lo sai che questo posto ormai è ritenuto maledetto,
e che circolano voci che demoni ora abitano il castello?" chiese la
ragazza con il capuccio. La sua voce era calma e non tradiva alcuna emozione.
"Ma certo!" disse con un sorriso l' altra
"Per questo ho deciso di venire, per chiederli gentilmente di lasciare il
castello a noi!" finì con allegria.
La ragazza col capuccio si voltò per guardarla mentre
questa le sorrideva, scosse la testa e torno a guardare verso il castello.
Arrivarono davanti ai portoni di quercia e si fermarono.
La ragazza dalle ciocche bionde si voltò verso l' amazzone
"Hai davvero intenzione di parlare civilmente con
loro?".
"Perchè me lo chidi?" disse l' amazzone con
sguardo infantile.
"Perchè sò che ne saresti capace. certe volte mi
chiedo se la tua mente ha la stessa età del tuo corpo" parlò sempre con lo
stesso tono calmo di una persona che prende il tè.
L' altra ragazza gli rispose con lo stesso sorriso
enigmatico di un bambino che nasconde un segreto.
"Che importanza ha l' età? Guarda quei demoni sono
più vecch di noi, eppure, noi, li batteremo in un battito di ciglia e quello
che potranno fare sarà aggiungersi alla polvere e farci faticare di più nelle
pulizie!" lo disse con allegra semplicità.
"Anche se conosco già la risposta te lo chide lo
stesso: non hai alcuna intenzione di desistere dal tuo sogno?"
"No." disse la mora tranquillamente."Ma se
non vuoi venire non ti obbligo." disse maliziosamente.
"Se pensi che riuscirai a liberarti di me così
facilmente, sogni! Non saranno un paio di demoni deboluccci a farmi ritornare
sui miei passi!"
Detto questo spalancò le porte ed entrambe si fiondarono
all' interno.
Come misero piede sulle antiche pietre, dal fondo del
corridoio si levò un boato e due sfere di fuoco le mancarono di poco,
accendendo sulla scia delle torce.
Ora si potevano vedere perfettamente i lunghi capelli neri
che riflettevano il rosso delle torce, i grandi occhi verdi della ragazza
vestita da amazzone, che le conferivano un' aria da bambina sperduta. La sua
pelle abbronzata e il dolce delinearsi dei muscoli scattanti.
L' altra ragazza aveva lo sguardo fisso sul corridoio poi
fece scivolare il cappuccio.
Una cascata di oro bianco le incorniciava il viso dalla
pelle d' avorio e due occhi di ghiaccio scrutavano la creatura che le aveva
attaccate. Poi con un movimento fluido da sembrare illusorio prese in mano la
bacchetta "Stupeficium!". L' incantesimo si mosse veloce come la sua
padrona. La creatura non ebbe nemmeno tempo di spostarsi, che fu colpita da un
fascio di luce rossa e sbattutta contro la parete. Il demone emise in suono
stridulo e si ridusse in cenere.
"Che fortunata!" esclamò la ragazza mora
"Era solo un piccolo demone dei labirinti, probabilmente avrà scambiato
questo corridoi per l' entrata ad un labirinto. Non è che sia andato molto
lontano, Hogwarts era nota per essere molto simile ad un labirinto."
"Uno a zero per me!" La bionda si scostò alcune
ciocche bionde dalla fronte. "Dobbimo fare una mappa del castello per
segnalare le zone che ripuliamo." disse sempre con voce pacata.
"Insomma Minerva! Le emozioni non sai cosa siano,sei
proprio una Malfoy! Siamo ad Hogwarts, la più grande scuola di magia di tutti i
tempi e tu non ti emozioni nemmeno un po'! Parola mia, a essere così rigida
finirai col diventare una statua!" esclamò la mora.
La giovane Malfoy la guardò con un brillo pericoloso
neglio occhi.
"Invece tu Atemìs, ti lasci trascire troppo spesso
dalle emozioni. Non è difficile riconoscerti per quello che sei, una
Potter" calcò la parola come se non volesse crederci "Fortuna che ci
sono io a tirarti fuori dai guai quando perdi la testa."
"Lingua tagliente come al solito he."
Artemìs la guardo e poi scoppiò a ridere.
"Ha ha ha... pensa che direbbbero i nostri Padri se
sapessero che loro ultime discendenti sono amiche ha ha ah!" Artemìs era
piegata in due dalle risate, che finirono per contaggiare anche l' altra
ragazza.
"Ha ha ha ha...pensa alle loro facce, credo che
sarebbero troppo sconvolti per dire chichessia! Ha ha ha" rispose Minerva,
che si era appoggiata al muro per non cadere dalle risate.
Sembrava che nessuna avesse intenzione di smettere.
"Ha ha ha Basta! Ha ha...megli andare avanti, sennò
domani mattina siamo ancora qui!"
Artemìs si asciugò le lacrime che le erano venute dal gran
ridere.
"Secondo le mappe dei libri la Sala grande dovrebbe
essere questa!" disse indicando un doppio portone aperto.
La Sala grande era ricoperta di uno spesso strato di
polvere e di ragnatele così grandi e fitte da sembrare tende stinte.
Probabilmente ora la sala era la tana di un ragno.
Alcune ragnate
ondeggiavano leggermente al soffio del vento.
"Questa era una delle sale più belle, e ora è ridotta
così." Minerva guardava il soffitto dalle travi in legno e le colonne che
si innalzavano agli angoli delle enormi
volte a crociera. Non rispecchiava l' esterno."La magia non c' è più"
sussurò.
"Non è vero!" esclamo Artemìs una scintilla di
rabbia gli bruciava negli occhi "Non è vero che la magia non c' è più, è
solo assopita Stà aspettando che qualcuno la risvegli"
Atemìs cominciò a camminare tra i lungi tavoli.
"Hogwarts non è morta come dico tutti, è viva! Stà solo dormendo,
aspettando di essere abitata come una volta, allora si risveglierà e la magia
ritornerà a vibrare di nuovo." Il volto da bambina atteggiato in un
espressione sognante.
Minerva passò le lunghe dita sul tavolo vicino a lei
"Serpeverde, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero" mormorò proseguendo
con le dita tutta la lunghezza del tavolo "Ritorneranno e faranno
risplendere Hogwarts come non mai. Alzò lo sguardo verso la sua compagna .
"Sia chiaro voglio che Hogwarts ritorni solo per esaudire un mio
desiderio." disse guardandola dritto negli occhi.
"E quale sarebbe, se è lecito saperlo?"
"Guai a te se ti azzardi a ridere." disse
Minerva mentre la fulminava con lo sguardo.
"Non rido, promesso."
"Poter insegnare la magia a tutti senza
discriminazioni dettate dalle regole sacerdotali"
Artemìs era rimasta senza parole, guardava la sua amica
non potendo credere alle sue orecchie.
"Ma tu sei veramente una Malfoy?" chiese senza
pensare.
"Ma certo che lo sono!" disse infastidita Minerva "E smettila di guardarmi come
se fossi un fantasma."
"No, hai appena detto che vuoi insegnare la magia a
'tutti'? Da quando i Malfoy hanno smesso di essere razzisti?"
"La vita nei boschi e lontano dalla civiltà ti ha
fatto rimanere in dietro con i tempi." disse la bionda con un sorriso
mellifluo " La famiglia Malfoy ha deciso di cambiare strada all' epoca del
suo più grande esponente..." si fermò, aspettando che continuasse la mora,
ma vedendo che non aveva intenzione di parlare
"Draco Malfoy." disse il nome con una vibrazione
di orgoglio nella voce.
"Nooooo, giura! Nello stesso periodo di Harry? Si è
redento alla fine." disse divertita la mora.
"Ma è vero che era bello quasi come Harry?"
"Anche di più." disse gelida la giovane
Malfoy.Odiava quando comparavano i Malfoy ai Potter. Invece Artemìs si
divertiva a trovare le differenze e le cose in comune.
"Mha, sarà...!"Stava dicendo la mora con
scetticismo "Allora è per quasto che te ne sei andata via dall' ordine? Ma
una volta elette Gran Sacerdotesse, non lo è a vita ?"
"Me ne sono andata per far crollare il sistema. Il
ministero non può eleggere una Gran Sacerdotessa se quella precedente non è
morta. E se decide di andarsene con le sue gambe il consiglio, non avendo più
una guida, crollerà insieme a tutte le sue stupidi leggi."
Artemìs era curiosa di conoscere l' origine di tanto
risentimento verso il consiglio, ma non credeva fosse il momento giusto. Invece
chiese.
"Non pensi che verranno a cercarti?"
"Probabile, ma non sono la Gran Sacerdotessa mica per
niente. Basta che provino ad avvicinarsi..." Un lampo crudele brillò per
un attimo nei suoi occhi di ghiaccio."Almeno io non sono ricercata con una
taglia sulla testa" finì.
"Insomma sono sempre degli esagerati al consiglio.
Uno non può neanche esporre le proprie opinioni che viene marchiato come
ricercato, tsk tsk!" disse L amora scuotendo la testa con finta
disapprovazione.
"Sicuro, perchè esporre le proprio idee come hai
fatto tu non è contro le leggi."
"Forse ho infranto una o due leggi, ma che vuoi
farci, noi amazzone abbiamo questa abilità nel non rispettare le leggi."
"Non andare tanto lontano, basta essere un Potter per
avere l' istinto di violare le regole" disse gelida l' altra.
La bella mora rispose con un' alzata di spalle. Il suo
volto da bambina era proprio biricchino.
La sacerdotessa ripercorse all' incontrario il tavolo fino
a raggiungere la mora, che vi era seduta sopra.
"A parte questo non credo che nessuno con il cervello
a posto verrebbe in questo luogo infestato." Affermò la bella bionda
guardando le fitte ragnatele e i centimetri di povere.
"Gratta e Netta!" Esclamò la giovane Potter
puntando il dito verso l' alto.
La polvere scomparve e le ragnatele svanirono in volute di
fumo.
La sala grande era ritornata al suo antico splendore.
Dietro al tavolo degli inseganti stavano gli stendardi
delle quattro case disposti ai lati di uno più grande raffigurando un leone, un
serpente, un tasso, e un corvo attorno ad un enorme H. Lo stemma di Hogwarts.
Un brivido le fece voltare verso l' entrata.
Delle lunghe zampe, artigliate seguite da un corpo tozzo,
stavano entrando nella sala.
Con dei bisbigli agghiaccianti il ragno alla loro vista si
fermò all' istante.
Era enorme. Alto almeno due metri, con le lunghe zampe
ricoperte di ispidi peli, che terminavano con uncini, avrebbero facilmente
squartato un uomo adulto.
Gli ottusi occhi acquosi le fissarono un istante. Poi il
mostro si lanciò all' attacco, le zampe che si appigliavano ai muri, gli uncini
che scattavano. Probabilmente aveva pensato che quelle ragazze sarebbero state
un facile pasto.
Prima ancora che arivasse a metà strada Artemìs era
balzata con scatto felino, lasciando campo libero a Minerva, che aveva già
sfoderato la bacchetta e puntata contro il mostro.
"Stupeficium!"
L' incantesimo fermò solo per alcuni istanti la carica del
mostro. In quel lasso di tempo l' amazzone lo accecò con la spada, facendo
sgorgare sangue nero dalle orbite ferite. Il mostro impazì di dolore, non
riuscendo più a vedere chi lo aveva attaccato cominciò a muoversi a caso nella
sala sputando ragnatele ovunque. Un incino scattò pericolosamente vicino a
Minerva, che pur riuscendo a spostarsi non potè evitare uno strappo alla
tunica.
"Maledizione" impreco la bionda.
A quelle parole il mostro si voltò di scatto verso di lei
cominciando a sputare fasci di ragnatela con l' intento di bloccare chi aveva
parlato. Un fascio colpì la gamba destra della Malfoy bloccandola a pochi metri
da dove l' uncino l' aveva sfiorata. Artemìs non rimase con le manoi in mano,
ponendosi di fronte all' amica punto l' indice proprio in faccia al mostro.
"Reducto!"
Il fascio di luce gialla colpì il mostro in pieno, proprio
a pochi centimetri da dov' erano loro. L' enorme ragno cominciò a tremare, poi
le zampe si ritarono nel corpo che emise un liquido bianco fino a ridursi alle
dimensione di una formica.
"Tutto bene?" chiese la mora.
La bionda rispose con un cenno d' assenso, puntò la
bacchetta contro il fascio di ragnatele che le bloccava la gamba
"Ivanesco" e si dissolse in volute di fumo.
Il ragno era bloccato dalle sue stesse ragnatele e si
agitava come un forsennato. La Malfoy si avvicinò con sguardo gelido e
schiacciò il ragno con un piede, poi fece volare ciò che ne restava fuori dalla
finestra lasciando la sala nuovamente immacolata.
"Questo era già più tosto!" asserì la Potter con
sguardo distratto.
La bionda la fulminò.
"Uno dei tanti parenti di Aragog" disse fredda
Minerva mentre si avvicinava alla finestra. La giovane Malfoy sembrava quasi
irreale alla luce della luna. Come tutti i Malfoy aveva un fascino misterioso
ricordava vagamente le statue delle dee greche, bellissime, nella loro
freddezza.
"Ugh" la mora fece un gesto strinse il braccio
destro, che aveva il proteggi avambraccio.
"Fà vedere!" la bionda si avvicinò prendendo il
braccio.
"No, lascia perdere passa subito" l' amazzone si
scostò.
"Non dovevi usare la magia , Incoscente!"sbottò
la sacerdotessa
"Non dirmi cosa devo o non devo fare!" ribatte
l' amazzone con rabbia.
"Non puoi usare la magia con quel braccio, cosa credi
l' ho notato. Usi la magia senza bacchetta e solo col braccio destro. Fà
vedere!" rispose Minerva prendendo il braccio.
"HAA!" Artemìs non potè trattenersi. Era come se
centinaia di spilli infuocati si fossero conficcati nelle ossa dell'
avambraccio.
"Ma cos' è" Minerva aveva tolto la protezione e
scoperto un tratto di pelle livido.
"Non è niente lascia stare." disse La mora
cercando di dissuadere l' amica però senza riuscirci.
"Ferma! Fammi vedere maglio.... Ma..ma è una
bacchetta! hai una bacchetta al posta di un osso del braccio?!." Minerva
guardava l' amica, che teneva lo sguardo basso
"Che significa?" chiese un pò alterata "
Che ci fa una bacchetta dentro al tuo braccio?"
"Me lo sono rotto da piccola" disse Artemìs
liberando il braccio dalla sua stretta.
"Dove vivevo, solo mio nonno conosceva la magia, ma
ormai era vecchio e le pozioni non gli riuscivano bene, tantomeno gli
incantesimi complicati come la sistemazione delle ossa. Allora decise di
trasfigurare la sua bacchetta in un osso e di metterla al posto di quello che
mi ero rotto." Artemìs si era rimessa la protezione.
"Perchè allora ti fà male?"
"Non lo sò capita ogni volta che pronuncio gli
incantesimi in un lasso di tempo ristretto"
"...Però quella bachetta è troppo potente per essere
stata solo di tuo nonno." Minerva la guadava inflessibile aspettando una
risposta alla domanda sottointesa 'Di chi è quella bacchetta?'.
"In effetti non era esattamente di mio nonno , ma del
nonno di mio nonno" Minerva la guadò male
"E va bene" disse Artemìs con un sospiro "
Era la bacchetta di Harry Potter,contenta!"
"Non mi stupisco" Ribatte immutabile la Malfoy.
"Dio quanto sei insopportabile quando fai così"
sospirò la Potter.
Minerva non l' ascoltava persa nei suoi pensieri guardando
la sala grande.
"Non mi ascolta neanche" l' amazzone scosse la
testa. Sapeva che quando la sua compagna faceva così era inutile continuare a
parlarle fintantochè non finiva le sue riflessioni.
"Ancora mi chiedo come Hogwarts sia caduta così"
sussurò Minerva con tristezza
E con questo è finito il primo cap, Speriamo che piaccia
aspetto commenti, critiche , suggerimenti e rimproveri, praticamenti di tutto!!
So che al momento centra poco o niente con i nostri
beniamini, ma prometto che nei capitoli futuri riusciranno ad avere il loro
spazio nella storia, abbiate solo un po' di pazienza ^^, è la mia seconda
fanfic su Harry Potter, ma la prima a capitoli. L' altra è 'LACRIME NEL
SILENZIO' leggetela! è nella sezione libri. Spero di riuscire ad aggiornare il
più in fretta possibile.
CIAO ALLA PROSSIMA